Il passero solitario è una poesia bellissima, come tutte quelle di Leopardi, ma già dal titolo mi sono ricordata lo sgomento, le angosce che mi assalivano per impararla a memoria. Anche se l’insegnante ci dava almeno una settimana di tempo, era difficile da imparare per via delle parole antiche, quasi arcaiche.
Leopardi è molto simile al mio animo di quel tempo e forse per tanti di noi, perché erano tempi un poco difficili per quanto riguardava l’economia familiare. Anche oggi ci sono famiglie con situazioni economiche difficili, ma se si va in giro con i jeans strappati, nessuno si accorge se voluti o per necessità. A quel tempo invece se avevi le toppe ai vestiti o i jens logori, eri fuori da tutto e da tutti. Disagio totale, visto che il modo di vestire per i giovani è sempre stato importante.
Un tempo ci dovevamo accontentare di molto poco per davvero! Proprio ieri per esempio, salendo ai castagni senza cestino per raccogliere qualche fragolina, parlando con mio marito, ci siamo ricordati che da ragazzi ne facevamo uno con le foglie. Bello, lì per lì, ma la soddisfazione era misera, almeno per me che avrei voluto altro. Non sapevo cosa veramente volevo, ma ricordo che in adolescenza certi divertimenti mi annoiavano.
Mi annoiavano le camminate nel bosco, le solite banali chiacchiere sul solito muretto, le canzoni ascoltate al juke box ma sempre quelle... Ricordo i miei due fidanzatini da teenager. Si doveva averne uno per essere uguale alle altre. Ma che noia! Ogni volta aspettavo che tutto intorno a me fosse diverso, che una qualche cosa di interessante potesse accadere per arricchire le mie giornate ma, all’infuori dei litigi con mia madre, non succedeva granché. Mi rendevo conto però di non saper costruire alcun futuro con il nulla che sentivo dentro di me. Mi sentivo in trappola.
Da giovanissima non mi divertivo ma una cosa è certa, Io al contrario di Leopardi, non me ne rammarico. È servito a formarmi e se oggi sono positiva è dovuto alla noia della mia infanzia e adolescenza, alla debole speranza che avevo nell’aspettare tempi migliori. Piano piano ho capito che ci sono cose interessanti intorno a noi anche senza fare grandi cose. Basta volerne cogliere l’essenza. La mente ed il cuore vanno educati per saper vivere la vita ma a casa mia non usava.
Claudia
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Giacomo Leopardi nella poesia il passero solitario parla dell'uccellino blu che evita di stare con gli altri. Paragona lui stesso alla sua solitudine, al passero che invece di unirsi agli amici coetanei sta per conto suo isolato. Ci leggo fra le righe un rimpianto di non godere della gioventù che fugge.
Se penso a come io ho trascorso la mia gioventù non mi posso lamentare. Ho sposato presto e mi sono trovata molto bene a vivere come moglie e poi come mamma.
Sono stata un po' più soffocata da adolescente, perchè avevo un babbo troppo severo che non mi permetteva di vivere la vita a modo mio. Sono la più grande di tre figli ed io ero quella che dovevo dare il buon esempio. Mi venivano dati orari per rientrare la sera, divieti vari di uscire con le amiche, però non mi piace lamentarmi.
Il messaggio che ho percepito dal Leopardi è quello di godersi la vita, perchè un giorno finirà e di vivere gli anni che passano velocemente nel modo migliore possibile.
Silvana
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Sarà un caso che Leopardi mi sia sempre piaciuto? Anche se il suo pessimismo è sicuramente lontano da me, comprendo la sua analisi della vita e i sentimenti che emergono da questa sua poesia.
Sì, se ci penso, mi torna immediatamente alla mente l'aula in cui mi ritrovavo anche di pomeriggio con le mie compagne della sezione L delle medie... a riflettere su di lui e la sua poetica.
