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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

Clicca sulla pagina desiderata.

L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Insieme - Thinking Room







(Se non l'hai già fatto, leggi il post "Thinking" nella Homepage)


                                                            THINKING ROOM



Rilassati, concentrati, fissa il cerchietto qui sotto e fai fluire i tuoi pensieri in libertà.   Scrivi per noi il più significativo.


 O




34 commenti:

  1. Il rombo lontano di una moto potente mi trasporta repentinamente sulla Route 66, in Arizona... strada che si perde infinita dietro e davanti a me...
    Sono sola con il vento.
    Libertà. Adrenalina. Aspettative.

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  2. Ancora migrazione di farfalle.
    Sì, andare...
    Che bello muoversi verso una meta!
    Mi comunicano ottimismo, voglia di vivere, volontà di superare gli ostacoli.

    Intorno alla panchina molte molte persone si aggirano caute, ascoltano, leggono. Pochissime parlano, pochissime scrivono.
    Invece a me piacerebbe tanto ascoltare le vostre voci.
    Su, migriamo anche noi come le farfalle!
    Raggiungiamo mete "lontane"!
    Sì, andare...
    Andiamo insieme!

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  3. Dopo il sole estivo, improvvisi gli elementi naturali sembrano essersi scatenati intorno a noi.
    Un buio pesante e triste tenta ora di avvilupparci.
    Tuttavia la vita è davvero più forte di tutto.
    Dopo i devastanti terremoti, dopo le piogge torrenziali di questi giorni, dopo le trombe d'aria e gli allagamenti, il geraneo sul mio davanzale, che pur ha nutrito i verdi bruchetti voraci, ha già rialzato la sua testolina.
    Due piccoli fiori rossi sono appena sbocciati, piccoli smalti a cercare la luce...
    Due piccoli fiori modesti rallegrano ora l'animo mio.
    Gridano al mondo una sola parola: s p e r a n z a.
    Sì, un buon insegnamento di vita.
    Non si può dimenticare di andare sempre avanti, sempre con il sorriso sulle labbra e nel cuore!

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  4. È molto tempo che non frequentiamo questa stanza...
    Dunque, abbiamo smesso di pensare... riflettere... meditare?
    No, davvero.
    Almeno per quanto mi riguarda.
    Abbiamo frequentato altre pagine, altri lidi.
    Oggi però sono qui, concentrata a guardare dentro di me.
    Siamo nuovamente in primavera inoltrata.
    Il tempo variabile rende mutevoli i nostri sentire, i nostri stati d'animo.
    Una cosa, tuttavia, mi è chiara...
    Le tante parole scambiate qui, sulla panchina, hanno illuminato i giorni grigi dell'inverno, hanno creato atmosfere positive e confortanti, hanno annodato fili di relazioni che ci hanno fatto stare bene.
    Anche se pochi sono stati gli interventi di risposta, moltissimi sono stati i contatti di "ascolto" da parte vostra.
    Pensate! Più di sedicimila pagine lette, ben sedicimila scambi di contenuti e riflessioni tra voi e La Panchina!
    La Panchina sussulta di gioia... e sono certa che anche per voi sia stata una piccola opportunità in più per vivere tra le parole e le idee!
    Grazie!
    Io vi aspetto sempre anche nella Thinking Room! Fatevi sentire!

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  5. Eccomi qui nella stanza in cui si “pensa”.
    È questa una cosa che si dovrebbe fare regolarmente, un momento educativo importante che può aiutare a vivere meglio e in serenità.
    Oggi non ho bisogno di fissare il famoso “cerchietto” per farmi venire nuove idee.
    Un pensiero mi frulla nella mente già da un po’.
    Mi riferisco alle tante bravate dei giovani di cui si occupa la cronaca in questi giorni e, soprattutto, agli adulti che per primi non sanno prendere per se stessi le distanze dal male che vuole irretirli.
    E in queste condizioni come potrebbero essere a loro volta educatori?
    Mi colpisce molto la vulnerabilità dei ragazzini... e dei ragazzi... e degli adulti, che non sanno distinguere i pericoli che li circondano, neppure quelli più macroscopici.
    Prendo, ad esempio, quella specie di gioco attuato nel web, ispirato al raggiungimento di livelli sempre più alti di rischio, fino a condurre al suicidio.
    Per gli adulti potrebbe fare il paio il salasso di denaro che organizzazioni “ben preparate” mettono in atto nei confronti di donne disperate, rubando profili ed identità (e soldi!) dietro le quali si nascondono.
    Questi sono i casi eclatanti che vengono via via alla ribalta, ma esistono situazioni più nebulose in cui le persone finiscono con il perdere la propria identità in modo più subdolo, quelle in cui si trovano invischiate in una rete relazionale tossica che le svaluta e le uccide piano piano.
    Queste sono molto più frequenti delle situazioni eclatanti e molto meno evidenti.
    Sono quelle che, attraverso la svalutazione continua della persona, conducono ad una negatività totale da rendere la vita impossibile.
    Io penso, e per questo mi batto da sempre, che bisogna educarsi ed educare alla valutazione dei fatti, ad esprimere giudizi positivi o negativi, ad operare scelte di percorsi diversi, a non aver paura di essere soli in scelte importanti.
    Niente dovrebbe capitare per caso.
    Si dovrebbe sapere che, come per ogni essere vivente su questa terra, molti sono i pericoli che ci circondano.
    Dunque è necessario imparare a vederli e a sapersene difendere, nel gioco atavico dell’adattamento e dell’istinto di sopravvivenza della specie.
    Questo è il compito di ogni genitore, di ogni educatore, di ogni adulto.
    Per raggiungere questo obiettivo è indispensabile che ognuno di noi faccia un lavoro su se stesso, un lavoro profondo di recupero di spazi di positività e sicurezze.
    La trasmissione non dovrebbe essere coercitiva, ma sempre tesa a spiegare le nostre motivazioni al riguardo con rispetto per gli altri, sempre pronti a cambiare prospettiva, ad aggiustare il tiro man mano che l’esperienza di vita ci cambia.
    Non è mai troppo presto né troppo tardi per inizare.
    Si comincia a teasmettere abitudini costruttive già quando il bambino emette il primo vagito.
    Quindi ciò che scegliamo di fare è di vitale importanza.
    Si può anche sbagliare, ma avendoci ben pensato e avendo operato una scelta in buona fede.
    Indispensabile è la comunicazione di idee e sentimenti, ma non dimentichiamo di lasciare libero l’individuo, cui sono state prospettate le varie alternative motivate, di decidere in prima persona.
    Questa abitudine di pensiero sarà molto utile nella vita, quando le proposte che ci verranno fatte non saranno nel nostro interesse oppure lo saranno e non ce ne accorgeremmo senza questo strumento importante che abbiamo costruito.
    Oggi la Thinking Room mi ha ispirato questi pensieri e queste parole.
    Io mi sono chiarita con me stessa.
    Spero possa servire anche a voi che leggete.

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  6. Stamattina mi gira e rigira per la mente...versare lacrime di coccodrillo. Cosa significa? Il coccodrillo e' un grosso rettile ma lo trovo bello fuori e malvagio dentro.Sembra una contraddizione ma questa affinita'sembra ce l'abbia solo l'uomo.I coccodrilli uccidono e si cibano anche dei propri cuccioli e poi lacrimano per avere fatto una cosa sbagliata.Allora viene da pensare:" quanti matrimoni in aria per inganni e sotterfugi...col passar del tempo i rimorsi si fanno sentire...e quando tutto e' perduto si versano le famose lacrime."

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    Risposte
    1. Cara Monella,
      le tue riflessioni sono davvero interessanti ed invitano ad approfondire questo parallelo tra il coccodrillo e l'uomo.
      Certamente il coccodrillo segue un istinto di sopravvivenza e non si avvale del potere di scelta dato all'uomo né del libero arbitrio che ogni individuo ha ricevuto in dono alla nascita.
      Dunque, invece di utilizzare mezzucci e sotterfugi, nella vita sarebbe meglio vivere secondo obiettivi da raggiungere,operando scelte precise in cui si crede.
      Questo eviterebbe di avere rimorsi, ma anche rimpianti, piangendo le famose lacrime di coccodrillo.
      Peccato che spesso, per comodità, ci si impantani in un percorso caratterizzato da superficialità e da tentativi per prove ed errori.
      Forse educare, soprattutto attraverso l'esempio, sarebbe fondamentale anche in questo settore.
      Grazie del tuo intervento, Monella.
      Torna presto qui sulla panchina.

