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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



F I L O - La RIVISTA de "La Panchina" - n. 19

 



Filo

un filo di parole da 0 a 100 anni

un filo di nuove opportunità
ogni tre settimane

“La Panchina” editrice  

n. 19 - 10.7.2024



Editoriale

Pronti per questo nuovo numero di "F I L O"?
Come accennato in quello precedente,
la nostra RIVISTA,
notoriamente legata al gruppo de "La Panchina",
ha vissuto in questo periodo un evento,
che ci ha tutte inevitabilmente coinvolte.
Di che si tratta?
Della  presentazione del mio libro di poesie "Farfalle"
avvenuta il 21 giugno 2024 a Lucca, 
nel Chiostro di Santa Caterina al Real Collegio.
È stata questa un'esperienza molto significativa per me,
ma anche per la Poesia vera e propria,
perché il linguaggio poetico
non gode poi di tutto questo favore popolare,
non è vero?
Eppure questo evento
si è rivelato altamente poetico e comunicativo
e si è caratterizzato per essere riuscito a creare
un'atmosfera di grande apertura al contesto di poesia,
che ne ha recepito lessico, ritmi, contenuti.
Penso che gli interventi emozionati ed emozionanti
di presentazione di alcune poesie,
a cura delle Signore de "La Panchina",
siano riusciti a fare breccia nel pubblico numeroso presente
ed abbiano ben sottolineato le parole del critico letterario Luciano Luciani,
esse stesse farfalle per gli ascoltatori. 

Con questo numero,
la rivista si ferma per la pausa estiva.
Riprenderemo comunque
la nostra conversazione a settembre.
Grazie per averci seguito fin qui.

 Vanina




Leggi con me  Leggi con me  Leggi con me

a cura di Monica T.

Farfalle

Carissimi lettori, venerdì 21 giugno sono andata al Real Collegio di Lucca per la presentazione del libro “Farfalle” di Vanina Di Giuseppantonio Martella, la poetessa, scrittrice e animatrice del blog “La Panchina del cuore”.

Conosco personalmente Vanina e l’emozione che ho provato è stata immensa anche per questo motivo.

Ho avuto la possibilità di leggere in anteprima “Farfalle” e posso assicurare che le poesie rispecchiano appieno il suo carattere: vivace, riflessivo ed estremamente umano.

Ne è un esempio “Scendo ancora le scale”, poesia di apertura della presentazione, in particolare i versi

   “Scendo ancora le scale

   nel buio profondo.

   Irretita

   intrigata

   stupita

   dal mistero.

   Pauroso forse,

   ma quanto fascinoso.”

forniscono la spinta giusta per superare il brivido dell’ignoto e della paura nelle avversità della vita. Fanno capire che il mistero può essere anche affascinante, se non ci lasciamo spaventare dal buio.

L’autrice affronta anche il tema della morte con “Barrito” e riesce a recuperarne la dimensione naturale, cosa per molti non tanto semplice.

Questa eredità letteraria, che ha voluto fosse stampata e resa pubblica dal marito Carlo, fa sì che si possano conoscere le poliedriche sfaccettature di questa strabiliante signora.

Vi invito vivamente a leggere questa opera per emozionarvi anche voi!



Risponde Vanètte

a cura di Vanina DG.

Giacomo Leopardi
Oggi risponderò al quesito che mi pone Erika di Recanati, la quale mi chiede come vedere la poesia di Leopardi alla luce della vita odierna. Si chiede e mi chiede se può essere ancora interessante per i giovani oppure se è ormai del tutto morta e sepolta in attesa che chissà quando venga riscoperta.
La domanda è certamente pertinente, considerando anche che gli esami di maturità da qualche parte sono ancora in corso e in qualche modo di Leopardi si deve ancora parlare per programma.
Per quello che mi riguarda, io mi sono formata con piacere sui versi e sulle tematiche donatici da questo grande poeta e sono quindi un po' di parte. Ho persino visitato Recanati con altrettanto piacere e ho declamato i versi di fronte all'ermo colle.
Sì, penso che i giovani dovrebbero fermarsi un attimo e provare a comprendere da dove veniamo, anche se oggi il linguaggio del tutto diverso è più grintoso... forse troppo?
Comunque non mi dilungo ulteriormente. Se ti interessa, carissima Erika, segnalo a te e agli altri lettori che sul blog di cui "F  I L O" fa parte, esiste più di una pagina che tratta di questo argomento.
Grazie per aver posto questa domanda e reso attuale l'argomento.


