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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



F I L O - la RIVISTA de "La Panchina" - n. 15

   

      

   



Filo

un filo di parole da 0 a 100 anni

quindicinale di opportunità

“La Panchina” editrice  

n. 15 - 17.4.2024



Editoriale

Salve,
lettori di F I L O.
Grazie per continuare a darci fiducia
come state facendo.
Sembrerebbe che
lo stile della nostra rivista
raccolga un interesse
confortante.
Noi comunque
continueremo a darci da fare
per scovare argomenti accattivanti
che possano stimolarci
tutti.
 
Vanina


Leggi con me  Leggi con me  Leggi con me

a cura di Monica T.

Il grande viaggio
Ciao amici di lettura, ben tortati nella mia pagina. Con questa edizione di “F I L O” concludiamo il ciclo dei diari.
Oggi vi presento: “Il grande viaggio” di Giuseppe Cederna, edito da Feltrinelli.
L’autore racconta il viaggio che ha intrapreso con alcuni amici per il Nord-Ovest dell'India, zona meta di un pellegrinaggio hindu.
Nel corso del quale sono frequenti i flash back del vissuto personale; in sottofondo si svolge il filo dell'amicizia con una persona che, al termine del viaggio, non potrà essere presente ad un appuntamento prestabilito.
Lo stile è asciutto, da taccuino per gli appunti piuttosto che da racconto, ma la bravura di Cederna nel descrivere i paesaggi, le persone, i riti, gli odori, ecc. convincono a continuare la lettura con un certo apprezzamento ed emozione.
Come al solito vi lascio con una citazione del libro: "Siamo nel posto più bello del mondo e non vediamo nulla. Incredibile, vero? (...) Il mondo è qui."


Risponde Vanètte

a cura di Vanina DG.

Selfcontrol
Ciao, Giovanni! Sono contenta di ospitarti nella mia rubrica. Mi dici che abiti in una città vivace e in un certo senso molto movimentata. Infatti, sei nato a Bologna e lì vivi da sempre. Il quesito che mi poni non ha forse molto a che fare con le abitudini e il luogo in cui vivi, ma con qualche insicurezza di troppo che non hai risolto fino ad adesso. Mi dici che spesso ti lasci trasportare dalla rabbia e questo ti causa molti inconvenienti comunicativi. Mi chiedi cosa potresti fare per attenuare almeno un po' questa situazione.
Caro Giovanni, quello che a te manca è un pochino di quel meraviglioso selfcontrol di cui gli inglesi sono andati e vanno ancora molto fieri. Controllarsi non è soltanto un aspetto della buona educazione, o essere freddi e insensibili, come spesso si crede. La nostra capacità di autocontrollo, se equilibrata e non eccessiva, può essere una importante risorsa per gestire le difficoltà comunicative, ma anche quelle di vita più intime e personali.
Non è facile acquisire di botto il controllo sui propri pensieri e le proprie emozioni, ma sono fiduciosa che data la tua giovane età questo sia possibile in tempi abbastanza brevi, tali comunque da gratificarti nelle tue azioni.
Cosa puoi fare per iniziare a lavorarci su? Prima di tutto nel momento in cui senti dentro di te la voglia di reagire senza riflettere, utilizza la tua volontà per fermarti, anche solo un momento, prima di agire o reagire o commentare. Ti accorgerai che passato il primo impulso di impatto, comincerai a non avere più la voglia di scaricare quella rabbia incontrollata. Sarai forse disorientato. La sentirai ferma dentro e intorno a te in un punto non ben precisato, ma sentirai anche che lì potrai lasciarla per un po'. Comincia allora ad analizzare la situazione partendo da un punto di vista opposto al tuo e chiediti se la reazione sarebbe stata la stessa. A questo punto puoi agire secondo una visione ora certamente un pochino diversa. L'esercizio ovviamente aiuta.
Vuoi provare? Fammi sapere come va.



Il fascino del giardinaggio

a cura di Lauretta G.

La Cycas
Qualcosa di esotico? Una Palma particolare?
Ma sì, vi racconto della Cycas, una pianta originaria dell'Africa e dell'Estremo Oriente che se la pianterete decorerà il vostro giardino con la sua eleganza.
La Cycas è una pianta arcaica, infatti è ormai certo che abbellisse la Terra ancora prima dei Dinosauri. 
Ci sono Cycas femmina e maschio, la differenza va guardata al suo interno tra le splendide foglie molto grandi e coriacee che si sviluppano a corona in cima al tronco. 
Facilissima da coltivare sia in vaso che in piena terra, ha una crescita molto lenta di circa tre cm. all'anno.
I semi prodotti dalla pianta femminile al centro dell'ampia corona di foglie hanno la stupenda forma di uova di colore arancio vivo poste in un nido.
Provate a coltivarla nel vostro giardino, se le darete terreno leggermente acido e ogni due o tre mesi un po' di concime contenente Zolfo e Manganese, lei vi ricompenserà con una stupenda fioritura e con l'eleganza del suo portamento. 




