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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



F I L O - la RIVISTA de "La Panchina" n. 6

 

            



Filo

un filo di parole da 0 a 100 anni

quindicinale di opportunità

“La Panchina” editrice  

n. 6 - 16.11.2023



Editoriale

Care lettrici e cari lettori,
direi che la nostra rivista
procede a gonfie vele.
Voi cosa ne pensate?
Avete suggerimenti da dare?

Non so se tutti se ne siano accorti,
ma è un fatto che F I L O
viaggi sospinta da una redazione
tutta femminile.

Insieme, anche quest'anno,
attraverseremo l'onda del 25 novembre,
giornata contro la violenza sulle donne,
ma la scelta della rivista è quella
di scegliere articoli gioiosi
che guardino avanti ad un mondo di distensione
pieno di parole importanti,
che rivalutino il pensiero e le emozioni.
Siamo certe che questa scelta,
non solo incontrerà la vostra approvazione,
ma stimolerà anche voi
a cogliere meglio la filosofia de
"La Panchina"
di cui questa rivista è espressione.

Vanina



Leggi con me  Leggi con me  Leggi con me

a cura di Monica T.

Carissimi amici di lettura, eccoci di nuovo insieme!
In “Leggi con me” di questo numero scoprirete "Il serpente maiuscolo" di Pierre Lemaitre edito da Mondadori.
Finalmente avremo un libro giallo-noir tra le nostre pagine!
Le vicende della cara vecchia Mathilde, in veste di killer spietata eppure così fuori ruolo, assorbono talmente da desiderare di poter avere, ogni volta, ancora un po’ di tempo per leggere qualche altra pagina.
Non importa se rimangono tanti “perché” a cui non si trova risposta.
La protagonista e le sue peripezie sono più che sufficienti per far dire che questo libro ha ciò che piace!
Una curiosità: questo romanzo è rimasto nel cassetto di Pierre Lemaitre sin dal 1985 e mai pubblicato. A distanza di tantissimi anni lo scrittore francese lo rispolvera, senza cambiarlo sostanzialmente.
Amici miei… a voi formulare un’opinione!
Aspetto i vostri commenti e vi preannuncio delle novità in arrivo per questa rubrica.
A presto!



Risponde Vanètte

a cura di Vanina DG.

Domande? Oggi sono qui, pronta a rispondere ai vostri quesiti, ma indecisa sulla scelta. È già un po' che ne soppeso due o tre che mi hanno immediatamente coinvolto. 
Patrizia mi scrive da Bosa e mi chiede cosa penso dell'antica civiltà nuragica o, meglio, del fatto che si sente dire che una civiltà molto evoluta nell'isola della Sardegna precederebbe addirittura quella degli Etruschi, la quale, invece, si sarebbe sviluppata in Toscana proprio grazie agli antichi Sardi ivi sbarcati.
Il quesito posto da Letizia di Ischia richiama il problema della grande antropizzazione di tante zone in continua e forte trasformazione geologica, che potrebbero pericolosamente trasformarsi in un mostro incontenibile e distruttivo di tutto ciò che incontra in quel momento.
Tutti sanno del disastro di Casamicciola causato dal fortissimo terremoto del 1883 e che vi sono stati altri terremoti anche più recenti, come quello del  2017.
Eppure l'uomo ha continuato a costruire in quel luogo imperterrito senza porsi alcuna domanda sull'opportunità di farlo.
Riccardo da Portogruaro, ci ricorda la leggenda che racconta come Portogruaro debba le sue origini a un barbaro feroce come fu Attila. Infatti pare che Portogruaro sia stato costruito con le pietre di Concordia Sagittaria rasa al suolo nel V secolo da Attila, capo degli Unni.
Proverò,  dunque, a rispondere a tutti voi in poche parole.
Allora, Patrizia da Bosa, mi limiterò a sottolineare che sarebbe davvero interessante accertare se sia verità che gli antichi sardi non si fossero limitati ad incidere segni casuali sulla pietra, ma che la loro fosse una vera e propria scrittura da poter finalmente decifrare. Non capisco perché ci sia questa grande diatriba tra scienza ufficiale ed altri studiosi. Mi auguro che per amore del sapere si possa lavorare insieme e giungere ad una verità condivisa.
Letizia di Ischia, conosco la tua meravigliosa isola ed ho ancora negli occhi l'azzurro del mare e l'odore dei limoni che in quei giorni mi accompagnavano, mentre scendevo giù verso Ischia Porto e il Castello Aragonese.
Tutto magnifico, ma certo che il pericolo intorno a Casamicciola è grandissimo, come quello nella zona di Pozzuoli e quello alle pendici del Vesuvio.
Sappiamo bene cosa sia accaduto a Pompei e zone limitrofe. Allora? Capisco che in posti così belli ci si dimentichi dei pericoli e ci si senta forti, imbattibili… che le abitudini e le consuetudini affettive ci danno un'illusoria sicurezza, ma certo non dovremmo più continuare a costruire e a vivere in luoghi così a rischio… non sarà facile, ma dovremmo cominciare a pensarci.
Con la nomea di Attila, il flagello di Dio, caro Riccardo, mai avrei immaginato che Portogruaro potesse trarre le sue origini dalle pietre che quest’ultimo aveva liberato dal loro normale luogo di vita in quella città, Concordia Sagittaria, ormai inesistente dopo il suo passaggio.
Comunque nascere dopo la distruzione vandalica di Attila è stato di buonissimo auspicio per Portogruaro, con i suoi canali, le piazzette, il suo campanile pendente. Grazie di averci fatto conoscere questa leggenda.
Patrizia, Letizia e Riccardo, voi vivete a molti chilometri di distanza uno dall'altro, ma è bello vedere come le vostre richieste abbiano preso spunto dalle vostre amate realtà, che vorreste conoscere meglio e far conoscere a tutti.
Grazie per leggere F I L O, la nostra rivista,  e per essere entrati nella mia personale rubrica.