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  7. È vero.
    Solo sedere nella Thinking Room, attiva processi virtuosi di pensiero.
    Il silenzio, l’atmosfera giusta, la disponibilità a pensare, anche se solo per un tempo limitato, ci permette di arricchire le nostre giornate, aprendoci orizzonti di elaborazione completamente sopiti.
    Sono entrata in punta di piedi qui dentro, apparentemente vuota di ricordi o pensieri.
    Non ho fatto in tempo a fissare il cerchietto magico che subito ho recuperato stimoli importanti per riflettere su qualcosa di nuovo, su qualcosa che comunque mi possa rendere diversa da prima, più ricca di esperienze riflesse.
    Un input in particolare mi è giunto dalla vita concreta di ieri, ieri giorno festivo in cui ho incontrato delle persone con cui condividere cibo e parole.
    In mezzo a tanti discorsi, mi ha colpito uno stralcio di conversazione.
    Si affermava che, prima che si cominciasse a ragionare sulla privacy, ai neonati che venivano al mondo si faceva di routine la rilevazione del gruppo sanguigno.
    E - udite! udite! - dalle statistiche risultava che quasi il trenta per cento di loro aveva un gruppo sanguigno diverso da quello dal padre, con ciò evidenziando di non essere figli del papà ufficiale.
    Dunque, una percentuale altissima di bambini veniva allevata in una famiglia in cui la madre celava segreti e il padre allevava un bimbo non suo come se lo fosse, mentre un altro genitore non sapeva di esserlo o, nel migliore dei casi, guardava suo figlio crescere da lontano.
    Questa cosa mi ha molto colpito, soprattutto per l’elevata percentuale di casi.
    La letteratura, come il cinema, ha spesso descritto situazioni come questa, ma non avrei immaginato che nella realtà potessero interessare un così elevato numero di famiglie.
    La cosa però che mi fa ancora pensare oggi è il clima relazionale delle persone che vivono queste dinamiche.
    Come si sa, La Panchina è nata anche per offrire uno strumento atto a sedare con parole e pensieri la grande ansia e il mal di vivere che affligge troppa gente.
    Mi chiedo, dunque, come si possa impostare l’intera vita di più persone ruotando intorno a segreti così importanti e ci si possa andare ad incagliare in un labirinto di emozioni che inevitabilmente finiscono per generare malessere ed ansia.
    La vita è certamente complessa ed ognuno di noi può trovarsi a vivere una situazione come questa.
    Non è questo il punto.
    Quello su cui si dovrebbe riflettere, invece, è la strategia di risoluzione dei problemi.
    Si crede erroneamente che negare l’esistenza di un problema, lo risolva più facilmente.
    Io credo che non sia così.
    L’individuo per vivere in modo accettabile e riuscire a dormire sonni sufficientemente tranquilli, non può prescindere dal vivere in una sua verità conquistata, verità in cui si ha il coraggio comunque delle proprie azioni, affrontate e non rimosse pensando che le soluzioni facili siano le migliori.
    A parte questo caso preciso, che ha mille sfaccettature e mille implicazioni, quello che vorrei sottolineare è la strategia risolutiva che non funziona.
    Ogni cosa non risolta, rimane accesa dentro di noi, anche se ci sembra che non sia così.
    Questo focolaio sotto la cenere cerca di tornare a galla ad ogni piè sospinto, genera sensazioni di inadeguatezza che non ci sappiamo spiegare, crea un senso di incompiuto che destabilizza e ci riempie di ansia e di tensioni che rovinano la nostra vita.
    Almeno per le cose più semplici, molto meglio risolvere subito il nodo, avere il coraggio di dire la verità e di trovare nuovi modi di procedere anche se al momento possono sembrare più dolorosi.
    Non so se sono riuscita davvero a passare le mie riflessioni.
    Lo spero sinceramente... sempre nell’ottica di aiutare chi si trova a vivere un’antipatica situazione ansiogena che lo soffoca e dalla quale non sa come uscire.

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  8. Non sapevo prima della privacy...
    Metterei sulla stessa bilancia tante galline e altrettanti gallacci che pugnalano alle spalle con sotterfugi e fatti
    veri e propri. Non
    riesco a capire queste gravita'o meglio menzogne avendo ricevuto una
    educazione severa
    in tal senso.
    Mi riesce difficile
    capire come si possa dormire tranquilli
    portando un peso cosi enorme.
    Totalmente privi di
    coscienza?
    Importanti perche' hanno conquistato?
    Con la vita dei bambini non si deve mai scherzare.
    Grandi maschere sono!
    E' vero che ogni cosa non risolta resta accesa e riempie di ansia, tensione e malumore.
    Meglio una brutta verità'che tacere per sempre.

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  9. Vedo, cara Monella, che in generale concordi con me sul fatto che sia davvero troppo oneroso improntare la vita su cose più o meno importanti non dette.
    Io credo che non ci sia cattiveria in chi tace sui propri pensieri e sulle proprie azioni. Anzi sono convinta che si tratti di qualcosa di molto più semplice. Molte persone probabilmente non ci ragionano sopra affatto, altrimenti farebbero altre valutazioni nel proprio interesse.
    Penso che proprio non si sappia fare di meglio, che si viva un po' superficialmente un malinteso senso del "cogliere l'attimo", confondendolo con il procedere senza regole, per prove ed errori.
    È per questo che invito alla riflessione prima di agire, all'abitudine a valutare e a scegliere ogni volta, a costruirsi nel tempo schemi di pensiero virtuosi che aiutino a mantenere un sano equilibrio.
    Infine a trasferire queste conoscenze alle nuove generazioni, perché non si trovino senza alcuno strumento in un mondo sempre più complesso.
    Grazie, Monella, del tuo intervento!

    RispondiElimina
  10. Oggi sono venuta di corsa qui nella Thinking Room perché avevo voglia di solitudine, di silenzio, di quiete.
    I media non fanno altro che rilanciare catastrofi e tristezze.
    Questo non rasserena gli animi, anzi finisce per dipingere tutta la realtà di un solo colore, il nero sfumato di grigio.
    In fondo non è così.
    Il mondo è grande e vario.
    Accanto a questi eventi così negativi, esiste molto altro.
    Milioni e milioni e milioni e milioni di persone vivono nella normalità, nella quotidianità, in milioni di modi diversi che neppure riusciamo ad immaginare.
    Quindi penso che ognuno di noi dovrebbe cercare di interpretare il suo viaggio nel mondo, con opportunità e rischi inevitabili, nel modo a lui più favorevole, e con quello che ha a disposizione, senza perdersi in inutili angosce per situazioni che non può cambiare da solo.
    Credo che l'energia positiva che ne potrebbe scaturire farebbe un gran bene al mondo intero.

    Ora che mi sono rasserenata, tra i pensieri e le parole, vorrei esortarvi a trovare anche voi un piccolo spazio per rigenerarvi e crescere come persone.
    Sono contenta di proporvi, per questo, una filastrocca-ninnananna che ho scritto per i nostri bambini, ma che che va benissimo anche per noi adulti.

    Brucia il lumino.
    Brucia splendente.
    Brucia veloce...
    Si spegne con niente.

    Aggiungi dell'olio al tuo lumino
    e sentirai l'universo vicino.
    Saprai acquisire grande empatia
    che buona compagna sarà per la via.

    La speranza poi non può mancare.
    Ne basta poca per poter andare.
    L'entusiasmo, invece, cresce solo pian piano,
    quando incontri qualcuno che ti dà una mano.

    Medita bene,
    rifletti sempre.
    Conoscersi un poco
    è meglio di niente.


    Spero di avervi risollevato l'umore e di aver gettato un sassolino nello stagno per promuovere un piacevole cambiamento.

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  11. Che magia questa “Thinking Room”!
    Basta entrare, sedersi… e subito il suono del silenzio ti avvolge protettivo e consolatorio.
    Le parole si rincorrono veloci intorno e i pensieri si compongono da soli.