Persone e personaggi

a cura di Claudia B.

Pellegrino Artusi
Mi capita di perdermi in un’idea che non riesco a sviluppare e siccome mi interessa, perseguo il fine con tutte le mie forze e possibilità. Ciò mi fa pensare a Pellegrino Artusi.
Avete mai letto l’Artusi? Immagino di sì per molte di voi. Mi riferisco in questo caso alle lettrici perché in maggioranza penso che siano più donne che uomini che si dedicano alla cucina di casa, anche se il manuale in questione sta alla base della cucina italiana e quindi sicuramente vale per gli chef di ogni sesso. Volete una curiosità? In Francia sembra  prendere piede la forma "cheffe" coniugando il vocabolo al femminile.
Ma veniamo a “La scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi, un manuale che mi ha divertita per via della presentazione davvero originale. Con una maniera anche spiritosa, Artusi racconta le tante difficoltà che ha avuto con vari editori al fine di stampare la sua Opera alla quale aveva dedicato molti anni, non solo perché provava e riprovava personalmente le ricette prima di pubblicarle, ma perché voleva che fossero più chiare e facili possibile al fine di abbracciare un vasto pubblico.
- Con questo manuale – scrisse – basta che si sappia tenere un mestolo in mano.-
E io ne convengo perché le sue ricette sono complete di dosi precise che invece “Il  re de’ cuochi” di Doney, allora famoso, non prevedeva. 
Visto che l’Italia era ormai unificata, Pellegrino Artusi voleva raccogliere le ricette di tutte le regioni in un unico manuale. Una brillante idea, vero? Siamo nella seconda metà dell’800 e a quel tempo la letteratura consisteva in romanzi, poesie, pubblicazioni scientifiche e gli editori non reputavano redditizio pubblicare un libro di cucina soprattutto se l’autore non era conosciuto. L’Artusi invece era convinto che la società stesse cambiando e che cominciasse a dare valore al corpo oltre che alla mente. Decise quindi di pubblicare a sue spese, ma ci racconta che optò per solo mille copie dato il costo e soprattutto con un poco di titubanza per le vicende attraversate. Pensate che a Forlinpopoli, il suo paese nativo (1820),  ci fu una fiera di beneficienza e lo scrittore fornì due copie omaggio del suo manuale. Coloro che lo vinsero lo vendettero al tabaccaio perché non apprezzato. Dopo altre bastonature che non sto a raccontarvi ci volle un suo amico, illustre professore, che lo raccomandò in una sua conferenza. Di lì a poco cominciò una larga diffusione.  Il gioco era fatto! 
Trovo davvero incredibile questa storia ma a pensarci bene il mondo gira così anche oggi. Il suo illustre amico professor Paolo Montegazza (scrittore, antropologo, uomo di scienza) fu il suo “influencer”.

Lo sapevate?

a cura di Silvana C.

Le  cento chiese di Lucca
Ad una delle ultime conferenze del geometra Raffaele Mandoli, grande studioso di Lucca antica, dette a tutti i presenti un foglio con un elenco di chiese e disse: "Lo sapete che Lucca è chiamata  la città dalle cento chiese ?".
Aveva diviso perfettamente in tre gruppi le chiese: al presente, diverso uso, disfatte.        "Al presente" vuol dire ancora consacrate, ma purtroppo per mancanza di sacerdoti non tutte sono aperte e non ci celebrano più le Messe se  non  in particolari ricorrenze.
"Diverso uso" sono quelle come S.Giulia che è a disposizione della "Boccherini" per farci i saggi musicali oppure per mostre di pittura.  S. Matteo fino ad ora era adibito a maglificio. S. Francesco è un auditorium per molti eventi. La chiesa del Carmine è trasformata in un mercato di frutta e verdura. S.Girolamo in un teatro e così per tutte le altre
"Disfatte" vuol dire demolite; poi hanno ricostruito nello stesso posto qualche edificio con lo stesso nome.Al posto della chiesa di S. Luca ora c'è un albergo, il "S. Luca". Nella chiesa dell'ospedale vecchio ora ci sono uffici comuni, in via S.Paolino. al posto di quella di S. Lucia ora ci sono palazzi abitati e ha dato nome anche alla strada.




