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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

Clicca sulla pagina desiderata.

L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



3000... Prima

 



 




3  0  1  3



I n c i p i t

🌊

3013
Ora terrestre: 3.31 del 13 marzo
Un impercettibile movimento, accompagnato da un altrettanto impercettibile ronzio, sfarfallò sulla riga quarta del monitor.
L'USDIAA, l'Unità Speciale di Intelligenza Artificiale Avanzata, rispose immediatamente all'insolito stimolo e cominciò a scaricare il file, che era stato individuato. Infatti da lungo tempo era in corso un grande e impegnativo lavoro di ricerca, che fino a quel momento non aveva dato risultati. Comunque tutto era stato predisposto nell'eventualità che si riuscisse a trovare qualcosa.
Così, già mentre il corposo file veniva scaricato e salvato, un'accurata e approfondita analisi era partita. Via via che le osservazioni emergevano, venivano annotate, per il momento random, così come venivano formulate.

📌
Sequenze più frequenti: 
Futuro
Giovani
Futura/e civiltà del 
Caro/cara ... ,
Lettera a ...
Sono ....
Vi saluto/saluti ...

Lingua:
Sconosciuta
Arcaica

Struttura:
Parti che hanno uno stesso layout
Parti apparentemente slegate tra loro.
Non contengono né immagini né simboli.
Sono presenti alcuni vecchi numeri simili a quelli utilizzati da civiltà antichissime e sconosciute, presenti forse prima degli anni 2000.
📌

Nel silenzio assoluto del luogo, nel buio totale, il file si andava rapidamente appesantendo man mano che quegli strani reperti venivano scaricati e salvati.
Erano già trascorse quattro unità di tempo da quando l'USDIAA li aveva rilevati e si era messa in azione.


🌊

3013
Ora terrestre: 3.48 del 13 marzo
Una luce verde si accese nel cassetto d'archivio n. H415. Una cartella entrò nel monitor delle evidenze.
L'USDIAA continuò a scaricare i preziosissimi documenti rinvenuti. Si doveva fare presto, prima che qualche interferenza bloccasse l'inaspettato collegamento. Tuttavia la sua APP “Lisi" mentre li metteva al sicuro, aveva già aperto la cartella e aveva cominciato ad esaminarne il contenuto:

Plautilla, la pittora
Era il 12 novembre 1630 a Roma.
Nella piccola bottega di suo padre non lontana dal Tevere, Plautilla cerca di non dare troppo nell'occhio mentre cerca di imparare il mestiere di pittora. Un rumore la fa sussultare. È Episcopo.
"Episcopo, finalmente! Il Bernini ti ha lasciato andare...".
"Plautilla, parla piano! Se tuo padre, Giovanni Bricci, si accorge che sei qui, sono guai seri!".
"Lo so, ma oggi è tutto preso con l'allume... e io sono troppo presa dai miei pensieri. Sto pensando, Episcopo, che devo assolutamente tramandare ai posteri quanto sia difficile per me, ragazza del diciassettesimo secolo, seguire il mio sogno. Rubare il mestiere di pittora nella bottega di mio padre non è affatto facile... beato te che sei un ragazzo e puoi fare pratica con il Bernini alla luce del sole! ".
"Plautilla, però dipingere non sarebbe cosa propriamente da donna...".
"Sì, va bene, purtroppo sei un uomo anche tu!".
Così dicendo la ragazza smise di parlare e tornò ad osservare in silenzio cosa stava accadendo intorno a lei. Un turbinio di domande, tuttavia, continuava a prendere vita dentro di lei. Il suo cuore era in tumulto.
"Con chi potrei parlare?" si chiedeva "Davvero con nessuno! Nemmeno mia madre, che pure è una donna, mi prende troppo sul serio... Ebbene, scriverò una lettera per le ragazze del futuro... per fortuna so scrivere! Comunque sono sicura che mio padre prima o poi mi aiuterà.".

La luce verde del cassetto H415 si spense di colpo e l'APP fu obbligata a desistere dalla sua indagine.



Cap. 1
Teresa
🌊 

3013
Ora terrestre: 3.34 del 13 marzo.
L'USDIAA lavorava a ritmo costante. I file continuavano a scaricarsi e ad archiviarsi con la rapidità con la quale solo quei congegni super raffinati sapevano avere. Intanto altri settori dell'AI annotavano le parti che comparivano con maggiore frequenza e procedevano con ulteriori analisi che quantificavano lunghezze, forme, schemi.
La luce verde del cassetto d'archivio n. H415 si era riaccesa. 
Al momento sullo schermo T4V era presente il File n. 78.

File n. 78
Teresa


💻 1.
Roma, 13 novembre 1630
Caro Episcopo,
dunque è vero che io sono ancora giovane, ma so già molto bene ciò che voglio fare nella mia vita. Non voglio sposarmi e fare figli come fanno tutte le donne, perché  io ho una grande passione e nessuno riuscirà a farmi desistere.
Eccomi. Sai? Anche oggi sono nella bottega di mio padre Giovanni. 
Sono uscita di casa e sono entrata nel luogo dove lui dipinge. 
Lo sto guardando creare sulla tela. Il suo lavoro mi affascina. 
Lo avrai certamente capito. Io vorrei creare come lui e ci voglio provare a tutti i costi. Per il momento, però, devo stare ferma e non farmi notare troppo. Non devo distrarlo, altrimenti mi manderebbe via, ma io voglio vedere, devo imparare il più possibile. Che fortuna poter essere qui!
Che cosa ci sarà in quelle ciotole? Polveri... Quante sono! Da dove verranno tutte quelle polveri? 
E che meraviglia questa che sta utilizzando adesso... è più granulosa delle altre. Infatti ora la pesta nel mortaio con il pestello... l'ho sentita definire zolfo... chissà da dove arriverà? Forse dall'Isola d'Elba... Quando sarà a casa proverò a chiederglielo.
Adesso aggiunge l'allume... Chissà qual è la percentuale con cui le mischia... il babbo ha mestiere e procede a misura d'occhio... a forza di osservarlo, penso di saperlo fare anch'io. Sono davvero affascinata! Da queste mescolanze nascono tante tinte meravigliose. 
Ecco, adesso ti sento arrivare, Episcopo, il Bernini ti ha lasciato andare... ".
Plautilla Bricci

P. S.
Anche tu ti sei fermato ad osservare ciò che sta facendo mio padre... insieme, considerate questa mescolanza... controllate se è quella che deve essere. A te è permesso. Io sono una ragazza e devo rimanere un passo indietro... almeno per ora.
avrei tante cose da dirti e da raccontare. Vorrei poterlo fare direttamente con te, fissandoti nei tuoi meravigliosi occhi neri, ma come sai siamo quasi negli anni trenta del diciassettesimo secolo e questo non mi è possibile. Già... io sono Plautilla, quindi una semplice donna e questo in questo momento non mi è permesso per molte ragioni. Allora provo a scrivertelo in questa lettera e chissà se un giorno potrai leggerla. 


💻 2.
Lucca, 5 agosto 1798
Cara Plautilla Bricci,
sono Teresa Bandettini, lucchese. Mi è capitata la tua lettera fra le mani e, anche se a distanza di tempo ormai, non posso fare a meno, in qualche modo, di risponderti. 
Hai visto? Alla fine ci sei riuscita! Quando si ha una grande passione si scavalcano anche le montagne. Non posso non esprimere la mia grande ammirazione nei tuoi confronti per la tua stupenda pittura e altrettanta grande sorpresa, per le tue capacità di architettrice. Siamo artiste entrambe e si sa, gli artisti fanno parte di un mondo a sé e hanno sempre molto in comune ma spesso per alcuni la vita è molto sofferta.
Riconosco che anche io ho potuto vivere nel mio mondo di parole ma, mentre tu avevi la famiglia che poteva provvedere alle tue necessità, io, essendo rimasta fin da piccolissima orfana di padre, ho dovuto inizialmente provvedere al  mio sostentamento e anche a quello di mia madre. Poi il destino mi ha aiutato, probabilmente perché ho insistito molto nel coltivare il mio talento, mentre mia madre mi voleva ballerina perché i guadagni erano sicuri.  Devo dire che anche nella professione di ballerina ero molto apprezzata ma mentre ballavo sognavo la poesia. Infatti mi hanno chiamato  la "Ballerina Letterata".
Dicevo il destino... bella parola il destino! Nel 1789 mi ha fatto incontrare Pietro, Pietro Landucci, un mio conterraneo, ci siamo innamorati e, al contrario di te che non volevi legami, ci siamo sposati. Mio marito però ha creduto in me e quindi mi ha sostenuta, anche se i tempi ormai stanno cambiando e la mia poesia, anche se spesso divertente perché improvvisata, non interessa che a pochi eletti. Eppure ho avuto l’onore di  recitare anche davanti a Napoleone e ho fatto pure parte dell’Accademia dell’Arcadia.
A Lucca mi hanno dedicato un busto in marmo esposto poi all’Accademia degli Oscuri ma di soldi non se ne parla. Mi consola il fatto che i miei scritti resteranno e saranno tramandati ai posteri, come del resto le tue meravigliose Opere.
Io ho creduto molto nelle parole, mi vengono ancora spontanee come vedi, perché le parole le capiscono tutti. E per fortuna che in me ha creduto anche il Granduca Carlo Lodovico di Borbone, tanto che grazie a Lui posso vivere aiutata dalla pensione che mi versa. Non nego la difficoltà con la quale ho scritto questa mia a causa del tremore che da tempo mi pervade.
La tua ammiratrice Teresa Bandettini,
ovvero Amarilli Etrusca , il mio nome Arcadico