    A ben pensarci, come oggi, emergono subito i pensieri che ti giravano intorno da giorni, per i quali non avevi trovato quel minimo di tempo necessario a dipanarli.
    In questo periodo ho avuto l’occasione di relazionarmi con persone con qualche problema esistenziale e, quindi, di fare da spalla a chi aveva bisogno di essere ascoltato.
    Non so se sono stata loro utile, certamente per me sono state fonte di riflessione come sempre.
    Ho notato ancora una volta come non serva affatto propinare consigli a chi si trova in difficoltà.
    Anzi, come noto, si rischia di ottenere proprio il contrario del risultato che ci si attenderebbe.
    Ho sperimentato di nuovo, però, come le persone si annodino da sole in un loop da cui sembra impossibile uscire.
    Il meccanismo è così perverso da soffocare anche me che lo osservo.
    Dunque dopo aver ascoltato tutto il dolore personale e ancora di più, uno prova ad intervenire con molto tatto e la più grande delicatezza possibile.
    Il fine è cercare di ristrutturare questa “realtà” alterata in un modo che possa trovare una qualche evoluzione.
    Offrire un’altra possibile visione della situazione che possa far tirare un piccolo sospiro di sollievo a chi si trova chiuso in questo loop come la classica mosca in un barattolo.
    Spesso i problemi non esisterebbero nemmeno nella realtà, ma sono prodotti proprio dalla mente che inizia a vederla distorta e non riesce più a cambiare prospettiva.
    Questo è tanto vero che ai miei blandi tentativi di inserire piccoli input stimolanti, ho osservato la chiusura repentina di qualsiasi porta di ingresso.
    È questa la dimostrazione palese, secondo il mio modesto punto di vista, di una personalità chiusa, categorica, che limita la propria vita soffocandola nel vecchio, nelle regole inamovibili, nel “si deve” e “si deve”.
    Non usa nemmeno il “si dovrebbe”, sicura com’è nella rassicurante certezza che è buono e giusto ciò che ha scelto o che le è stato inculcato di scegliere.
    È interessante notare come scelga anche per gli altri, ai quali non lascia nemmeno quell’auspicabile libero arbitrio che pure la filosofia religiosa contempla.
    Quello che mi sconcerta maggiormente è che queste persone, nel loro argomentare, non prevedano neppure il “possibile”.
    Hanno, dunque, la verità in tasca.
    Non si fermano mai a pensare, a valutare, a ipotizzare.
    “E se fosse vero? Potrebbe essere anche così?”.
    Basterebbe, forse, farsi qualche domanda diversa per magari accorgersi che è possibile fare un passetto in avanti.
    Non troverei nulla da ridire se queste persone fossero felici.
    La verità è che spesso non lo sono affatto.
    È bellissimo però sentirsi dire dopo tante parole, tanto ascolto, tanta pazienza, tanto tanto tempo: “Sai, ritrovo tutto quello che mi hai detto. Sto lavorandoci.“
    Recentemente mi è capitato una sola volta, ma è stato gratificante sentirselo dire.

    In questa affascinante “Thinking Room” piena di silenzio mi è stato facile perdermi nelle parole e offrirvele in forma di pensieri.
    Sarei felice se potessero essere utili a qualcuno.
    Mi piacerebbe anche conoscere le vostre opinioni in proposito.
    Per questo, vi invito ad entrare in questa magnifica stanza ad ascoltare la voce del silenzio.
    Alla prossima!


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  12. Sono fuggita dal caldo torrido del mondo.
    Qui nella “Thinking Room” tutto è in ordine come si conviene.
    C ’è una calma celeste e un freschino delizioso che ristora.
    Resterò qua solo per poco, ma voglio stare comoda per pensare.
    Mi sistemerò in questa piccola poltrona.
    Sembra molto confortevole e davvero accogliente.
    Sì, si sta proprio bene.
    È bello il mondo visto da qui.
    Anche la penombra aiuta.
    Sento di essere al sicuro
    È quasi un ritorno in una primordiale placenta.
    Le idee cominciano a definirsi.
    Si fanno strada emergendo dal profondo.
    Vanno e vengono in libertà.
    Si fermano per un attimo.
    Si accavallano. Si annullano. Si ricompongono in mille modi diversi.
    Davanti a me passano ora immagini e parole.
    Un volto. Un paesaggio. Un verso.
    “Che fai tu luna in ciel, dimmi che fai?”.
    Questa notte protagonista è davvero la luna.
    Sulla spiaggia buia, le onde si rincorrono con una certa veemenza.
    Tremule fiammelle ondeggiano nella cera fusa.
    Lei, la luna, percorre lentamente la volta celeste, paludata da colori pastello che giungono dal promontorio lontano.
    Molte persone la osservano nascoste nel buio.
    Non osano contaminare questa solitudine romantica.
    Lei è la protagonista indiscussa di questa serata.
    Regala emozioni che molti di noi hanno rimosso da troppo tempo.
    Questa notte capisco il poeta.
    Io stessa formula la stessa domanda.
    “Che fai tu luna in ciel, dimmi, che fai?”.
    Cibi, vivande e quant’altro non hanno per me più alcun peso.
    L’idea mi ristora più dei manicaretti.
    La luna continua impercettibilmente a spostarsi nel cielo.
    È decisa ad allontanarsi.
    Un volto sale in primo piano.
    È un volto di donna ben acconciata che vuol esprimere certezze.
    Strano.
    Non ha pieghe questo viso. Non ha troppa espressione.
    Un sorriso standard, un sorriso fisso, un sorriso inquietante, cerca di raggiungermi.
    Troppo preso a costruire se stesso, non riesce a penetrare la mia essenza.
    Stride questo volto con la grandezza dell’infinito.
    Si accorgerà, per un attimo almeno, di tal immenso spettacolo che la dea della notte gli sta regalando?
    Ora so cosa fai tu, luna, in cielo. Lo so con chiarezza.
    Parli al mio cuore che sa comprendenti.
    Vedo altri paesaggi bellissimi che hai illuminato e che continuerai ad inargentare.
    Mi perdo in tutta questa bellezza.
    Il volto senza espressione rientra nel buio.
    Nei miei occhi rimane l’immagine di perfetta armonia.
    Colto è l’attimo sospeso.

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  13. Stasera 7 agosto e' lei la dea ...grande ispiratrice di poeti...pittori...scrittori.In suo onore una grande passeggiata...
    Ore 20,50 eclissi parziale subito dopo il tramonto.
    Che mondo sarebbe senza la luna? Per gli innamorati?
    Guarda che luna...
    Guarda che mare...da questa notte senza te dovrò restare...folle d'amore vorrei morire mentre la luna di lassù mi sta a guardare....

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    Risposte
    1. Monella, che grande piacere ritrovarti!

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    2. Ti ho risposto qui di seguito, nell'intervento successivo. Ciao.
      La Panchina ti vuol bene!

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  14. Intriga, e quasi spaventa, l'eclissi di luna...
    È il mistero di questo gioco di luci sulla Terra che crea la magia.
    Terra e mare se ne rivestono in modo superbo, fantastico.
    Questa luna mutevole interviene ad ispirare gli innamorati talmente tanto che anche nel momento dell'addio entra prepotentemente a connotare il momento.
    Bellissima la canzone che hai citato, circondata com'è dagli intensi ricordi di un'età ormai lontana.
    Grazie per esserti seduta sulla panchina.
    Torna ancora!

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  15. Eccomi nella “Thinking Room”.
    Finalmente!
    Ho bisogno di raccogliere i pensieri.
    La confusione del mondo mi confonde.
    Tutti vogliono essere ascoltati, convinti che ciò che dicono sia l’unica cosa possibile.
    Inutile replicare.
    La conversazione diventerebbe un muro contro muro e non ci porterebbe da nessuna parte.
    Che bello invece stare qui!
    L’atmosfera è perfetta per rilassarsi… penombra, silenzio, profumo di legni curati con cere pregiate.
    Allora avanti!
    Fissiamo questo punto nero. Vediamo cosa ne esce.
    Più lo fisso più il punto traballa e si dilata.
    Sarà il mio astigmatismo che trasforma di fantasia questo cerchio perfetto e il denso nero che lo determina.
    L’attrazione è fatale.
    Scendo verso il fondo di questo punto senza fondo.
    Novella Alice, ci sono caduta dentro un’altra volta.
    In fondo al pertugio, comincio ad intravvedere la luce.
    Mi affretto a raggiungerla.
    Sono curiosa di scoprire cosa troverò.
    Curioso. La prima cosa che vedo è una panchina.
    Una specie di panchina. Potrebbe essere un’altalena se avesse i sostegni laterali.
    Invece questo sedile dalla morbida seduta, dondola sì ma anche galleggia.
    Ci troviamo quasi sul fondo di un mare.
    Piccole ondine muovono l’acqua di una trasparenza inimmaginabile.
    Sui fondali alcuni pesciolini stanno lavorando la sabbia.
    Disegnano con il loro movimento splendidi mandala che attrarranno le femmine per deporvi le uova preziose.
    Il fondo del mare ne è ora tutto decorato. Alcuni mandala sono più semplici e più piccini.
    Altri sono molto complessi e molto più grandi. Sono accuditi con impegno dai pesciolini costruttori, finché tutto è pronto.
    Una femmina si avvicina.
    Studia con interesse gli splendidi decori.
    Ne individua infine uno grande e bellissimo. Chi l’ha costruito è senz’altro un maschio robusto e resistente.
    Sarà un papà adeguato per i suoi piccoli.
    Si avvicina e depone le piccole uova al centro della bellissima geometria.
    Non si è allontanata da un microsecondo che già il maschio accorre a completare l’opera.
    Feconda le uova ed entrambi restano in zona a proteggerle dai pericoli.
    Sulla panchina i due giovani osservano la scena.
    Si dondolano al movimento dell’acqua e si tengono per mano.
    I lunghi capelli si snodano nel movimento lento e carezzevole impresso dalla dolcezza delle onde.
    La beatitudine è totale.
    Avverto i pensieri galleggiare insieme a loro.
    I miei pensieri e i loro... si mescolano.
    Non c’è discussione né muro contro muro.
    Le emozioni, gli umori, i sentire e le idee viaggiano all’unisono.
    I due si capiscono senza parole. È l’amore che li trasforma, rendendo semplice la comunicazione.
    Come i pesciolini si accingono a creare.
    Pensano in onestà che sarà per sempre.
    Chissà? Sarà proprio così? Non posso fare a meno di chiedermelo.
    La scena comunque è bellissima.
    Mi ricorda la mitologia di una quadro.
    Lei fanciulla del Botticelli, lui un fanciullo del Caravaggio.
    Novella Alice, comincio a risalire alla superficie e quindi alla realtà.
    Sono di nuovo nella penombra della Thinking Room tra gli odori di resine e cere.
    È bastato pochissimo per ristabilire l’equilibrio dei miei pensieri, allontanando le tensioni che intorno si erano addensate senza preavviso.
    Ora sono pronta a ricominciare, a ricominciare come nuova piena di aria pura e di leggerezza.

