Ibis e Drillo
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“Buongiorno, Nico! Sei già sveglio questa mattina?” salutò
Gico sorpreso nel vedere Nico in giro così di buonora.
“Buongiorno, Gico. È presto, sì, ma avevo un forte languorino nello stomaco e non riuscivo più a
stare fermo nel nido. Così sono uscito a caccia.” ridacchiò Nico, saltellando
da una zolla all'altra alla ricerca del punto giusto in cui infilare il becco
con successo.
Albeggiava appena appena e il Magico giardino di Dodo era ancora
pieno di ombre indistinte.
Come tutti gli altri suoi abitanti, Pesce Guancione non si
era ancora svegliato. Tutto intorno regnava un silenzio ovattato che invitava a
starsene fermi ancora per un po'.
Nico trovò il primo lombrico e si avvicinò con lui alla
vasca delle ninfee. In quel breve tempo che era trascorso il cielo si era già rischiarato
quel tanto da fugare le ombre più grandi.
Ecco un gracidio sommesso. Nella, la giovane ranocchietta,
si era svegliata e cominciava a mettersi in movimento.
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Così Nico lo vide. Accanto alla maestosa magnolia un uccello
imponente dal lunghissimo becco ricurvo lo guardava immobile come una statua.
Nico ne fu letteralmente affascinato. Non aveva mai visto
niente di simile in quel giardino. Lo sconosciuto gli sembrò bellissimo, ma non
sapeva se poteva fidarsi o se fosse invece un pericolo per lui.
Anche Gico se ne stava fermo e muto. Pesce Guancione, che si era
nel frattempo svegliato, osservava adesso la scena seminascosto dietro lo
zampillo dell'acqua, che era già in funzione.
Allora Nico si avvicinò un pochino e con educazione decise
di apostrofarlo: “Buongiorno! Io sono Nico, un merlo, e vivo in questo
giardino. Tu chi sei?”.
“Io sono Ibis e vengo da molto lontano.”.
“Lo dicevo io che sei molto strano e che non potevi essere
di queste parti. Sei pericoloso o possiamo parlare un po'?”.
Ibis non poté fare a meno di sorridere all'ingenuità di
Nico. Si vedeva che era molto giovane. Se lui fosse stato un predatore, il
piccolo merlo non avrebbe fatto in tempo neppure a porre la domanda.
“Non mi nutro di merli, stai tranquillo. Mangio insetti, lombrichi, qualche rana…”.
A queste ultime parole Nella si zittì immediatamente, fece un salto indietro e si nascose sotto
una foglia.
“Meno male!" commentò Nico “Allora cosa ci fai qui? Non
c'è cibo a sufficienza per te nel
Magico giardino di Dodo… quasi quasi i
lombrichi non bastano neanche a sfamare me, rane ce ne sono pochissime… e certo
non vorrai mangiarti la nostra Nella…”.
Ibis, sempre immobile come una statua, sorrise.
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Poi finalmente parlò: “Io provengo da un luogo lontanissimo, l'Egitto, ma adesso
vivo in un lago non lontano da qui al quale sto tornando. Mi sono fermato
perché sono stato attratto da questo giardino fatato che sembra creato da un pittore.”.
“Certo che questo è un giardino speciale! Ci vive Dodo, che ama
tutti noi e capisce la nostra lingua. Tra un po' lui si sveglierà e verrà qui in
giardino a giocare con noi… sarà contento di conoscerti.”.
“Allora non è così strano che mi sia parso di vedere un giovane
coccodrillino aggirarsi qua intorno." disse Ibis “È stata una vera sorpresa. È da quando sono lontano dal Nilo che non ne vedevo… ma il vostro Dodo si fida ad
incontrarlo nel suo guardino?”.
A questo punto Gico decise di intervenire: “E perché non dovrebbe fidarsi, Ibis?
Drillo è così morbido e simpatico.“.
Ibis non si trattenne. Si mosse un po' concitato e sbarrò gli occhi. “Mi chiedi perché?
Non c'è nessuno più pericoloso di un coccodrillo… divora persino i suoi figli, salvo
poi versare, appunto, lacrime di coccodrillo.”.
Pesce Guancione rimase a bocca aperta fuori dall'acqua. Nella
si dimenticò di continuare a nascondersi e fece un gran salto.
Gico guardò Nico. Nico guardò Gico: entrambi
erano rimasti senza parole!
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“Cra cra…”.
Nella aveva riflettuto e aveva deciso di intervenire: “Ibis, è presto
detto. Qui siamo nel Magico giardino di Dodo dove tutto è possibile. Cra.
Tu forse non ti senti diverso qui? Io sono una rana, ma mi sono accorta che tu non mi mangi ed io non
ho paura di te.”.
Ibis rimase in silenzio.
Intanto il sole aveva reso radioso tutto il giardino.
La porta bianca in cima alle scalette si era aperta e Dodo era comparso in
braccio alla mamma, che sedette insieme a lui all'ombra della maestosa magnolia.
“Ciao, Ibis!” salutò Dodo, come se incontrare lo sconosciuto
fosse la cosa più normale del mondo.
Un gran feeling si stabilì immediatamente tra i due.
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Tutto scorre, tutto va.
Così Ibis riprese il volo interrotto verso il suo lago non lontano, promettendo
di ritornare di tanto in tanto a visitare quel luogo nascosto in una fiaba.
Gico si affrettò a rientrare al fresco e al buio di casa sua.
Nico riprese a cercare lombrichi ancora per un po' prima di ritirarsi
nel suo nido.
Nella, invece, si sgranchiva le zampette, saltando allegramente di qua
e di là a caccia di moscerini, recando un certo scompiglio tra Pesce Guancione e Pesce Giallo, che facevano una
gara a colpi di pinne.
E Dodo?
Dodo rideva gioioso, apostrofando tutti i suoi amici. Tra le braccia stringeva il suo amico speciale Drillo, mentre la mamma sorrideva e canterellava: “Il coccodrillo come fa?”.
Una fiaba creata apposta per qualcuno è indubbiamente una cosa meravigliosa che tocca il cuore anche agli estranei che si trovano a leggere tra le righe del testo "il magico mondo di Dodo"
RispondiEliminaE il pensiero va a quel bimbo tanto fortunato da averla per sé nel crescere si porterà via via dietro un bagaglio così importante perché colmo di affetto.
Waw!!