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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

Clicca sulla pagina desiderata.

L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



lunedì 31 ottobre 2016

Filosofeggiando










Eccoci ancora, qui sulla panchina.
È bello percepire la vostra discreta presenza... mentre il sole filtra gradevole in tutta la sua potenza energetica.

Oggi mi sono trovata a mettere a fuoco ancora una volta l'importanza di vivere un po'... filosofeggiando.

Non spaventiamoci per questa parola così lunga e apparentemente difficile.
Filosofeggiando vuol stare semplicemente per utilizzare sistematicamente il pensiero, le idee, per osservare ciò che accade intorno a noi senza vivere passivamente,  per riflettere su ciò che facciamo e imparare a fare scelte oculate.

Sono sempre le parole che ci aiutano.
Sì, le parole... perché, per formulare pensieri ed esprimersi, ci occorrono le parole.

Pietro (v. "Racconti brevi - Dilemma") agisce inizialmente senza riflettere.
Si lascia portare dagli eventi come cosa inanimata.
Non riesce a scavare bene dentro di sé per capire cosa gli accade, cosa sente e cosa vuole... e finisce con il soffrire e far soffrire.
Solo dopo molti giorni, mesi o forse anni, riesce finalmente a guardare senza paure dentro la sua anima.
Non a caso riesce a farlo a contatto con la natura,  lontano dal frastuono del mondo, quando finalmente si ferma e torna a concentrarsi sulle sue sensazioni e sui suoi pensieri più reconditi.

Filosofeggiare, quindi, ci aiuta a conoscere e a conoscersi, a soffrire e far soffrire di meno, a vedere maggiormente la luce del sole e non le ombre del buio che sono spesso immaginarie.

Mi piace condividere queste riflessioni con voi, qui intorno alla panchina.
Grazie per esserci.

Tornate ancora!
Io vi aspetto, sempre qui, sulla panchina.


❤❤❤





Published: lunedì 31 ottobre 2016

domenica 30 ottobre 2016

Avanti ancora










Buongiorno!

Anche oggi la panchina ha tremato.
La terra brontola ancora aggressiva.
Diffonde panico e disagio tra gli umani...
Intanto, il cielo sopra di noi è di un azzurro davvero sconcertante e il sole splende come sempre.

Coraggio...
Alziamo gli occhi e perdiamoci nell'azzurro...
La Natura è sempre più forte di noi, sia che essa sia benigna sia che ci si mostri maligna nella sua forma più terribile...

Sento alcune presenze vicine anche questa mattina...
Per voi e per tutti quelli che vogliono trovare un po' di serenità, vi segnalo la pubblicazione di un semplice raccontino che illustra un momento bello di vita (v. "La gatta" in Pets and Animals) e pochi versi che riflettono sulla serenità che dà lo stare insieme (v. "Poesia - Separazione").

Rimanete qui con me.
Sulla panchina le tensioni si sciolgono un po' e si rimane dentro l'azzurro.



Published: domenica 30 ottobre 2016

giovedì 27 ottobre 2016

Che sussulti!









Che sussulti!
La panchina ha ballato impotente...
La Natura ha mostrato ancora una volta i suoi muscoli.
Ha scatenato la sua forza primordiale e terribile che lascia senza parole.
Terrorizza uomini e cose.

Improbabili nuvole rosse di sabbia si accavallano da ore colorando il buio usuale. Satura l'aria umida ci avviluppa da giorni. Rende strano e difficoltoso il respiro.
La nebbia lattiginosa confonde a tratti ogni cosa.
Scrosci di pioggia violenti e improvvisi creano piccole isole in cui sei in balia degli elementi.
L'atmosfera è davvero surreale.
Forse sono finita in un quadro o, forse, in un sogno che si è infilato nel fantasy... presagi, timori... ma anche un fascino che non so spiegare.

E adesso la terra trema con tutta la sua forza di vita primordiale che pretende di uscire allo scoperto.
La grande energia non vuole più celarsi laggiù, ha bisogno di manifestarsi ai piccoli uomini, ai piccoli uomini distratti dal nulla, che si affaticano a riempire la vita di parole ed azioni meccaniche, reiterate all'infinito, sentite superficialmente e mai approfondite.
Ora tutto si è fermato, tutto si è azzerato di fronte a questa forza che è altro da noi.

Sono attimi, solo pochi terribili attimi, che niente lasciano immodificato... edifici, monumenti, paesi, montagne, strade... e la vita di tutti noi.