 


Il fascino del giardinaggio

a cura di Lauretta G.
Rieccomi a parlare dei fiori del mio giardino.
Oggi vi racconto di un regalo ricevuto anni fa da una mia carissima amica che ho gradito tantissimo.
Cioè, forse in un primo momento, visto l'aspetto della piantina nel vaso, non ho apprezzato molto il dono, ma poi, con un po' di attenzione, di cura  affinchè fosse riparata dal freddo nei primi anni della sua vita, bagnandola regolarmente perché non si seccasse, lei ha cominciato a crescere modificando il suo aspetto miserino e io ho preso ad amarla  proprio per quella presenza decorativa.
Sono passati gli anni ed essendo cresciuta ho deciso di metterla in terra e lì la mia Erythrina  crista galli, così si chiama, ha dato il meglio di sè di anno in anno.
Ora è una bellissima pianta alta circa otto metri estremamente decorativa che fa bella mostra di sé al centro del mio giardino.
L'Erythrina, che può raggiungere i dieci metri di altezza, è una pianta originaria dell'America Centrale, dove viene chiamata albero del corallo per lo splendido colore dei suoi appariscenti fiori, che in modo particolare in Argentina (dove è considerata la pianta nazionale) viene usata per la decorazione dei viali. 
Durante l'estate avviene la spettacolare fioritura e dalla generosa chioma verde della pianta spuntano a sorpresa rami di stupendi ridondanti fiori rossi molto amati dalle api
L'Erythrina c. g. è della famiglia delle leguminose, quindi i suoi frutti sono baccelli che contengono fagioli di colore marrone scuro che daranno vita a nuove piante.
Nei primi anni dell'impianto nel mio giardino, ho sempre tenuto la pianta protetta dal freddo, ma ora è talmente cresciuta che non ho più i mezzi per proteggerla e lei, molto intelligentemente, ha deciso di adeguarsi alle gelate invernali sopravvivendo senza problemi e regalandomi  fiori appariscenti. 
Quest'anno che abbiamo avuto un'estate estremamente calda, la fioritura si è protratta, con mio grande piacere fino all'inizio di novembre
Se volete fare un gradito regalo a chi possiede un giardino di grandi dimensioni, regalate una piantina di Erythrina,  gli darete la grande gioia di vederla svilupparsi nel tempo fino al grande splendore.




Persone e personaggi

a cura di Claudia B.

