Frugar nei ricordi
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Cara Ange,
come stai e, soprattutto, dove sei? Chissà se leggerai mai questa lettera! Non ne sono affatto certa... Eppure mi piacerebbe tanto che tu da qualche parte, lontano o vicino che sia, potessi intercettare le mie parole.
Sono trascorsi un'infinità di anni e tanta acqua è ovviamente passata sotto i ponti. Ad un certo punto della mia vita io ti ho anche cercato sistematicamente, ma con scarsi risultati devo dire… sei letteralmente sparita nel nulla.
Antinoo solo sorse e arringò:
“Telemaco a cui bolle nel petto rabbia
che il tuo dir sublima,
quai parole parlasti
ad onta nostra?”…
Nel pomeriggio invernale ricordo nitidamente queste parole risuonare nell'aria calda e umida dell'aula affollata, i vetri appannati, qualche compagna che tratteneva a stento uno sbadiglio, il libro con la copertina cartonata nera e oro aperto diligentemente davanti a noi.
Ascoltavamo incantate il definirsi di quel mondo speciale che ci si spalancava davanti con i suoi richiami di sirene.
Noi due. Eccoci lì… piccoline, non troppo alte, al primo banco non tanto per questo, ma perché volevamo vedere bene tutto quello che accadeva intorno alla cattedra.
Ci sentivamo quasi protette in quella fila di banchi centrale. Percepivamo intorno a noi la presenza delle nostre numerose compagne come qualcosa di non ben definito, protettiva da un lato sì ma altra cosa da noi.
Fummo, in quei tre anni di scuola, amiche del cuore. Avevamo entrambe già il telefono e ci chiamavamo anche da casa se proprio qualcosa non ci riusciva nei compiti. Ricordi? A quei tempi il telefono tutto nero e minaccioso incuteva rispetto e anche un po' di timore. Si ricorreva a lui solo in casi estremi.
Attraverso di lui abbiamo risolto espressioni e problemi, ma anche organizzato festicciole semplici di compleanno nel nostro piccolo gruppo allargato.
Una cosa mi aveva colpito oltre al tuo carattere forte e alla tua intelligenza. Mi avevi confessato en passant che avevi un piccolo disturbo al cuore e questo per me ti metteva già al di sopra di tutto, con un’ammirazione incondizionata per il tuo controllo emotivo.
Ed è proprio questo che mi ha tanto preoccupato ogni volta che ho pensato a te e eri introvabile. Spero proprio che tu sia in perfetta forma e ti stia godendo una vita serena e luminosa!
Ti scriverò ancora e ancora, perché in ogni caso mi fa comunque tanto bene ricordarti, anche se solo attraverso le parole delle mie lettere.
Recuperare queste emozioni rende dolce il mio tempo attuale e riporta serenità ed equilibrio nella mia anima.
Dunque ti scriverò ancora… e presto!
Alla prossima!
Vanina
dal blog
"Racconto - Lettere di vita"
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Che ne dite?
Penso che
sia un'esperienza comune a tutti noi
quella di aver vissuto intensamente
alcuni periodi della nostra vita.
Credo, quindi, che
abbiamo ben chiari i ricordi
costruiti in quel periodo magico
che è stata la nostra
adolescenza.
Vi va di
scendere le scale
e recuperare momenti speciali
vissuti con qualcuno,
che vi piacerebbe
rincontrare?
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Caro Sergio,
sono Claudia e probabilmente ti ricorderai me. Ogni tanto, durante questi anni, mi sei tornato in mente, ma stavolta ho pensato di mettere nero su bianco, proprio come al tempo della mia adolescenza, quando tutte le sante sere prima di dormire, aggiornavo il mio diario. Ah, se lo avessi ancora! Purtroppo ho sempre avuto la mania di distruggere ogni tanto qualcosa che mi crea invadenza e così anche il diario finì nel fuoco insieme a molti miei ricordi. Oggi invece mi avrebbe fatto piacere rileggerlo, ma tant’è.
La cosa più importante al momento è che mi farebbe piacere sapere che fine hai fatto. Cosa ti ha riservato la vita? E tua sorella?
Ci siamo conosciuti mentre eri in vacanza, ma io stavo lavorando in quel bar ed ero tanto impegnata nel mio lavoro che non mi ero accorta che passavi molto tempo al bancone a chiacchierare o ad aspettare che avessi un momento libero per risponderti.
Ricordo che quando poi partisti mi chiedesti l’indirizzo per inviarmi una foto che mi avevi fatto mentre lavavo le tazze delle consumazioni del bar.
O meglio, io credevo che tu mi avessi fatto una foto, ma ricevetti una diapositiva che da qualche parte dovrei avere ancora.