Sensazioni, riflessioni, emozioni? In verità io mi sentivo un po Leopardi e mi tenevo indietro ad osservare quello che avveniva intorno a me. È da ricordare che quello era un periodo storico in cui l'educazione era molto rigida e le ragazze venivano un po' contenute per non dire represse. Tuttavia rivedo i primi tentativi di vivere di alcune di noi, piuttosto maldestro in verità.
In particolare c'era Anna, una campagna più avanti dell'età anagrafica, che aveva sempre intorno un nugolo di corteggiatori, che cambiava spesso come un'ape regina. Io pure ero più grande della mia età anagrafica, ma ero così "adulta" che tutti quei giochi mi sembravano poco interessanti e senza senso. A me piaceva sognare tra le parole che leggevo, soprattutto sulla letteratura che studiavo.
Non mi sentivo affatto in disparte, per questo penso che Leopardi alla fine abbia scelto di lui stesso ri starsene appartato tra le parole a studiare e che non abbia avuto voglia di lottare per mettere in atto altre possibilità. Del resto, in caso contrario, forse non sarebbe stato il poeta che conosciamo.
Cosi la mia giovinezza è stato un pochino da passero solitario per scelta, anche se ho fatto molte cose con le "persone" che ho incontrato sul mio cammino. L'amore... beh, l'amore non è stato per me semplice trovarlo. Avevo bisogno di incontrare quello ideale, cosa non facile, non è vero? Trovare nel mazzo quello che potesse capire la mia personalità complessa non era facile! Intanto i movimenti del '68 influenzavano la vita di tutti e io mi sono barcamenata tra la mia visione poetica della vita e la indubbia validità delle dee che andavano evolvendo il costume. Comunque ero fiera delle mie scelte e non le cambierei nemmeno oggi.
Quello che per me è stata una conquista è stato il lavoro a cui ho dato molta importanza, ma questa è un'altra storia.
Vanina
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Non ho mai provato la solitudine negli anni della mia gioventù. Ho sempre avuto amicizie e conoscenze che mi aiutavano con la loro compagnia, a sopperire all'assenza di un fratello o di una sorella che, se proprio devo dirlo, non mi sono mai mancati.
A scuola ho sempre trovato ragazze molto socievoli con le quali instaurare rapporti piacevoli. Ricordo che alle superiori, eravamo un gruppetto di ragazze che una volta ogni tanto, si organizzava e all'uscita dalla scuola andavamo a fare un pic-nic, oppure ci riunivamo a casa di una di noi e, nel cercare di scoprire come passare i pomeriggi studiando poco, ci inventavamo le cose più strane da fare. Un esempio: facevamo le sedute spiritiche.
La cosa era molto divertente, chiamavamo i personaggi della storia che avremmo dovuto portare all'esame di stato, la nonna che ci dava i punti all'uncinetto che non aveva finito perchè era deceduta... e così via. Un giorno, un personaggio decise, senza essere chiamato, di presentarsi al nostro tavolo per farci scrivere la sua storia. Era uno svedese e diceva di aver partecipato alla spedizione del dirigibile Italia che con a capo Nobile aveva tentato di arrivare al Polo Nord. Ci faceva scrivere racconti stupendi e noi ci appassionammo tantissimo. Poi un giorno ci disse che era morto tra i ghiacci del polo nord con grande sofferenza, dentro una tenda che non poteva certo ripararlo dal freddo, e che nessuno aveva provveduto a salvarlo. A questo punto, incuriosite, cercammo di documentarci. Guarda caso, quello che avevamo scritto dettato dall'esploratore, era vero e qui ci prese un po' di paura, perché nessuno di noi sapeva i particolari del volo del dirigibile di Nobile... Presto fatto, si terminarono le sedute spiritiche e si passò a piacevoli giochi a carte.
Ora risalgo perché sono scesa un po' troppo tra i ricordi della mia gioventù. Anche negli anni successivi alla maturità, il mio mondo è sempre stato sereno, fidanzato e amici hanno sempre contribuito a farmi vivere piacevolmente i giorni che passavamo insieme, andando a sciare d'inverno e a camminare in montagna con la bella stagione. I giorni in quegli anni non passavano veloci come ora, ci godevamo minuto per minuto ogni attimo che vivevamo insieme perché ritenevamo che quei momenti fossero preziosi e lo erano davvero...