Felice di ritrovavi!
Dunque, dato che la rivista si chiama FILO, ho intenzione di collegarmi ogni volta, in qualche modo, all’argomento precedente, tanto per mantenere il “filo” conduttore. 
Questa volta partirò da una puntata del mese di luglio della trasmissione "NOOS" di Alberto Angela che era rivolta alla robotica che sta prendendo campo in tutti i settori, previo appassionata e a quanto pare poco sovvenzionata ricerca. 
Vorrei iniziare dal significato della parola e per questo mi sono documentata sul Vocabolario on line Treccani:
 robòt (o ròbot) s. m. [nel sign. 1, der., attrav. il fr. robot, dal cèco Robot ròbot, nome proprio, der. a sua volta di robota «lavoro», con cui lo scrittore cèco Karel Čapek denominava gli automi che lavorano al posto degli operai nel suo dramma fantascientifico R.U.R. del 1920. 
In questi cento anni sui robot sono stati fatti molti film che toccano vari argomenti e per questo direi che anche un robot possa definirsi un Personaggio.
Riprendendo il contenuto della trasmissione di Angela possiamo certamente dire che qui entrano in campo le Persone che hanno creato i Personaggi, in specifico ErgoCUB, un Robot Umanoide. Dietro le azioni dei Robot c’è l’uomo che ha studiato i vari algoritmi di intelligenza artificiale per raggiungere certi risultati.
In questo progetto si parla di un Robot che è stato progettato dall’Istituto Italiano di Tecnologia  “IIT” di Genova in collaborazione con l’INAIL. Capirete l’importanza pensando al suo impiego. Infatti è nato per prendere il posto dell’uomo in situazioni pericolose, pesanti, usuranti che portano a malattie professionali. Può essere comandato a chilometri di distanza!
Ecco l’uomo Persona e Personaggio al tempo stesso. Non scindibile come in teatro perché interagisce ovviamente con il suo personaggio. Collaborano a questo progetto le nostre Eccellenze e questa volta propongo questo pezzo molto volentieri perché posso menzionare un ricercatore giovanissimo, Giulio, presentato  da Alberto Angela come reale essere umano che comanda un avatar. (v. Vocabolario on line Treccani).
 avatàr s. m. [dal sanscr. avatāra, attrav. il fr. e ingl. avatar]. – 1. Nel brahmanesimo e nell’induismo, la discesa di una divinità sulla terra, e in partic. ciascuna delle 10 incarnazioni del dio Visnù. Per estens., nell’uso letter., reincarnazione, ritorno, trasformazione e sim. 2. Nei giochi di ruolo virtuali, personaggio dalle più diverse sembianze che rappresenta l’alter ego dei vari partecipanti, sostituendoli nelle azioni di gioco.   
Nell’intervista Giulio, che dà il suo notevole contributo al progetto ErgoCUB, risponde con soddisfazione ma dal suo atteggiamento trapela umiltà che gli fa davvero onore. Un altro cervello che resta in Italia. A lui tutti i nostri complimenti. Siete d’accordo?


   



 

Sulle ali della fantasia

a cura di Rita G.