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  16. Eccomi ancora qui.
    Anche se virtuale, questo luogo profuma di buono.
    Resine antiche, immaginate e aspirate in tempi lontani, tornano prepotentemente alla mente.
    Mi perdo in questo cerchietto.
    Il nulla. Il tutto.
    La vedo immediatamente.
    Sì. È proprio lei.
    Una fagianella sulla spiaggia.
    Corre intorno tra i lettini e gli ombrelloni della spiaggia.
    Si ferma.
    Sembra smarrita.
    Non ho mai visto un fagiano vivo in libertà ad una distanza così ravvicinata.
    E, poi, che ci fa un fagiano in questo luogo?
    La fagianella si guarda intorno ancora una volta.
    L’occhio intelligente e vivo esprime un certo timore.
    Sembra quasi umano.
    Ecco... riprende la sua corsa un po’ disordinata, certamente senza meta.
    Incredibile la grazia e l’eleganza che mette in questi spostamenti.
    Leggera e delicata, calpesta la sabbia come fosse una danzatrice consumata.
    Tende il collo con grazia verso il cielo, mentre si guarda attorno con preoccupazione, ma anche con grande interesse.
    Poi all’improvviso più niente.
    Solo una spiaggia mezza vuota di un pomeriggio inoltrato di quasi fine agosto.
    Il cerchietto è di nuovo vuoto.
    Non posso fare a meno di pensare che a volte la realtà supera di gran lunga la fantasia.

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  17. Eccomi di nuovo a fissare questo cerchietto nella “Thinking Room”.
    I suoni ovattati e la luce soffusa si addicono a questo momento mattutino in cui è bello guardarsi un po’ dentro.
    Fuori da qui un cielo momentaneamente terso e cristallino, un cielo un po’ spiazzante di settembre che ammicca e non sempre mantiene le promesse.
    Fisso ancora questo piccolo cerchietto.
    Una reminiscenza che sale da un lontanissimo passato prende immediatamente senso e voce.
    Si è un po’ modificata, ma ne conserva il ritmo e l’armonia.
    “Cerchio cerchietto delle mie brame,
    cosa c’è di nuovo in questo reame?”
    Mille immagini intanto scorrono come su uno schermo.
    Scorrono? Ma che dico? Corrono e si rincorrono come in preda ad una furia cieca.
    Sono immagini tristi. Fanno capo alle notizie che ci bombardano senza pietà e senza scampo ad ogni ora del giorno e della notte.
    Cattiverie, incapacità di vivere, guerre e distruzioni, perché no, malattie, comunque sofferenze.
    Sarà poi vero che tutto nel mondo è così e che non possiamo fare altro che morire di tristezza?
    Tutto questo mi appare in una frazione di secondo.
    È più una sensazione diffusa da cui non voglio essere fagocitata.
    È infatti solo un flash.
    Il cerchietto adesso è già pieno di luce.
    Si apre lentamente e mi ingloba trascinandomi via.
    Magia del pensiero!
    Basta fermarsi un attimo dentro di noi.
    Basta poco poco poco, come dice una mia amica riferendosi all’esercizio fisico, e subito emergono tante cose nascoste che abbiamo stipato nella cassaforte dei nostri tesori.
    Senza fermarci, non riusciremmo mai a recuperarli, a goderne.
    Eppure sono lì a disposizione in cassaforte.
    Basta lasciarli affiorare, rispolverarli e lucidarli.
    Basta solo fermarsi un attimo. Fermare la corsa nevrotica che fa scempio di noi.
    Il cerchietto da fissare nella “Thinking Room” ha fatto il miracolo.
    Io sono già lontana nel tempo e nello spazio.
    Intorno a me un paesaggio bellissimo mi accoglie.
    Nell’anfiteatro naturale forti sono i segni dell’uomo.
    Tanti tetti formano l’abitato protetto dai monti in lontananza, ma sulla scogliera, lassù dove osano le aquile, le rocce sono state pazientemente scavate, scolpite, adornate, abbellite.
    Piccoli tempietti, edicole, colonne, archetti, pinnacoli… mille eleganti ghirigori segnalano un’opera dell’uomo bellissima, che affascina e meraviglia dopo mille e mille anni anche l’uomo del nostro tempo.
    È un cimitero, che sembra un merletto!
    È un cimitero dove forse riposano le ossa di persone probabilmente più o meno importanti, insieme per farsi compagnia, insieme per restare in famiglia.
    Forse, perché è da lì che una mitica creatura alata sarebbe venuta a prenderle per condurle nell’aldilà.
    E chissà come le avrebbe portate via!
    Forse avrebbe raccolto solo la loro anima… oppure anima e corpo?
    Nel cerchietto vuoto lo scenario è cambiato.
    Ora appare una sola scritta, una sola parola… ma anche un’idea, un concetto.
    Era inevitabile.
    Ecco riaffiorare il tema della morte.
    Niente paura!
    È questa una parola bella come un’altra.
    Si contrappone a vita, ma entrambe sono vere.
    È una parola, un’idea, un concetto da costruire con cura… ma questa è un’altra storia.


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  18. Anche questa mattina, nelle carezzevoli coccole profuse dalla Thinking Room, mi ritrovo a fissare il cerchietto amico.
    L’immagine di quell’improbabile eterno ritiro sulla scogliera a picco nel vuoto, ove anche le aquile si affacciano con qualche timore, è ancora lì luminosa come l’avevo lasciata.
    È bella l’immagine così connotata dall’arte.
    Un‘immagine di pace, comunque un’immagine di bellezza che trasfigura la morte.
    Sì, si associa con garbo alla morte, o meglio, al riposo eterno.
    In fondo, se pur monumentale, le trine nascoste nella roccia segnalano una enigmatica città dei morti, da cui partire verso un qualche aldilà.
    Ciò che colpisce maggiormente è la poesia che quassù, ove osano solo le aquile, aleggia.
    Sembra quasi di poterla toccare.
    La morte…
    Una parola, questa, così spaventevole, così aberrante, così sconvolgente, così negativa da produrre essa stessa la morte dell’anima.
    Nella nostra civiltà occidentale non riusciamo a convivere con questa realtà, rifiutiamo perfino l’idea, il concetto.
    Ne allontaniamo qualsiasi riferimento, tagliamo dal nostro vocabolario anche la parola.
    Sì, la tagliamo via e basta. Non vogliamo neppure sentirla.
    In realtà le parole e le idee non sono né belle né brutte.
    Siamo noi che attribuiamo loro un colore positivo oppure negativo.
    Non affrontare il problema, o meglio non sviscerarlo con noi stessi, fa sì che l’argomento diventi tabù e ci renda il vivere difficile, a volte non sopportabile.
    Nel pensiero orientale ciò non avviene perché c’è una maggiore frequentazione di questa parola, di questo concetto.
    Ritengo che ognuno di noi dovrebbe affrontare tutto ciò che incontra nella vita perché tutto quello che rimane irrisolto ci fa soffrire molto molto di più e ci spaventa più dei mostri del buio e della notte quando eravamo piccoli.
    Dovremmo educare da sempre i nostri piccoli ad affrontare anche questo aspetto della vita, per consentire loro e ai futuri adulti di acquisire maggiore equilibrio e migliore armonia nel tempo in cui sperimentiamo la vita.
    La paura della morte è certamente qualcosa di ancestrale, qualcosa anche indispensabile per sopravvivere, ma tutto dovrebbe rimanere nei limiti, nell’accettazione dell’ineluttabilità dell'evento.
    Anche se a termine, la nostra vita è preziosa e va vissuta nella ricerca di un sapere che possa riempirla e darle significato.
    È bello filosofeggiare sul senso della nostra vita e immaginare se è possibile volare via verso un altrove da lassù, dove osano solo le aquile.
    Questo per vivere meglio ogni singolo piccolo momento in cui siamo presenti nel mondo che conosciamo.