Ci sto pensando, ma io la vita solitaria e triste del "passero solitario" proprio non l'ho mai vissuta perchè per carattere non riesco istintivamente a stare da sola...
Anche ora che sono anziana, vivo molto in compagnia di altre persone, passo momenti piacevoli rasserenanti, che non mi fanno pensare che poi non manca molto tempo per dire il "ciaooo" finale...
Lauretta
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Il passero solitario! Quanto tempo è trascorso dall'ultima volta che ho letto questa poesia! E pensare che Leopardi è stato, fin dai tempi di scuola, il mio poeta preferito. Mi ritrovavo, durante l'età adolescenziale, nel suo carattere schivo e solitario, nel suo pessimismo, nella sua visione del mondo e spesso mi trovavo a paragonare i miei vissuti ai suoi.
Anni fa, quando frequentavo le scuole medie, mi sentivo diversa dagli altri compagni e forse trattata diversamente anche dagli insegnanti. Allora a Lucca c'erano solo due scuole medie: la Carducci e la Buonagiunta.
Per comodità mio padre mi iscrisse alla Carducci e mi ritrovai in una classe di oltre venticinque alunne, tutte femmine provenienti per la maggioranza dal centro città o dalla prima periferia, figlie di professionisti, di medici, di insegnanti e poi c'eravamo noi provenienti da famiglie meno abbienti, che arrivavamo in pullman da una periferia non distante dal centro, ma ancora in aperta campagna. Ecco, in quegli anni mi sono sentita "diversa", non accettata, isolata anche da alcune insegnanti, quella di lettere in particolare, che in una occasione ebbe a sottolineare che "non ci si poteva aspettare molto da una che veniva dalla campagna". Forse fu proprio questa discriminazione ad avvicinarmi al Leopardi. Non avevo certamente difetti fisici evidenti, ma ero abbastanza formosa ed era facile sentire le frecciatine delle compagne che criticavano anche il modo di vestire. Una di queste ragazzine abitava a cento metri da casa mia, era figlia di un noto farmacista della città, avevano una governante a tempo pieno, una casa certamente molto più ricca della mia, dove spesso il fratello, di qualche anno più grande, dava feste sontuose. Insomma io ero l'amica "povera" che talvolta aveva il privilegio di essere ammessa a studiare e quindi godere della merenda... E le poche volte in cui lei doveva prendere il pullman a me toccava il ruolo di portarle la cartella quando scendevamo. Erano gli anni in cui mi sentivo isolata da un certo ambiente, ma la fortuna di vivere in campagna si vedeva nelle amicizie vicino casa che mai ti lasciavano sola. E mentre il poeta si isola sempre di più, rimpiangendo poi di aver lasciato trascorrere il miglior tempo della sua vita, nel mio vissuto le cose sono andate diversamente e sono riuscita, negli anni, a riprendere fiducia, a godere delle amicizie, dell'amore, a trascorrere i giorni vivendo con la consapevolezza che ogni cosa lasciata non torna più.
Mi piacciono le poesie di questo poeta ed appena ho potuto sono andata a conoscere la sua casa, il suo paese, Recanati, l'ermo colle, la piazzetta...
Ho ancora da qualche parte un piccolo libretto comprato quando avevo quindici o sedici anni con tutti canti leopardiani!
Mariella
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La paura è stata un’emozione costante per gran parte della mia vita e fino ai trent’anni ogni mia decisione ne è stata condizionata. Ero come paralizzata… la vita mi scorreva davanti, ma io ero solo una spettatrice. Con la malattia dei miei genitori ho deciso che era l’ora di rompere la “campana di vetro” sotto la quale mi riparavo e di respirare aria nuova. Avevo deciso di far entrare la vita in me ed io entrare in lei!
Non ho imitato Giacomo Leopardi chiuso in se stesso a fare l’eremita durante “gli anni più belli” delle gioventù.
