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Ricordi Scuola 32 - L2: Approccio metodologico








Come già detto, poi c’era il teatro vero e proprio.

La costruzione di uno spettacolo in cui inserire scene significative in L2, richiedeva un'accurata organizzazione, ma consentiva di lavorare davvero in modo interdisciplinare, inserendo la lingua straniera in un contesto naturale in cui poteva essere realmente comunicativa.

Uno dei primi allestimenti, fu il mitico “Augh, Stella Cadente”, dico mitico perché ancora oggi moltissimi lo ricordano con grande emozione.
Nella nostra scuola era uno dei primi in assoluto e,  per giunta, era bilingue!
In quell’occasione, anche grazie ad un’insegnante più aperta al nuovo (in seguito avrebbe fatto l’insegnante specializzata nelle sue classi), riuscii a rapportarmi con un team di docenti completo.
Eravamo in quinta e le classi interessate erano due: un bel numero di alunni!

Mettemmo in scena una storia che leggevano in classe con l’insegnante di italiano e che introduceva alla vita dei nativi americani.
Con il fatto che si ambientava in America, immaginammo che ci fossero dei bambini moderni i quali finissero con l'entrare nella storia che si stavano raccontando, vivendone scene direttamente nella lingua importata dall’Inghilterra che le rendeva molto più vere e inreressanti.
Tutti gli alunni ebbero la possibilità di esprimersi in un breve dialogo in lingua straniera, in un contesto concettualmente integrato, motivante e significativo.

Da un punto di vista dell'approccio metodologico salta subito all'occhio la necessità di un'apertura reale ed una inevitabile profonda collaborazione tra le insegnanti del team-docente, cosa non da poco sempre e molto nuova in quello spazio e in quel tempo storico.
A seguire ci fu la creazione del canovaccio e dei testi, costruiti a più mani, da alunni ed insegnanti in contesti diversi.
Le parti in italiano furono allestite durante le lezioni di lingua italiana, mentre quelle in inglese ed i necessari raccordi in italiano con l'insegnante di lingua straniera.
Motivante fu la messa a punto dei personaggi, la loro caratterizzazione e l'adattamento dei dialoghi in L2 che dovevano risultare gradevoli e armonici pur con le conoscenze non amplissime della lingua straniera utilizzabile dai piccoli allievi.
Intanto, li conducevo a definire le coreografie e le scenografie, spaziando nelle discipline motorie, musicali, grafico-pittoriche.

Presentammo lo spettacolo in più occasioni, anche alla “Rassegna del Teatro della Scuola” che si teneva, e si tiene ancora, a Bagni di Lucca… 
Avemmo una menzione proprio per come era stata inserita la L2 nel contesto!
Ed era la prima volta che ciò veniva fatto!

In seguito questo format fu spesso da me riutilizzato così come descritto, perché ben si prestava a creare situazioni comunicative aderenti alla realtà.
La lingua straniera scorreva dentro gli spettacoli come qualcosa di naturale e divertente.
Infatti era normale che i bambini inglesi sognassero in inglese o facessero dei giochi utilizzando la loro cultura e la loro lingua. Se sogni e giochi erano, come erano, parti integranti di tutto il testo, elaborato sempre insieme, la funzione comunicativa veniva ampiamente rispettata ed attuata. E gli schemi di pensiero connessi sviluppati, ampliati e consolidati.

Ci furono così giochi e merende e tanto altro, ambientati in case e giardini inglesi, con musiche tipiche, oggetti e ricostruzioni di interni molto interessanti...
Ricordo bellissimi letti con trapunte di seta, tendaggi e mobiletti d'epoca che aiutavano molto a ricostruire contesti realmente comunicativi.
Per non parlare di marce scozzesi, nursery rhymes, mappe di Londra, castelli...




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