Powered by Blogger.



Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

Clicca sulla pagina desiderata.

L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Lucca Insieme - Donne e social: La stanza della civetta 4






La stanza della civetta



Donne e social

La stanza della civetta 4

(Parte quarta)

Continua dalla pagina
 "Lucca Insieme - Donne e social: La stanza della civetta 3"





Dalla stanza della civetta le riflessioni si irradiarono a macchia d'olio. La richiesta di Stefania non era caduta nel vuoto.

Come si sa, quando si chiede a qualcuno di parlare di se stesso, dando l'idea che si è disponibili ad ascoltare, accade sempre un fatto molto interessante.

Come un fiume in piena, i vissuti emergono prepotentemente al presente, anche quelli più remoti e più dolorosi. Che toccasana avere qualcuno che ha voglia di ascoltarci!

Anche in questa situazione le cose non andarono diversamente. 

Nei giorni successivi all'incontro in video, nella "Stanza della Civetta" cominciarono ad affluire i ricordi, o meglio, quei fatti importanti che emergono immediatamente non appena si apre la porta al nostro passato, quelli che tornano sempre e che urgono dentro di noi, siano essi belli sia essi brutti.


Stefania fu ancora una volta sorpresa dalla risposta cospicua e immediata delle signore della "Stanza della Civetta". Mai prima di allora le era accaduto di riscontrare in qualcuno tanta disponibilità nel metterla nelle condizioni migliori per portare avanti un suo studio. 

C'era davvero qualcosa di insolito in quella stanza... Se fosse riuscita a capire cosa, avrebbe davvero messo a punto un protocollo per rendere un gruppo qualsiasi un vero gruppo, meno litigioso e più produttivo.


La psicologa ricominciò a leggere ancora una volta i contributi che erano già arrivati. Intanto li evidenziava per salvarli in un'apposita cartella nel suo archivio.

 



12.4.2022


Bianca
Carissima Stefania,
Come ho già accennato nell'incontro video sto per rientrare in Italia.
In questo periodo, che ho trascorso lontano dagli agi, dagli affetti e in mezzo al dolore, ho avuto inspiegabilmente un flashback ricorrente sul mio passato… il ricordo di un episodio di quando ero bambina. Chissà perché! Non mi spiego perché proprio in questo particolare momento.
La tua proposta, Stefania, cade quindi a proposito perché in questo modo non solo spero di rispondere alla tua domanda su cosa mi ha portato ad essere la donna che sono oggi, ma ho anche fiducia che tu possa in qualche modo illuminarmi sul suo significato.
Allora, di che si tratta? Ebbene, ho provato un dolore assurdo quando urlavo che mi togliessero il busto. Lo sento ancora oggi come fosse quel giorno. E sì, in quel periodo avevano diagnosticato che avevo bisogno di un busto… Avevo dieci anni e ricordo ancora perfettamente il dolore fisico ed emotivo che provai.
Quella mattina lo stavano modellando addosso a me. Era una mattina grigia e piovosa ed io ero con mio sorella, ormai all'interno delle rinomate officine specializzate.
Portavo quel busto molto impegnativo già da due anni ed ero abituata alla routine di andarci ogni sei-otto mesi per rifarlo con le nuove misure.
I tecnici mi portavano come esempio per la pazienza e la collaborazione che mi distinguevano dagli altri bambini, ma in quella giornata, invece, ero particolarmente insopportabile.
Quella mattina, però, a ogni misurazione c’era sempre qualcosa che mi dava fastidio.
Le ore passavano lente, anche se mia sorella fece di tutto per farmele trascorrere al meglio: mi comprò pure una Barbie nuova.
Finalmente arrivò il tempo dell’ultima correzione ad Arnold (i miei busti si chiamavano tutti così) e poi saremmo andati a casa, ma era soltanto un’illusione perché andò diversamente.
Mi portarono direttamente in sala tecnica, dove mi misero del feltro sotto la plastica e modellarono addosso a me la parte che ancora non andava bene.
Ad un certo punto iniziai ad urlare e a piangere disperata per l’atroce bruciore che avvertivo, chiedendo di togliermelo subito e mi appellavo a mia sorella.
Lei vedendo il mio viso sconvolto impose ai tecnici di fermarsi. Mi tolsero Arnold e il feltro… e trovarono una tremenda ustione sul fianco destro.  Corsi disperata tra le braccia di mia sorella… ero letteralmente terrorizzata.
I tecnici si giustificarono dicendo che ero stata lagnosa per tutta la giornata e non pensavano che potessi davvero provare tanto dolore.
Il mio essere lagnosa fu spiegato qualche giorno dopo dall’arrivo della varicella.
Avevo dieci anni ed è ancora impresso in me il ricordo di quei momenti, come la cicatrice sul mio corpo. Il percorso per la guarigione dell’ustione fu molto lungo e veramente penoso.
Per lungo tempo non ho avuto fiducia nei “camici bianchi” e avevo paura quando si avvicinavano con uno strumento in mano. La paura e la sfiducia si sono dilagate anche in altri aspetti della mia vita e ho lottato con tutta me stessa per sconfiggerle ed è per questo che ora sono qui in Ucraina per abbattere la paura che stava rientrando dentro di me.
Una paura diversa, la paura di non sapere più riconoscermi nel mio matrimonio e nel mio lavoro. Qui mi sento utile e cerco di ascoltare solo le paure degli altri, soprattutto dei bambini traumatizzati da questa guerra e mi rivedo in lacrime tra le braccia di mia sorella come quel giorno.
Che fortuna è avere una famiglia accanto! La sofferenza e la paura mi hanno reso la donna che sono oggi, la donna che ha voglia di combattere per se stessa e per gli altri esseri umani. 
Abbracci fortissimi.