Nelle strofe de “Il passero solitario” racconta: “lo non cerco, e nemmeno so come siano possibili, il divertimento e il piacere, i dolci compagni della gioventù, né tu, amore, fratello della giovinezza”…
Da quando ho preso la decisione di “volare” libera mi sono appassionata alla scrittura autobiografica e creativa… questo mi ha permesso di conoscere tante persone con le quali sono diventata amica,comunico ed ho instaurato un affetto sincero!
Pur non uscendo tanto quanto vorrei da casa a causa della fragilità della mia salute ho trovato un equilibrio per far fluire le mie emozioni e sensazioni verso il mondo esterno e contemporaneamente riceverle!
Mi sento gratificata da tutto questo e anche da me stessa per quello che sono riuscita a realizzare fino ad ora. Ho in mente obbiettivi importanti da raggiungere e sono certa che con il tempo ci riuscirò!Monica
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Dov'è andata la mia giovinezza? C'è mai stata? Non la ricordo!
C'è una frase che mi fu pugnalata alle spalle che me la fa intravedere, ma senza amore, senza quella preoccupazione che deve accompagnare la crescita di un virgulto. Io alberello senza sostegno strapazzata in balia del vento, miracolosamente in bilico, sopravvissuta alla burrasca, strapazzata nelle foglie tenere e nello stelo porto cicatrici indelebili che ho faticato a lenire senza riuscirci.
Vedo il nuovo germoglio ancora sbatacchiato e pericolosamente a rischio. Che dire? Che fare?
Avevo paura? Tanta! Avevo il desiderio di vagare per lidi ameni e solitari? Lo facevo e meno male che c'erano loro.
Dov'è andata la mia giovinezza? C'è mai stata? Se sì, è nascosta nell'affanno del sopravvivere.
Stupidamente il grumo di fango che avevano nel cuore, non hanno avuto cura di nasconderlo, di raschiarlo sì da renderlo meno brutto, di girarci intorno facendo finta che… NO! Quel grumo di fango è stato messo al centro, quasi unico canto doloroso e non amico. Pietra di paragone negativa
Risultato? Un passero solitario, ma solitario per davvero.
Ci piango ancora, chi mi consola? Ho fatto un discernimento anche sui consolatori. Scarta di qui, scarta di là, sono rimasta sola. Non c'è amore intorno a me. Ciascuno alla fine cerca solo di consolare se tesso.
Non so se ho sognato o se qualcuno mi ha detto che esiste davvero un uccellino che canta in solitudine. Ecco. Se esiste , quello sono io.
Rita
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"Il passero solitario" tocca molto le nostre vite e riporta alla mente vissuti a volte difficili, altre dolorosi, altre ancora sono invece totalmente diversi da quelli trascorsi dal poeta.
RispondiEliminaTutte noi abbiamo esternato le nostre esperienze, evidenziando in genere reazioni positive a quelle note di negatività che spesso caratterizzavano i momenti della vita.
Il commento di Rita ha lasciato in me una grande amarezza. Quanta sofferenza in quelle parole...
E chi doveva accompagnare, guidare, amare, dov'era? Dietro cosa si nascondeva?
"Non c'è amore intorno a me"
Non è così, cara amica, ora c'è il nostro amore, la nostra amicizia, l'affetto che ci lega, il desiderio di essere insieme, c'è la voglia di camminare INSIEME, e di ritrovare la gioia di cantare con altri passeri.
L'uccellino che cantava in solitudine oggi e meno solo.
Con gli anni la vita prende altre pieghe per fortuna in questo caso per Rita che ormai ha trovato molti affetti intorno a sé a partire dalla famiglia per arrivare a noi . Lei è dolcissima e si fa amare. Sia dal vero che con i suoi scritti.
EliminaBellissimo questo cerchio magico in cui si vive sulla nostra Panchina! Tutto vero quello che dite, Mariella e Anonimo.
EliminaAggiungo soltanto che spesso ognuno di noi vive con sfumature diverse una stessa realtà che sembra oggettiva, ma che viene percipita, a volte, in modi addirittura opposti.
Grazie per essere a commentare anche qui.