    Nella Thinking Room ci sta bene anche un argomento come questo.
    Io mi sento serena ad averne parlato.
    Spero tanto che lo siate anche per voi che vi avvicinate con un po’ di timore.

    E non dimentichiamo... il cielo, sopra le nuvole di oggi, è sempre più blu.
    Questo è certo.

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  19. “Bene! Qui sto proprio bene!” mi verrebbe voglia di ripetere come un mantra.
    Sì, in questa Thinking Room si sta davvero tranquilli, sereni, appagati.
    Non è neppure necessario cercare di pensare, perché quell'attività minima che si attiva nella mente, senza il fragore del mondo fuori, è già moltissimo.
    Guardo il cerchietto. Muto, mi fa l'occhiolino.
    Oggi voglio solo rilassarmi e questo sto facendo in questo luogo delizioso.
    Nel cerchietto pulsa qualcosa.
    Forse è un barlume di luce che è rimasto nei miei occhi.
    Forse no.
    No, si sta proprio formando un'immagine.
    Forse una di quelle che mi hanno inviato questa mattina per salutarmi.
    Eccola… è una rosa bianca, o meglio, una rosa avorio.
    È elegante e morbida.
    Sul suo stelo si forma ora una parola… carezza.
    Sorrido.
    Ancora una semplice parola che attiva immediatamente in me idee ed emozioni.
    Più lo fisso, più il cerchietto si riempie di luce.
    È tutta quella che ha richiamato dentro di me.
    Quelle semplici sette lettere che formano la parola carezza, hanno riportato a galla l'emozione fortissima che ci pervade quando ci fanno una carezza…
    Riemerge la carezza della mamma indaffarata, che pure sfiorava la tua faccina bambina forgiando il tuo carattere. Si mischia in un tutt’uno a quella di quel ragazzo rassicurante con il quale il mondo era semplicemente tuo. E poi ecco la manina morbida del tuo bambino che ti sfiora le guance guardandoti negli occhi, prima di gettarsi su di te ad assaporare il tuo volto.
    Tutto questo prorompe dal cuore in una sola frazione di secondo, grazie alla magia di una semplice parola.
    In questo momento tutto questo si allarga alla bella persona che questa mattina ha pensato ed evocato per me questa piccola gentilezza, un niente in fondo, ma così pieno di calore.
    La rosa non fa altro che rendere concreta e visibile la carezza, evocando setosità, profumo delizioso, dinamiche relazionali piacevoli.
    Che meraviglia ciò che percepisco in questo momento!
    Non posso fare a meno di sottolineare ancora una volta come le parole che si dicono o che si evocano siano talmente importanti che sarebbe bene farne buon uso.
    È meglio usarle con cura e, soprattutto, imparare a trarne profondo beneficio.
    Già, le parole!
    Insieme a loro è indispensabile qualche momento di silenzio e di solitudine, per evitare di cancellarle in malo modo insieme a tutto il bello che i nostri pensieri ci possono dare.
    È proprio quello che ho fatto io oggi, qui nella Thinking Room.
    In pochi minuti ho attivato profondi giri di parole e fatto un regalo al mio cuore che adesso è pieno di sole.
    Grazie per essere stati con me.
    Spero che anche voi siate ora pieni di luce.



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  20. Buongiorno, amici!
    Eccomi, nella "Thinking Room".
    Fisso il cerchietto… un solo attimo.
    L'atmosfera carezzevole mi avvolge immediatamente.
    Fuori, la pioggia sottile di novembre disseta le pietre antiche della città e i coppi annosi dei casali solitari.
    La calma sopraggiunta rasenterebbe la tristezza, se la concitazione della vita moderna non cercasse in tutti i modi di riempire la giornata di voci, di rumori, di “si deve”, di azioni ripetute all'infinito.
    Da un lato questo dà l'illusione di vivere intensamente, dall'altro finisce con l'aumentare lo stress, l'angoscia, la sensazione di sprecare la vita.
    Oggi, però, ho in incontrato il vero entusiasmo e la vivacità del vivere .
    Mille e mille colori si avvicendano nel vicolo stretto che sfiora casa mia, si accavallano come onde su onde senza ordine apparente.
    Il brusio sale fino ai tetti.
    Una voce a volte si stacca dalle altre.
    Una banda si sente arrivare da lontano.
    Ieri, oggi, domani e poi domani ancora, Cosplay di ogni tipo continueranno ad andare e andare nella mia strada, in un caleidoscopico e festoso carosello.
    Non posso fare a meno di riflettere sul fatto che queste mille maschere, curate e coccolate nei minimi particolari, non sono altro che possibilità di vivere vite alternative, un gioco di ruolo che libera la mente ed il cuore, gratificando la parte più profonda del SÉ.
    I sorrisi e la leggerezza che si leggono sui volti di questi fumetti in festa parlano da soli.
    Ci rivelano che in questi panni si sta davvero molto bene, molto meglio che in quelli costrittivi di tutti i giorni in cui si seguono le logiche imposte e non quelle della libertà.
    Dunque, un interesse che sembra superficiale, un gioco, magari legato ad una contingenza, in realtà secondo me ha un sano e grande valore per l'equilibrio individuale.
    Chi trascorre un anno ad allestire il suo costume, a limarne i particolari sempre meglio, utilizza in qualche modo una metafora di come vorrebbe e potrebbe limare se stesso e, attraverso un mezzo esterno, fa un restyling al proprio equilibrio interiore.
    Qui, nella "Thinking Room", tutto questo mi appare chiarissimo.
    Mi suggerisce di ribadire ancora a tutti gli amici de “La Panchina“ che per ritrovare se stessi, superare le angosce, raggiungere nuovi equilibri, è opportuno svuotare la mente attraverso nuovi incontri e nuovi contesti.
    Senza andare troppo lontano, basterebbe infilarsi tra le pagine di un libro, nei meandri di un racconto o di una fiaba, nei ritmi di una filastrocca che viene dal passato, per vivere mille gratuiti giochi di ruolo che fanno tanto tanto bene al cuore.
    In ogni caso... si può provare!
    Alla prossima, amici de “La Panchina “!

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  21. Il primo freddo gelido è arrivato.
    Intorno il paesaggio innevato rende vivi i colori di questo autunno che ha indossato abiti quasi invernali.
    La voglia di correre qui nella "Thinking Room" si è immediatamente fatta sentire.
    Docile, io l’ho ascoltata.
    Eccomi qui.
    Questo mondo altro è talmente confortevole che immediatamente mi sento come sospesa nella magia delle idee che adesso proverò a tradurre in parole.
    Fissare questo magico cerchietto è come tuffarsi in un magma di sensazioni e di umori in movimento in cui è bello crogiolarsi.
    Invita a fermarsi un po' senza intervenire, a bearsi di questa calma e di questa pienezza, lasciando che il livello di coscienza emerga lentamente a riempire tutto lo spazio che c'è a disposizione.
    Ho chiuso involontariamente gli occhi.
    Ho necessità di espellere da me la tristezza evocata da tante notizie che sono freddamente riportate dai telegiornali… un altro tremendo terremoto anche se non vicinissimo a noi, accoltellamenti e ritrovamento di cadaveri, intimidazioni e prepotenze di chi vuol dominare con la cattiveria…
    Come schiuma che risale sempre più concentrata, questo ribollire supera in bordi della presa di coscienza e si allontana da me senza più valore emotivo importante.
    È in questo momento che i vissuti più profondi, che pensavo persi per sempre, cominciano a risalire e ad attualizzarsi.
    Non vedo più il luogo profanato dagli uomini e dai telegiornali che in questi giorni mi ha rattristato.
    Adesso sono entrata con forza nel sole di un tempo passato ma che si è conservato integro dentro di me.
    È un giorno lontano nel tempo.
    Deve essere un giorno di un inizio maggio già caldo e quasi estivo.
    Io sono su un pullman in gita scolastica.
    Si tocca con mano l’aspettativa grande della scolaresca che non schiamazza, come potremmo credere oggi.
    Al contrario osserva in quasi religioso silenzio il paesaggio che scorre al di là del finestrino.
    Sono tempi questi in cui i ragazzi seguono regole disciplinari piuttosto severe. Al massimo bisbigliano. A nessuno verrebbe in mente di gridare.
    Dentro di me rivedo i reperti esposti nel museo della civiltà romana che abbiamo già visitato, ma soprattutto rivivo l’atmosfera incantata che ho vissuto negli scavi che hanno riportato alla luce l'antica città. Passeggiare in quel mondo inusitato all'aria aperta mi ha stregato, sento che è per sempre.
    Dentro di me canto una canzone senza musica né parole.
    Sento semplicemente di essere appagata.
    Ho la conferma che è questo che vorrei fare nella vita.
    Non so se ci riuscirò, però almeno so con certezza che è questo che mi piace.
    Sarà bello perdermi sui libri e nei racconti… e le storie del passato le trovo davvero affascinanti.
    È già da un po' l'ora di pranzo, ma non sento affatto la fame.
    Ecco, siamo improvvisamente arrivati sulla piazza…
    Un tuffo al cuore mi colpisce togliendomi il respiro.
    La visione dell'alto del bus è indescrivibile…
    Il verde dei pini marittimi è di giada… ma l'azzurro del mare e del cielo sono quasi irreali.
    Non una piccola nuvoletta nel cielo… e il mare sembra quasi infinito prima di toccare l'orizzonte.
    Credo che al mare dopo questo momento tornerò per sempre a cercare e a trovare risposte.
    Nella Thinking Roomm adesso, c'è un azzurro pieno di sole che avevo dimenticato, un ‘emozione così forte che chiude quel cerchio che avevo aperto tanti tanti anni fa e che aveva bisogno di completarsi.