Cassandra
Bianca, non posso immaginare che esperienza traumatizzante deve essere stata quella di un busto così impegnativo... e, soprattutto, l'impatto psicologico sulla formazione di una ragazzina come eri tu!
Venendo alla richiesta di Stefania, per quanto mi riguarda, faccio una piccola premessa. 
Credo di conoscere Cassandra. Sono io e spesso mi faccio assalire da qualche dubbio. Questo fatto mi induce a prendere posizioni precise per ovviare alla difficoltà che mi si presentano e migliorare così il mio stato d'animo. Ma è anche vero che tutto ciò non mi crea difficoltà nei rapporti interpersonali, generalmente. Dico generalmente perché ovviamente, secondo me dipende dell'interlocutore, da ciò che riesce a recepire e non solo da me che, nonostante la mia indole critica, finisce che vado sempre molto incontro agli altri.
Confesso che la critica mi piace. Con la critica si riesce a tirare fuori da noi e soprattutto dall'altro, un qualcosa che fa riferimento all'indole. Insomma mi stuzzica.
Le cose che mi annoiano sono la routine, il banale. Una cosa che mi rende triste è il menefreghismo, il non fare. Una cosa che odio è la gelosia perché è stupidità. Se vuoi essere migliore stai attenta a cosa dicono gli altri, ma soprattutto al modo con cui parlano. Le parole sono importanti, a volte secche, odiose, se non accompagnate dal giusto modo. Ecco, io sono spesso critica per insicurezza ma anche perché vorrei riuscire a vedere lontano. Quando ci riesco ne sono addirittura felice. Solletico del cervello. 
Sono uscita dal nido, seppur tale si poteva chiamare, non ancora maggiorenne perché non sono mai andata d'accordo con mia madre. Sentivo che non aveva fiducia in me e quindi sono andata a "costruirmi" lontano da lei. Mi pare di avercela fatta perché ora che ha diversi anni e da tempo sta con me si affida abbastanza. Oh, ma vorrebbe comunque spesso l'ultima parola. Siccome io non gliela faccio avere,  finisce con il dirmi che avrei dovuto fare l'avvocato.
E veniamo a quel momento che io ritengo fondamentale e che mi torna continuamente in mente.
Ricordo che la molla che mi  scattò e che mi indusse a decidermi di allontanarmi fu quando feci un incidente con la bicicletta. Mi feci poco male ma mia madre era così agitata che per scaricarsi fini per darmele di santa ragione. Questo non potevo tollerarlo.
Sarà un caso che questo episodio continua a girarmi e a rigirarmi nel cervello?
Una cosa per me certa è il fatto che ognuno di noi è com'è seppure nella speranza di crescita personale e deve riuscire a trovare una sua collocazione nel contesto di questo bellissimo mondo.
Voglio anche aggiungere che noi ragazze di questa Stanza abbiamo fatto un'importante patto d'amicizia e di scambio di idee e opinioni, che sicuramente avrà lunga durata dati i validissimi presupposti. 
È stata un'ottima idea questa!

Letizia
Cara Stefania, stai studiando accuratamente ognuna di noi per dare un giudizio e ti chiedi come mai questo gruppo che si trova nella Stanza della Civetta è molto unito. Io ne ho tratto un grande vantaggio... penso spesso a questo.
Ti confesso che io avevo un carattere molto permaloso, ma ho sempre cercato,  quando mi sono trovata con altre persone di superare alcune situazioni.
Penso, per esempio, a quando ero giovane e facevo la villeggiatura con due amiche che avevano figli come me. Ci si riuniva tutto l'agosto per le vacanze, ognuno nella sua abitazione sul mare con i rispettivi familiari e rispettavamo le proprie regole.
Sono  sempre andata d'accordo con loro, però ho sopportato tanto, perché qualsiasi contrattempo o litigata fra i bimbi accadesse la colpa era sempre dei miei, perché maschiacci, come li chiamava una di loro. 
Loro avevano figlie femmine ed erano considerate piccole principesse.
Oggi con la maturità che ho, data l'età, non ingollo più le cose amare. Tuttavia questa sensazione spiacevole, negativa, mi fa star male e mi ritorna sempre a galla anche adesso dopo molti anni.
Qui nel nostro gruppo parliamo, ci consigliamo e si cerca di superare anche le preoccupazioni personali.
Sono contenta di aver migliorato in questa stanza il mio carattere permaloso  perché  in passato ci soffrivo veramente tanto.

Liliana
Volete sapere, invece, cosa ossessiona me?
Dunque, Stefania, io mi sono chiesta tante volte come ho fatto ad arrivare in questa stanza, partendo da quella che ero e sono stata.
Posso dirti che sono entrata in questa stanza, comunque, già in positiva evoluzione, mi sento molto meglio di prima e non poteva essere altrimenti.
Sono decisa a  cambiare direzione.
Mi chiedi un flashback della mia vita? Eccolo pronto. Questo mi ossessiona. È tutto in una foto.
Sono sulle scale del Municipio della mia città. Si capisce che è mattina. È autunno inoltrato e fa molto freddo.
Su una gonna longuette indosso un cappotto tre quarti grigio con collo e polsi di pelliccia grigio perla.
Lui mi è accanto, ma non mi stringe il braccio. Io, infreddolita, stringo tra le mani un piccolo bouquet.
Sì, mi sono appena sposata e la mia vita ha preso una piega che non mi aspettavo.
Sono frastornata e non sorrido.
Lo guardo di sottecchi. Quest'uomo interessante, brioso e pieno di parole, si è già trasformato? Non voglio crederci. Non posso crederci. Spero di sbagliarmi, ma mi sembra che mastichi amaro. Sì, sono incinta.
E chi se lo aspettava? Io ho appena cominciato a lavorare e lui deve ancora discutere la tesi. Certo non pensavamo di avere un figlio adesso... non eravamo pronti per questo.
Abbiamo trascorso l'estate a ballare intorno ai falò, a piedi nudi sulla spiaggia, a bere nelle cantine con i cantanti che contestano regole e doveri, a parlare dei massimi sistemi, ad aspettare l'alba tra baci e abbracci spensierati.
Chi pensava che tutto questo potesse di botto finire?
Un bambino…
E mia madre? E mio padre? È caduto giù il mondo. Cosa ne dirà la gente? Matrimonio subito!
Addio gioventù, addio giorni di gloria.
Lui non ci sta. Lui vuole vivere. Lui vuole pensare liberamente.
Mia madre. Sorridi e fai il tuo dovere. Te la sei cercata. Silenzio e ingoia. Fai questo e fai quello. Sorridi e ingoia.
Io ho paura. Mi sento frastornata. Mi sento pesante e per niente attraente.
E con questo - un trauma? - sono arrivata ad oggi.