Il fascino del giardinaggio

a cura di Lauretta G. 

Tradescantia sillamontana
Oggi vi parlo di una pianta che ha  nella sua famiglia  una cospicua quantità di varietà: ben 75. Tutte queste varietà sono molto belle e particolari, ma oggi prendiamo in considerazione la Tradescantia sillamontana, forse la più attraente di questa numerosa famiglia. Originaria del Sud America il suo aspetto in confronto a diverse piante di questo numeroso gruppo è più succulento e tomentoso, da qui il suo fascino. 
La peluria bianca che ricopre le sue foglie la rende molto elegante, i suoi fiori formati da tre petali, di un bellissimo rosa/lilla, risaltano in maniera eclatante quando sbocciano fra la morbidezza delle foglie pelose in estate.
La posizione ideale, nei mesi caldi, è sicuramente in luogo luminoso, ma non ai diretti raggi del sole, mentre durante i mesi invernali è opportuno proteggerla da temperature sotto lo 0. Quindi se non avete un posto riparato per tenerla nei mesi freddi, il consiglio è di darle una potatura drastica a livello del terreno.Nella primavera successiva ricaccerà i suoi rami argentei più folti di prima.
Assumendo un portamento ricadente quando raggiunge una certa altezza, se la coltivate in appartamento, consiglio una posizione dove i rami possano scendere, così darà spettacolo con il suo portamento.
Una cosa molto importante per avere la pianta sempre vigorosa è il controllo dei rami; appena si vede che ce ne sono alcuni con qualche foglia un po' ingiallita, eliminarli, così si darà la possibilità a Tradescantia sillamontana di crescere sempre in ottima salute.
Se si vuole riprodurre questa pianta tanto decorativa, sarà molto semplice: è sufficente  prelevare un ramo e metterlo in un piccolo vaso dove radicherà con facilità.
Provateci, vi darà molte soddisfazioni.
In italia c'è una tradizione legata alla Tradescantia che viene comunemente chiamata Miseria. Per questa superstizione questa pianta non deve essere regalata, va tenuta fuori casa e se possibile messa a dimora con una pianta che abbia le spine... voi ci credete? Io no, le piante di questa famiglia sono troppo belle per relegarle fuori dalla nostra casa!




Persone e personaggi

a cura di Claudia B. 

Canapone
Partì, non tornò ma rimase
Tranquilli, non è un indovinello! Vi rivelo fin da subito chi sta dietro a questa definizione. Stavolta, da brava toscana, vi parlo del grande Canapone, Leopoldo II di Lorena, Granduca di Toscana. Fu benevolmente e anche amichevolmente chiamato Canapone a causa del colore dei capelli e dei suoi basettoni. Sì, davvero grande per meritarsi tanto.
Vi spiego: è stato molto amato qui in Toscana perché persona mite, molto intelligente, istruito e di larghe vedute. Pensate che nella piazza principale di Pietrasanta gli fu eretto un grandioso monumento quando ancora era in vita. E’ vero, certo, che i pietrasantini avevano tutto l’interesse a gratificarlo, perché l’intenzione loro era quella di rimanere a far parte della Toscana, mentre invece rischiavano di essere inglobati al Granducato di Parma, sotto Francesco IV d’Este, noto per le sue dispotiche intolleranze. E la geografia ci dice che ci riuscirono. Purtroppo però, nell’ultimare il modello della statua, lo scultore Vincenzo Santini rimase infortunato gravemente, tanto da perdere una gamba e non poté più lavorare. Il Granduca quindi fece istituire la Scuola Tecnica per la Scultura e lo nominò Maestro di Scultura. E così, con la Scuola di Belle Arti, Pietrasanta conobbe un grande sviluppo economico.
E ancora, Leopoldo ridusse la tassa sulle carni per favorire l’economia agricola a lui tanto cara. 
Spese ingenti somme per bonificare i territori paludosi della Toscana, soprattutto in Maremma dove imperversava la terribile malaria. In varie città della Toscana si possono ammirare monumenti eretti in sua memoria con particolari dediche che esprimono gratitudine e affetto. A Livorno, per esempio, il Granduca ha in braccio un figlioletto e sotto un piede una brutta serpe che rappresenta la malaria da lui debellata. 
Se la Toscana ha delle coste frequentate ed ammirate lo dobbiamo a Canapone. 
Destinò risorse per lo sviluppo di tutto il territorio facendo costruire strade e ferrovie. Famosa é la “Leopolda” che collega Firenze, Pisa e Livorno.
Amante della letteratura, fu nominato Membro dell’Accademia della Crusca e in seguito, Manzoni, Leopardi, Tommaseo, ebbero il loro spazio nel Granducato. 
Da Granduca illuminato, nel 1839 a Pisa, permise la prima Riunione di Scienziati Italiani. Il Comitato di Accoglienza procurò alloggi, una mensa nel collegio di Santa Caterina e un sontuoso pranzo a Palazzo Granducale. In occasione di questo Congresso fu inaugurata la statua di Galilei raffigurato mentre spiega i movimenti della Terra tenendo in mano il Globo, oggi conservata nell’aula storica della Sapienza. 
Durante l’alluvione di Firenze nel 1844, coordinò le operazioni di assistenza alla popolazione, si impegnò personalmente nei soccorsi salvando molte persone con la sua barca e aprì Palazzo Pitti agli sfollati, sfamandoli pure. Un antenato degli Angeli del fango! 
Da allora i fiorentini gli attribuirono l’affettuoso soprannome “il Babbo”. 
Con l’unità d’Italia Leopoldo II fu costretto all’esilio. Partì per Vienna ma il clima non gli fu favorevole e, malato, tornò a Roma ospitato dal Papa Pio IX  (Senigallia 1792 – Roma 1878). Morì nel 1860 in via delle Tre Cannelle ma con il suo operato tutti capirono che Canapone  sarebbe rimasto nella storia e quindi i fiorentini coniarono la frase “Partì, non tornò ma rimase”.