Per fortuna i pensieri tornano presto a volare. Si ricomincia, si progetta, si spera, si guarda in qualche modo di andare avanti.
La panchina adesso si è fermata.
Si avverte l'alba di un nuovo giorno.
C'è un po' più di luce dietro le nuvole residue...
Adesso intorno alla panchina è tornato l'azzurro...
La Natura è di nuovo benigna.



Published: giovedì 27 ottobre 2016

mercoledì 26 ottobre 2016

Panchine








In questi giorni di fine settimana, a presenze intermittenti intorno alla panchina virtuale hanno fatto da contraltare molte presenze nella realtà concreta della vita.
L'occasione di interagire dal vero è stata ghiotta per allenare ancora una volta i muscoli della mente e del cuore.

Mentre servivo intingoli gustosi, infatti, stimolata da stralci di conversazione e da qualche  messaggio sul cellulare, riflettevo su quanto sia complicato trovare un equilibrio interiore, su quanto ogni piccolo cambiamento nella routine quotidiana non sia indolore, su quanto sarebbe importante avere dei piccoli strumenti, seppure imperfetti, cui ricorrere all'occorrenza.

Voi che leggete avrete certamente sperimentato come la vita proceda per fasi più o meno lunghe, alcune delineate dalla società, altre da ciò che ci accade o comunque semplicemente dal tempo che inesorabilmente passa e va.

Quasi subito dopo aver trovato un piccolo equilibrio appena venuto al mondo, il piccolo si trova ad affrontare la nascita di uno o piu fratelllini (v. Edu - Il nuovo nato, Edu - Con il nuovo nato 1 e 2).

Poi, a tamburo battente, incontra il nido o la scuola materna. Lì un bimbo deve affrontare uno sforzo davvero grande per adattarsi ad un ambiente nuovo e molto complesso, per superare paure e ansie, per inserirsi in relazioni sufficientemente gratificanti.

Su questa linea evolutiva  i nodi che dovrà sciogliere a seguire, saranno quelli posti dalla scuola dell'obbligo fino ai quattordici anni per quanto riguarda gli apprendimenti e l'inserimento nel gruppo dei pari dentro e fuori dell'ambiente scolastico.

Inutile ribadire quanto sia importante che in questo cammino, accanto ad inevitabili esperienze più o meno ansiogene e frustranti, si incontrino esperienze positive e sufficientemente gratificanti che consentano di raggiungere un buon equilibrio personale.
È indispensabile sviluppare, infatti, autocontrollo e fiducia nelle proprie capacità.

In questo percorso l'ambiente scolastico e quello familiare sono generalmente accoglienti e protettivi. E questo è un bene.
Può accadere, però, che a volte lo siano anche troppo.
Infatti, il difficile è proprio trovare il giusto equilibrio tra non lasciare solo il bambino e il renderlo autonomo e forte.

Ancora una volta sottolineo come educare sia un fatto non facile di cui si deve essere consapevoli dal momento stesso in cui il bimbo nasce.
Andare per prove ed errori non sempre paga, anche se l'esperienza costruisce il sapere.

Il primo vero grande trauma il ragazzo lo incontra quando accede alla scuola secondaria.
Qui l'ambiente di apprendimento e delle relazioni cambia completamente. L'individuo si sente solo, spesso disorientato, in quanto deve comprendere, scegliere, atteggiarsi, agire... completamente da solo.

Gli insegnanti parlano un linguaggio difficile e più freddo, gli amici vanno di nuovo scelti e non sono sempre così disponibili, la famiglia non sa bene cosa fare.
Sa solo che sa tutto quello che c'è da sapere, che il proprio figlio è il migliore e non è possibile che la scuola non lo capisca.
La colpa delle difficoltà sono sicuramente esterne, imputabili a insegnanti e alla società in generale.
E qui si avvia un processo distorto che non aiuta proprio nessuno.

In realtà, i genitori dovrebbe scoprire il prima possibile che non si può plasmare il proprio figlio solo con la propria buona volontà.
Fare ed intervenire molto non vuol dire necessariamente fare meglio.
Proteggere e difendere troppo non rende forte il proprio figlio.

È  lo studente che deve adattarsi al mondo:
- cercare di capire cosa si vuole da lui,
- cercare di verificare cosa è sbagliato nelle risposte che dà,
- imparare a porre domande
- riprovare se il primo tentativo è sbagliato,
- trasformare l'insuccesso in esperienza,
- lottare per i propri obiettivi,
- imparare a mettersi "nei panni di".