Befy 22
Sì, ci sono delle cose che mi frullano continuamente in mente. Le vivo e le rivivo.
Oggi ho dei pregi? Dei difetti? Certamente ho gli uni e gli altri ma di una cosa sono certa: io sono una persona in divenire.
Quella che sono oggi non ero ieri e non sarò domani. E' un cammino, un cammino lungo iniziato presto,  figlio di un disagio adolescenziale.
Ero una ragazza arrabbiata, molto arrabbiata con gli altri, con la vita, con me stessa e a  poco a poco anche con Dio anche se  non lo frequentavo neppure. Avevo dolori in tutto il corpo e  non c'era una soluzione. Era tremendo, era spaventoso perché oltretutto i dolori non si vedono.
Questo non mi ha impedito di sposarmi, di avere due figli, una famiglia. Ma ero arrabbiata, cattiva dentro, non occorreva un motivo per dimostrarlo. La rabbia la sputavo fuori da tutti i pori sia che ci fosse un motivo sia che non ci fosse. Il mio matrimonio ne risentiva e se sono ancora sposata è perché a quei tempi il divorzio non era così di moda come oggi.
Poi, e non pensate che sia una cosa banale, ho incontrato un sacerdote che mi ha parlato di Dio amore e ha fatto breccia fra i miei strepiti e poi quando mi sono acquietata, il Signore stesso si è fatto sentire forte, in modo veramente strepitoso (ma questo è un altro discorso). Da quel momento giorno dopo giorno ho fatto un piccolo passo per migliorarmi, per essere più tollerante, per avere nel cuore quella pace che tanto mi mancava.
Ci sono state delle tremende cadute, veri e propri ruzzoloni che mi hanno fatto precipitare dal cucuzzolo sul quale credevo di essere arrivata stabilmente e allora di nuovo rabbia, di nuovo disperazione, voglia di lasciare il mio cammino perché ne vedevo l'inutilità.
Poi un giorno qualcuno mi disse: cadendo da dove eri arrivata con tanta fatica, hai trascinato con te i massi e la sterpaglia che ha reso così difficoltosa la tua salita.  Adesso risalire sarà più facile perché hai tracciato un cammino che prima non c'era.
Da quel giorno uno scivolone dopo l'altro ho continuato il mio cammino. Non è stato facile, cara Stefania, non lo è stato proprio per niente ma ormai il mio io interiore è cambiato.
Non sono più arrabbiata, in me c'è pace nonostante i dolori che non sono certo diminuiti, anzi l'età ne ha portati altri che ho dovuto piano piano accettare. Ho dovuto anche accettare di non avere nessuno che mi consoli, ma anzi ho dovuto imparare a consolare gli altri.
Un bel salto davvero, ma a parte i dolori di sempre e quelli dell'età a cui rinuncerei volentieri, non cambierei la donna che sono con la ragazza che ero, proprio per niente.
 
Pimpi
Cara Stefania, sono certa che ci sia stato, nella mia vita, un episodio che ha cambiato il mio modo di essere in modo molto drastico, un episodio indimenticabile e che torna dal passato con prepotenza e dolore.
Ti racconto cosa mi è accaduto, tanti anni fa, quando frequentavo la prima  media.
Ero ancora una bambina e avevo mantenuto  una bellissima abitudine che avevo preso durante la mia infanzia. L'amore per mio padre, mi portava, ogni volta che finivo di pranzare, in braccio a lui che ancora seduto a tavola attendeva il caffè che mia madre gli avrebbe portato, prima di tornare ai suoi studi e ai suoi impegni, che erano moltissimi. 
Un giorno, un brutto giorno, ero in braccio a mio padre, quando lui all'improvviso si accasciò fulminato da un infarto. Puoi immaginare, cara Tiziana, il terrore che ho provato  in quei momenti e quale angoscia si é impossessata di me, che non riuscivo a capire cosa gli fosse successo... perchè erano arrivati dei signori a portarlo via  e lui non mi aveva neppure salutata!
Sono passati tanti anni, ma sono convinta che chi ha vissuto un dolore così grande, rimane segnato per tutta la vita.
E' stata la mancanza di mio padre a rendere la mia vita  un po' ribelle, perchè non riesco più ad accettare di non essere felice.
Non per niente sono convinta, cara Stefania , che questa disgrazia sia la responsabile anche della fine del mio matrimonio. Io volevo essere viva, felice, non accettavo la monotonia  e purtroppo e mi sono trovata con un marito apatico, senza la vitalità che io rincorrevo.
Lui era più propenso a starsene in poltrona che a decidere di partire per un viaggio entusiasmante. Io non accettavo quella "non vita" a cui mi costringeva. Io dovevo vivere anche per mio padre che se n'era andato quando era ancora così giovane.
A me, personalmente, sembra di avere già dato tutto ciò che mi era possibile dare e quindi ora ritengo che mi spetti  la serenità che mi è mancata quando ero una ragazzina.
Mio padre era un noto direttore d'orchestra, conosciuto da tutti gli abitanti della mia città, delle valli limitrofe e, ovviamente non solo nella nostra zona. Infatti si parlava dei suoi concerti su tutti i giornali nazionali ed era molto benestante al punto che mi ha dato la possibità di vivere agiatamente senza avere il bisogno di lavorare, ma sinceramente avrei preferito fare la sguattera e che mio padre potesse essere ancora qui con me.
Cosa dici, Stefania, me la merito un po' di felicità? 

Annalisa 
Ciao, ragazze! Ho pensato a quello che ci ha chiesto Stefania.
Per me é sempre rilassante entrare nella "Stanza della Civetta". Qui ritrovo amiche con cui confrontarsi, esprimere il proprio vissuto, le emozioni, i conflitti interiori senza timore, perché ognuna di noi ha la consapevolezza di poter esprimere il proprio pensiero senza la presunzione di avere sempre ragione.
In questo periodo i miei tempi, sempre affrettati, hanno dovuto fermarsi un attimo, si sono dilatati... Mi è stato intimato di rallentare i ritmi, di affidarmi alle cure dei familiari, di lasciarmi andare, e il tempo per pensare e riflettere non manca.
Ho potuto così riallacciare rapporti lasciati in sospeso con amiche di vecchia data e colleghe care che non sentivo da mesi, riprendere la lettura che stavo trascurando... insomma piccole, grandi cose che spesso lasciavo indietro, presa dagli impegni familiari a cui non so mai mettere dei limiti. 
È proprio del mio carattere essere disponibile nel bisogno e ancora di più quando si tratta della necessità di figli e nipoti, ma spesso ne risentono i miei bisogni ed interessi. Mi faccio in quattro, come si suol dire, per arginare i loro problemi e poi la stanchezza mi vince. 
Ed eccomi a ciò che mi ritorna continuamente in mente. La mia mamma, cara e saggia mamma, mi diceva "Siamo tutti necessari, ma ricordati che non siamo indispensabili". Eh sì, ma da chi avrò imparato?
Era il 1991 quando riuscii a dare una svolta alla mia vita e negli anni successivi tornai a vivere, insieme ai figli, nella grande casa dei miei genitori che nel frattempo erano rimasti da soli. Imparai presto che quella casa era ancora il rifugio di tutti e che mamma non si risparmiava mai, anche se non stava bene non sapeva negare niente né ai figli né ai nipoti. 
Tutti i giorni metteva a tavola una decina di persone ad orari diversi, tanto che si apparecchiava  presto e si sparecchiava sempre tardi e non mancava mai il dolce per i ragazzi! Se la nuora lasciava i panni da stendere mamma andava nel campo a sistemarli, se le figlie avevano da stirare le aiutava, c'erano i bimbi con la febbre ed era sempre lei che li accudiva. Insomma la sua vita era uno slalom tra i bisogni di noi figli. Poi purtroppo le situazioni cambiano all'improvviso ed allora devi per forza fermarti.
Ecco da chi ho imparato e non solo, perché anche mio padre si prodigava per tutti.
Ho preso tanto dai miei genitori, ma quando mamma fu colpita da un ictus e, successivamente, io dovetti sottopormi a chemioterapia, la mia visione della vita si è un po' ridimensionata.
Sono sempre disponibile per i miei cari, ma ho capito che oltre un certo limite non posso andare. Mi sono presa cura di mamma per molti anni e poi di papà, ma quando mi rendevo conto di esaurire le mie forze mi fermavo e partivo. Una settimana lontana dai problemi quotidiani, in giro per  il mondo o nella mia isola del cuore, bastava per farmi riprendere la mia routine con serenità.
Ecco, ho cercato di mantenere questa buona abitudine fino all'arrivo della pandemia poi tutto è cambiato.
Spero che quando raccontato possa essere utile a Stefania, ma sono anche curiosa di sapere da voi come affrontate le richieste dei vostri cari... Riuscite a dire qualche "no"? 