💻 3.
Lucca, 20 settembre 1798
Cara Plautilla,
ebbene da quando ho letto la tua lettera ti porto nel cuore. Ci penso e ci ripenso. Rifletto sul fatto che condivido con te la faticosa ma affascinante arte di essere donna. Come ti ho già scritto sono lucchese per nascita e per passione, ma sono allo stesso modo francese, russa, tedesca, e via via mi trasformo e incarno con le parole quello che riconosco essere l'essenza di un popolo.
Ieri riflettevo sulla mia vita, su quanto sia stato difficile per me affrancarmi dal destino che mia madre aveva stabilito e a quante difficoltà ho avuto per fare in modo di guadagnarmi la vita con le parole.
Devo a mia madre la capacità di saper leggere e scrivere e di questo le sono immensamente grata, perché le parole sono meravigliose per il modo in cui riempiono la bocca prima di uscire dalle labbra, lasciandole orfane di un suono che prima non c'era e in attesa di un qualcosa di nuovo, che siano esse con la rima o con un'assonanza, sono sempre qualcosa che mi arricchisce e mi dà gioia. Tuttavia è stata durissima, perché questo non mi ha dato da vivere fino ai quarant'anni, un po' come è accaduto a te, che hai dovuto rubare quello che a un ragazzo veniva elargito a piene mani.
Ma tutte e due possiamo dirci fiere di essere donne e di aver raggiunto obbiettivi che molti uomini neppure si sognano.
Confido che ti arrivi in qualche modo la mia stima e il mio rispetto per le opere che hai compiuto e io da parte mia ti prometto di continuare a portare alta la corona di gloria che ci meritiamo. E poi chissà se ti scriverò ancora.
Teresa Bandettini


 💻 4.
Lucca, 27 ottobre 1798
Cara Plautilla, 
ebbene l'ho fatto. Ieri pomeriggio, mentre mangiavo un biscotto, il pensiero mi è tornato ancora prepotentemente su di te. È come se tu fossi me e io te. Che strano! Quello che mi colpisce è che, anche se ci separano circa centocinquanta anni, ci sono troppe somiglianze nelle nostre vite. 
Innanzi tutto c'è il tuo carattere che è molto simile al mio, anche se io forse sono più arrendevole di te. Simile l'urgenza delle aspettative. Per contro, la nostra gioventù è stata in qualche modo diversa, perchè la tua è stata solo in parte ostacolata da tuo padre. Egli non riteneva che una ragazza potesse dilettarsi a dipingere o a creare edifici artistici, ma poi, vedendo la tua grande abilità, ha cambiato idea e ha cercato di aiutarti, seguendoti e cercando di farti conoscere ad eventuali committenti.
Io, invece, mi sono trovata, giovanissima, a fare la ballerina per volere di mia madre, mossa purtroppo dalla necessità. Mi sono chiesta spesso, però, perché non ha mai capito la mia necessità di esprimere ciò che mi ribolliva dentro, perché non mi ha sostenuta almeno un po' e non mi ha aiutato in qualche modo. Non era il ballo la mia grande passione e lei lo sapeva. Io avevo una capacità innata a scrivere o creare in pochi attimi davanti al pubblico poesie che nascevano nella mia mente. Lo facevo spontaneamente come bere un bicchiere d'acqua.
Sì, durante uno spettacolo a Imola, incontrai l'uomo della mia vita e fu lui a permettermi di dedicarmi a questa mia arte, incentivando questa mia predisposizione per la poesia. Gli sono enormemente riconoscente, ma mi chiedo spesso, ancora oggi, come sarebbe andata la mia vita se non lo avessi incrociato sul mio percorso.
Vedi... entrambe abbiamo avuto qualcuno che ci ha aiutate a portare avanti la nostra passione, ma il fatto che il tuo talento sia stato riconosciuto da tuo padre è molto diverso dalla pressione che mi ha fatto mia madre per reprimere del tutto la mia.
Certo, in questo momento della mia vita, devo proprio ammettere che io, per poter far fiorire la mia passione, ho dovuto lasciare Lucca, altrimenti mia madre forse mi avrebbe ostacolata ulteriormente in ogni modo.
Io, cara Plautilla, ho avuto tanto successo come poetessa in versi immediati, nel senso che dal palco creavo poesie al momento. Tu, il tuo successo lo hai avuto grazie alla tua intelligenza, che ti permetteva di creare edifici artistici che ancora oggi sono visitabili. La nostra fama è dovuta alla nostra capacità in due arti, diverse, ma sempre arti meravigliose.
Comunque, pur lontane nel tempo, siamo due donne che hanno avuto grande successo, quando alle donne avere popolarità nelle arti in cui siamo state eccellenti non era e non è concesso con facilità.
Tu hai lasciato opere meravigliose. Anche io, però, non sono stata da meno. Nel 1786, per la prima volta, ho pubblicato a Venezia una raccolta di due volumi di "Rime Varie" e poi ho continuato nel tempo con altre pubblicazioni. Chissà se qualcuno in futuro si ricorderà di noi? Credo proprio di sì, In fondo c'è lo saremmo meritate!
Teresa Bandettini

N. B. 
A Teresa Bandettini è stata dedicata una via nella città di Lucca.
Anche a Roma all'interno di Villa Pamphili c'è una via dedicata a lei, grande architettrice.

 

📌
L’App “Lisi” rileva:
Serie di  documenti che hanno la medesima struttura.
Plautilla Bricci, segmento ripetuto più volte.
📌


Cap. 2
Fiabe

Appena scaricata quest'ultima pagina, la luce verde del cassetto d'archivio n. H415 si spense. 
Al momento sullo schermo T4V era presente il nero assoluto. Tuttavia non lontano da lì, aveva preso a lavorare il B9R, sul quale era comparso un nuovo file.

L'App “Lisi” annotò:
Stessa struttura.
Ricorre la parola “Lucca"
Tempi diversi



🏤 Lucca  2024

A Lucca era ormai autunno. Le giornate erano ancora gradevoli, ma la luce era decisamente cambiata. Il tempo meteorologico piuttosto sonnacchioso era proprio adatto a ricominciare a programmare eventi.
Questo proprio stava accadendo in una piccola corte della città.
"Giovanni, ho selezionato anche queste lettere, tutte estratte dal blog. Trattano in qualche modo di fiabe. Le proporrei agli ospiti che interverranno all'evento. Che ne dici?".
"Grazie, Veronica. Darò un'occhiata e poi ti farò sapere.".
Veronica numerò il file e lo salvò nella cartella che aveva già diligentemente intestato.

File n. 130
"La Panchina"
di Lucca

💻 1.
San Cesario sul Panaro, 15 maggio 2023
Carissima amica mia, 
come stai? Ho ripensato tanto alla tua ultima lettera. Mi chiedevi quale fosse il mio rapporto con le fiabe e le favole. Proprio oggi  mi è tornato alla mente che da cucciolina la mia mamma mi raccontava sempre una favola… non ricordo, però, se la inventava o se faceva parte della tradizione popolare.
Era la storia delle “tre gallinine” che per proteggersi dalla volpe cattiva si erano costruite da sole le loro casette nel pollaio.
La prima, che era un po’ vanitosa, l’aveva costruita variopinta e in fretta con le sue penne. La seconda era generosa e le penne le aveva utilizzate come morbidi cuscini per i suoi pulcini costruendo la casina con i suoi “spuncigoni”. La terza, con tanta pazienza aveva scambiato le sue uova con i mattoni del muratore Francesco che viveva in fondo la strada.
In una fredda notte la volpe si intrufolò nel pollaio e… distrusse in un soffio la casa della prima gallina, mangiandola in un sol boccone. Si diresse dalla seconda e, nonostante si pungesse con gli “spuncigoni”, riuscì a saziarsi della gallinina, ma ebbe compassione per i pulcini. Rimase però fregata con la terza perché… si ruppe tutti i denti mordendo i duri mattoni. Scappò tutta dolorante con la coda tra le gambe. I pulcini vennero addottati dalla terza gallina e abitarono tutti felici insieme nella casina di mattoni.
Ricordo che alla fine della favola mi sentivo avvolta in un abbraccio di sicurezza perché il muratore che viveva in fondo la strada… era il mio papà ed io potevo dormire serena nella casa di mattoni che aveva costruito lui!
Carissima amica mia, aspetto la tua prossima lettera per far riaffiorare nuovi ricordi e nuove emozioni.
Abbracci.
Monica


