In questi giorni di fine settimana, a presenze intermittenti intorno alla panchina virtuale hanno fatto da contraltare molte presenze nella realtà concreta della vita.
L'occasione di interagire dal vero è stata ghiotta per allenare ancora una volta i muscoli della mente e del cuore.
Mentre servivo intingoli gustosi, infatti, stimolata da stralci di conversazione e da qualche messaggio sul cellulare, riflettevo su quanto sia complicato trovare un equilibrio interiore, su quanto ogni piccolo cambiamento nella routine quotidiana non sia indolore, su quanto sarebbe importante avere dei piccoli strumenti, seppure imperfetti, cui ricorrere all'occorrenza.
Voi che leggete avrete certamente sperimentato come la vita proceda per fasi più o meno lunghe, alcune delineate dalla società, altre da ciò che ci accade o comunque semplicemente dal tempo che inesorabilmente passa e va.
Quasi subito dopo aver trovato un piccolo equilibrio appena venuto al mondo, il piccolo si trova ad affrontare la nascita di uno o piu fratelllini (v. Edu - Il nuovo nato, Edu - Con il nuovo nato 1 e 2).
Poi, a tamburo battente, incontra il nido o la scuola materna. Lì un bimbo deve affrontare uno sforzo davvero grande per adattarsi ad un ambiente nuovo e molto complesso, per superare paure e ansie, per inserirsi in relazioni sufficientemente gratificanti.
Su questa linea evolutiva i nodi che dovrà sciogliere a seguire, saranno quelli posti dalla scuola dell'obbligo fino ai quattordici anni per quanto riguarda gli apprendimenti e l'inserimento nel gruppo dei pari dentro e fuori dell'ambiente scolastico.
Inutile ribadire quanto sia importante che in questo cammino, accanto ad inevitabili esperienze più o meno ansiogene e frustranti, si incontrino esperienze positive e sufficientemente gratificanti che consentano di raggiungere un buon equilibrio personale.
È indispensabile sviluppare, infatti, autocontrollo e fiducia nelle proprie capacità.
In questo percorso l'ambiente scolastico e quello familiare sono generalmente accoglienti e protettivi. E questo è un bene.
Può accadere, però, che a volte lo siano anche troppo.
Infatti, il difficile è proprio trovare il giusto equilibrio tra non lasciare solo il bambino e il renderlo autonomo e forte.
Ancora una volta sottolineo come educare sia un fatto non facile di cui si deve essere consapevoli dal momento stesso in cui il bimbo nasce.
Andare per prove ed errori non sempre paga, anche se l'esperienza costruisce il sapere.
Il primo vero grande trauma il ragazzo lo incontra quando accede alla scuola secondaria.
Qui l'ambiente di apprendimento e delle relazioni cambia completamente. L'individuo si sente solo, spesso disorientato, in quanto deve comprendere, scegliere, atteggiarsi, agire... completamente da solo.
Gli insegnanti parlano un linguaggio difficile e più freddo, gli amici vanno di nuovo scelti e non sono sempre così disponibili, la famiglia non sa bene cosa fare.
Sa solo che sa tutto quello che c'è da sapere, che il proprio figlio è il migliore e non è possibile che la scuola non lo capisca.
La colpa delle difficoltà sono sicuramente esterne, imputabili a insegnanti e alla società in generale.
E qui si avvia un processo distorto che non aiuta proprio nessuno.
In realtà, i genitori dovrebbe scoprire il prima possibile che non si può plasmare il proprio figlio solo con la propria buona volontà.
Fare ed intervenire molto non vuol dire necessariamente fare meglio.
Proteggere e difendere troppo non rende forte il proprio figlio.
È lo studente che deve adattarsi al mondo:
- cercare di capire cosa si vuole da lui,
- cercare di verificare cosa è sbagliato nelle risposte che dà,
- imparare a porre domande
- riprovare se il primo tentativo è sbagliato,
- trasformare l'insuccesso in esperienza,
- lottare per i propri obiettivi,
- imparare a mettersi "nei panni di".
Tutti questi aspetti andrebbero sviluppati fin dalla più tenera età e potrebbero costituire utili strumenti per affrontare ogni fase della vita.
(continua)
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Per allenare i muscoli della mente e del cuore
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