Befy 22
Sì, sono ancora io. Devo necessariamente raccontarvi anche questo, perché anche questo è qualcosa di ricorrente che mi torna sempre in mente. 
Infatti, in questo momento, due bambine giocano felici nel grande giardino di fianco a casa mia. Le guardo e mi vengono in mente immagini non dimenticate della mia infanzia. Ripenso a quando io e mia sorella eravamo libere di scorrazzare per ore nei campi senza che nessuno trovasse da ridire. Rivedo i nostri vestiti a fiorellini, le nostre scarpe mal messe e mi perdo nella mia giovinezza.
Ogni piccolo viottolo che percorrevamo correndo, ogni albero e ogni filo d'erba, mi balzano alla vista degli occhi e a quella del cuore. Ripenso al   grande ciliegio sul quale ho passato ogni anno molte ore scomodamente appollaiata sui suoi rami per mangiare i suoi frutti. Di fronte al ciliegio fra una vegetazione lussureggiante una piccola polla alimentava un lavatoio dove mia madre e altre poche donne lavavano le lenzuola.
Quanti giochi io e mia sorella abbiamo fatto in quel luogo sempre pericolosamente in bilico su quelle pietre scivolose! Ho ricordato le vasche per irrigare l'orto del contadino che, evidentemente alimentate da sorgenti, erano sempre piene d'acqua e abitate da infinite generazioni di rane.  Ho rivisto rane saltare al nostro passaggio, le ho udite gracidare facendo dei cori infiniti senza stancarsi. Ho visto le loro uova tenute insieme dalla gelatina come tante frittatine galleggianti, ciascuna con all'interno centinaia di girini nei più svariati stadi di sviluppo. Alcuni erano semplici puntini, altri avevano solo la coda, altri ancora avevano minuscole zampette, mentre piccole rane in miniatura saltellavano terrorizzate sulle mie mani facendomi un simpatico e dolcissimo solletico.
C'era un grande noce vicino al fosso nel quale saltavamo con slanci audaci facendo a gara a chi arrivava più lontano, altre volte costruivamo dighe più o meno grandi cambiando il corso dell'acqua formando cascatelle, costruendo piccole zattere di foglie e ancora e ancora fino a che  la noia non ci prendeva e allora correvamo verso altri luoghi e altri giochi. Ho risentito il canto ossessivo delle cicale e ho ricordato le ore passate nella caverna scavata nella parete di tufo come rifugio durante la guerra circondata da decine di tane, primitivo anfiteatro naturale, condominio animale con al centro quello spazio comune di sabbia fine che tanto ci affascinava e che ospitava saltuariamente i nostri giochi. Con un sorriso mi sono ricordata anche di  quando andavamo a fare lo scivolino in un posto abbastanza lontano da casa dove il tufo di un poggio era molto friabile e noi ne avevamo fatto una pista per gare interminabili. Questo però spesso comportava danni irreparabili alle nostre mutande quindi inevitabilmente la gioia di quei momenti aveva delle appendici non altrettanto allegre al nostro rientro.
Proprio vicino a quel balzo di tufo dove due scivoli paralleli profondamente scavati e ben delimitati firmavano i nostri sforzi per cercare di cadere senza farci troppo male, c'erano  campi e campi di grano distesi su ondulate colline su cui spiccavano macchie di rosso nelle più svariate tonalità. Erano tulipani che nascevano spontaneamente fra il grano seminato con cura, alcuni già maturi saltavano agli occhi con il loro rosso vivo altri più indietro avevano una tonalità rosata ma sempre ben riconoscibili fra le spighe verdi.
Poi c'erano le violette. Quanti mazzolini abbiamo fatto, ben legati con il filo da cucire e con intorno disposte amorosamente le belle foglie a forma di cuore, scelte con cura perché avessero la stessa dimensione affinché il risultato finale risultasse più armonioso,
Che meraviglia! Quanta libertà nella mia infanzia... e via, con gli occhi della fantasia, ci vedo tornare verso casa ma prima di arrivarci ci imbattiamo nel poggetto di acacie che con i loro fiori a grandi ciocche bianche riempiono di grande profumo tutta la zona. Che incanto!
Che stupore poi quando ho ripensato alla mia casa la cui facciata mi è apparsa completamente colorata di viola a causa dei grappoli di glicine nello splendore   della loro spettacolare fioritura annuale! Ogni giorno siamo sempre di corsa e raramente pensiamo a quello che di bello abbiamo avuto nella nostra infanzia invece ripensarci mi ha alleggerito il cuore.




✉ 17.4.2022


Bianca

Carissime ragazze, sono rientrata in Italia!!! È stato un lungo periodo pieno di angoscia e sofferenza, ma è stato pure un periodo in cui è uscita la vera me stessa!

La vera Bianca adesso è una donna forte, capace di affrontare le proprie paure e capace di prendersi cura di se stessa. Ho imparato a ragionare e a non farmi condizionare. Lo hanno fatto i miei suoceri e pure con il loro figlio, lo hanno fatto delle amicizie e in buona fede pure mia madre e mio marito.

Ora basta! Come vi anticipavo non rientro da sola. Assieme a me c’è Andrea una giovane ventenne ucraina che ha perso il marito in questa tremenda guerra.

Andrea si è accorta di aspettare un bambino quando il marito è stato chiamato alle armi. Con Andrea e il piccolino divento mamma e nonna in un colpo solo e salvo due vite. Mi sono affezionata tantissimo a questa giovane donna che in un attimo ha perso tutto per un gioco dei potenti. In questi mesi sono stata in contatto con mio marito, sembra esserci più comprensione tra noi… mi ha confessato che si era perso dal desiderio di fare carriera, di avere potere nell’azienda automobilistica dove lavora e di essersi invaghito delle nipote del leader dell’azienda.