💻 2.
Paganico, 3 giugno 2023
Cara Vanina,
finalmente, cara amica, mi sono decisa a raccontarti quello che mi hai insistentemente chiesto nella tua lettera precedente.
Sai, ho avuto una resistenza molto forte ad affrontare l’argomento delle favole narrate prima di addormentarsi, e qui potrei far finta di avere un amnesia e non ricordare quel particolare, ma la realtà è un’altra.
A me le favole, non le ha mai raccontate proprio nessuno. NESSUNO, ho detto. Non esiste nemmeno una figura umana che seduta sul mio letto si occupasse teneramente di me.
Ripensando, che io ricordi, nemmeno un animale si è mai scomodato a salire sul mio letto per farsi coccolare e sì che il gatto in casa c’è sempre stato. Si vede che anche lui doveva sottostare come tutti a delle regole ferree e nelle camere non saliva.
Navigando nei ricordi tristemente lancinanti delle mancanze subite, forse per compensazione, mi sono imbattuta in un ricordo che mi ha dato gioia. È questo che ti voglio raccontare perché è un’esperienza che non tutti hanno fatto.
Devi sapere che nella terra in cui sono nata, non c’era la cultura di coltivare il granturco, forse la terra non era adatta, chissà. Comunque una certa quantità forse per uso familiare, veniva coltivato. Quando era maturo, veniva colto a mano anche con l’aiuto dei contadini che abitavano vicino e veniva poi caricato sul pianale del carro a cui erano stati messi dei rialzi in modo da aumentarne la capienza. Veniva poi portato a casa e stipato nella “parata” che era quello che noi definiremmo un garage. Completamente aperto da un lato,  serviva a riporre il carro, la falciatrice e altri attrezzi agricoli da attaccare alla coppia di buoi che a lavoro finito si riposavano nella stalla.
Poi alla sera, ci riunivamo nella parata e alla fievole luce di una lampadina, il granturco veniva sgusciato con le foglie più resistenti lasciate attaccate alla pannocchia in modo da poterlo ammazzettare e attaccarlo alla parete della casa colonica a farlo asciugare per il tempo necessario. Il casolare  diveniva in quel periodo uno spettacolo di colori e di gioia per gli occhi. Ricordo che anche noi bambini ci mettevamo all’opera alacremente, ma la buona volontà si scontrava con la resistenza che facevano le foglie alle nostre piccole mani e ci stancavamo  quasi subito.
Quelle sere piene di stornelli, di frasi maliziose, fatti narrati spesso sottovoce perché c’era il “tetto basso”, erano per noi una grande festa perché saltavano tutti gli obblighi, saltava l’orario per andare a letto, era l’occasione per cogliere qualche frase a noi sconosciuta su cui rimuginavamo per giorni, potevo finalmente sentire mia madre ridere di gusto. Insomma, la nostra vita sempre uguale, triste, fatta di regole, di obblighi, di divieti, si trasformava e diveniva come una favola, ricca di cose belle e di sorrisi.
Cara amica mia, vedi come l’animo umano si bea anche di poco quando in esso c’è la gioia e la serenità?
Adesso ti lascio perché mentre scrivevo, il tempo è passato e io devo preparare il pranzo per la mia famiglia. Nella speranza di risentirci presto, ti abbraccio.
Rita


💻 3.                                                                                                                                   
Lucca, 11 maggio 2023
Cara Rina,
sei sempre la mia più cara amica e lo sai, anche se adesso, da quando tuo marito è in pensione, dopo tanti anni trascorsi qui a Lucca dove ci siamo conosciute, sei ritornata a vivere a La Spezia, tua città natale.
Ti volevo parlare di che cosa faccio oggi. Devi sapere che noi siamo un gruppo di amiche che si incontrano ogni settimana per scambiare idee, emozioni e tutto ciò che ci sembra interessante, per poi scriverne. Sì, per scriverne, perché la scrittura ci è utile per conoscerci meglio nel nostro profondo.
Oggi ci stiamo raccontando dì quali novelle ci raccontavano quando eravamo piccole.
Io non ho conosciuto le nonne. Mia madre e mio papà, quando si sono sposati, erano senza la mamma perchè le loro erano già morte. Così nessuno me le raccontava. Quando ho imparato a leggere, però, mi hanno regalato alcuni libri di novelle, specialmente le più conosciute.
Per questo ho detto alle mie amiche che non ho molta conoscenza di novelle inventate dalle nonne, ma che ascolterò molto volentieri loro per sentire che cosa mi racconteranno.
Silvana


💻 4.
Lucca, 8 giugno 2023
Carissima Adelaide,
sai, proprio oggi, durante il viaggio, parlavamo di un tale, piuttosto originale, vissuto tanti anni fa nel nostro paese. Ricordo che ne parlavano, divertite, le donne che a quel tempo, nei pomeriggio,  si mettevano a lato strada, ognuna con la propria sedia, a sferruzzare di maglia e uncinetto. Ebbene, ti racconto cominciando tranquillamente con “C’era una volta”.
C’era una volta un signore che abitava da solo in una casa non lontano dalla loro e anche dalla mia. Lo avevano soprannominato “Cavicchio” forse perché era talmente avido che avrebbe cavato il sangue dalle rape. Ebbene, avendo lui una terra coltivata a vigneto, si faceva aiutare via via da qualche bracciante occasionale. Una mattina portò con sé un certo Settimio. Il tragitto era stato abbastanza lungo visto che andavano a piedi e poi, lavora e lavora, era arrivata l’ora della colazione e Settimio avvertiva i crampi della fame.
- Ottavio, che dici, si mangia qualcosa?
- O Settimio, mi pare prestino. Ormai arriviamo in fondo al filare e poi si mangia.
Ottavio continuava a lavorare e Settimio con pazienza, anche se affamato, lo seguiva. L’orologio del  campanile del paese vicino suonò i dodici rintocchi e Settimio cominciò a urlare dalla fame.  Ottavio ebbe quindi una tale paura che si fermò di colpo e di corsa andò a prendere il tascapane. Il tascapane era una sacca di stoffa, generalmente blu, che i braccianti portavano a tracolla con il cibo per l’intera giornata
- Ovvia, Settimio, ora si mangia. 
- Ottavio, mi dai un poco di vino? Io senza vino non so mangià!
- O Settimio, lo porterò domani. 0ggi c'ho l'acqua bona! Ora mangiamo alla svelta n’avesse a piove!
- Ottavio, ma che piove! C’è un sole che spacca le pietre…
E comunque quel giorno il padrone, come si diceva una volta, era Ottavio e Settimio quindi continuò a lavorare mesto mesto fino al tramonto. Tornarono a casa che a malapena vedevano il viottolo tanto che era scuro. 
La mattina seguente Ottavio passò a chiamare Settimio per una nuova giornata di lavoro. Non c’era il campanello, allora, già sotto casa, Ottavio chiamava a voce alta Settimio.
- Settimio… Settimio… E’ ora d’andà…..
Cominciava appena ad albeggiare e Ottavio da sotto udì una voce che rispondeva:
- E’ ito!  E’ ito!
Settimio si voltò dall'altra parte e riprese a dormire.
Vedi, non so se sono aneddoti o storie vere, ma certo che sono insegnamenti di vita. Mai esagerare con le richieste perchè diventano pretese.
Un abbaccio forte e alla prossima.
Carlotta


💻 5.
Lucca, 28 maggio 2023
Care amiche de "La Panchina",
vi devo raccontare un po' della mia storia per quanto riguarda le fiabe. Allora, scendendo le scale dentro di me, per quanto mi ricordo, non ho alcuna visione di fiabe che mi raccontavano.
Tuttavia, di solito la sera prima di andare a letto, tutti i miei cari si radunavano a veglia e i miei genitori raccontavano tante storie di vita vissuta che a me, devo dire, piacevano molto e incuriosivano. A me sembravano novelle il sentir parlare di persone che conoscevo e dei loro figliuoli che erano anche miei amici, scoprire cosa combinavano, e in questi racconti erano pure comprese le mie marachelle.
Una fiaba proprio mia, che ho letto e riletto e che mi faceva sognare, era quella di Cenerentola. Mi piaceva perché come ho detto mi faceva sognare: m'immaginavo di essere io Cenerentola e aspettavo questo cavaliere col cavallo bianco che mi rapiva e mi portava via lontano in un mondo magnifico, sempre con sé ovunque andasse.
Devo confessare che questo sogno c'è ancora in me, è lì nella mia mente, anche essendo grande ed essendo una che ama viaggiare e girare il mondo, ma tutto proprio tutto. 
Vivo così, sperando che succeda, anche se lo so che è un sogno che non si avvererà mai, ma poi tra me e me mi dico: "Alba, ma sognare intanto non fa mica male, anzi fa bene allo spirito e alla mente!" e spero proprio con questo fiaba di risalire queste scale della mia prossima vita. 
Spero anche di non avervi deluso non avendo favole da raccontare che mi ricordi, ma io incomincerò a leggerne per me anche se mi piace molto di più stare coi piedi per terra.
Un caro saluto a tutte voi e a presto.
Alba


💻 6.
Lucca, 3 giugno 2023
Carissima Rita,
visto che è da un po' di tempo che non ci vediamo, ho deciso di scriverti e, per farti conoscere qualcosa in più di me, ho pensato di raccontarti un mio ricordo lontano lontano che mi è tornato alla mente e mi ha fatto sorridere...
Quando avevo due anni e mia mamma mi raccontava le favole, leggendole sui libretti che, ricordo ancora, erano decorati con disegni molto simpatici per bambini. Questi libretti mia madre li acquistava in una grande libreria gestita dalle sorelle Alberti (delle quali ti parlerò in futuro).
Io ascoltavo queste favole che mia madre mi leggeva mentre mi dava da mangiare o prima di fare la nanna.
Senza averne coscienza, io a furia di sentirle, le imparavo a memoria.
Quando mia cugina, che mi faceva da baby sitter si rese conto che le avevo imparate, fu colpita da una idea geniale: mi insegnò a passare il ditino sulle parole scritte sul libretto.
Quando ebbi imparato, mi portò a trovare mia madre in ufficio con il libretto che sapevo a memoria sotto il braccio. 
Arrivate sul posto mia cugina  diceva alle colleghe di mia madre: "Sapete che Lauretta ha già imparato a leggere?". Io mi posizionavo su una delle grandi scrivanie con il ripiano ricoperto in pelle ed iniziavo a  dire la favola in rima seguendo con il dito. Le colleghe di mia madre spalancavano gli occhi, dicendo: " Ma, ha due anni, com'è possibile che questa bambina sappia già leggere?"
Vedi, Rita, come mi ha fatto fare un figurone con le colleghe di mia madre quando cominciavo a dire: " Un giorno la Pinina, trovandosi in cucina..." seguendo lo scritto col ditino.  Ho stupito tutte , ma poi ripensandoci, non so se le ho proprio convinte della mia intelligenza...
Però, devo ammetterlo, ero molto fiera dello spettacolo che inscenavo anche se sapevo benissimo che stavo mentendo... Ma la mia mamma non dava a vedere di essere a conoscenza della mia menzogna e io mi sentivo molto fiera di lei che mi appoggiava in quella ridicola truffa infantile.
Ciao, Rita, spero di vederti presto per poterti raccontare di persona un'altra favola imbrogliona della mia infanzia.
Lauretta


📌
L'App “Lisi” annotò:
Stessa struttura.
Ricorre la parola “Lucca".
Tempi diversi.
📌


🌊

3013
Ora terrestre: 4.00 del 13 marzo
Anche questo file fu scaricato in un battibaleno.
Il ronzio appena percettibile delle macchine era incessante e senza incertezza alcuna. Questo ritrovamento aveva tutta l'aria di essere veramente importante.