Tutti questi aspetti andrebbero sviluppati fin dalla più tenera età e potrebbero costituire utili strumenti per affrontare ogni fase della vita.


(continua)



Published: mercoledì 26 ottobre 2016

venerdì 21 ottobre 2016

Ancora insieme








Oh, eccomi qui sulla nostra panchina!
Sentivo tanto la vostra mancanza...
Finalmente sono di nuovo qui...

Oggi pioviggina sulle nostre parole, ma nel cuore c'è luce chiara e molta serenità.
Lo spazio del silenzio è qualcosa di grandioso.
Mi riporta in un ventre di benessere al confine della realtà.
Qui non ho più peso... non ho dimensioni... supero le barriere che costringono entro confini angusti... mi unisco ad una vita altra che si compenetra nell'essenza più pura...
Sono solo pensiero, astratto pensiero senza forma.
Sono idee... idee appena delineate... idee che nascono mentre si accavallano e si perdono una nell'altra per sparire subito dopo.
Sono puro pensiero in piena libertà di percepire il brusio silenzioso dell'universo, di cogliere i guizzi di luce che nascono e muoiono insieme nello stesso brevissimo tempo, luce io stessa protesa verso l'inimmaginabile universo.
Pochi attimi, qui sulla panchina, bastano a ricaricarmi di energia.
Sento che anche voi, insieme a me, avete mutato la vostra espressione... I muscoli tesi si sono ora rilassati, il respiro è leggero come quello di un bimbo,  il volto  atteggiato al sorriso.

Grazie di avermi fatto compagnia qui sulla panchina!
Adesso siamo pronti a riprendere il cammino usuale... anche il mondo reale ci appare meno grigio e dietro la pioggia filtra già una confortevole luce.

Tornate ancora qui sulla panchina!




Published: venerdì 21 ottobre 2016

giovedì 13 ottobre 2016

Zucchero e caffè










❤❤❤


Che energie positive avverto oggi intorno alla panchina!

Il cielo è piuttosto grigio in verità, tuttavia ciò che emerge luminoso davanti ai miei occhi, e che mi entra immediatamente nella mente e nel cuore, sono tante immagini di volti, volti sereni e sorridenti…

Sono per lo più volti di donne.
Dalle confuse ed indistinte immagini maschili sale in primo piano il volto e la figura di un solo uomo.
È calmo, ma serio.
Alza lo sguardo per un attimo dal suo giornale poi torna ad occuparsi dell’articolo che sta leggendo.

I volti femminili, invece, sono sorridenti e smaglianti.
Numerosi e variegati, si alternano nell’illuminare l’atmosfera tranquillizzante che si va sempre meglio delineando.
C’è comunicazione oggi, se pure senza troppe parole.
Una linfa vitale serpeggia per uscire allo scoperto, alla vita.

Il tavolino di un bar, profumo di zucchero e caffè, tintinnio di cucchiaini nella tazza, un fregio bianco con un piccolo stemma rosso sopra l’architrave della porta modesta.
Due ragazzi stranieri si sorridono osservando.
Intorno chiacchiericcio sommesso,  qualche risatina argentina.
Una ragazzina ritira le tazze e pulisce il tavolo silenziosa. Esprime disponibilità e dolcezza.

Più vicino, molto nitido, il profilo regale di  una donna.
Riccetti corti brizzolati e occhi cerulei. Purezza d’animo e bellezza che in questo momento mi inondano, sguardo radioso che comunque sorride alla vita.
Lontani, qui è ora, le paure infernali, i fastidi e il dolore che pure io so lei conosce.

Non è poi così difficile trasformare il grigio del cielo in una luce consolatoria, almeno per qualche tempo.
Stare insieme fa scattare l’interruttore.
Sì, tira fuori dal profondo nuove potenzialità di reazione consolatoria ed appagante.

Intanto anche l’uomo si è avvicinato mentalmente a questa serenità che galleggia nell’aria rarefatta della mattina.
Ha girato la sedia e si guarda intorno con occhi decisamente più leggeri.

Grazie, per essere così tanti, insieme a me sulla panchina!
Tornate ancora! Vi aspetto.