Hanno avuto una relazione ed io non me ne sono neppure accorta!

Ci siamo persi nella nostra quotidianità. A volte bisogna perdersi per poi ritrovarsi, almeno penso che sia così. Ci siamo presi tempo ed ora riproveremo a ricostruire la nostra famiglia assieme a queste creature. Abbiamo capito l’importanza che abbiamo l’uno per l’altra.

Care ragazze, grazie per aver ascoltato il mio lungo sfogo. Che cosa pensate della mia esperienza? Può essere utile a qualcuno?

Vi abbraccio fortissimo.





Incollato l'ultimo intervento di Befy 22,
Stefania chiuse la cartella e spense il computer.
Tutto tacque nei giorni successivi.
 
Tre giorni dopo nella Stanza della Civetta arrivò, come fosse un improvviso scoppio di fuochi d'artificio, il seguente messaggio: “Ragazze, mi sposo! Venite al mio matrimonio?”.
Era Bianca.
La cosa lasciò interdette le signore della stanza della civetta.
Paola, però, cercò immediatamente di capire il senso di quell’affermazione: "Ti risposi? Ma non eri già sposata?!".
Ed ecco la pronta risposta di Bianca: "Sì, amiche mie. Certamente. E allora? E allora abbiamo deciso di rinnovare dopo la nostra crisi le promesse di matrimonio… e mi farebbe piacere, davvero tanto piacere, incontrarvi in carne ed ossa. Per me la stanza della civetta è stata un toccasana importantissimo, tale da farmi ritrovare me stessa. Vi sento un po' artefici di questa mia nuova felicità e quindi vi vorrei, anzi vi voglio qui come emblema della mia rinascita.”.
 
Seguirono molti messaggi nella stanza della civetta, anche perché non si erano mai raccontate tante cose della loro vita pratica. In realtà ancora non si erano mai dette nemmeno da quale parte del mondo entrassero in punta di piedi nella "Stanza della Civetta".
Questa fu una buona occasione per cominciare a stabilire contatti più stretti. 
Si scoprì così che Befi 22 abitava a Siena e la ipercritica Cassandra viveva a Grosseto.
Le cose erano scivolate così lisce su altri pregnanti argomenti che nessuna di loro si era mai posta la domanda, del resto dove fossero nella realtà era del tutto ininfluente frequentando la "Stanza della Civetta" sempre lì a disposizione. Per questo furono colte di sorpresa quando si scoprì che Pimpi viveva a Verona e Liliana a Roma.
E poi, incredibile ma vero, tre di loro abitavano nella stessa città: Lucca. Non si erano mai incontrate ovviamente, ma si scoprì che due erano addirittura vicine nel centro storico e l'altra aveva casa non distante dalle splendide mura rinascimentali così che veniva spessissimo in città in bicicletta, anche tutti i giorni se avesse voluto.
Questo fu un nuovo momento di grande fermento ed eccitazione e, con lo scambio dei numeri telefonici, corsero molte telefonate di approfondimento tra le varie signore della Stanza della Civetta.
 
Inutile dire che tutte accettarono con gioia di partecipare all'evento che Bianca stava preparando.
Prima di arrivare al momento della promessa vera e propria, però, si decise per un incontro spensierato e affettuoso da realizzare in un luogo neutro, almeno per poter assaporare le sensazioni che sarebbero nate al loro stare vicine di persona.
Dopo chiacchiere infinite per individuare una località che facesse al caso loro, arrivarono a scegliere  le terme di un luogo perlomeno insolito, Bagno Vignone in Val d'Orcia, luogo suggestivo già esistente in epoca etrusca, dove già i legionari romani - ma anche il papa più avanti nel tempo - si recavano per recuperare la forma dopo le grandi battaglie e le grandi conquiste.

 

📱
Era un martedì pomeriggio quando Bianca si decise a telefonare a Marisé.

L’incuriosiva quella particolare signora della “Stanza della Civetta”; si erano scritte e parlate sempre in gruppo, ma mai da sole!
Prese la cornetta del telefono e compose il numero di cellulare. Driiin, driiin… squillava e squillava. Un po' troppo? Forse non era in casa…No, c'era. Finalmente Marisé rispose: “Pronto, chi è?”.
Bianca: “Ciao, Marisé! Sono Bianca della “Stanza della Civetta”!”.
Marisé: “Ciao, Bianca! Che piacere sentirti! Come stai? Sono felice di saperti a casa al sicuro!”.
Bianca: “Grazie, sei molto cara! Sì, finalmente sono tornata a casa!”.
Marisé: “Sai, ho letto tutto quello che hai scritto sul tuo periodo in Ucraina e ti ammiro davvero tanto per il coraggio e la forza che hai dimostrato! Sei una persona piena di umanità e sensibilità! Brava!”.
Bianca: “Grazie davvero… è stata un’esperienza molto impegnativa, ma che mi ha lasciato una nuova consapevolezza. Qui in Italia siamo al sicuro nelle nostre case, ci sentiamo protetti anche se ci sovrasta ancora il Covid… non ci manca nulla. In Ucraina, oggi hai una casa e una famiglia… domani non hai più nulla e sei solo. C’è tantissima sofferenza e crudeltà. Dovremmo essere felici di quello che siamo qui e che abbiamo!”.
 