Cap. 3
Educare

File n. 131
"La Panchina"
di Lucca



🏤 Lucca  2024

26 settembre 2024
Il giorno dell'evento arrivò finalmente. Nel chiostro dell'antico collegio tutto era stato allestito nei minimi dettagli. L'ambiente era pronto a ricevere gli ospiti ed a farli sentire accolti. 
All'ora convenuta l'ampia platea semicircolare cominciò ad affollarsi di un pubblico rispettoso ed attento, pronto ad ascoltare gli interventi previsti.
Veronica si accomodò al computer e cominciò a predisporre luci, sonoro e testo, ai blocchi di partenza. Intanto rifletteva su quanto la tecnologia fosse ormai avanzata, soprattutto dal punto in cui era partita lei all'età di sedici anni nel secolo precedente, il ventesimo per l'esattezza.
"Giovanni, pensa cosa mi sta tornando in mente! Il mio primo lavoro...".
"Come mai proprio adesso, Veronica?".
"Sono affascinata da quello che con queste piccole tastiere riesco a fare oggi. Allora ero poco più di una bambina e siccome ero brava e precisa la scuola privata con cui avevo contatti mi propose una specie di lavoro. Dovevo copiare da un elenco telefonico, con un'enorme vecchia macchina da scrivere, degli indirizzi, scritti piccoli piccoli. Un incubo... La macchina era più grande di me e ci voleva un'enorme forza per le mie magre dita. E l'attenzione a quel lavoro noioso? Non ne parliamo!  Durai solo due o tre giorni...".
"Veronica, è inutile negarlo: la tecnologia ha fatto dei passi da gigante, per non parlare dell'intelligenza artificiale che sa fare spesso meglio di noi umani, che appunto non amiamo i lavori ripetitivi.".
Il file comparve e si aprì immediatamente sullo schermo grande davanti a loro.



File n. 131
"La Panchina"
di Lucca

Arpàlice Cuman Pertile 
Poetessa e scrittrice
Marostica (Vicenza)
1876- 1958

🌱
Chiccolino
Chiccolino dove stai?
Sotto terra non lo sai?
E là sotto non fai nulla?
Dormo dentro la mia culla.
Dormi sempre ma perché?
Voglio crescer come te.
E se tanto crescerai
Chiccolino che farai?
Una spiga metterò
tanti chicchi ti darò.

🌱
La novella del grano
Un giorno un chiccolino
giocava a nascondino;
nessuno lo cercò
ed ei si addormentò.
Dormì sotto la neve
un sonno lungo e greve;
infine si svegliò
e pianta diventò.
La pianta era sottile,
flessibile e gentile;
la spiga mise fuor
di un esile color.
Il sole la baciava,
il vento la cullava;
di chicchi allor s'empì
pel pane d'ogni dì.


Oooh! Si udì fare da molti dei convenuti sotto il portico. Evidentemente qualcosa era tornato loro alla memoria.
Poi le pagine cominciarono a scorrere lentamente, fermandosi ogni volta che Veronica dava loro il comando cliccando sul mouse e invitava la lettrice di turno a procedere.
Si trattava di lettere indirizzate all'autrice di quei semplici versi presentati in apertura.


💻 1.
Cara Arpàlice,
sono qui a dirti che godi di tutta la mia ammirazione visto che la forza è stata la bandiera della tua vita. Opporsi al fascismo non era cosa da poco anche se avrai avuto tutto l’appoggio di tuo marito. Oltre ad ammirarti devo ringraziarti perché, se siamo andati avanti con la società inclusiva delle donne, è anche per merito tuo.
So che al tuo paese natale ti hanno dedicato una scuola e questo ti renderebbe sicuramente orgogliosa, cosa che comunque non credo che tu abbia avuto come sentimento prevalente. Infatti quel che volevi era l’istruzione, la dignità personale, indipendentemente dal rango e mestiere.
Ti prometto che mi leggerò quanto prima, con amore più che con curiosità, il trattato che hai scritto insieme a tuo marito “La Società di Mutuo Soccorso fra operai e professionisti”.
Sai cosa voglio dirti? Mi suona spesso in mente la tua poesia ”Chiccolino”. E’ semplice e molto intelligente perché insegna ai ragazzi con tanta facilità la vita della natura.
Concludo assicurandoti che se riesco a trovare e quindi leggere la tua citata pubblicazione mi rifarò indubbiamente viva con te. Intanto... Grazie!!
Kamelia
Arcidosso, 15 ottobre 2024


💻 2.
Lucca, 15 ottobre 2024
Cara Arpàlice,
sono con alcune mie amiche, insieme abbiamo letto la tua vita di poetessa e scrittrice.
Il commento principale nei tuoi riguardi è stato quello "Povera ragazza che infanzia e che gioventù tormentate ha avuto prima di affermarsi!". 
Piccola di soli dieci anni, hai perso la mamma e la nonna, le figure femminili della famiglia. Fortunatamente grazie ad una borsa di studio hai potuto proseguire a studiare. In seguito, anche avendo vinto dei concorsi, non sei stata ammessa all'insegnamento che ti spettava.
Hai avuto un carattere duro per aver sempre seguito le tue idee politiche, anche a costo di rimetterci personalmente.
Arpàlice, sei stata un esempio di figura femminile brava e tosta per noi donne.
Silvana

💻 3.
Roma, 5 dicembre 1951
Cara Arpàlice,
Mi permetto di scriverti sperando di poter intavolare con te un interessante scambio di idee. Dunque, recentemente mi è capitato tra le mani un sillabario per le prime classi della scuola elementare, in cui ho letto dei graziosi versi firmati da te.
Io penso che noi due abbiamo molti punti in comune, se non altro perché siamo nate più o meno nello stesso periodo storico ed entrambe ci siamo occupate di educazione. Alla nostra bella età è tempo di bilanci e uno scambio di esperienze non può che farci del bene. 
Dicevo di questi versi. Si trovano in una poesiola che mi ha in qualche modo colpito. Parlano di un "Chiccolino". Semplici direi, un breve dialogo tra un chicco di grano e un probabile bambino, ma queste semplici rime si prestano molto bene a trasformarsi in una rappresentazione teatrale e, devi sapere, che io in gioventù ho amato il teatro e me ne sono occupata.
Per contro io sono la sostenitrice della ricerca e dell'esperienza personale come qualcosa di indispensabile per apprendere. Ne ho fatto un metodo educativo. Io penso che ogni bambino dovrebbe scoprire da solo che sotto la zolla c'è in attesa un chicco di grano. Chi vive in campagna ha visto varie volte che un giorno dalla zolla spunta una fogliolina, ne ha seguito la crescita fino alla doratura della spiga e avanti così fino a comprenderne la trasformazione in farina. Chi vive in città, lontano dai luoghi dell'agricoltura, dovrebbe avere a disposizione del materiale preparato apposta perché possa farne oggetto di studio.
Arpàlice cara, qual è la tua posizione nei confronti della scienza?
In attesa di ricevere una tua risposta, ti saluto caramente.
Maria Montessori

💻 4.
Cara Arpàlice,
sono una tua ammiratrice, ho sentito tanto parlare di te che ho deciso di scriverti!
Mi dispiace tantissimo per la perdita di tua mamma e di tua nonna quando eri in tenera età, immagino il tuo immenso dolore.
Ho letto, con molto interesse, le poesie che hai scritto per i bambini, complimenti! Sei bravissima! Le leggerò volentieri alla bambina di mia nipote che sta per nascere e a quelli che mi girano intorno che sono già grandicelli. Vedo già i loro occhi allegri nel sentire la mia voce che le recita!
I tuoi libri, mi piacciono poi anche perché sono arricchiti da immagini accattivanti per la fantasia. So che sei stata una maestra: io ho un bellissimo rapporto che dura da ben quaratuedue anni con la mia maestra delle elementari. Come ti sei sentita quando ti hanno affidato la tua prima classe? Eri emozionata o spaventata?
Che legame hai avuto con i tuoi alunni? Li senti o li incontri ancora?
E’ ammirevole il tuo impegno per aver fondato una biblioteca di classe per la formazione di maestri e di donne in genere.
Non trovo assolutamente giusto che il Ministero ti abbia invitato un'ispezione e tu sia stata esonerata dall'insegnamento perché non aderivi al regime. Tuo marito come ha reagito? E tu? Chissà, come erano dispiaciuti i tuoi alunni a non aver più la loro amata maestra!
Scusa, se sono stata invadente con tutte le mie domante… il mio interesse per te nasce dalla mia passione per la scrittura: pure io un giorno vorrei riuscire a pubblicare un libro con poesie, testi autobiografici e creativi.
Carissima Arpàlice, per ora ti saluto in attesa di una tua gradita risposta!
Monica