Ti risposi per ringraziarti e da li cominciammo a scriverci via via qualcosa. Per me era un’amicizia come molte altre e invece tu forse pensavi a qualcosa di più. Dico forse perché poi quando ti scrissi che mi ero fidanzata e che entro l’anno mi sarei sposata, tu mi inviasti un biglietto con un bel tramonto, con su scritta una particolare dedica e poi non rispondesti più alle mie lettere.
Mi dispiacque tutto ciò e sperai di non aver avuto nei tuoi confronti un comportamento tale da ferirti in qualche modo.
Ricordo ancora il tuo indirizzo, ma sono passati troppi anni e chissà dove sarai.
Credo comunque che se anche ci trovassimo, avendo perso i contatti così presto, non ci riuscirebbe ritrovare un benché minimo rapporto di amicizia.
Allontanarsi è perdersi e resta solo la curiosità del momento in cui affiora il ricordo.
E’ anche vero che qualsiasi cosa che abbiamo vissuto ci resta addosso altrimenti non mi saresti tornato in mente. Di conseguenza le persone che abbiamo incontrato in qualche modo rimangono e arricchiscono il nostro bagaglio, nel bene o nel male.
C’è da dire che la vita è imprevedibile e, come qua al paesello sono tornate persone che mi hanno salutato nonostante che io non le riconoscessi subito, chissà...
Io per Roma non credo proprio che ti potrei incontrare. E’ una città immensa, piena di gente che va di fretta, turisti e non.
La cosa più importante al momento è che mi farebbe piacere sapere che fine hai fatto. Cosa ti ha riservato la vita? E tua sorella?
Ci siamo conosciuti mentre eri in vacanza, ma io stavo lavorando in quel bar ed ero tanto impegnata nel mio lavoro che non mi ero accorta che passavi molto tempo al bancone a chiacchierare o ad aspettare che avessi un momento libero per risponderti.
Ricordo che quando poi partisti mi chiedesti l’indirizzo per inviarmi una foto che mi avevi fatto mentre lavavo le tazze delle consumazioni del bar.
O meglio, io credevo che tu mi avessi fatto una foto, ma ricevetti una diapositiva che da qualche parte dovrei avere ancora.
Ti risposi per ringraziarti e da li cominciammo a scriverci via via qualcosa. Per me era un’amicizia come molte altre e invece tu forse pensavi a qualcosa di più. Dico forse perché poi quando ti scrissi che mi ero fidanzata e che entro l’anno mi sarei sposata, tu mi inviasti un biglietto con un bel tramonto, con su scritta una particolare dedica e poi non rispondesti più alle mie lettere.
Mi dispiacque tutto ciò e sperai di non aver avuto nei tuoi confronti un comportamento tale da ferirti in qualche modo.
Ricordo ancora il tuo indirizzo, ma sono passati troppi anni e chissà dove sarai.
Credo comunque che se anche ci trovassimo, avendo perso i contatti così presto, non ci riuscirebbe ritrovare un benché minimo rapporto di amicizia.
Allontanarsi è perdersi e resta solo la curiosità del momento in cui affiora il ricordo.
E’ anche vero che qualsiasi cosa che abbiamo vissuto ci resta addosso altrimenti non mi saresti tornato in mente. Di conseguenza le persone che abbiamo incontrato in qualche modo rimangono e arricchiscono il nostro bagaglio, nel bene o nel male.
C’è da dire che la vita è imprevedibile e, come qua al paesello sono tornate persone che mi hanno salutato nonostante che io non le riconoscessi subito, chissà...
Io per Roma non credo proprio che ti potrei incontrare. E’ una città immensa, piena di gente che va di fretta, turisti e non.
Intanto mi sento di dirti addio, ma ripeto, chissà!
Claudia
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Cara Ann,
non so se leggerai questa mia lettera, forse sì perché te la invierò, ma io ho voglia di ripensare a ciò che ci ha tanto legato per tutti questi anni. Sarà forse un caso che oggi, appena seduta sulla panchina virtuale di cui tu sai, mi sia venuta subito in mente tu?
Oggi dobbiamo scendere le scale e frugare tra i ricordi... e quale ricordo più profondo di ciò che ti riguarda?
Dunque, 2025: siamo ancora qui insieme a raccontarci, a discutere, a parlare di scuola, a farci le coccole. In realtà non ci siamo mai perse né appiattite sulla vita di adulti che spesso porta via tutta la poesia.
Quando ti ho incontrata avevo compiuto quindici anni da qualche mese. Eri piccola piccola, appena nata, ma da subito entrasti nella mia vita come un ciclone.
Cosa avrà mai avuto di speciale il nostro rapporto? Vediamo.
Tu sei la mia quarta nipote, nata dopo tre nipotini maschi, quindi la prima bambina che entrava in casa nostra. Beh, niente di particolare! - potrebbe dire qualcuno - Cosa ci sarebbe di così speciale? Eppure...