    È questo che fa bene a noi tutti.
    È recuperare contenuti e vivere un momento di autoconoscenza che ci riporti a ciò che noi siamo realmente, che ci faccia trovare una strada possibile tra le troppe cose brutte che ci circondano, che ci spinga ad evolverci in persone migliori, serene e consolatorie per chi ci è intorno.

    Grazie amici cari de “La Panchina” per essere entrati con me nella magia di quel piccolo cerchietto che sempre ci attende nella nostra Thinking Room!

    Tornate ancora ad allenare i muscoli della mente e del cuore!

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  22. Mi sono appena seduta in questa “Thinking Room” del mio cuore.
    Sono serena e rilassata già prima di infilarmi in questo cerchietto magico in cui è bellissimo smarrirsi.
    Rivedo ancora la luce e l’allegria che ho potuto godere fuori.
    Oggi l'atmosfera festiva ha attratto tanta gente in città.
    È festosa e allegra, una gioia per gli occhi.
    Sembrano tutti così alla moda e felici.
    Sono proprio contenta.
    Ho fatto un salto qui per far sedimentare le sensazioni positive che ho sperimentato.
    Fisso il cerchietto che ammiccante mi fa l’occhiolino.
    Entro decisa.
    Io, di lillipuziane dimensioni, novella Alice, mi ritrovo in mezzo a dei dolcetti speciali, gli stessi che oggi ho visto sul bancone della antica pasticceria, vanto della città.
    Chissà perché mi hanno così colpita!
    Uno in particolare mi ha stregato. Un dolcino semplice in fondo, ma molto accattivante.
    Una frollina rotonda che mostrava con orgoglio una mezza pesca sciroppata che lo occupava quasi tutto.
    Sembrava quasi quasi un uovo fritto…
    E invece? E invece si trattava di una crème brûlée ben camuffata!
    Ora sono qui in questo viaggio immaginario tra mille dolcetti, gli stessi che hanno molto stimolato, non solo le mie papille gustative, ma anche i miei ragionamenti.
    Sono ragionamenti un po' “creativi” certamente, ma tanto tanto utili per spaziare nel mondo delle idee.
    Saltando da una delizia di farina di castagno, con cioccolato e mandarino candito, a un tunnel di crema pasticcera mi delizio del sottile profumo vanigliato che si sprigiona tutto intorno.
    Nel frattempo comprendo il perché sono finita dentro questo vassoio delizioso, anche nella “Thinking Room”.
    Quell’uovo fritto, anzi quella liscia e squisita crème brûlée, mi ha fatto riflettere sul fatto di come dobbiamo essere guardinghi e prudenti nel giudicare le cose, nello sparare giudizi, nel mettere etichette.
    Non sempre la realtà è come sembra e una scorsa frettolosa a ciò che entra in contatto con noi non sempre porta buoni frutti.
    È molto meglio sviscerare le cose, analizzare le varie possibilità interpretative, soffermarsi un pochino nel mondo delle parole che corrono intorno a velocità supersonica e controllarle in pensieri che abbiano senso.
    Pensate se invece di una pasta frolla si fosse trattato di persone!
    Quanto danno potremmo fare a noi e agli altri con una interpretazione errata di ciò che stiamo vedendo?
    Un danno davvero immenso di cui potremmo risentire gli effetti per tanto tanto tempo.
    Imparare invece a riflettere bene ci può essere di grandissimo aiuto nella nostra vita è, non ultimo, per la nostra serenità.
    Io ho capito! Ora tutto mi è chiaro. E a voi che ve ne sembra?
    Dunque, a questo punto, posso continuare a passeggiare dentro cotesto vassoio delle meraviglie con cuore leggero, giocando con me stessa e con le mie riflessioni.
    Intanto tutta la “Thinking Room” si è riempita del profumo di zucchero a velo e di rum.
    Credo che potrei rimanere qui per ore a bearmi di tutto questo.
    Forse, però, è tempo di riprendere le faccende che mi attendono.

    Grazie, amici de “La Panchina”, per essere stati qui con me.
    Tornate ancora ad allenare i muscoli della mente e del cuore.
    Io vi aspetto qui, come sempre.

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  23. Cerchietto, mio cerchietto,
    cosa vedo nel tuo occhietto?
    Oggi mi devi davvero stupire
    e se puoi un po' divertire.

    Questa mattina mi va di giocare con le paroline come fanno i bambini!
    La “Thinking Room" può servire anche a questo.
    Mi inoltro in questo cerchietto magico con fiducia.
    Uh, quante persone!
    Strano… sono tutte adulte… molto adulte.
    Non vedo bambini… ma c’è una certa allegria.
    Dunque, mi ci butto! Eccomi! Arrivo!
    Come al solito anche queste persone sono tutte di una stessa fascia d'età.
    Sì, possiamo dire che sono tutte piuttosto anziane… e, guarda caso, sono intorno ad un tavolo in cui si mangia!
    Vediamo cosa si dicono…
    Occhi azzurri sa cucinare i peperoni caramellati, capelli grigi parla di cani, sostenuta dalla signora un po' in carne, la biondina sta zitta, piuttosto zitta direi.
    Il signore parla di colesterolo, l'altro lo ascolta e fa leva sulle medicine alternative.
    Mi infilo anch'io volentieri nella conversazione. È bello sostenere le persone dando loro sicurezza.
    Dico che i peperoni caramellati dovrebbero essere squisiti e anche se occhi azzurri non rivelerebbe la ricetta per nulla al mondo, affermo sorridendo che la parola “caramellati" la dice lunga. Peccato che io non possa mangiare peperoni!
    Per quanto riguarda i cani dico che è una buona idea averne uno, perché è accertato che con la sola vicinanza, riescono a sedare l'ansia e a regalare sostegno.
    Non intervengo sulle medicine alternative, perché una riflessione mi blocca.
    È intanto ecco arrivare tre o quattro persone giovani, lisci i capelli e vivaci i sorrisi.
    Si salutano con una certa allegria. È un'allegria formale? Direi proprio di sì.
    Mi sposto a curiosare nel gruppetto nuovo che si è appena formato.
    La conversazione con loro si accende immediatamente di argomenti più vivi ed interessanti.
    Per me è una goduria.

    (continua)


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  24. Capelli lisci e sorrisi vivaci non sono più formali. Si lasciano coinvolgere da me.
    Io, però, faccio fatica ad accantonare un pensiero che non vuole essere ricacciato indietro, una riflessione che prepotente vuol venire fuori.
    Dunque, voglio ascoltarla.
    In fondo venire nella “Thinking Room” serve proprio a questo… a pensare, a riflettere, a ritrovare equilibrio interiore. Giocherò un'altra volta.
    Vediamo…
    Uh, come al solito questo è un gruppo troppo omogeneo per i miei gusti.
    Sì, si trattano argomenti che sembra possano interessare tutti… ma che noia!
    Son sempre gli stessi, monotoni e reiterati all’infinito.
    È da tanto che ci giro intorno. Ci penso e ci ripenso.
    Credo che questi gruppi siano davvero poco stimolanti.
    Ho osservato che nella società odierna questa è una struttura portante.
    È a tutti palese che si viaggia compatti per gruppi troppo omogenei.
    Questi ultimi ruotano intorno ad interessi specifici, ma sempre, guarda caso, ci si ritrova più o meno volontariamente per fasce di età… a scuola, in discoteca, in palestra, in piscina…
    E sì, chi fa bodybuilding deve avere resistenza e abilità diverse da chi fa ginnastica dolce, quindi anche in palestra i raggruppamenti si consolidano più o meno per età.
    Cosa c’è quindi di negativo?
    In sé per sé nulla, ma la mancanza di interessi ed input diversi non riesce a creare un circolo virtuoso che possa produrre ricchezza intellettiva e affettiva.
    Vedo tanta ripetitività, meccanismi, ossessività negli atti e nelle conversazioni, convenzioni, egocentrismi, solitudine e isolamento, discorsi poco utili che nessuno ascolta con la mente e con il cuore.
    Ecco perché ho nostalgia della vecchia seggiola in cortile o nella stalla, della panchina nella corte, degli scalini ove “sedeva a filar la vecchierella incontro là dove si perde il giorno".
    Infatti, in quell'antiquato format di civiltà coesistevano insieme tutte le fasce di età e la comunicazione era realmente virtuosa, forse perché ognuno aveva necessità del sapere e del supporto degli altri.
    Tutti si ascoltavano interessati e tutti erano a loro volta ascoltati nelle loro necessità.
    Voi che ne pensate?

