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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

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lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Ricordi Scuola 15 - Classi aperte









Che dire dell’espressione del sé attraverso il teatro?
Questa modalità era sempre presente nella mia aula, allora come ora.

Accostavo i bambini a questo mondo meraviglioso, leggendo con enfasi ogni piccola poesia che proponevo, esprimendomi con un tono più “marcato” in tante occasioni, invitandoli ad imitarmi e a divertirsi emozionandosi.
In realtà il mio programma poetico e di drammatizzazione fu sempre molto ricco, allora come in seguito, e proponeva una varietà di stili e di suggestioni che incantavano i miei scolari.

Quello che ricordo se rivado indietro con la memoria, sono, prima di tutto, scene di animali e di bimbi piccolissimi…
Eravamo in prima. Era Natale.
Ecco…  tartarughine con il carapace di ombrellini colorati invadevano l’atrio della scuola, per la gioia dei genitori che applaudivano contenti, e poi coniglietti, uccellini, e farfalle...

Per tutto il tempo della mia permanenza nella scuola emiliana,  ci furono drammatizzazioni in occasione di altri Natali.
Da uno spunto che proponevo, insieme agli alunni elaboravamo un testo corposo e stimolante, lungo magari per un estraneo, ma pieno di significati per la classe.

Il mio obiettivo era aiutare tutti, nessuno escluso, a partecipare.
Ognuno doveva collaborare alla stesura del testo e doveva avere un pezzettino da recitare, oltre alle parti corali, superando la sensazione di inadeguatezza, le paure ed ansie varie, che albergavano in molti cuoricini.

Li aiutavo abituandoli ad esprimere i loro pensieri e a parlare con me e con i compagni, in particolare nei momenti dedicati all'elaborazione dei canovacci.

Li  invitavo anche alla costruzione di dialoghi frenetici che, nel momento della recitazione, non dessero loro il tempo di accorgersi che stavano recitando, intenti com'erano a rispondere alla battuta del compagno.

E poi li sostenevo con lo sguardo, con il mio entusiasmo per quello che facevano e soprattutto facevamo insieme.

I risultati educativi e didattici furono sempre incoraggianti, direi esaltanti.
Ebbi tanti ringraziamenti da parte di genitori che non sapevano come sbloccare i propri figli.

Non sempre gli spettatori esterni, magari insegnanti e direttori, a volte qualche genitore, capirono l’importanza di questo metodo.
Essi si soffermavano all’impatto con lo spettacolo, partendo dal presupposto che avrebbero dovuto recitare solo i più capaci, per ottenere snellezza e bellezza dello show.

Non riuscivo a capire (e non ci riesco ancora oggi) l’ottusità di questa visione in persone che educavano e che dovevano perseguire obiettivi di apprendimento nei loro discenti, i più larghi e numerosi che potessero essere ottenuti.

Questo per me voleva dire che non erano attenti al “materiale” umano, che si muovevano sul piano dell’apparenza e non della sostanza, che potevano causare danni irreversibili in chi dipendeva da loro, in sintesi, che non sapevano usare il linguaggio drammatico in modo educativo.

Al contrario, i miei risultati in termini di crescita personale, di relazioni importanti, profonde e durature, di strutturazione del gruppo-classe-genitori sono stati magnifici e, adesso che sono al termine della mia carriera, posso dirlo senza falsa modestia e con cognizione di causa.

I miei “spettacoli” costituivano ancora una volta, un’unità multidisciplinare che interessava una rosa di conoscenze e di apprendimenti, mai erano fine a se stessi, tanto per fare.

Uno  dei  più  interessanti fu la messa in scena de “La pentola” di Plauto.
Proposi di nuovo questo testo, che avevo già sperimentato quando ero in Puglia,
in quanto testo letterario latino divertente e comprensibile.
Il testo ben si riallacciava al programma di Storia (in terza si studiavano i Romani) e allo studio della lingua italiana, che nasceva proprio da lì, con un'incursione nella letteratura, tematiche che avrei sviluppato nell’anno successivo.

Infatti, un’altra caratteristica della mia programmazione era quella che si snodava non solo nell’arco dell’anno scolastico, ma anche nel corso di tutti e cinque gli anni della scuola elementare.
E’ per questo che sono sempre riuscita a fare tantissime cose.
Io ponevo via via dei mattoncini che consolidavo nel tempo, preparandomi il terreno, procedendo per cerchi concentrici di ampliamento delle conoscenze, ispirandomi alla teoria del Bruner.

Per fare un esempio, io cominciavo sempre molto presto nello studio del territorio vicino, già dalla prima e dalla seconda, offrendo la costruzione di un metodo di indagine concreto e stimolante che mi avvantaggiava dalla terza in poi, quando (in passato) si cominciava ad esplorare un ambiente più lontano, costituito da tutte le regioni d’Italia.
In seguito ci si sarebbe limitati allo studio della propria regione, ma il mio metodo rimase sempre valido e perfetto per economizzare le risorse.

Tornando a “La Pentola” di Plauto, questa fu un vero successo, sia perché era ironica e divertente, sia perché persino per i genitori era una novità e l’occasione per imparare ancora cose nuove dai loro bambini.

Fu in seconda che lo spettacolo si mosse sulle ali della fantasia gioiosa.

In “Trings e Cilinders sul pianeta Terra”, extraterrestri finiscono sulla Terra a causa dell’astronave in avaria.
Provengono da Triangolonia e si assiste ad un concitato dialogo con la base.
Cani e gatti terrestri si accorgono della loro presenza e li attaccano, ma non sono pericolosi per gli alieni dal corpo piramidale che, attratti da lucine in lontananza, si trovano ben presto al cospetto dei bambini che comprano le statuine, allestiscono il presepe, cantano.
I Trings cantano con loro finché non giungono, i Cilinder loro nemici.

A Carnevale, poi, inventammo anche una maschera, Enrichetto Spalmarossetto, ed elaborammo per gruppi tante belle scenette.

Sul piano più educativo e didattico, gli spettacoli segnavano dei punti programmatici molto importanti.
A quel tempo io ero insegnante unica della sezione A.
Cominciai subito a promuovere la collaborazione tra docenti e a rivestire il ruolo di quella che stimolava e portava entusiasmo nelle cose.
Così la collega della sezione B, l’insegnante di sostegno e quella delle attività integrative del pomeriggio, mi seguirono nell’allestimento, accettando il metodo che proponevo e che si rivelò vincente.
Gli insegnanti delle altre classi tutto sommato ci guardavano apportare tanti cambiamenti con simpatia.




🤔 Riflessioni

🐝 Quali sono i punti di forza?

✔  Promuovere programmazione e attività a classi parallele.
✔  Promuovere il coinvolgimento dell'intera scuola.
✔  Promuovere la capacità di esprimersi e la creatività linguistica.





1 commenti:

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