  Andando Andando Andando  

a cura di Alba P.

È il 26 marzo 2024, una giornata molto interessante e ora vi dirò il perché.
Noi de "La Panchina " siamo state invitate tutte dalla nostra Vanina nella sua dolce casa al rinfresco in onore del suo amatissimo Dodo. Eravamo tutte e tante, ma tante davvero. Quando sono entrata e ho visto tutte quelle donne, non credevo ai miei occhi.
Ora vi dirò anche i loro nomi: Lauretta, Piera, Maddalena, Maria Antonietta, Mariella, Claudia, Silvana, Assunta, M. Grazia, Rita e poi la nuova arrivata Giovanna, naturalmente la padrona di casa Vanina ed io.
C'era allegria ma c'era tristezza allo stesso tempo, perché mancava la nostra mascotte Monica, alla quale noi siamo tanto tanto vicine. Del resto abita a Modena e per giunta non stava molto bene. Per tutto il tempo non si è fatto altro che pensare a lei. C'era un grande vuoto, ma in compenso abbiamo parlato tanto di lei e pensato a quanto sia sfortunata, anche se lei col suo sorriso si tira sempre su e ci dice: “Ragazze, ci sono persone che stanno molto peggio di me.”. Io non ho parole: ha un grande cuore, ma davvero grande.
Erano passati alcuni mesi da quando ci vedevamo dal vivo. Ci si vede sempre via web, ma di persona è tutta un'altra cosa.
Non vi dico quanto si è parlato e mangiato, soprattutto tra una chiacchiera e l'altra. È stato un susseguirsi di richieste su come si stava di salute e cosa avevamo fatto in questi mesi. Tutte occupatissime in cose varie: chi dipinge, chi legge molto, chi bada ai nipoti, chi cambia sempre casa come Claudia, chi è impegnata con il canto, chi si occupa delle piante, chi porta a spasso i suoi cani amatissimi, Silvana si fa volentieri la stessa passeggiatina sulle Mura ogni giorno, chi qualche volta viaggia… Siamo un po' tanto diverse, ma tanto tanto care e ci stimiamo. C'è  molta affetto.
Anche se la giornata era piovosa e triste, dentro quella casa di Vanina è uscito il sole.
Io devo dire che sono stata molto fortunata a conoscerle tutte e ad entrare a far parte della loro vita, della vita delle “panchinare” e, per quanto riguarda Vanina, non potrò mai ringraziarla abbastanza per quanto ha fatto per me, facendomi tirar fuori tanto tanto tanto tanto. Non avrei mai pensato di avere questi poteri extra naturali per scrivere… ah ah, mi fa ridere. Invece, senza ridere, grazie anche a Maddalena: è stata lei a portarmi su questa panchina e a portarmici in un momento un po' buio per me.
Grazie, Maddalena! Ragazze non so più cosa dire.
Mentre scrivo ho le foto del nostro incontro davanti. Quanto vorrei parlare di voi… all'infinito. Guardando le foto mi vengono in mente le giornate passate in una stanzetta a fare anche lavori manuali a mano, che per me sono difficilissimi, però era bello essere insieme sedute tutte ad un tavolo e aiutarsi.
Beh, ora dico basta, passo e chiudo, prima però... ciao anche a lei che mi è rimasta nel cuore, un ciao con il cuore anche a Marcella che da lassù, col suo bel sorriso, ci manderà tanti tanti abbracci e baci.

 


LUOGHI... SPECIALI

a cura di Mariella A. 