    È tempo che vada.
    Ancora una volta questa stanza speciale ha saputo ridarmi l'equilibrio che cercavo.
    Esco di qui con la certezza che è sempre più bello stare insieme intorno alla nostra panchina.
    Infatti, anche se questo è un mondo virtuale, ci si può fermare a riflettere, a pensare, a scambiarci opinioni, insomma ad allenare i muscoli della mente e del cuore!

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  25. Mia cara Thinking Room, è qualche tempo che non ti frequento.
    Infatti, sotto sotto sentivo già da un po' qualcosa girarmi intorno, qualcosa che voleva emergere con forza.
    Sentivo la tua mancanza...
    E, dunque, eccomi qui.
    Mio caro cerchietto, non farmi l'occhiolino, altrimenti mi perdo nell'oscurità dei tuoi meandri.
    E già, hai ragione.
    Io in verità mi ci voglio proprio perdere.
    Eccomiiii!
    Mi viene subito incontro un'immagine surreale.
    È una panchina dalla forma improbabile, una panchina dai colori e dalla forma cangianti e inafferrabili, un'idea in fondo… sì, “La Panchina” ha una propaggine che si sta consolidando e funziona e adesso la vedo chiaramente.
    Lontano nello spazio, ma nello spazio concreto, un piccolo gruppo di amici de “La Panchina” sta facendo tesoro degli stimoli di riflessione auspicati e sta ottenendo un grande beneficio dall'aver ricreato l'abitudine all'incontro e alla riflessione.
    Ha così recuperato un po' di silenzio e la capacità di far affiorare desideri e tensioni.
    È bastato che qualcuno mettesse a disposizione una casa aperta, qualche seduta e, magari, dei biscottini.
    Pian piano si è creato un gruppo di autoaiuto che funziona e gratifica.
    Come sono contenta!
    C’è anche un altro gruppo che si sta consolidando da tutt'altra parte.
    Promette bene e comincia a dare buoni frutti.
    In fondo questo era l'obiettivo ultimo de “La Panchina”!
    Sono molto contenta che si sia concretizzato.
    Spero che leggendo di queste esperienze anche chi entra nella “Thinking Room" in questo momento sia invogliato a provare!
    È bellissimo vedere facce più sorridenti e occhi più brillanti!
    Quante cose è possibile recuperare della nostra vita, se solo ci fermassimo un attimo, se solo ci dessimo un breve tempo per arricchirci con l'esperienza rivissuta ed interpretata!
    È bella questa opportunità che ci offre la “Thinking Room”.
    Approfittiamone!
    Come trascorre in fretta il tempo in questo bozzolo caldo e materno!
    Sento, però, che il mondo reale mi richiama nella sua confusione e nella sua vivacità.
    Io mi sono rilassata qui nella penombra amica e nel silenzio di questa stanza magica, dunque, ora esco volentieri a vivere intensamente la mia giornata come sempre.
    Alla prossima!
    E… continuiamo ad allenare i muscoli della mente e del cuore!


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  26. ...domani andremo in citta'per acquisti -diceva la mamma - e la nonna con quel ciuffo di
    capelli pepe e sale annuiva. Andremo noi tre...la nonna sara' molto utile nelle scelte...e' una vera maga, sa scegliere le stoffe...sa prendere misure a puntino...perche' la stagione avanza e dobbiamo rinnovare il guardaroba.La mia felicita' era alle stelle! Mamma e nonna le persone che amavo come niente al mondo...
    ( da notare suocera e nuora). Sono cose da non dimenticare...queste donne uniche...senza vincoli di sangue...quanto si stimavano e dire volersi bene era poca cosa!
    Alla stazione di Lucca salivamo in carrozza per andare in citta'ed io beata e felice perche' la carrozza mi ha sempre dato quel fascino delle favole principesche.
    1' fermata bar Taddeucci...negozio stoffe Francesconi in via Fillungo...negozio Chelini...negozio cappelli Guerrieri ed infine visita chiesa S.Paolino.
    Il ritorno nel pomeriggio dopo un pasto frugale con quella stupenda carrozza e quel cavallo...animale da me preferito.

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  27. Grazie, Monella!
    Questi tuoi bellissimi pensieri, hanno evocato in me il fascino di un tempo lontano, nel quale tutto forse ci piaceva tanto e ci coinvolgeva, perché eravamo in un'età in cui l'entusiasmo del vivere era il miglior condimento.
    Anch'io ho qualche ricordo...
    Tornerò presto nella Thinking Room...

    Ti aspetto ancora, Monella.

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  28. Uh, che pace!
    Era tanto tempo che non venivo più qui a pensare…
    Ne avvertivo prepotente la necessità.
    Tuttavia c'era sempre qualche altra cosa a distrarmi, a catturarmi inesorabilmente e a spingermi altrove.
    Ora però sono qui.
    Sono un po' agitata perché devo fare tante cose oggi, ma so per certo che stare in questa stanza anche solo un minuto, mi caricherà di neonate energie.
    Puntino delle mie brame… ecco, ti fisso…
    Voglio perdermi nel nulla e nel tutto…
    Chissà se mi perderò nel passato o nel futuro?
    Dunque, viaaa!

    È un pomeriggio di fine settembre.
    Roma risplende nella luce dorata che la caratterizza dai tempi dei tempi.
    L’aria è ancora dolce, il tempo è gradevole.
    La ragazzina si guarda intorno composta e curiosa a un tempo.
    Gli occhi vivaci osservano, ma non si lasciano scrutare.
    Si è appena fermata insieme alle sue accompagnatrici.
    Dovrebbero essere la mamma e la sorella, ma le due donne non sono molto a fuoco.
    Ancora restano indistinte sullo sfondo.
    È un po' stanca perché è già parecchio tempo che è uscita di casa.
    Prima uno sballottolamento piuttosto lungo a bordo di un autobus sgangherato, poi un percorso a piedi gradevole e interessante, ma già un pochino lungo per le sue gambe e la sua resistenza alla fatica.
    L'immagine la riporta accanto alla vetrina di un negozio.
    Forse non è così, ma l’impressione è quella di trovarsi di fronte alla Fontana di Trevi.
    Hanno appena acquistato una bellissima cartella, un sogno di cartella moderna e di qualità.
    Più di quanto lei potesse mai immaginare.
    Si tratta di una cartella di stoffa a riquadri scozzesi, una buona stoffa resistente e anti pioggia.
    Le rifiniture e il manico sono in pelle chiara.
    Sul davanti ci sono due belle tasche capienti, profilate anch'esse in pelle.
    Insomma è una vera bellezza.
    Non se ne erano mai viste di così moderne.
    Tutte le cartelle fino a quel momento erano state ed erano completamente di cuoio.
    Questa magnifica cartella, amica fedele, accompagnerà la ragazzina nei tre anni della scuola media, corso di studi che lei non vede l'ora di iniziare, quasi fosse un premio!
    Infatti, dopo aver superato gli esami d’ammissione, la ragazzina ha iniziato a immaginare come sarebbe stata la sua vita futura e, adesso, alla vigilia del primo ottobre, non vede l'ora di vedere se le sue aspettative saranno realizzate.
    Intanto il cielo sulla città è cambiato.
    Insieme al sole ancora bollente di settembre, sulla piazza si sono addensati anche dei nuvoloni neri e minacciosi.
    La ragazzina comincia ad avvertire che qualcosa non va. Un certo disagio la pervade.
    In quella un boato spaventoso si abbatte sulla piccola piazza.
    La ragazzina ha un tuffo al cuore.
    Avverte come un pericolo imminente.
    Rimane muta, ma vorrebbe già trovarsi a casa invece che accanto a quella vetrina.
    La madre la prende per la mano e la trascina all'interno del negozio nel quale hanno appena acquistato la cartella.
    La sente parlare con la sorella e le altre persone presenti che vendono e comprano.
    Stanno dicendo che un fulmine si è abbattuto vicinissimo a loro.
    La ragazzina è ancora un po' spaventata.
    È la prima volta che si trova a vivere l'esperienza di un fulmine così prossimo a lei, in un luogo chiuso come la città in quel punto, ove tutto si amplifica.
    Ha vissuto questo pomeriggio di settembre in modo molto intenso.
    Sa che lo ricorderà per tutta la vita.