N.B.

Trovo importante rammentare, carissimi lettori, che se il 30 novembre di ogni anno, a partire dal 2000, si celebra la Festa della Toscana è perché Pietro Leopoldo d’Asburgo-Lorena, nonno di Canapone, il 30 novembre 1786, abolì la tortura e la pena di morte. Il Granducato di Toscana fu il primo Stato al mondo.



Lo sapevate?

a cura di Silvana C.

Il Real Collegio a Lucca 
Il real collegio di Lucca è un ente morale che all'inizio della sua storia era volto all'istituzione pubblica cittadina. Nel corso degli anni ha avuto diversi scopi. Nel 1517 il priorato dei canonici di S.Frediano venne unito alla congregazione dei canonici Lateranensi.  La chiesa e il monastero  passarono sotto la giurisdizione della congregazione riformata di Santa Maria Fregionaia. 
Nel tempo il monastero antico è stato adibito a seminario, poi a varie scuole cittadine e, infine, dopo la seconda guerra mondiale fu utilizzato per accogliere i profughi dell'Istria. 
Da quando è passato sotto il Comune di Lucca, è un posto dove allestiscono mostre ed eventi. È composto da tre chiostri e, sopra al primo piano, c'è un salone circondato da tante stanze.
Ci sono stata pochi giorni fa per la presentazione di un libro, "Farfalle", scritto da Vanina Di Giuseppantonio Martella. L'evento era nel chiostro a destra della chiesa di S. Frediano chiamato di Santa Caterina.
A fine cerimonia, terminata con un rinfresco, è stata aperta una porta e ci siamo spostati in giardino dove il panorama bellissimo è confinante con le Mura di  Lucca.



 

  Andando Andando Andando  

a cura di Alba P.


In allestimento


LUOGHI... SPECIALI

a cura di Mariella A. 