Zia Elda dei Quattro Venti
Il tempo scorre velocemente e già siamo alla metà di aprile, che in questo momento ci sta regalando bellissime giornate di sole. Mi ritornano in mente le scampagnate con gli amici nelle domeniche primaverili di tanti anni fa ed i luoghi che sono ancora vividi nella memoria e nel cuore.
Un posto speciale che conobbi quando ero appena entrata nel periodo dell'adolescenza è la casa-trattoria della "Zia Elda dei Quattro Venti". Elda è l'ultima sorella di mio papà e fra pochi giorni compie novant'anni, proprio lì, nella stessa casa, dove andò sposa nel 1958. La località de I Quattro Venti si trova sui monti pisani ed oggi è facilmente raggiungibile con una strada panoramica che parte da Molina di Quosa e termina proprio lassù, davanti al pergolato della trattoria. Oggi il posto è stato rinnovato, ma la struttura è rimasta simile a quella di tanti anni fa, come pure la cucina tradizionale, gli arredi rustici, i vecchi cimeli e le vecchie foto.
Un tempo non c'era la strada percorribile e per raggiungere la zia dovevamo mettere in moto i piedi, salire su per i boschi, immersi nel silenzio della natura, affrontare sentieri dissestati, passare davanti alla Caverna delle fate, e per noi bambini era una gioia, ma anche un'immane fatica. La camminata durava quasi due ore fra grida, scherzi, pianti, brontolii dei grandi e sudore, tanto, tanto sudore e fatica. Ma poi arrivavamo in cima al monte e da lì la piccola discesa ci catapultava nel cortile della casa, dove la porta era sempre aperta in attesa di chi, girovagando per boschi a raccogliere funghi, castagne, erbi e asparagi a seconda delle stagioni, cercava ristoro con due belle fette di pane cotto nel forno a legna riempite con salumi del maiale allevato sul posto e un bicchiere di vino rosso.
La prima volta che ci andai arrivai su sconvolta dalla stanchezza e neppure il pane con il prosciutto alleviò la mia delusione... lì mancava tutto! Non c'era la luce elettrica, non c'era l'acqua corrente, il bagno era una utopia...
Avevo poco più di dieci anni e vivevo in una casa nuova con tutti i confort, avevamo mezzi per spostarci facilmente, strade e lassù sembrava di essere in un mondo primitivo.
Pian piano anche ai Quattro Venti le cose cominciarono a cambiare ma passarono molti anni prima che arrivasse la corrente elettrica, che sicuramente portò grandi cambiamenti.
Con gli anni anche io superai la delusione iniziale e cominciai ad apprezzare i vantaggi di una vita semplice, a contatto diretto con la natura, tanto che spesso la domenica tornavo su con le amiche per godere del verde pulito delle chiome degli alberi, dell'azzurro nitido del cielo, del cinguettare degli uccelli, dell'incontro ravvicinato con qualche capriolo, con le lepri e talvolta con la volpe!
Ecco, è proprio questa inclusione in una natura primordiale, lontano dalla città, dove ti trovi da sola in mezzo al bosco, che ritrovi i tuoi pensieri, le tue speranze. È questo che rende i Quattro Venti un luogo speciale, unito al fatto che qui siamo soliti riunire tutti i familiari per non perdere quei legami e quei ricordi che ancora ci tengono uniti.







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🥁

Appendice

Sulle ali della fantasia

a cura di Rita G.


La Goccia 

🌊
Il mare era mosso, molto mosso e la schiuma cavalcava le onde creando un ribollire di potenze sempre in movimento in un perenne primeggiare di forze immani.
 Il vento come cavallo imbizzarrito cavalcava le onde sempre più alte ululando inferocito. Lei si trovava in quella situazione un po' al limite perché quella non era esattamente la giornata giusta per giocare. Era una delle più belle creature marine che si fossero mai viste nel mondo liquido. Formata da minuscole particelle di acqua tanto che era difficile riconoscerla nella sua forma solida.  
Circondata da una leggera sostanza gelatinosa per evitare che le gocce si separassero, era stata presa alla sprovvista da un soffio di vento violento che l'aveva trovata fuori dall'acqua in quell'attimo del salto proprio prima di atterrare, o meglio di ammarare ed era stata portata via. Si trovò a volare sopra il mare che ruggiva e poi una forza immane la fece volare sopra la spiaggia che ribolliva di sabbia. Idrina era consapevole di essere spacciata. Granelli di sabbia le volavano intorno in un vorticoso balletto e la sfioravano ad una velocità mai vista. Decise di utilizzare quel momento per godersi quello spettacolo meraviglioso e poi un colpo la trafisse. Un granello di sabbia la coinvolse nel suo balletto e poi fortuna volle che prese la traiettoria per cadere proprio in cima all'onda. Era frastornata si rendeva conto di aver rischiato molto ignorando le regole. Si ricongiunse al suo popolo e occhio non poteva vederla, ma da allora quando c'è il mare mosso, molto mosso, potrete vedere Idrina che guarda sognante la spiaggia nel ricordo di quell'avventura meravigliosa e letale che la portò ad un passo dall'annientamento per prosciugamento. Bella avventura ma da non ripetere.                   