Per alcuni momenti scese un gran silenzio tra loro. Si avvertiva il tumulto di mille emozioni vissute o immaginate, una pausa di intensa riflessione.
Poi Marisé mormorò: “Hai completamente ragione, non ci accontentiamo mai e siamo sempre alla ricerca di qualcosa di effimero!”.
Bianca: “Beh, devo proprio dirtelo. Sai? Pure io ti stimo… tu sei così diversa da me… ti sento veramente libera nelle tue scelte di vita, io invece sono così quadrata che ho dovuto andare lontano per conoscermi”.
Marisé fu molto sorpresa da quanto Bianca stava dicendo. Le sembrava quasi un riconoscimento che certo non si aspettava in quel momento. Si sentì talmente grata di questo che decise di confidarsi. Non lo faceva spesso, perché la gente non aveva affatto voglia di ascoltare, di capire, insomma di dedicarti una briciola del suo tempo.
“Sai, cara Bianca… io non riesco a credere nelle persone perché sono stata ferita nei miei sentimenti più profondi. A volte quando le incontro per le prime volte mi trasformo e nascondo la vera me stessa per non farmi male. Lo so che bisogna essere aperti, ma proprio non ci riesco. Mi trovo bene in questo gruppo perché non vedo rivalità e gelosia tra noi. Per me l’amicizia ha un valore immenso e ci credo tanto.
Sto imparando ora con gli anni e con la “Stanza delle Civetta” a cercare sempre il meglio nelle persone e vedo che ci sto riuscendo! In particolare devo dire grazie a Liliana che è una donna capace di farci ragionare e farci fare pace con i sentimenti”.
Bianca rimase particolarmente colpita dallo sfogo di Marisé ed espresse tutta la sua solidarietà  all’amica.
Non avrebbe mai immaginato che dietro la sua apparente leggerezza,  alla suo impatto  sorridente e scherzoso, ci fossero tempeste più o meno cavalcate, anche molto dolorose.
Decise comunque di cambiare argomento e domandò con rinnovata freschezza: “A proposito, nel tuo modo di parlare mi sembra di sentire un timbro toscano, di dove sei? Dove abiti?!”.
Marisé, ritrovata la sua abituale gaiezza, rispose prontamente alla domanda: “Eh sì, hai ragione! Sono Toscana. Sono nata e vivo a Viareggio, nella meravigliosa Versilia! La conosci?”.
Bianca non poté non sorridere ed esclamare con enfasi: “Pensa tu che coincidenza! Anche io sono nata a Viareggio! Sono solo nata, però, perché dopo pochi mesi i miei genitori si sono trasferiti in Emilia a Casalecchio di Reno, dove vivo ancora adesso!”.
Marisè: “Che bello… ma anche strano! Abbiamo il luogo di nascita in comune! È a Casalecchio di Reno che si terrà il tuo matrimonio, se posso dire così?!”.
Bianca: “Esatto, verrai vero? Spero tanto veniate tutte!”.
Marisè: “Sicuramente sarà così, ma prima passeremo un esilarante weekend alle terme di Bagno Vignoni in Val d’Orcia… mi pare di aver capito che abbiamo già quasi deciso, vero? Non vedo l’ora!”.
Le due, fra una chiacchiera e l’altra, trascorsero altro tempo prima di salutarsi, finché Bianca avvertì la pentola a pressione fischiare così forte che si spaventò.
Fece bene, perché l'arrosto si era ormai ben bruciacchiato… ma, per fortuna, in qualche modo era ancora recuperabile.
La pentola non era esplosa e la cena era salva.



📱
Siena - Io e Paola

Sono indaffarata con la tabellina del sette.
Mio nipote dovrebbe studiarla ma la voglia è poca e la materia non aiuta. Squilla il telefono e lui scappa felice.
Appena prendo in mano il cellulare, una risata squillante e  gorgogliante mi avvolge. 
“Pronto, chi sei?” chiedo incuriosita. 
“Ciao, sono Paola...”.
”Che gioia sentirti, Paola! Siamo abituate a leggere i nostri scritti, ma non abbiamo ancora preso l'abitudine di chiamarci per telefono... che strano sentire la tua voce!".
“Ciao, Befy 22, volevo condividere con te questi minuti che mi sono ritagliata. Sai? Pure io devo badare spesso al mio nipotino di due anni e, quindi, sono molto impegnata. So che tu sei nonna e quindi puoi capirmi... A proposito, e da tanto che volevo chiedertelo, come mai hai scelto questo strano nome?”.  
Rido di cuore anche io. “Mi spiace deluderti" spiego "ma non c'è nessun mistero. È solo che ho chiesto di accedere alla Stanza della Civetta il giorno di Befana e Liliana mi ha chiamato così... cioè Befana 2022... Mi s'addice e, quando mi chiese se lo volevo cambiare, rifiutai. Mi piace proprio!”.
Ancora la sua risata cristallina che mi riempie il cuore. Che gioia sentirla! 
“Senti!” dice. “Ho letto quello che hai scritto sulla tua infanzia e mi hai aperto un mondo di ricordi. Sai? Anche io andavo con la mia mamma al lavatoio a lavare i panni e per noi bambini era una gioia ritrovarsi e passare ore a giocare mentre le mamme lavavano. C'è ancora un lavatoio proprio appena fuori porta, non lontano da casa mia, che era alimentato anche quello da una polla e era il ritrovo di tutte le donne dei quartieri vicini.”.  
Paola sospira, poi continua: “Ricordo ancora una donna che aveva nove figli... Pensa che veniva al lavatoio con un carretto pieno di secchi e con una montagna di panni. Si chiamava Argentina e mi torna sempre in mente quando pigio il bottone di avvio della mia lavatrice, povera donna!”.
Paola adesso fa una pausa, ma non faccio in tempo a replicare alcunché perché presa dai ricordi continua: “In estate le lenzuola venivano stese nell'erba sul poggetto di fianco al lavatoio e finito il bucato erano già asciutte. Allora una con l'altra le donne si aiutavano a piegarle... Era una vita dura, ma era la nostra vita e me la ricordo con gioia. Noi poi eravamo fortunati perché abitavamo accanto ad un forno che al piano superiore aveva una stanzina molto calda dove con il permesso del fornaio mia madre in inverno metteva i panni ad asciugare. Bei tempi... eravamo giovani e spensierati.”. 
“Vero, cara Paola. Il sapore di quegli anni è indimenticabile per tutti. Ma... hai visto che bella notizia ci ha dato ieri Bianca?”. 
Un'altra risata coinvolgente accompagna le sue parole, mentre risponde: “Guarda, sono rimasta con la bocca aperta, senza parole... e questo ti fa capire la mia sorpresa.”.
Cambiando repentinamente argomento poi mi dice: “Finalmente ci vedremo, ti immagini”?
“Ci incontriamo davvero! Ancora non posso crederci...” dico anche io sopraffatta dalla gioia “Non sto più nella pelle... Ih-ih..." e giù a ridere senza ritegno "Che modo di dire sciocco, vero? Non stare più nella pelle... Non ci avevo mai pensato, ma rende bene l'idea! Si dice dalle vostre parti?".
“Certo che si dice” risponde Paola sorpresa. Non ci aveva mai pensato...
Per un attimo torniamo serie. Questo desiderio di incontrarci di persona, con la possibilità di abbracciarci, è una cosa che ci ha messo di fronte a una realtà che la tecnologia ci aveva portato a trascurare.
Veniamo quasi tutte da città diverse. Incredibile come questa cosa fosse passata inosservata!
“Tu, Befy, abiti a Siena, vero? Conosci Lucca??”,
“Ci sono stata una volta da ragazzina... ricordo che con il pullman passammo sopra le mura e con mio grande stupore ho visto le case sfilare più basse della strada. Rimasi molto impressionata, ma da adulta quando l'ho vista nei vari documentari l'ho apprezzata molto.”.
“Befy, mi dici? Come è la storia delle contrade? Non ci ho mai capito molto.”.  
“Cara mia, quello è un discorso lungo e se vuoi ne parleremo a voce quando ci incontriamo tutte insieme alle terme in Val d'Orcia come abbiamo deciso ieri, tu vieni ovviamente?" domando improvvisamente timorosa.
“Certo, dovrò organizzarmi al meglio, ma sicuramente non posso perdere questa occasione. Poi ci incontreremo di nuovo per il BIS-matrimonio di Bianca. Che sorpresa, vero? Sono tutta eccitata.”.
Sorrido al pensiero e con il cuore colmo di gioia aggiungo: “Pensa la nostra Bianca, è passata dalla timidezza eccessiva ad un esplosione di vita veramente sorprendente... brava, così si fa. Bisogna cavalcare la vita non lasciarsi cavalcare passivamente da essa... Certo che vengo, cascasse il mondo ci sarò.”.
Poi mi ricordo di tutto quello che ho ancora  da fare e mi affretto a concludere: “Cara Paola, ti lascio. Devo cercare quel birbone di mio nipote. Sai? Ho scoperto che tutti i suoi amici hanno imparato le tabelline con le nonne. Evviva! Allora sono al passo con i tempi... sì, ma perché questo sia vero devo riuscire a fargliele memorizzare. Ah-Ah...”.
Paola ride di gusto e aggiunge: “Sì, anche io ho le prove del coro e devo scappare. Ciao, Befy, ci ritroviamo nella Stanza della Civetta. Bacioni.” e giù un'altra risata che scalda il cuore.
“Bacioni anche a te! Ciao, fanciulla, con la tua risata mi hai portato una ventata di primavera. Dobbiamo sentirci più spesso, ti abbraccio.”.
Metto giù il telefono e sorrido felice dimentica delle tabelline.