Sono soddisfatta! Ho preso qualche giorno di ferie per riposarmi e godermi il mio giardino nel suo bel vestito primaverile e ho indovinato anche una bella giornata di sole che mi rallegra assai.
Potrei andare anche a fare un po' di spesa per preparare una sfiziosa cenetta che mi soddisfa come poche cose. Inforco la bicicletta e vado canticchiando... la la la, questo è il valzer la la... C'è qualcosa che non va. Come mai non arrivo ai pedali?  Qualcuno mi ha fatto uno scherzo?Guarda che filibustieri, hanno manomesso anche il manubrio, ora come la rimedio?
Faccio per scendere e casco nell'erba appena tagliata. Guardo la ruota che gira vicino al mio naso e mi sembra un disco volante tanto è grande... è... grande.
Non ho altre parole per descrivere quello che vedo.La bicicletta è enorme. Il freno ha le dimensioni di un palo della luce e il sellino sembra il tetto di una casa.
Sono esterrefatta ammutolita e perché no, anche un po' impaurita. Non so quanto tempo rimango inebetita a rimirare la mia strana situazione quando piano piano metto l'attenzione sul mondo intorno a me e allora sì che mi prende un colpo. Piano piano, molto piano, realizzo che non è la bicicletta ad essere grande, ma sono io che sono piccina, ma piccina piccina per davvero. L'erba pur tagliata di fresco è alta il doppio di me e il cacciavite che avevo perso questa mattina sembra un treno con dieci carrozze. Povera me!
E adesso? Devo essere inciampata in un picco di magia sfuggita a qualche fatina, cosa posso fare? Sento un battere di piedi ritmato e ininterrotto, mi alzo speranzosa e - orrore - centinaia di mostri marciano in fila e molti di essi hanno qualcosa fra le fauci e  portano un peso quasi superiore al loro corpo. Mi fermo a guardare esterrefatta.
Pur con molta fatica riconosco le formiche che nidificano abbondantemente in queste terre e me ne sto prudentemente a distanza. Spero che arrivi Mia, e mi metto in attesa di percepirne la presenza, quando con orrore mi rendo conto che Mia era intenta a schiacciare un pisolino quando sono uscita e non è voluta venire fuori neppure se stimolata con una robusta spintarella.
Sopra la mia testa sento ronzare aerei che ad una occhiata più attenta si rivelano api che sconcertate dalla mancanza di fiori causa lo sfalcio, mi passano pericolosamente vicino alla testa. Mi nascondo perchè temo il loro pungiglione, ma resto vigile. Un ronzio molto più fastidioso mi fa capire che sono stata scelta da una zanzara come banchetto. Urlo, mi dimeno, agito un bastoncino e faccio un gran baccano perché non mi va proprio di essere salassata da un insetto che anche se magro è grande quanto me e con una succhiatina potrebbe anche farmi fuori.
Finalmente si allontana e io stramazzo a  terra senza forze.
Sento un fruscio fastidioso dietro di me e rimango ferma come un sasso aspettando il peggio, quando un animale lungo come un treno, mi annusa e poi fugge via precipitosamente.
È stato più intelligente di me che ero così terrorizzata da essere quasi morta. Sì, lo so che le lucertole non mordono, ma se quella avesse avuto fame e fosse stata alla ricerca di uno spuntino? Mettetevi nei miei piccolissimi panni prima di giudicare.
Orroreeeeeeee! Sento le sgommate delle biciclette dei miei bimbi e realizzo che presto la zona dove io sono più morta che viva, sarà calpestata dai loro piccoli piedi e nel caso di schiacciamento loro non se ne accorgerebbero neppure. Ciao, mondo crudele e meraviglioso, la mia è stata una brutta fine.
Aspetto con rassegnazionem quando un abbaiare furioso si dirige come un razzo dall'altra parte del giardino, seguito immediatamente dai miei figli e dai loro amici che presto si stancano dell'inseguimento e passano ad un altro gioco.
Mia lieta dello scampato pericolo mi si accovaccia accanto e cerca in ogni modo  di farmi salire dentro il suo orecchio cosa che io faccio anche se con molta fatica. Mi porta sul famoso tombino e subito vedo un gran movimento di ali e colori.
Devo essere svenuta perché  quando mi sveglio mi trovo nel mio letto ben coperta e assai frastornata. Sono terrorizzata e non so se avrò il coraggio di andare di nuovo fuori in giardino anzi... sono quasi certa che non ci andrò mai più, ma prima voglio fare una indagine su come sia potuta accadere questa cosa e se c'è un colpevole lo do in pasto ad un coccodrillo.            

                                                    

  Andando Andando Andando  

a cura di Alba P.

Cara lettrice e caro lettore, il tempo di questi giorni mi ricorda tanto il mio viaggio in Islanda che è stato molto bello anche se era in estate ed era molto piovoso, ma come sapete là il tempo cambia molto spesso, il paesaggio anche.
Tuttavia devo dirvi che è stato un viaggio interessante dal lato naturalistico, geologico, del paesaggio molto misto e molto ballerino. C'è un vulcano che è sempre attivo, poi lungo le strade questo muschio che sembra un parquet. È un paese di vulcani, di ghiacci, spiagge nere, crepe, laghi immensi, acque termali a 37° nel mezzo alla natura. E poi questi pezzi di ghiaccio che scorrono lungo il fiume prima di arrivare al mare, spezzandosi in tanti diamanti. Scorrono tranquilli verso la loro meta e tutto questo dai grandi ghiacciai. Meraviglia dei miei occhi! Ci sono rocce con cascate enormi e in alcune ci possiamo addirittura passare sotto. Una è come un pianoforte con tutta la sua musica, tutta piena di canne. Che suoni emana! Da stare proprio lì a contemplarla...  
Siamo anche entrate dentro un pozzo che dice sia quello di Jules Verne che nel suo libro "Viaggio al centro della Terra" è il pozzo più profondo del mondo.
Spero proprio di ritornare in Islanda, magari d'inverno per vedere l'aurora boreale. Me lo sono sempre ripromesso, anche se nei miei sogni c'è sempre un altro viaggio. Dove chissà! Mah!