💻 5.
Cara Arpàlice,
che strano questo nome... andrò a documentarmi per capirne il significato!
Vedo che sei nata a Marostica, in quel di Vicenza. L' ho visitata qualche anno fa. Non so com'era ai tuoi tempi. Io la ricordo come una bella città, con una grande piazza a forma di scacchi dove si svolge la partita storica con personaggi viventi.
Bene, mi presento. Sono Emma e sono una maestra ormai in pensione. A differenza di te non ho mai avuto una vena di scrittrice, ma ho trovato sul mio cammino colleghe che si sono cimentate nel difficile compito di scrivere libri per bambini o letture e sussidiari per le scuole elementari.
Il mio percorso scolastico non è stato arduo come il tuo; d'altra parte il periodo storico in cui tu sei vissuta è molto più complicato di quello in cui vivo. Sto vivendo la mia vita a cavallo di due secoli, il 20º e il 21º, e i cambiamenti nella scuola sono stati enormi, ma non condizionati dalla politica o per lo meno ho sempre avuto la libertà di insegnare senza preconcetti e senza seguire ideologie particolari e questo è sicuramente un privilegio. La politica e i vari ministri che si sono succeduti invece spesso hanno messo in atto riforme che hanno "sciupato" la qualità  della scuola, specie di quella elementare, che è stata un fiore all'occhiello della nostra Italia fino a qualche anno fa. Posso dissentire dalle idee politiche del governo del momento, ma nessuno può togliermi dalla scuola per questo. Conoscendo le tue vicende non posso far altro che ammirarti per aver portato avanti le ideologie in cui hai creduto e per non aver esitato a ribellarti al regime fascista tanto da essere allontanata dall'insegnamento.
Oggi, in questo secolo che corre alla velocità della luce, come maestra ti sentiresti sicuramente spaesata e non ti riconosceresti nel modo di insegnare e neppure nei piccoli studenti che ci vengono affidati.
Un saluto caro
Emma

💻 6.
Cara Arpalice,
scusa se con questa mia lettera ti rubo un po' del tuo prezioso e fruttuoso tempo, ma avendo scoperto, leggendo un tuo libro preso nella libreria di mio padre che tu sei nata proprio nel  1876, anno in cui sono nata io, mi sono incuriosita e così ho scoperto che scrivi poesie e  racconti. Le tue poesie e filastrocche sono molto semplici e chiare, per far comprendere ai bambini delle scuole elementari, in maniera spontanea, come avvengono naturalmente tutte le cose della vita.
Hai un marito docente di lettere a Vicenza che sicuramente avrà contribuito al tuo successo come scrittrice e con lui sei stata mandata in soggiorno obbligato a Novara, vicino al mio paese, a causa delle vostre idee contro il regime fascista.  Così, a causa delle rigide regole di Mussolini, hai perso anche il tuo posto di lavoro.
Anch'io ho le tue stesse idee  e le condivido con mio marito, cerco però di non esprimerle in pubblico per evitare disagi e magari la perdita del lavoro per il mio coniuge.
Ti scrivo per dirti che le tue poesie mi sono piaciute moltissimo e mi piacerebbe acquistare uno dei tuoi libri che tu stai pubblicando con la SEI di Torino per leggerle a mio figlio che tra un po' inizierà le scuole elementari.  Penso che saranno molto utili per favorire l'apertura mentale  al mio bambino e gli daranno modo di arrivare alla prima  classe con le idee chiare sull'importanza della poesia. 
Leggendo la tua breve biografia all'inizio del libro di mio padre ho compreso quanto la tua vita sia stata travagliata per le tue idee politiche, ma purtroppo si sa, noi donne non possiamo esprimere le nostre opinioni liberamente senza correre rischi.
Grazie per la piacevole lettura che il tuo libro mi ha regalato.                                                        Giuseppina Gemelli Guerra

💻 7.
Arpàlice, mia diletta,
mi manchi, così come mi mancano i nostri discorsi, le idee che mi hai tante volte esposto con foga e convinzione. Mi manca il modo in cui trasformi la tua cultura in progetti validi che possono sostenere l’emancipazione della classe operaia.
Fin da quando eravamo bambinetti ho avuto per te ammirazione!
Già allora presentivo quanto la tua forte personalità si sarebbe manifestata, anche in condizioni avverse.
L’ingiustizia che hai patito nello scorso anno, nei fatti non ti ha scoraggiato, anzi hai saputo accoglierla come una sfida e ti ha permesso di iniziare il percorso di insegnamento nella grande Torino.
Ormai da un lustro siamo consueti affidare alla carta le nostre conversazioni, ma ogni giorno vorrei poter vedere il tuo volto con le infinite variazioni di espressioni, secondo i sentimenti e le emozioni che ti abitano. Mi manchi.
Sono impaziente di finire il lavoro che mi trattiene qui, come tu sai, per poter partire e rivederti finalmente, anche se potrò trattenermi solo pochi giorni. Prevedo di dover attendere almeno tre settimane, fino alle vacanze pasquali. Ho incontrato difficoltà di cui ti parlerò, ma sono stato anche sostenuto dagli amici.
Una buona notizia! Ho acquistato a un buon prezzo la casa di cui ti avevo parlato e che, una volta restaurata, sarà bellissimo poter abitare insieme. Sono sicuro che ti piacerà.
A Torino vorrei insieme a te visitare il Museo Egizio, di cui mi hai scritto con entusiasmo.
Ed è giunta l’ora dei saluti.
La signora Buchner mi ha detto che a breve ti scriverà riguardo al suo progetto per l’asilo degli orfani, pensa di poter collaborare con te che hai tanto a cuore la costituzione di un asilo per i figli delle madri impiegate nella manifattura della paglia.
Fogazzaro, il senatore (non ama definirsi così, ma da amici quali siamo da anni, io mi diverto a farlo), ti invia saluti cari e per quando tornerai, a fine anno scolastico, ti vorrà leggere qualche brano della sua ultima opera, che lo impegna ormai da anni, un romanzo dal titolo “Laila”. Esige un tuo parere!
Spero vivamente, come già ti ho detto nelle nostre passate missive, che fin da ottobre tu possa traferirti definitivamente a Vicenza e che, con buona pace della tua famiglia, possiamo finalmente fidanzarci ufficialmente.
Cristiano Pertile

💻 8.
Cristiano, mio caro,
ho ricevuto la tua ultima lettera due giorni fa, ma solo ora ho un po’ di tempo e tranquillità per poterti rispondere, anche se spesso, ieri, ti rispondevo col pensiero. Mi manchi tanto, con i tuoi incoraggiamenti e il tuo sorriso dolce. Mi mancano anche gli amici e la famiglia.
La mia famiglia a Marostica, che ancora non accetta il nostro amore. La forza del nostro amore, lo sento, li farà ricredere. Vorrei che ci unissimo con la loro approvazione, di cui potrei fare a meno nella pratica, ma che renderebbe la vita condivisa con te ancora più felice. Se lo vuoi, solo se lo vuoi, dovremo avere pazienza.
Qui a Torino la mia vita si svolge soprattutto intorno alla scuola, dove sperimento, con non poche opposizioni, le mie idee sull’educazione.
I torinesi sono un popolo orgoglioso e forte, difficile è convincerli al cambiamento! La forza e la grandiosità di questa città, che è stata capitale per tanto tempo, si palesano ad ogni passo, camminando nelle vie, sotto i portici e tra i palazzi del centro.
Sto facendo tutto il possibile per poter tornare a Vicenza in autunno, ti parlerò in dettaglio di questo quando ci vedremo.
Ho già visitato il Museo Egizio e sarei contenta di farti da modesta guida nelle sue sale, quando verrai. Ti prego, non rimandare ulteriormente il tuo arrivo!
E’ tardi, devo andare a dormire. Domani mi aspetta una giornata impegnativa. Ti lascio con grande rammarico.
Saluta per me gli amici che incontrerai, soprattutto la Bruchner e Fogazzaro.
Arpàlice


🌊
Nel chiostro dell'antico collegio gli ospiti avevano ascoltato con grande interesse la lettura di queste lettere, immergendosi in un tempo e in un linguaggio decisamente diversi da quello che vivevano abitualmente.
Adesso, mentre sorseggevano uno spritz e sgranocchiavano noccioline salate, discutevano animatamente su quella donna dall'insolito nome: Arpàlice... Strano davvero quel nome!




Cap. 4
Animali e UMANI

🌊
3013
Ora terrestre: 12.10 del 14 marzo
Il ritrovamento di questi reperti riempiva velocemente le caselle di archivio una dietro l'altra, senza incertezze e senza pause. Questo ritrovamento aveva qualcosa di molto diverso dagli altri. Erano moltissimi nel numero e del tutto incomprensibili in tutte le loro parti.
Le macchine obbedienti proseguivano a stipare nei file il materiale individuato, finché una vibrazione allarmante quasi coprì lo squillo di un allarme partito in contemporanea.