❤❤❤




Published: giovedì 13 ottobre 2016

lunedì 3 ottobre 2016

Bianco o nero












Salve, amici carissimi della panchina!
Stare qui con voi oggi è particolarmente gradevole.
Fino a poco fa qualche nuvola limitava l'orizzonte.
Niente paura - ho pensato - in fondo non sono che alcune gocce di acqua che si sono messe insieme ma non comunicano...  poche gocce che non possono avere il potere di rattristarci.

Non ho fatto in tempo a sedermi sulla panchina che le nubi si sono dissolte.
L'accordo è stato trovato.
Una bellissima luce filtra adesso tutto intorno.
Insieme alla vostra presenza, indefinita ma molto concreta, questa luminosità mi entra nell'anima corroborante.
Mi riconferma che vivere l'attimo è sempre una filosofia amica, una filosofia che riempie la vita di possibilità.

In questo momento di relax, di concentrazione sui pensieri e sulle parole, vorrei riflettere con voi su qualcosa che mi gira nella testa da un po' di tempo.  
Ho notato, ancora una volta, come possa essere doloroso assumere atteggiamenti categorici, semplificare tutto in quell'ipnotico alternarsi di bianco e nero, che non porta da nessuna parte.

C'è di più.  Spesso questo atteggiamento è accompagnato dalla convinzione di dover dirigere le azioni di chi ci sta vicino, secondo un lungo elenco di regole inamovibili.

Volere questo ed agire perché gli altri facciano come noi desideriamo, spesso per calmare la nostra tensione e risolvere i nostri problemi, è deleterio per chi ci circonda e, soprattutto, per noi stessi.
Infatti, quasi sempre non ci conduce ad una soluzione né a una gratificazione.

Perché non provare, invece, a metterci nei panni degli altri?
Forse scopriremmo molte cose interessanti.
Non sempre questi non vogliono. Spesso non sanno come fare, non ci riescono, soffrono più di noi, mentre noi aumentiamo il loro dolore con il nostro atteggiamento direttivo e pressante.

Uno di voi mi raccantava un suo problema qualche tempo fa, insistendo su espressioni come queste: "Devono fare così... ne hanno il dovere.... sono loro che devono...".
A seguire, manifestazione di sentimenti di delusione, tristezza, sconforto, frustrazione, in un loop di discorsi ripetuti in fotocopia.

L'evidenza dell'inutilità del ragionamento veniva dimostrata nel momento stesso in cui ne veniva affermata l'utilità, visto che dopo tanti tentativi la situazione problematica era esattamente quella iniziale.

Eppure, quando si è presi in questo vortice, non ci si accorge che siamo noi stessi la causa di tanto dolore.

In questo momento di silenzio e di concentrazione, direi di  beatitudine, qui intorno alla panchina, perché  non provare a ristrutturare il nostro modo di ragionare in uno che ci sia più utile e che ci faccia stare un pochino meglio?

Io credo che si debba ripartire sempre e soltanto da noi stessi.
In una situazione difficile ci dobbiamo chiedere cosa possiamo fare noi, perché è solo in questo ambito che possiamo apportare modifiche, agire, indurre un cambiamento.

Dovremmo darci peraltro degli obiettivi raggiungibili, non rincorrere traguardi troppo ambiziosi o fuori della realtà.
E importante anche limitare il nostro senso del dovere e  i nostri sensi di colpa che ne scaturiscono, perché  purtoppo non possiamo risolvere tutto quello che ci si presenta. Alcune cose non dipendono dalla nostra volontà e vanno accettate poiché non è produttivo lottare contro i mulini a vento.

Il distruggere noi stessi per aiutare gli altri non giova a chi ha la necessità di essere aiutato. Quindi non dobbiamo mai dimenticare di lasciare un angolino di pace per noi, un angolino di cura personale della nostra vita interiore, per recuperare energie, prima di tornare ad occuparci degli alfri.

Disquisire con voi mi ha ritemprato.  Quale potere hanno le parole!
Dite pure la vostra! Confrontiamoci su questo e su altri argomenti!

So che, forse, mi sono ripetuta, che probabilmente abbiamo parlato di questo già in altre occasioni, tuttavia non ho potuto farne a meno, vedendo quanto tale atteggiamento sia diffuso e quanta sofferenza arrechi...

Spero con il cuore  che possa servire a qualcuno.

Tornate a farmi compagnia, qui, intorno alla panchina.
Vi aspetto!












Published: lunedì 3 ottobre 2016

Poetar m'è caro

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