📱
Intanto a Verona
Pimpi si mette in moto e comincia ad organizzare.

"Pronto? Ciao Letizia, ti disturbo solo un momento... dobbiamo accordarci sul nostro incontro deciso per conoscerci di persona prima di trovarci per il matrimonio di Bianca...",
"Ciao, Pimpi, come stai? Ti so sempre impegnata in mille cose, che non credevo proprio che fossi tu al telefono.",
"In effetti ti ho chiamata ma sono già vestita, pronta per andare al mio golf club che è a qualche chilometro da qui, sul lago di Garda.
Senti cara, so che abiti a Lucca, quindi penso che per te sarebbe comodo andare in un luogo che non sia troppo lontano dalla tua città. Poi naturalmente sentiremo il parere di tutte le altre signore della "Stanza della Civetta" per accordarci.
"Sì, abito a Lucca, in centro... che piacere sarà vederci come siamo realmente! Penso che sarà una sorpresa anche se il nostro viso ci è ormai noto dopo tutte le nostre apparizioni fatte on line. Ci pensi? magari ci siamo fatte un'idea molto diversa  da come appaiamo sullo schermo... Riuscirò a riconoscerti Pimpi? Ma tu abiti proprio a Verona o in provincia?"
"Sì, abito a Verona città. Anche se non sono originaria di qui, la amo tantissimo per la sua bellezza, per le meraviglie che ci appaiono in ogni punto della città, la amo per le sue chiese, per le opere d'arte che celano, per il suo fiume  che l'accarezza, girando al suo interno, per la sua grande capacità di conservare la sua origine romana e poi la amo perchè è la città dell'amore....".
"Davvero? Pimpi, abiti proprio in una città da sogno...l'ho visitata  qualche anno fa.".
"Ah! Anche se non è la mia città natale, non la lascerei per nessun motivo al mondo....
"Senti, tornando al motivo della telefonata, ti devo dire che io continuo a pensare che il nostro incontro sarà un felice raduno tra noi che ci siamo incontrate e viste solo attraverso il p.c. e che ora avremo il piacere di incontrarci prima del matrimonio di Bianca.".
"Comunque, cara Letizia, io ti ho telefonato per sapere se per te va bene la nostra meta di Bagno Vignoni di cui si è parlato nell'ultimo incontri video...".
"Ma te lo posso dire subito!! Certo che sì!  Conosco quello splendido paradiso di relax perché ci sono andata alcuni anni fa per delle cure termali, quindi per me va benissimo.".
"Anch'io ci sono già andata in vacanza... ero in un albergo  proprio davanti all'antica vasca rettangolare già utilizzata da Etruschi e Romani (che tanto amavano utilizzare le terme) e poi personalizzata da Pio II che era originario di Pienza  (quindi vicino a questo splendido paesino) il quale si era costruito la casa proprio di fronte per essere più comodo per immergersi nella vasca di acqua calda che tanto amava... Sarà bello incontrarci in questo mondo... sospeso... un po' irreale.".
"Allora rimaniamo d'accordo che Bagno Vignoni a noi va bene, adesso telefonerò per sentire se anche le altre signore della "Stanza della civetta" sono d'accordo e confermano, poi ci risentiamo per la data. Ti mando un abbraccio affettuoso, cara Letizia, ci risentiamo al più presto.".
"È stato bellissimo parlarti, Pimpi! Sì, è così: mi riempite la vita di nuiva luce!".

Efficiente come sempre, 
Pimpi si rimise al lavoro per organizzare quell'incontro
che era diventato centrale nella vita di tutte loro.
 


📱
Sono rimasta molto sorpresa
dalla decisione di Bianca di dare
una nuova opportunità al rapporto con suo marito
ed ancor più di voler rinnovare le promesse matrimoniali.
Ho proprio bisogno di sentirla.
Via provo a telefonarle!


"Ciao, Bianca! Sono Annalisa. Ti disturbo?"
" Che piacere sentirti? Come stai? "
"Piano piano si riprende la vita solita e le incombenze di ogni giorno. Sai Bianca, questo periodo di calma forzata mi è stato utile per riprendere i contatti con tutte voi della Stanza della Civetta ed è stato bello potervi conoscere, pur se dietro uno schermo".
"Eh sì, hai proprio ragione! Sono stata contenta anch'io di poter dare un volto al tuo nome.".
"Sai, Bianca, ci ho pensato tanto. Sono rimasta davvero meravigliata dalle tue decisioni... prima fra tutte quella di partire per andare in Ucraina.  Quante volte avrei voluto dare una svolta diversa alla mia vita, ma c'era sempre qualcosa che mi impediva di farlo. Ci vuole tanto coraggio per lasciare tutto come hai fatto tu ed io non sono mai riuscita a trovarlo. Solo una volta ci sono riuscita e non sono più tornata indietro... ma questa è un'altra storia."
"Ti capisco, Annalisa, ci vuole davvero coraggio ed io l'ho trovato perché avevo bisogno di fare chiarezza nella mia vita e nei miei sentimenti. Sono contenta di come sono andate le cose e di essere riuscita a ritrovarmi con mio marito."
"È proprio questo che mi ha piacevolmente meravigliato! Non capita spesso che due persone riescano a dialogare, ad ascoltarsi, a comprendere le reciproche ragioni, ad ammettere che gli sbagli si fanno in due e soprattutto che si riesca a perdonarci. Hai saputo metterti in discussione ed hai raggiunto un grande traguardo. Sono contenta per te... meriti di essere felice!"
"Annalisa, percepisco la tua sincerità e tutto il tuo affetto. Grazieee! Ti aspetto al mio matrimonio! Verrai, vero?"
"Ci sarò sicuramente e finalmente ci conosceremo di persona. Un abbraccio grande, Bianca!