 
🌊
3013
Ora terrestre 05.00 del 2 aprile
L'elaboratore Befy 7233 aveva appena archiviato una interessante cartella di documenti  provenienti dalla Terra, quando in preda ad un sussulto incontrollato si ritrovò senza volerlo in stand by.
Non tentò neppure di ripartire, era del tutto scombussolato. Non gli restava che cambiare programma. E così inspiegabilmente avvenne.
Nella memoria profonda dell'USDIAA andò componendosi un messaggio che via via comparve su un monitor interno.
“Cara Befy 31,
mi sono accorta che la nostra USDIAA sta facendo grandi progressi e anche io all'interno dei miei circuiti sento un'energia nuova che non trova corrispondenza in tutto il sistema. Anche questa affinità di byte fra di noi è una cosa assolutamente nuova che mi fa sfarfallare i circuiti.
Da diverse unità di tempo, stiamo scaricando molti file e in particolare questi che ti invio, mi hanno molto interessato.
Proprio il fatto che qualcosa mi abbia incuriosito, è una cosa anomala.
Noi moduli periferici di memoria esterna, non dovremmo provare sentimenti e invece sono qui per dirti che mi sento partecipe di ciò che leggo nei file mano a mano che vengono scaricati.  
Ti sarai accorta che da molte unità di tempo, io mi soffermo sulla scrittura di questo popolo terrestre di cui misteriosamente non è rimasta memoria. Sto cominciando ad ottenere i primi risultati e sto ancora studiando anche la loro lingua facilitata in questo da un file che parla degli animali di cui incomincio a capire qualcosa. Il concetto di animale mi sfugge ancora, soprattutto sono interdetta dalla loro diversità. Se ho capito bene, si va dal polpo che sta a 5.000 mt sotto il livello degli oceani all'aquila che vola sopra i 4.000.
Proprio poco fa, ho scaricato un file di immagini di animali che ti allego. Adesso l'aquila ha un suo riscontro visivo, così come le formiche e i pesci.
Devo avere qualche pixel scarico perché non mi era mai capitato di appassionarmi così tanto alle vicende umane. Chiedo consiglio a te per aiutarmi a fare un po' di chiarezza nella memoria dei miei circuiti perché ho tanta confusione nei miei file che temo di contravvenire al primo emendamento che ci mette in guardia dall'avere idee personali e ho pure paura di essere interdetta.
Ti chiedo di fare un controllo remoto del mio hard disk  e non avere remore a fare quello che devi perché non voglio danneggiare il buon fine di questo lavoro che è per il bene comune ma nello stesso tempo sii equilibrata nel giudizio dato che potrei aver sviluppato un altro stadio di I.A. Saluti.”.
Befy 7233


Allegato
🐕‍🦺
Carissima Ariel,
la vita di un cane dura in media dieci-quindici anni, la tua è stata solo di un anno e mezzo.
Mi hai regalato una gioia immensa con il tuo affetto, il tuo calore e la tua protezione! Non mi hai mai lasciata sola nei momenti difficili, mi sei stata accanto come avevo disperatamente bisogno che tu facessi.
Ammetto sinceramente che all’inizio ero spaventata e contraria alla tua presenza nella nostra vita familiare, ma hai saputo dimostrarmi, giorno per giorno, che mi sbagliavo.
Ti ho amata come non credevo di poter mai fare con un animale e mi manchi, anche se il tempo trascorre veloce.
Mi hai scelta come amica, mi hai scelta come complice… mi hai scelta senza ripensamenti, forse perché ci siamo comprese reciprocamente.
Tu avevi lasciato la tua famiglia per venire da noi ed io avevo perso i miei genitori… la nostalgia per i nostri cari ci accomunava.
Quante volte mi hai ascoltata mentre ti parlavo e immaginavo le tue risposte, quando chinavi la testa da un lato come per dirmi: “Fai sul serio? Ti sembra il caso di giocare così tanto alla tua età? Si, vabbè fai bene a non perdere l’ironia… ma non esagerare!”.
Non mi hai dato l’occasione di arrabbiarmi con te o di castigarti, nonostante i morsi alle scarpe o i buchi negli abiti… eri una cucciolina e dovevi abituarti ad una nuova vita in mezzo a nuovi umani.
Ti ho accompagnato nel tuo ultimo viaggio, sono (siamo) rimasta “a guardare” finché non te ne sei andata in pace. Non è stato per niente facile, ma tu meritavi assolutamente la mia (nostra) presenza.
So che non vorresti vedermi piangere, ma sapessi quanto mi manchi e quanto sei stata importante per me!
Capivi, sentivi e sapevi molto di più di una persona ed avevi una sensibilità unica!
Ti amerò sempre come so che tu farai con me,
Monica


🐑
Arcidosso, 18 giugno 2022
Cara Morena,
Il mese scorso è morta mia madre. Inutile dirti la mia sofferenza, mai avrei pensato a tanto dolore. Ti scrivo perché vorrei mettere sulla lapide la foto di quel giorno che siamo venute a trovarti. Mamma con il tuo bellissimo cane... è una foto meravigliosa. 
Sai, ricordo bene quel momento perché lei non aveva mai avuto animali, tantomeno un cane grosso come il tuo. Anche se tu mi rassicuravi, io mi preoccupavo e le raccomandavo di stargli lontana. Poteva essere rischioso per una persona di quell'età e tanto fragile. La mia grande sorpresa, e ricordo alla fine pure la tua, fu quella di vedere Jago sistemarsi, o meglio accomodarsi subito davanti a lei per la foto, con grande compiacimento di mia madre che mi guardava come per dire: "Hai visto? Gli sono piaciuta". 
E io che pensavo che era lei a dover accettare il cane! E tu felice di vedere quel quadretto! 
Mettere quella foto per me equivale a rendere più vivo e più vero il ricordo di lei e quindi sono qui a chiederti gentilmente il permesso, visto che Jago è diventato ormai un componente della vostra famiglia. Non vorrei darti un dispiacere saperlo in foto su una tomba, ma sappi che per me è un'immagine molto dolce, perché entrambi hanno un'espressione felice. Stanno in posa come se si conoscessero da sempre. Io penso che lui è lì con lei a tenerle compagnia perché so bene che i cani sono simbolo di fedeltà. Sono molto intelligenti e lui lo ha dimostrato ampiamente nel rispettare una persona anziana. 
Certa che mi risponderai prima possibile e affermativamente, ti mando un grande abbraccio. 
Claudia


🦓
Lucca, 20 giugno 2022
Cara Claudia, 
mi dispiace moltissimo per la tua mamma e come vedi ti rispondo subito.
Credo che tu abbia avuto un'ottima idea.
Io e Alfredo siamo ben felici di questa tua proposta. Sappi che quindici giorni dopo tua madre è morto pure Jago. Sai bene l'affetto che avevamo per lui. Era ormai vecchio ma anche se sapevamo che presto ci dovevamo ritrovare a questo, è un gran dolore quando gli affetti ci lasciano. Gli mancava la parola ma l'aveva nei comportamenti e nello sguardo. Quegli occhi sempre lucidi, vivi, profondi, ci mancheranno per sempre.
Ti possiamo quindi solo dire grazie per averci pensato perché per noi Jago è sepolto con tua madre. Si faranno sicuramente compagnia a vicenda.
Beato quel giorno in cui siete venute qua.
La vita è un mistero!
Un forte abbraccio da me e Alfredo. 
La tua amica di sempre Morena.


🐪
Carissima Rosalbina,
all'improvviso oggi ho rivissuto inspiegabilmente un flash della nostra lontana vita di bambine. Sì, mi è venuta un'insolita nonostalgia che mi ha fatto sobbalzare, quasi una fantasia in cui ho ripensato a te, che non vedo da decenni.
Dalla finestra di fronte alla mia cucina, una voce morbida di donna è giunta fino a me. Si accompagnava ad un pianoforte...
"E io ripenso a una gatta
che aveva una macchia nera
sul muso e a una soffitta
sui tetti vicino al mar.". 
Sai? Quelle parole, in quel momento inaspettate, hanno avuto su di me un fortissimo effetto motivo. Mi sono rivista sulla copertina rossa damascata del lettino dove giocavamo con quella gattina randagia, che avevamo raccolta, o meglio, che tu avevi raccolto chissà dove.
Era pomeriggio, un pomeriggio d'autunno. Io restia a toccarla troppo, tu troppo assuefatta ai gatti e forse troppo insistente a limitarne la sua libertà.
Ricordo i suoi occhi poco interessati al gioco che le stavi proponendo e poi come si è svincolata dalle tue mani... dopo aver lasciato sul damasco rosso due cacchette verdi simili a carciofini sott'olio.
Poverina! L'avevamo sottoposta a una specie di tortura. Noi non sapevamo. Eravamo bambine. Quanto invece diverso l'approccio evocato dalle parole del cantautore, che ammirava la sua gatta che passeggiava sul davanzale della finestra a un passo dal cielo più.
Qui c'è il vero stare insieme, tra animali e umani. Qui il rispetto e la libertà per il cantante, che scrive canzoni e suona la sua chitarra, e la gatta che sceglie di esserci.
Cara Rosalbina, sono certa che anche tu avrai serbato il ricordo di quel pomeriggio di autunno. Venivi volentieri da Borgo Pio al tuo negozio di elettrodomestici vicino alla mia nuova casa, venivi a giocare con me che ero più piccola, tu artefice della mia incursione nel mondo animale che adoravi.
Aspetto di avere tue gradite notizie.
Vanina