Il parco fluviale
Carissimi lettori e lettrici, siamo di nuovo insieme in questi giorni roventi di luglio.
Ed allora cosa c'è di meglio che ritornare con la mente ai luoghi che hanno allietato e rinfrescato i miei giorni dell'infanzia, accompagnandomi fino alla gioventù e all'età  matura?
Oggi il mio pensiero vola verso il fiume che in un tempo antichissimo attraversava la mia città provocando spesso gravi inondazioni, finché il Vescovo Frediano decise di avviare lavori per deviarne il corso, lavori risolutivi ma costosissimi, tanto che spesso a Lucca si sente dire "Mi costi come il fiume ai lucchesi!".
Quando ero piccola (e vi parlo di circa settanta anni fa) era difficile che una famiglia potesse permettersi di fare le vacanze al mare, per cui il mio "mare" e quello dei miei amichetti era il fiume!
Allora il vicinato era come una famiglia allargata, le porte di casa erano sempre aperte e le notizie volavano, non sul filo del telefono, ma con il passaparola. Succedeva che Alba, Rita, Paolo giocassero con me e insieme decidevamo di chiedere alle mamme se ci portavano a fare il bagno in fiume. La mia chiamava a gran voce Lina, Lina gridava a Iolanda, si univa poi qualche altra mamma e... nel pomeriggio tutti eravamo pronti con le nostre biciclette cariche di tutto e di più per partire. Non che ci volesse molto; tempo venti minuti ed eravamo arrivati ad una piccola spiaggia un po' sassosa, ombreggiata dai pioppi altissimi dove le acque erano calme e limpide.
Piantavamo i nostri ombrelloni alla "bell'e e meglio", stendevamo gli asciugamani,  poggiavamo i cestini con le merende e via di corsa a fare il bagno. Quanta gioia, quante grida allegre, quanti dispetti e spesso quanti pianti... ma sempre contenti di quel poco che avevamo. Verso sera poi cavalcavamo di nuovo le nostre bici e via verso casa lungo la strada sterrata e ombrosa che costeggiava il fiume.
Sono ricordi lontani che si avvicendano ad altri più vicini nel tempo.
Ricordo quando con il mio primo ragazzo, la domenica pomeriggio partivamo sempre in bicicletta e andavamo verso il Serchio. Ci sedevamo vicino alla riva, con i piedi immersi nell'acqua, rapiti dai profumi intensi, dal "parlare" dei passerotti, dalle ali spiegate dei germani che planavano sull'acqua; niente turbata quella quiete se non, in lontananza, lo sferragliare sommesso del treno. A cornice di tutto ciò c'era un cielo azzurro e puro come oggi difficilmente si vede, i nostri casti abbracci ed i nostri sogni!
Poi la vita va avanti, il progresso ci porta verso mondi lontani, arrivano altri mezzi di trasporto, le auto, gli aerei... e le biciclette???
La mia sicuramente rimase nascosta da qualche parte in casa, per essere utilizzata in casi particolari o proprio quando l'auto faceva le bizze e non voleva saperne di partire!
Ogni cosa parte da un inizio per evolversi, crescere, cambiare, essere quasi dimenticata, ma  sempre arriva il momento di tornare alle origini! Così è  successo anche a me. Ripresi la mia bicicletta nell'età matura e la mèta fu ancora il fiume. Nel frattempo era stato creato un bel parco fluviale, che lo percorreva su ambo le sponde fino ad arrivare, con alcune interruzioni, quasi alla foce, a Bocca di Serchio. Spesso con qualche amica ci davamo appuntamento e iniziavamo la nostra pedalata attraverso il verde, l'ombra dei pioppi, il gorgoglio delle acque che scorreva, ed ancora scorre, nell'alveo. Ogni tanto ci fermavamo per sederci su una panchina ad ascoltare la musica della natura ed osservare quei giovani un po' scapestrati che fanno le loro evoluzioni là  dove una cascata artificiale dovrebbe rallentare la furia delle acque.
E poi attraverso il nuovo ponte pedonale, raggiungevamo l'altra sponda per riprendere la via di casa.
Ed ora? Ora restano i ricordi... troppo pericoloso raggiungere in bici il fiume, troppi gli anni e gli acciacchi per queste pedalate, tanti gli ostacoli che potrebbero intralciare le nostre pedalate... 






____________________________________________




🥁

Appendice

Sulle ali della fantasia

a cura di Rita G.



Fantasia... e Poesia 

🌊  (continua dal numero precedente)

Poi è arrivato il giorno delle farfalle. Non so dire come ci ha reso felici. Si trattava di leggere al meglio le poesie di Vanina e ci siamo riuscite.

Certo io non amo granché la poesia perché non la capisco, ma da adesso in poi, il mio rapporto con la poesia sarà diverso, più consapevole.

Ciascuna di noi è stata felice dell'altra. Abbiamo visto, e per la prima volta Monica, che è venuta da Modena per partecipare e conoscerci. Poi c'era anche Claudia che venendo da Grosseto anche lei la  conoscevamo dal vivo finalmente.

Fu una giornata stimolante, con la pace nel cuore e una calma che come una bolla di sapone, ci proteggeva dallo stress del mondo e ci donava serenità pace. In questo mondo in cui tutti vanno di fretta, noi con la panchina abbiamo trovato un luogo incantato che ci permette di elevare il nostro Spirito e anche il nostro corpo ne trae beneficio.


                              

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