Lo sapevate?

a cura di Silvana C.

Parlando del cellulare... ripenso alle mie villeggiature da giovane, quando partivo portando un sacchettino di gettoni tefonici per telefonare a casa dei miei genitori o agli amici.
Mi rivedo dentro una cabina telefonica davanti ad una gettoniera; chiudevo la porta e fuori c'era una fila di gente che aspettava il suo turno per telefonare.
Ora oserei dire che tutti i giovani o anche gli anziani hanno il cellulare e specialmente i giovani lo usano per tantissime cose. Sembra un sogno quando avevo un figlio militare e la sera stavo in casa ad aspettare la sua telefonata , ora ci potremmo collegare da qualsiasi località.
Che bello quando squilla il mio telefonino e ci viene scritto il nome di chi chiama! Sono proprio contenta. Qualche volta è una mia amica tedesca e la sento parlare così bene che sembra qui in casa con me.
Il progresso è bello se saputo usare e sfruttare per scopi utili e importanti.


LUOGHI... SPECIALI

a cura di Mariella A.
 

Eccomi ancora a raccontarmi, e questa volta è un piccolo paese della Garfagnana a farla da padrone nei miei luoghi speciali: Fabbriche di Vallico, speciale perché era molto amato da mio padre.
Quando riuscì a comprare una seicento d'occasione, cominciarono le nostre scampagnate verso i paesi della Garfagnana e almeno tre o quattro volte l'anno andavamo a Fabbriche e pranzavamo nella trattoria del posto. Avrò avuto più o meno dodici anni quando, per la prima volta arrivai in paese. Era una calda domenica di luglio in città e tutta la famiglia cercava un po' di refrigerio tra i boschi della montagna. Il paese era piccolo, con strade strette, una chiesetta, la piccola scuola e tanti boschi intorno. Ci fermammo a pranzo nell'unica trattoria del paese, da Sandra, dove tordelli, maccheroni e salumi erano buonissimi. Finito il pranzo mi incamminai, insieme ai miei fratellini, verso un caratteristico ponticello che avevo adocchiato sulla via principale. Costruito in pietra, attraversava un ruscello la cui acqua scendeva saltellando e gorgogliando allegramente verso valle. Il silenzio era infinito, interrotto solo dai cinguettii dei merli, dal fruscio delle piante e dai giochi di noi bambini. L'aria era fresca, pura, pulita. Ho saputo anni dopo che era il Ponte della Dogana, che aveva segnato il confine tra l'antico Ducato di Modena e la Repubblica di Lucca
Qualche anno dopo mio padre decise di affittare una casa per trascorrerci qualche settimana durante l' estate.
Noi ragazzi eravamo cresciuti e spesso invitavamo con noi gli amici. Era una vecchia casa in pietra su tre piani. Il seminterrato aveva uno spazioso stanzone con un grande tavolo dove ci ritrovavano per giocare tutti insieme a Tombola o a scala 40. Al piano terra c'era una spaziosa cucina sommariamente arredata come usava a quei tempi, un tavolo di legno, un mettitutto, padelle di rame appese alle pareti, un acquaio di pietra ed un piccolo caminetto. Una scala in legno portava al primo piano dove c'erano due piccole camere arredate con vecchi mobili e i letti con la testata in ferro battuto. Nell'angolo del pianerottolo c'era un treppiedi con una brocca ed una catinella in maiolica bianca, che se potessi averla ora sarei felicissima. A quei tempi non capivo il valore di certi oggetti... ero troppo giovane! Quante serate spensierate abbiamo trascorso noi ragazzi in quella casa! La sera uscivamo fuori a chiacchierare, a raccontarci e a guardare le stelle, aspettando di vederne cadere una per esprimere i nostri più segreti desideri.





      

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