    Eccomi di nuovo qui.
    Sono andata davvero lontano a recuperare energie, però!
    Fu quello certamente un momento speciale in cui le emozioni furono molte e contrastanti, bellissime e intense.
    Forse è per questo che tutti i particolari sono presenti nell’oggi, freschi e colorati, quasi che il tempo non sia affatto scorso.

    Ora, mia cara Thinking Room, devo proprio andare.
    Prometto che cercherò di tornare presto.
    Alla prossima!

    Grazie, amici de “La Panchina”, per essere stati qui con me.
    Tornate ancora ad allenare i muscoli della mente e del cuore.
    Io vi aspetto qui, come sempre.



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  29. Sono tornata!
    Anche oggi ho sentito improvviso il desiderio di chiudermi in questo spazio meraviglioso.
    La Thinking Room ha del magico, se solo si varca la sua soglia.
    Sono pronta a fissarti, mio caro cerchietto, mio caro punto nero che tutto contieni, che tutto conservi, che tutto rielabori con creatività e sentimento.
    Sono pronta.
    Entro felice nel vortice della tua profondità.

    Due upupe si beano al primo sole del mattino.
    Sono ferme sul muretto di recinzione con le eleganti coroncine bene in mostra.
    Se ne pavoneggiano.
    Eccole.
    Sono davvero vicine, a portata di mano eppure inafferrabili.
    Un attimo. Sono già volate via insieme… tempo di nidi.
    Il cinguettio è continuo nel verde che tutto circonda.
    Voglio andare più a fondo.
    Mi spingo dentro sempre più dentro quel verde neonato di smeraldo.
    Più mi inoltro più il verde assume spessore e consistenza.
    Ha adesso più carattere e più anni.
    Sì, ha molto da dire e da raccontare.
    La donna ha appena appreso che ci sarà un cambiamento nella routine della sua vita.
    Troppi anni sono trascorsi e il corpo non è più lo stesso.
    È necessario cambiare abitudini.
    La vista non è più quella di una volta.
    Bisognerà accettarlo, ma lei resiste.
    Vorrebbe invertire l'ordine delle cose.
    Impossibile.
    Impossibile sì, ma c'è ancora speranza.
    La vita ci ricorda che è lei che la fa da padrona, che decide cosa dare e cosa togliere.
    Tuttavia l'essere che è in noi è solo nostro e noi possiamo farne quello che vogliamo.
    Noi possiamo contrapporci e stare male, soffrire e deprimerci senza cambiare la realtà di una virgola.
    Abbiamo sempre il libero arbitrio.
    Possiamo scegliere cosa fare.
    Il libero arbitrio ci concede ancora di riflettere, di dare poca importanza a questi problemi gravi ma in fondo marginali.
    Possiamo scegliere se vivere o no l'esperienza fino in fondo, anche se amara, assaporarne idee ed emozioni per riutilizzarle ad un nuovo livello, certamente superiore, del nostro io.
    Sappiamo che in noi resterà fino alla fine semplicemente quello che definiamo il nostro spirito, spirito che non è altro che un'energia infinitesima dell’infinito, in cui volenti o nolenti siamo immersi e al quale ineluttabilmente dovremo ricongiungerci.
    Quindi vivere al meglio fino a che la vita continuerà a nutrire la piccola luce che siamo non solo è bello e ci fa star bene, ma forse è anche un dovere.
    L'intensità di questo verde mi ha condotto in dissertazioni che mi hanno allontanato di molto dal verde novello della primavera, dalla vita gioiosa delle due upupe amoreggianti sul muretto di un giardino, da un nuovo inizio in tutte le direzioni.
    Non è stato inutile, però, né triste, introdurre in questo tripudio di colori e di suoni gli aspetti grigi del vivere perché tra loro ritrovino lucentezza e vivacità.

    Riemergo volentieri nel tempo reale.
    C'è sempre intorno a me la confortevole atmosfera della Thinking Room ad accogliermi.
    Mi sento appagata e ne esco contenta e beata.

    Spero di non avervi annoiato e di rivedervi ancora qui con me la prossima volta!
    Non dimenticate di continuare ad allenare i muscoli della mente e del cuore!



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  30. Eccomi! Ci sono!
    Quanto tempo è trascorso dall’ultima volta in cui sono entrata in questa stanza!
    Desideravo proprio molto ritrovarmi qui, in questa Thinking Room davvero speciale!
    Era un po’ che ci pensavo, ma sempre qualcosa mi distoglieva dal mio obiettivo.
    Oggi finalmente ci sono riuscita!
    Ho cominciato a fissare il cerchietto, ma improvvisa ho sentito una grande voglia di rileggere i numerosi interventi che sono nati nel tempo in questo luogo ove la concentrazione trova la sua vita più speciale.
    Il flusso di parole che mi ha abbracciato è stato imponente.
    Non ricordavo che ce ne fossero così tante!
    Devo dire che sono rimasta affascinata da come sia stato bello perdersi nei mille rivoli e nelle mille suggestioni evocate.
    Che belle parole ho ritrovato e che bei pensieri che più non ricordavo!

    Adesso mi sento meglio.
    Ho recuperato me stessa.
    Dopo un tempo pesante di stimoli reali numerosi e frenetici, eccomi in questo luogo impalpabile, ma morbido ed accogliente.
    Sì, ho proprio voglia di perdermi dentro il cerchietto… scivolare giù giù giù nel profondo ove gli umori ribollono con discrezione ed eleganza.
    Voglio gettare il mio retino alla ricerca di una bollicina che mi faccia vibrare il cuore e la mente.
    L'ho vista. È lì.
    Timida e un po' in disparte, una bollicina si muove piano piano.
    Mi rimanda impercettibili colori dell'iride.
    Non mi sfugge.
    La colgo immediatamente.

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  31. La bollicina nasconde un filo bello e compiacente che lega due persone.
    Lo voglio dipanare.
    Ad un capo c'è una presenza che si dà molto da fare per avere l'attenzione dell'altra.
    Non si distingue se si tratta di due donne, due uomini, un uomo e una donna.
    Salta all'occhio che uno dei due ha bisogno di essere sostenuto e si adopera perché l'altro si accorga di lui e lo aiuti a stare meglio.
    L’altro, dal suo canto, accetta di essere di aiuto e offre la sua forza per soddisfare colui che tiene l'altro capo del filo.
    Si parla di amicizia, una parola grande e piuttosto impegnativa, si prendono impegni morali.

    All'inizio è un ping pong di carinerie, ma quasi subito la presenza che si è data tanto da fare per avere aiuto, comincia ad essere piuttosto impegnata.
    Un giorno piove… meglio non spostarsi.
    Va bene.
    Un altro tira vento, sarà per un'altra volta.
    Non importa.
    Oggi verrei a prendere un caffè…
    Vieni pure.

    No, non funziona così.
    Cura. Ho cura.
    Se ho preso un impegno, ricordo e mantengo.
    Se ci tengo, faccio anche un piccolo sacrificio e prendo un caffè con te anche se non mi va.
    Rinuncio a farmi la piega per accoglierti.
    Se quel giorno devo venire, vengo anche se sono un po’ influenzata.
    Dovrei comprendere che non posso partire sempre da me e agire solo perché io possa fare ciò che mi è utile, ciò che nutre i miei piaceri e risolve i miei problemi.

    Sì, mi è chiarissimo ora.
    Ora ho capito cos’è che mi creava disagio laggiù in fondo.
    In fondo questo lo sapevo già.
    Provo solo un po' di delusione per un copione che si ripete.
    Come sempre, cercherò di trascinare queste persone alla consapevolezza, utilizzando l’azione che parla e spiega senza saperlo.
    Mi è noto che questo mondo è pieno di persone egocentrate, di persone che sono tristi, che soffrono, che non sanno risolvere le loro ansie da sole, che affrontano le cose superficialmente, che cercano di prendere quello che desiderano senza curarsi di come si sentano gli altri.

    Molto intrigante quel filo ingarbugliato, un grumo nodoso che può far male se non sciolto.
    Molto intrigante quella bollicina che rimandava timidamente i colori dell’iride.

    Mi sento molto meglio ora che ho scoperto cosa c'era che non andava.
    Era qualcosa di irrilevante che aveva attivato un senso disagio perché non riusciva a salire a livello di coscienza.
    Il cerchietto nella Thinking Room ha operato il miracolo di rendere visibile quello che tendeva a rimanere lì sedimentato, ma non sedato.

    È tempo di tornare nel mondo reale a prenderci cura di chi nel suo piccolo recinto attende di essere consolato e indirizzato.

    Sono pronta a riprendere le mie relazioni, sorridendo alla vita.

    Qual è il vostro parere sull'argomento?
    Non esitate a commentare... e, soprattutto, ricordate di allenare sempre i muscoli della mente e del cuore!




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