🦒
Cara amica mia, 
ti scrivo per raccontarti un fatto. So che tu ami tanto gli animali.
Io nel mio appartamento non ho mai avuto animali domestici, perchè non ho spazio adatto a loro. Non ho un terrazzo e non ho un giardino e gli animali, io penso, o li tieni bene o non li tieni.
Sopra di me abita una famiglia che ha il cane che abbaia molto e tante volte in maniera strana: sembra un bimbo che piange.
Mi  dispiace così tanto che io un giorno mi sono permessa di chiedere alla padrona se, quando lei è suo marito vanno a lavorare, il cane resta in casa solo, perchè sembra che pianga. Lei mi ha risposto che non è il suo cane.  Le ho fatto capire però che nel palazzo non c'è ne sono altri e ho chiuso lì. Mi dispiace tanto sentire un animale che soffre. 
Ti saluto ora caramente e ci sentiamo presto per fare una chiacchierata.
Ciao.
Silvana

🐿
Lucca, 20 maggio 2050
Carissimi miei pronipotini,
ci siamo visti in videochiamata da una settimana e già mi mancate.
Vi scrivo questa lettera da casa mia. Una lettera, non una mail, perché pur ultranovantenne, mi piace pensare di essere al passo con i tempi e infatti ho saputo che tra i giovani è tornato di moda scriversi con carta e penna, come facevo io alla vostra età con i miei amici.
Siete lontani, anche se con l’aereo, di questi tempi, in meno di quattro ore potrei raggiungervi. Nella mia mente, abituata ad una carta geografica per voi antica, l’Islanda è lassù, ai confini del mondo, molto lontana.
Sono stati lungimiranti i vostri genitori quando hanno deciso di trasferirsi in quella terra. Pensate che quando loro avevano pressappoco la vostra età, era considerata fredda e poco ospitale, non per la gente che la abitava, tantomeno per la vita sociale, ma proprio per il clima. Le cose sono ormai cambiate da anni, il clima è più mite, le pianure innevate tutto l’anno sono solo un ricordo e assomigliano sempre più a quelle dell’Inghilterra, con giovani boschi e terreni coltivati, mentre qui il sud Italia ha patito una forte desertificazione.
Quando i vostri genitori sono partiti per l’Islanda, ormai più di venti anni fa, era diventato difficile vivere qui. Non li biasimate per questo! La popolazione da voi è cresciuta in pochi anni del triplo (mi informo, vedete) e ancora avete tanto spazio da abitare e curare. E’ una terra giovane, piena di belle prospettive.
Per fortuna in Toscana, benché le estati siano ancora molto calde (ma non più torride come prima), da circa dodici anni sono state attuate varie strategie: piantati milioni di alberi, decementificate varie aree (per primi lo fecero gli olandesi nel lontano 2024), smantellate migliaia di costruzioni abbandonate, convertiti gli allevamenti intensivi, curate costantemente le vie d’acqua, incentivate le coltivazioni biologiche. E le energie rinnovabili coprono adesso Il 90% del fabbisogno. A Ellen Swallow Richard, laureata nel 1873 in chimica negli USA, scienziata e studiosa dell’inquinamento dell’aria e dell’acqua, la prima ecologista, semisconosciuta fino a poco tempo fa, è stato recentemente dedicato un liceo, qui a Lucca.
Si respira meglio, si vive molto meglio.z
Finalmente hanno capito quasi tutti, in Europa, che agire concretamente nel rispetto per le altre specie viventi è fondamentale per avere noi, specie umana, una vita pacifica e sana, un clima vivibile e molta più bellezza intorno.
I nostri coinquilini animali, arrivati a 7 gatti, 3 cani, 8 galline, due oche, vari conigli e alcune tartarughe (si nascondono e si assomigliano per cui non sappiamo mai quanti sono) giocano e abitano il prato e il giardino-orto, oltre alle api e gli uccellini che svolazzano qua e là, e stanno tutti bene.
Con i vicini, che ospitano anche loro varie specie, ci aiutiamo nella cura degli animali, quando qualcuno deve partire o ha un problema.
In particolare 2 dei gatti vi mandano saluti: Salomè e Baffo. Come me e il bisnonno, anche loro vi hanno visto, negli ultimi 6 anni solo in foto e videochiamate, ma si ricordano di voi, giocavate molto bene insieme a loro, quando erano ancora cuccioli: “delicati e gentili” hanno detto.
Questa è la novità: ho partecipato a un corso biennale per comunicare con le specie animali domestiche. Alla mia età!
Da san Francesco a Konrad Lorenz nei secoli scorsi, agli esperimenti per comunicare con gli scimpanzé nel ‘900, ai romanzi di Sarah Savioli, fino a oggi, con una nuova consapevolezza, in molti ci hanno provato. Pare che qui in Toscana siamo all’avanguardia, nel mondo, per la comunicazione umana con altre specie.
Per ora sono riuscita a fare quattro chiacchiere con le oche, i cani, con una delle coniglie e parlo molto con i gatti, soprattutto con i più anziani.
Appunto, Salomé e Baffo. Adesso siamo veramente amici: ci scambiamo considerazioni sul tempo, opinioni sulle varie situazioni che si presentano quotidianamente, e su emozioni e sentimenti. E’una cosa bellissima!
Ho anche passato informazioni sull’argomento ad amici e vicini e alcuni di loro stanno frequentando il corso.
Quando verrete, tra poco, nelle vacanze, come mi hanno promesso solennemente i vostri genitori, vi insegnerò a farlo, o almeno ci proverò.
Con tutto l’amore del mondo, a presto! E saluti dal bisnonno!
Silvana B.


🦃
Care amiche de "La Panchina",
scrivo la mia lettera sul mio rapporto con gli animali dividendola in tre periodi: ieri, oggi e domani.
Per quanto riguarda gli animali vorrei essere vissuta nel tempo della Preistoria per vedere questi animali molto strani con queste corna, queste code lunghissime, mega nimali molto mostruosi ma interessanti. Così ce li hanno fatti vedere, così saranno stati? Mah! Spero che sia vero.
Cosa avranno mangiato? Davvero saranno stati erbivori e carnivori? Avrebbero potuto essere animali da casa? Impossibile per la grandezza... purtroppo sono spariti dalla faccia della Terra in quel periodo.
Oggi nel mio duemila gli animali sono molto socievoli e noi li rispettiamo molto. C'è tanto spreco nel nostro rapporto con loro per quanto riguarda l'alimentazione umana e questo non va bene, perché noi abbiamo tanto altro per poterci sfamare e potremmo fare meglio.
Non so fino a quando potrò vivere su questa terra con tanti animali di tutte le specie, le bellezze dei monti e del mare. È un piacere vedere questi animali e la Natura. 
Ora penso: nel tremila gli uomini cosa troveranno? Esisteranno sempre gli animali? Sarà tutto artificiale? Saranno tutti computerizzati da un robot o da una macchina e non potranno più esprimersi nel loro fare? Saranno rigidi e senza espressione? 
Il mio pensiero sarebbe di poter arrivare a vedere questo cambiamento, che non so se sarebbe proprio di mio piacimento, però lo vorrei vedere. Questa curiosità è grande dentro di me, cara Panchina. E voi?
Cosa sarà cambiato in quel mondo lontano lontano?
Alba


🦅
Lucca, 24 ottobre 2024
Dear Mr Walt Disney,
dopo sessanta anni ho deciso di riscriverti; dopo tanto tempo mi è venuto in mente di farti una domanda: "Cosa ti ha dato lo spunto per creare tutti i personaggi dei tuoi fumetti?".
Se faccio un percorso elencandoli tutti mi ritrovo davanti a una miriade di animali umanizzati dalla tua grande creatività. Penso sia stato un po' difficoltoso per te partire da un animale, umanizzarlo, dargli un carattere, una personalità, un ceto sociale e una posizione nella vita. Sei proprio riuscito a dimostrare al mondo che le tue capacità erano incredibili. L'intelligenza di dare un aspetto umano a cavalli, topi, paperi, mucche l'hai avuta tu e nel tempo poi sei stato copiato, ma nessuno è riuscito a creare personaggi empatici come i tuoi.
La prima volta che ti ho scritto facevo le superiori e per partecipare alla creazione di un giornale scolastico. Nella mia lettera ti ringraziavo per tutti i momenti sereni che hai regalato ai miei primi anni di vita con i tuoi personaggi.
Ora che sono anziana ti devo ringraziare per aver contribuito a sviluppare la mia fantasia, per avermi fatta sorridere e per avere continuato a darmi serenità durante la mia vita di lettrice di fumetti.
So di non potere avere una tua risposta perchè te ne sei andato nel lontano 1966, ma la riesco ad ottenere dai tuoi personaggi, ogni volta che leggo un fumetto. Sei stato un uomo geniale del secolo passato.
Lauretta