🌊
La nostra temeraria goccia, ha ricoperto una carica onoraria. È diventata  la  più ricercata racconta storie di tutta la colonia.
É vero che che c'è il signor “bellafonte” come professore di storie, ma cosa vuoi che sia una storia raccontata per sentito dire in confronto a uno che la storia l'ha vissuta. Ascoltare Idrina quando è insieme agli altri bambini, senti quanto è presa dal suo racconto e intenta a spiegare la differenza tra asciutto e bagnato ad un branco di strani pesciolini che di asciutto non hanno mai visto nulla. Sta riscuotendo un vero successo.
Ho visto molti adulti fingersi indaffarati per sentirla parlare e i Rettori non possono non tenerne conto, dato che nei giovani si è instaurato un certo malcontento e ai piani alti si respira aria di novità.
Ora cari amici dovete sapere che c'è una cosa che è stata tenuta segreta e che solo i tre rettori ne sono custodi. Io mi ero fatta quasi scappare la verità quando sopra parlai della loro forma liquida, il che lasciava intendere che ci fosse anche un altra forma. Ebbene sì, io sono stata Rettore e vi posso dire che questi esseri strabilianti, possono assumere qualsiasi forma essi vogliano. Solida, gassosa, e chissà quante altre e possono come i camaleonti, mimetizzarsi con l'ambiente che li circonda, e respirare con qualunque tipo di respirazione conosciuto e non. Queste facoltà erano state tenute segrete a causa di una dispersione della popolazione estremamente curiosa e della feroce caccia a cui erano stati sottoposti per poterne studiare le meravigliose capacità. Stiamo andando verso il futuro.
Vedremo i risultati dei radicali cambiamenti che sono stati messi in atto.
Dopo lunghe e travagliate discussioni, fu istituito un nuovo e articolato piano di studi, volto a stimolare l'apprendimento e la piena maturazione del carisma che ciascuno sente di poter incarnare per il servizio alla comunità e per la propria realizzazione. Fin qui solo buone intenzioni vedremo in seguito.


🌊
Sono felice! ancora di più, sto impazzendo dalla felicità!
Oggi iniziamo l'esplorazione del Mondoooooo!
Ho chiesto e ottenuto di essere la prima ad entrare nel teletrasporto. Se non impazzisco durante il viaggio, vedrò la barriera corallina. Dicono che è bella. E oplà... eccomi con la testa infilata in un pallone giallo a strisce blu. Oddiooo è un pesce? Che dire? E quello accanto che sembra uno stecco? Pesce pure lui? Sta venendo nella mia direzione una squadra di piccole schegge blu elettrico con una freccia rossa sulla pancia. non mi muovo e la pattuglia si adatta, si divide per la mia presenza e ricomponendosi fila via.
Improvvisamente vedo un grande pallone gonfiato che deve essere parente di quello che ho già conosciuto, accanto a lui ecco una murena che esce per metà del corpo mollaccioso da una cavità e poi vi rientra a marcia indietro, dopo aver accertato che quello che vede, non sono cose di suo interesse.
La barriera è tipo una roccia, in cui gli operai invece di seguire una linea comunitaria, hanno fatto un lavoro per conto loro, secondo l'estro del momento e il risultato è che devi sperare di non dover scappare da un pericolo, correndo su di essa a piedi nudi. È tutta bernoccoli, punte, fiori, erbetta, altri fiori e altre punte affilate. Mi dicono che anche quel fiore che ondeggia pigro è un pesce. Possibile? Come ho potuto vivere senza sapere queste cose? Mi sta passando accanto una specie di barile con due gambe che sta facendo snorkeling evitando di toccare, come gli è stato detto, la preziosa barriera. Chiedo  come si chiama questo strano pesce, mi dicono che è Rita, ma non è un pesce, è un essere umano. Che avventura, ragazzi! E pensare che credevo di essere strana io.  Come mai scopro solo adesso che c'è un altra razza? Povera me come farò a regger tutte queste emozioni?  
Ce la farò! Certo, Sono o non sono Idrina l'esploratrice coraggiosa a cui si devono tutte queste aperture del mio mondo che era rimasto chiuso per secoli? Vedo tanti colori: rosso, blu, giallo, nero, e poi strisce, pallini, tanti pesci fatti a cuore con un pennacchietto colorato di un colore contrastante. Sono esterrefatta, ma... coraggio Idrina, non si muore di felicità.
E poi, sto cominciando a capire che il mondo è molto più grande di quello che il povero professor BellaFonte ha inutilmente cercato di farci capire.


      

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