In realtà, prima del momento che ti voglio ricordare, io ero già da un annetto che trascorrevo molto tempo in casa tua, tanto tanto lontano dalla mia. Pensa che, nella complessità di una città come Roma, dovevo prendere ben due autobus e poi percorrere un bel tratto a piedi per raggiungere la tua abitazione. Per questo motivo spesso rimanevo a dormire con te e con il tuo fratellino maggiore, maggiore per modo di dire: aveva solo un anno e mezzo più di te! Era piccolo anche lui.
La tua mamma insegnava fuori Roma in quel periodo e aveva bisogno di molto aiuto nell'arco della giornata. Così dopo l'estate, a ottobre, con la riapertura delle scuole, mi chiese di darle una mano in modo più sistematico ed io facevo su e giù per Roma. Tuttavia era tutto davvero complicato, così ad un certo punto, quando stavi per compiere un anno, decise di affidare il tuo fratellino, nelle ore in cui era via, alla nonna paterna che abitava nelle vicinanze e ad una dolce vecchina che stava sullo stesso pianerottolo, lasciando te, bellissima, morbida e dolce, con noi a casa mia. Che gioia per tutti!
Fu questo un imprinting che ti segnò tutta la vita. Infatti generò legami specialissimi tra di noi che continuano tutt'oggi. Non ricorderai certo niente di quel periodo, ma mi piacerebbe sapere se riesci a descrivere qualche sensazione profonda al riguardo.
Forse nella confusione mi hai anche chiamato "mamma".
La nostra coabitazione durò poco, però. Ricordo i tuoi lacrimoni silenziosi e enormi di una sera e il senso di abbandono che si era creato in te. In quel momento il nonno chiamò la tua mamma, perché ti venisse a prendere... immediatamente, subito. Non poteva vederti così triste!
Tu, però, sei rimasta la mia piccolina anche oggi e il mio bene nei tuoi confronti ha un sapore speciale, anche se ho amato e amo profondamente tutti i miei otto nipoti, per i quali sono stata e sono rimasta "zietta".
Ti verrò a trovare appena mi sarà possibile.
Ciao, piccolina! A presto.
Zietta
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Se penso al periodo della scuola che frequentavo, o le medie o le superiori, non ho bei ricordi.
La scuola superiore secondo i miei era lontana ed era meglio che aspettassi amiche più grandi per fare la strada insieme.
Come amicizie sono state passeggere, infatti mi ricordo poco di loro. Molte stavano fuori dalle Mura, così aspettavano il pullman, andavano a casa e fino alla mattina dopo non le rivedevo.
Silvana
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Tutti dicono che l'adolescenza è una fase difficile della vita e io ci credo anche se io personalmente non so distinguerla dalle fasi prima e dopo. Io mi sento di aver vissuto da sola, nel senso che pur avendo una sorella di età più o meno come la mia, non c'era fra noi comunione.
Tanta trascuratezza da parte degli adulti anche se a parole...
Nessuno era con me al mattino mentre mi vestivo. Ricordo solo le corse per cercare di raggiungere la circolare che spesso partiva senza di me e, in quel caso, erano almeno tre o quattro chilometri da fare a piedi attraverso i campi e spesso per risparmiare strada attraversavamo pure il cimitero.
Ritengo che quello che facevamo erano cose allucinanti, ma non ricordo mai una volta che qualcuno si fosse informato come era il nostro cammino. La prima scorciatoia consisteva nell'attraversare una manciata di case fino ad attraversare un fosso passando su un tronco gettato pericolosamente in bilico fra le due sponde, rischiando ogni volta di romperci una gamba essendo questo sempre umido e scivoloso.
Se poi prendevamo per il cimitero, allora c'era da superare un muro di tre o quattro metri con una scala a pioli appoggiata ad esso maldestramente. Cosa c'entra con l'adolescenza? Tutto o niente. Questo è il mio vissuto, sia di quando avevo otto anni o quattordici, sempre sola ero. Forse non fisicamente, ma sola ero.
Sento la solitudine come una pozza d'acqua calda non troppo pulita che mi avvolge come un brodo primordiale, che mi fa uscire rigenerata a parte di bagnarsi tutta anche l'ultimo capello. L'acqua è calda, adesso pure trasparente, in movimento, ci sguazzo dentro. Un uccellino mi fa compagnia saltellando sul bordo della pozza. Mi rilasso con le braccia delicatamente posate sul bordo. C'è il sole che mi scalda dolcemente e vedo un gatto sornione che fa le fusa strusciandosi sulle mie dita. Cerca i miei grattini fra le piccole orecchie. Vorrei anche io qualcuno che mi facesse piccole e amichevoli carezze per farmi stare bene.
Forse dovrei prendermi un gatto.