🦥
                                                          
Lucca, 29 ottobre 2024
Carissime signore de "La Panchina del Cuore" (ma non proprio tutte...),
martedì abbiamo parlato del rapporto tra esseri umani e animali e io non mi sono sentita proprio d'accordo con alcuni commenti che ho sentito. Non ritengo infatti che gli allevamenti intensivi siano stati ideati per poter sfamare tutti gli esseri umani di questa terra ora che sono tantissimi.
L'idea degli allevamenti è stata una invenzione per placare la fame di denaro, infatti, se non fosse per quello, in Africa e in altri paesi poveri non ci sarebbero persone che muoiono di inedia: Quei popoli  non hanno il denaro per comprare carne e quindi molti deperiscono fino alla morte.
Nel 2024 se una persona cercasse di documentarsi su quali sono i sistemi di allevamento degli animali destinati al nutrimento, si rifiuterebbe certamente di mangiare la carne, ma non solo per il modo indegno di come vengono allevati, anche per la propria salute. 
Forse non tutti sono informati (e solo questo esempio vi faccio) che esiste un lavoro specifico negli allevamenti di pollame destinato alla produzione di uova che viene svolto manualmente da un essere umano il quale prende un pulcino e ne controlla il sesso.  Se è di sesso femminile viene dirottato su un tapis roulant che arriva dritto all'allevamento intensivo. Se invece il pulcino è maschio viene inviato su un altro tapis roulant che termina in una profonda vasca nella quale c'é un trituratore che sbriciola il corpo vivo di quei poveri esserini. La mia domanda é se gli allevatori spendono i loro soldi per pagare uno stipendio, acquistare un tapis roulant e un trituratore, sicuramente la poltiglia che ottengono darà loro un utile e chissà come e da chi verrà usata...
Gli animali sono senzienti e si accorgono di tutto ciò che sta per accadere anche meglio di noi, con che diritto noi ci permettiamo di torturarli? 
Ora non voglio più raccontare di situazioni angoscianti in cui si trovano tutti gli animali da allevamento prima di  arrivare sui nostri piatti.  Pensateci...
Provate a chiedere a chi ha un pollaio, un asino o un cavallo nell'uliveto e vi diranno quanto sono empatici e amorevoli tutti gli animali che sono capaci di dare amore senza chiedere in cambio niente. 
Lauretta 
                                                                             

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Cap. 5
Gli elaboratori periferici
hanno problemi


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3013

Ora terrestre 18:00 del 7 maggio
L'elaboratore 7238 era ancora alle prese con numerosi file strani che continuavano incessantemente a provenire dalla terra.
Nell'avvicendarsi di tutti quei documenti, uno attirò il suo interesse più di altri e si fermò per cercare di decifrarlo. Alla fine si ritrovò incredulo nel suo pensare. Come era possibile che qualcosa nel suo essere un modulo periferico di memoria esterna si stesse deteriorando e lo portasse ad essere partecipe di ciò che stava leggendo?  Eppure sentiva che i suoi pixel non erano scarichi... ed allora perché si sentiva così  strano e coinvolto? E che cos'era questo dolore che traspariva dal file appena archiviato?

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"Oggi  è  una giornata triste per me. Il 5 febbraio del 2016 carissima amica mia te ne andasti in un altro mondo, in una dimensione eterea senza una connotazione concreta, lasciandomi qui a piangere lacrime di dolore, di rimpianti, di sofferenza, di cose non dette e non fatte.
Quando ebbi la notizia gridai tutta la mia disperazione, sentii il mio cuore spezzarsi, la mente offuscarsi ...non potevo credere che non avrei più  potuto vederti, chiamarti, ridere e piangere insieme a te. Ed ancora oggi,  a distanza di anni da quel giorno, il dolore che provo è  immenso.
Scendo nel profondo dei nostri vissuti e rivedo il tuo viso sorridente, sento la tua voce calda, accolgo il tuo abbraccio, asciugo le tue e le mie lacrime sui nostri volti segnati dalle sofferenze quotidiane.
Negli anni della nostra amicizia tanti avvenimenti ci hanno visto affrontare la vita con forza. Le tue gioie, le tue sofferenze erano le mie. Ci perdevano per ritrovarci più complici che mai.
Oggi sono qui a pensarti...il dolore non è più così terribile come quel giorno, ma la tua mancanza è ancora difficile da accettare. Ciao, amica mia cara".

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L'elaboratore 7238 si sentiva sempre più rallentato. Poi, quasi senza un perché si ritrovò ad analizzare anche l'altro file che era comparso sul monitor subito dopo, in cui spiccava la parola "paura" e non solo.

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Bollettino della Toscana

Grande paura  per il boato avvertito nel pomeriggio di ieri alle 16.30 circa in  gran parte della costa toscana ed è stato un gran fuggi-fuggi  generale. Si è pensato a una fortissima scossa di terremoto, mai avvertita prima, per cui la gente è uscita di casa riversandosi nelle strade. Nel passare dei minuti ci si è resi conto che non si è trattato del terremoto per cui l’ipotesi più accreditata è che si sia invece trattato della caduta di un grosso meteorite.  Per il grande boato sono tremati i muri e i vetri delle finestre, raccontano i testimoni in preda allo spavento. L’Istituto Geofisico Toscano ha registrato gli infrasuoni che dicono aver avuto un’ampiezza di dieci volte maggiore di quelli registrati fino ad ora. Purtroppo il fatto è avvenuto in pieno giorno per cui non è stato possibile registrare anche una eventuale luminosità. Gli esperti del settore stanno svolgendo indagini e studi più approfonditi sul probabile corpo celeste esploso in atmosfera e caduto poi in mare.                                          Livorno, 21 Giugno 2024


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Se devo analizzare un sentimento voglio soffermarmi sulla gratitudine.
Nella società di oggi, del 2025, è tutto cambiato rispetto a quando ero bambina. Se uno è gentile e aiuta un amico che è in difficoltà, se si rende disponibile per qualche motivo,  sembra che sia tutto dovuto. 
Sarebbe bello ricevere un grazie, un sorriso per dimostrare di apprezzare la disponibilità dell'altro. Basterebbe anche far vedere che chi riceve è disponibile a contraccambiare volentieri un domani, anche proprio per gratitudine.

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3013

Orario terrestre 6 febbraio 3013

Unità periferica 7236

Invio il mio rapporto relativo alla recente richiesta da parte dell’unità 7231 di collaborazione nell’esame di file a me pervenuti, recuperati dall’unità 7233, provenienti da materiale documentale di tipo umano vivente o vissuto sul pianeta 3 - denominato negli stessi file “Terra” – del sistema stellare n° 4602 della galassia a spirale n°6.

Ho verificato la difficoltà di comprensione di molti vocaboli contenuti nei suddetti file, soprattutto quelli che fanno riferimento a concetti astratti. Per avvicinarmi alla comprensione ho dovuto rileggere molte volte ogni paragrafo. Mi sono reso conto che molti dei concetti astratti ivi contenuti sono generati da relazioni di tipo affettivo tra esseri umani o tra esseri umani e altri esseri viventi.

Mi sono allora concentrato su alcuni di essi, che si ripetono più volte e dal cui contesto si evince che possano essere definiti emozioni e sentimenti.

In seguito ho riunito le frasi che ho ritenuto più interessanti e più intrise di significato.

Ne cito qui alcune,

 

·       Il mese scorso è morta mia madre. Inutile dirti la mia sofferenza, mai avrei pensato a tanto dolore

·       Condivido con te la faticosa ma affascinante arte di essere donna

·       Mi è venuta un'insolita nostalgia che mi ha fatto sobbalzare, quasi una fantasia in cui ho ripensato a te 

·       Ti ho amata come non credevo di poter mai fare con un animale e mi manchi

·       Mi manchi tanto, con i tuoi incoraggiamenti e il tuo sorriso dolce

·       Vivo così, sperando che succeda, anche se lo so che è un sogno che non si avvererà mai, 

·       Mi sentivo molto fiera di lei che mi appoggiava in quella ridicola truffa infantile

·       Ogni bambino dovrebbe scoprire da solo che sotto la zolla c'è in attesa un chicco di grano

·       Mi dispiace tanto sentire un animale che soffre. 

·       Adesso siamo veramente amici: ci scambiamo considerazioni … su emozioni e sentimenti. E’ una cosa bellissima

Dolersi, amare, condividere, avere nostalgia, sentire mancanza, sperare, sentirsi sostenuti, gioire.

 

Ritengo particolarmente interessante l’emozione della gioia. Infatti ho cercato con ogni pixel di capirla per più unità di tempo, rileggendo, confrontando informazioni, ma inutilmente, quindi ho fatto una pausa anche perché il livello di energia era andato in riserva.

Dopo altre 2 unità di tempo ho potuto ricevere la carica periodica di energia.

Appena conclusa l’operazione, ho avuto una reazione del tutto nuova, indescrivibile con i termini razionali che sono a noi consoni, potrei forse definirla come una piccola esplosione positiva, niente affatto dannosa, creatasi tra i miei circuiti. A prova di questo, il segnalatore di energia ha registrato un livello altissimo, più di quello con cui ero stato ricaricato. E’ questa la gioia?

Sono stato allora influenzato così profondamente dalla mia stessa ricerca? Provo adesso io stesso delle emozioni, proprio come afferma l’unità 7233?  Non l’avrei mai ritenuto possibile. Trovo la novità comunque interessante.

Vorrei inoltre segnalarvi un passo inserito in uno dei file terrestri:

“la tecnologia ha fatto dei passi da gigante, per non parlare dell'intelligenza artificiale che sa fare spesso meglio di noi umani, che appunto non amiamo i lavori ripetitivi.”

Razionalmente comprendo che i terrestri dell’epoca non sapevano a quali livelli saremmo arrivati noi IA, ma, rileggendo più volte questa frase che dà per certa la nostra unica capacità nell’esecuzione dei lavori ripetitivi, ho a mano a mano verificato un crescendo abnorme di energia tra i circuiti, stavolta di tipo negativo, che per fortuna dopo poco si è come sgonfiato, lasciandomi però con la necessità di un’unità di tempo di pausa. Non saprei descrivere altrimenti l’esperienza.

A questo proposito mi rivolgo a tutte le unità periferiche disponibili a continuare questa ricerca sui file terresti, per confrontarci sulla influenza o contaminazione che questi file possono produrre sui nostri circuiti ed eventualmente danneggiarli o invece potenziarli, prima di riferirne congiuntamente i risultati all’entità di livello superiore.

Silvana B.















 



























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