L'amaranto
Lo spaventoso mascherone
rituale giaceva in mezzo alla radura immoto.
Attraeva con quegli occhi
così grandi e neri, nei quali lo sguardo degli abitanti del villaggio, in
attesa, si perdeva.
Pian piano i loro occhi scendevano giù nel
tunnel di quelle orbite, sempre più giù, fin quando non si smarrivano in un mondo parallelo, che mescolava
i colori più sgargianti al buio più totale.
Intanto il sole era alto nel
cielo, rosso e rovente. Faceva risplendere le tinte vivaci degli abiti
coloratissimi che indossavano gli Inka radunati lassù in alto, in quel piccolo lembo
di terra nascosto tra le Ande.
Anche i bambini se ne stavano
fermi e immobili. Guardavano, la scena rimanendo lontani da ciò che stava accadendo.
Ed ecco che una canto, lento a
tratti e vivace all'improvviso, attrasse l'attenzione di tutti. Ben presto il
sacerdote del villaggio comparve alla vista dei presenti, che cominciarono a ballare
con gesti ritmici ed uguali, lanciando suoni propiziatori. Il sacerdote si avvicinò al mascherone, mentre
il cerchio degli Inca danzanti si richiudeva intorno a lui.
La tensione e l'energia che si
percepivano in quel momento erano davvero straordinarie. Sembrava possibile toccarle.
Il sacerdote sollevò il grosso mascherone dalle orbite vuote e con gesti rituali ci si infilò sotto, scomparendo alla vista. Molti giri e scrollamenti a sinistra, altrettanti e sempre più veloci a destra. Adesso il rosso, che dominava quell'inquietante improbabile testone, aveva assunto attraverso il movimento degli incredubili guizzi e bagliori. La cerimonia stava entrando nel pieno della sua essenza.
Una piccola pausa. Dallo stesso
percorso da cui era arrivato il sacerdote, comparvero sei uomini con rosse decorazioni, che
accompagnavano un giovanetto, un ragazzo serio e composto, che cercava di assecondare
in tutto e per tutto quello che gli veniva suggerito.
I canti e le danze ripresero con ulteriore grande frenesia. Poi il sacerdote accolse il ragazzo con lui sotto l’enorme mascherone. Il mascherone riprese a volteggiare, seguendo ritmi studiati e seguiti fin dai tempi remoti mandando intensi bagliori rossi… rossi amaranto.
E sì, quella era la cerimonia
più importante. Si teneva al momento giusto dell'anno per propiziare il nuovo
raccolto dell'amaranto, che per quella comunità molto povera costituiva la sopravvivenza
stessa della popolazione. Questo momento della vita ddi questi Inca era anche un momento di rinascita, di vita nuova, un passaggio che andava sottolineato. Non a caso, in questa occasione si festeggiava anche il portale attraverso il quale si transitava dalla pubertà alla giovinezza per i ragazzi del villaggio.
E infatti, il sacerdote uscì da
sotto il mascherone amaranto dalle spaventose
orbite vuote, e lasciò finalmente il ragazzo da solo. Adesso era quest'ultimo che conduceva
la danza. Ormai era un uomo.
La comunità inca continuò ancora
per un lungo tempo a ballare, a cantare, a riempire di energia la radura nascosta
tra i monti ad un'altitudine vertiginosa.
Poi all'improvviso tutto tacque.
La vita riprese il ritmo normale di tutti i giorni con la cura dell'amaranto, che ne aveva impellente bisogno per giungere al giusto grado di rendimento che avevano propiziato.
I bambini, invece, tornarono a giocare insieme con piccole pietre… di colore amaranto.
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