Rita
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Cara Emily,
mi ricordo di te non come un'amica di scuola, ma come vicina di casa, che veniva due volte l'anno perché stava a New York - e io sognatrice come sono... ve lo immaginate? - essendo figlia di genitori immigrati del mio paese.
Comunque, quando veniva era una festa per me. Tutto quello che mi raccontava mi sembrava una favola. Mi ricordo ancora le sensazioni che provavo.
Era mora e carina, molto aperta nel parlare.
Per un po' di tempo ci siamo scritti e poi, non so come mai, abbiamo smesso ed è finito tutto. Passavo pomeriggi interi a parlarci. Ci eravamo promesse che un giorno sarei andata a New york a vedere tutto quel mondo affascinante di cui parlavamo. Purtroppo non è andata così, ci siamo perse. Mi farebbe piacere tanto, a distanza di molti anni, sentirla o vederla, poterla andare a trovare... Sarebbe proprio un sogno, ma non conoscendo più il cognome e essendo i suoi nel paesello tutti morti, non so come rintracciarla perché ora, col computer sarebbe facile trovarla. Sono passati tanti anni e senza cognome non so proprio come cercare. Solo con Emily non credo che si possa trovare però un sogno ce l'ho.
Anche oggi Vanina mi ha fatto scendere nel profondo più profondo del mio cuore a distanza di molti molti anni.
Alba
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Cara Giovanna,
ho pensato a te in questo pomeriggio perchè tu sei stata l'amica più cara che io abbia avuto negli anni dell'adolescenza fino ai tempi in cui abbiamo entrambe avuto un figlio e oltre. Lo so, tu non ci sei più, ci hai lasciati proprio nel momento più bello della vita, quando i nostri figli erano cresciuti e ci davano la grande soddisfazione di aver preso un indirizzo preciso. Sono certa che tu, dove sei ora, sei capace di ascoltarmi e ricorderai insieme a me quanto sta tornando in modo piacevole nella mia mente.
Vorrei ricordarti tutti gli eventi che abbiamo vissuto insieme a partire dai nostri anni dell'adolescenza in cui tu eri una ragazza molto simpatica e con tanti ricciolini biondi... Eri piccola di statura e molto magra, ma eri un gigante di simpatia, noi eravamo legate da un'amicizia che consideravo un vincolo indissolubile. Tu eri una ragazza che veniva lasciata molto libera dai tuoi genitori, mentre io da figlia unica non potevo mai seguirti nelle tue piacevoli scorribande... Però eravamo ugualmente molto unite. Ti ricordi cosa mi avevi insegnato a fare per poter essere più libera? Mi avevi detto di dire: "Domani vado al lago con Giovanna". Quando ebbi finalmente il coraggio di non chiedere il permesso i miei genitori non me lo impedirono. Grazie a te...
E le meravigliose feste fatte a casa tua o mia con tutti i nostri amici? Ho ancora tutte le foto, compresa una in cui ti sei cancellata il viso perché dicevi di non essere venuta bene..
Ci univa tanto anche l'amore per gli animali, il piacere di andare al cinema, le nostre visite settimanali con le compagne di scuola al Bar Moderno e i nostri pic-nic sulle colline sopra Domodossola nei prati fioriti di narcisi bianchi, che portavamo alle nostre mamme, al ritorno.
Poi a rendere ancora più forte la nostra unione, ci siamo sposate e siamo andate entrambe a vivere a MIlano. Tu facevi l'insegnante di educazione fisica e io lavoravo alle Ferrovie dello stato. Naturalmente appena vinto il concorso mi hai ospitata a casa tua per evitarmi la spesa dell'albergo... Poi, ricordi i nostri lunedì sera? Eravamo sempre a cena da te perché i nostri mariti giocavano a tennis e io portavo il minestrone fatto dalla mia mamma per evitarti di cucinare visto che non eri proprio una cuoca provetta. Ricordo le risate e la tua espressione sconcertata quando una serata di fine anno i tuoi vicini sono piombati a casa tua senza preavviso e si sono mangiati tutto ciò che avevamo preparato? E le risate a non finire quando Andrea, tuo marito, portò a casa un cucciolo di boxer per tuo figlio Filippo e lo chiamò Sambo e solo quando lo portò dal veterinario per la vaccinazione venne a conoscenza che era una femmina. Tornato a casa, per non ammettere di essere incompetente sul sesso dei cani, disse che aveva deciso di cambiargli il nome in Saba.
Belle le nostre vacanze estive in Corsica, sulla costa Toscana a Punta Ala, a Zocca dove avevi una casa, i nostri figli giocavano tutto il giorno ed erano felici. E anche noi stavamo tanto bene in compagnia...
Poi tu hai cominciato a non stare bene e la felicità é sparita, perché sapere che soffrivi tanto é stato molto doloroso anche per me.
Vorrei tanto poter prendere una scala e salire da te per farci, ora che non soffri più, ancora qualche bella risata...
Lauretta
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