28.4.2022

Befy 22
Ciao! Oggi ho voglia di parlarvi un po' di quello che sento. Mi riesce facile e liberatorio  parlare con voi come mai mi è capitato. Dunque... eccomi a cuore aperto davanti a voi.
Ho imparato ad ascoltarmi... Mi ascolto. Non posso dire di provare una sensazione di benessere perché non è così e non lo è mai stato, ma provo una sensazione di sereno appagamento questo sì.
Trovo che la mia vita sia molto cambiata e ne sono appagata.
Ricordo con mortificazione e terrore il periodo in cui in ufficio ero messa alla berlina, prima di tutto da me stessa e poi dalle mie colleghe che si erano coalizzate.
Ricordate la storia della macchinetta del caffè, no?
Sì, devo ammetterlo, come prima cosa devo colpevolizzare soprattutto me stessa e la poca stima che avevo di me. Tutto il mio comportamento e anche la mia postura chiedeva al mondo di umiliarmi, eterna Fantozzi aiutavo gli altri a perpetrare lo stato delle cose.
Qualcosa ad un certo punto è cambiato, forse un rigurgito di sano orgoglio che mi ha fatto ribellare allo status quo che si era creato o, forse, con più probabilità come credo con convinzione, al fatto di essermi circondata da persone positive che mi hanno fatto spostare l'epicentro dal mio ombelico.
Sì, care amiche della Stanza della Civetta, sto parlando di voi.
L'avervi trovato è stato per me determinante. Vi ringrazio di cuore e se adesso in ufficio ci sto benissimo e siamo una squadra unita lo devo a voi.
Per carità, non sto dicendo che una sola persona mi è stata faro per il cammino, ma tutte nella vostra diversità, semplicità e spontaneità, mi avete fatto capire che soprattutto nelle avversità, dobbiamo volerci bene. E io prima di voi non me ne volevo per niente.
Ho fatto un lungo cammino di guarigione interiore che è passato dal negare il  fatto che io avessi un problema, alla rabbia di essere stata ferita nel profondo, alla ricerca di un compromesso nel senso che io ero disposta a fare un passo verso l'altro se anche lui lo faceva. Dopo è arrivata la depressione nella quale ho sguazzato nell'autocommiserazione in cui non mi sentivo degna di nessuna considerazione, di nessuna stima da parte degli altri, infine finalmente c'è stata l'accettazione di tutto quello che è successo con il perdono delle persone che ne sono state la causa e il perdono di me stessa.
Anche Bianca ha fatto un cammino simile, con gli stessi passaggi, anche se lei non li ha elencati come ho fatto io... Non è vero, Bianca? Magari mi sbaglio?
Care amiche, presto ci vedremo alle terme, non vedo l'ora di sbracciarvi e, credetemi, Covid o non Covid, lo farò. E' troppo tempo che ne ho voglia. Un abbraccio virtuale per adesso.

Bianca
Carissima Befy 22, sei proprio speciale! Mi sono ritrovata nelle tue parole.
Non ho fatto un elenco dei miei passaggi, perché  ve li ho semplicemente raccontati man mano che li ho vissuti!
In un momento particolare della mia vita mi sono detta: “Tirati su, Bianca! Diventa la persona che hai sempre voluto essere! Non sta a te sminuire quello che sei!”.
Ho così soffiato nuova linfa di vita dentro al mio corpo. Nello stesso momento ha ripreso a battere in modo regolare anche il mio cuore… la mente si è calmata e io ho ho assunto del tutto il controllo di me stessa.
Forse ho fatto scelte avventate come a volte mi ha fatto notare la nostra Cassandra, ma sono state giuste per me e non me ne pento! Ora mi gusto appieno la nuova famiglia che sto ricostruendo con mio marito… per edificare in modo più saldo, spesso bisogna abbattere! Scusa il giro di parole. Adesso mi sento più leggera e sicura anche per godermi appieno la tua sincera amicizia e quella delle altre ragazze della “Stanza della Civetta”!
Con immenso affetto, tua Bianca.

 



(continua)







0 commenti:

Posta un commento

Poetar m'è caro

Ricordi

Insieme

Ultimi Commenti

POST COMMENTATI

Blog Archive

DISCLAIMER

Ove non diversamente specificato, tutti i testi contenuti di questo blog sono di proprietà dell’autore e sono protetti da copyright. Le immagini di proprietà dell’autore sono esplicitamente indicate in quanto tali. Nessuna riproduzione, né integrale né parziale, e nessuna manipolazione sono consentite senza preventiva autorizzazione dell’autore. In particolare, sono assolutamente vietate le riproduzioni a scopo di lucro. L'Utente s'impegna a: 1.non utilizzare il Sito o il materiale in esso inserito per perseguire scopi illegali ovvero per divulgare o diffondere in qualsiasi modo materiale o contenuti preordinati alla commissione di attività illecita; 2.non utilizzare il Sito in modo da interrompere, danneggiare o rendere meno efficiente una parte o la totalità del Sito o in modo da danneggiare in qualche modo l'efficacia o la funzionalità del Sito; 3.non utilizzare il Sito per la trasmissione o il collocamento di virus o qualsiasi altro materiale diffamatorio, offensivo, osceno o minaccioso o che in qualche modo possa danneggiare o disturbare altri Utenti; 4.non utilizzare il Sito in modo da costituire una violazione dei diritti di persone fisiche o giuridiche o ditte (compresi, ad esempio, i diritti di copyright o riservatezza); 5.non utilizzare il Sito per trasmettere materiale a scopo pubblicitario e/o promozionale senza il permesso scritto di lapanchinadelcuore.it; Ogni violazione sarà segnalata agli organi di Polizia ed alle Magistrature competenti. Nel caso in cui l'Utente non accetti, in tutto o in parte, le suddette condizioni, è invitato ad uscire dal sito.