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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Lucca Insieme - Una cosa che non ti ho detto

 






Una cosa che non ti ho detto

Che bello
avere qualcuno
che ha voglia
di ascoltare!

Incredibile, vero?
Eppure,
in questo luogo magico
che è "La Panchina",
c'è un grande desiderio
di sapere.

Proviamo
 a raccontarci qualcosa
che ancora
non ci siamo
detti?

Chi comincia?
🌺


🌺

In occasione del mio anniversario di nozze, il cinquantesimo, caduto due giorni fa, nel corso di un lungo commento celebrativo regalatami da una delle mie nipoti, ho ripensato ad un particolare del mio matrimonio che avevo dimenticato.
Ho già raccontato che la cerimonia prese vita nella cappella del "Gemelli" di Roma, dove mio padre, entrato all'inizio di luglio per fare delle analisi, finì con il ricevere nei mesi successivi, per varie volte l'Estrema Unzione. 
In questa situazione complicata non si riusciva a stabilire se questo matrimonio si potesse celebrare oppure no. Così accadde che, a parte gli attori principali, quasi nessuno si era preparato il vestito per la cerimonia, non parliamo poi dei miei otto nipoti, ragazzi di tutte le età. 
Arrivò infine il giorno designato per celebrare questo matrimonio che mio padre aveva voluto assolutamente, a tutti i costi, e il problema dell'abito doveva essere risolto, perché in qualche modo ci si doveva pur vestire... 
Come si poteva rimediare? Semplice! Io vuotai il mio armadio e quel giorno due delle mie nipoti e in parte una  delle mie sorelle risultarono firmate "Vanina".
Sì, visto che io ero quella che vestiva in modo più elegantino, fecero man bassa tra i miei vestiti.
Risultato? Certamente molto originale... una specie di Armata Brancaleone.
Vanina



🌺


Oggi mi si conosce come persona loquace, che in qualche modo interviene volentieri nelle conversazioni anche se spesso mi ripropongo, ovviamente in ogni ambiente e situazione, di modificare questo mio carattere che è venuto fuori.

Mi impegno per una specie di a.d.r. e  ad ascoltare senza allungarmi troppo nel discorso per parlare dicendo l’essenziale, lasciando spazio agli altri.

Mi dico che infondo i miei pensieri li so e devo solo ascoltare per conoscere quelli degli altri se voglio accrescere la mia personalità.

Ci provo ma non è semplice, eppure un tempo molto lontano non era così. Non solo non raccontavo ma nemmeno esprimevo la mia opinione a meno che non mi fosse stata chiesta espressamente. Pensavo che se avessi espresso una mia opinione contraria, l’altro mi avrebbe potuto allontanare per cui io annuivo a prescindere, mi limitavo a dire che per me andava bene e discorso chiuso.

Con il passare degli anni ho notato che tutti parlano anche abbastanza, spesso senza accorgersi, quindi ho pensato che potevo essere anch’io come gli altri. Intendo dire che ognuno ha il diritto di esprimersi, basta farlo con le parole giuste, pensate, educate, anche nel caso che si odano e si leggano discorsi che farebbero ribollire il sangue.

Dominarsi, trovare il giusto equilibrio nel rapporto con gli altri è indispensabile ed è a questo che ognuno di noi deve tendere.

Claudia



🌺

Tutte le volte che ci riuniamo a "La Panchina" vengono a galla ad ognuna di noi delle cose sincere, ma alle quali fino a quel momento non si dava importanza. Per esempio a me non viene spontaneo raccontare molto di quello che ho in fondo al cuore, perchè mi sento troppo semplice.
Invece mi fa molto bene tirare fuori quello che sento, perchè mi sembra di liberarmi di un macigno che ho sullo stomaco. Nel nostro parlare si dice "scendere le scale" fino in fondo ai nostri pensieri e al nostro cuore.
Silvana



🌺

Prendendo le famose scale all'indietro nel tempo, sto pensando a cosa mi può essere rimasta impressa nel bene e nel male di ciò che mi può essere successo. 
Mentre all'inizio parlavamo fra noi amiche e Vanina, ho appreso che recentemente è stato il suo cinquantesimo anniversario di nozze.  Allora ho avuto un flash. Mi è tornato in mente con molta emozione la festa dei cinquant'anni dai miei genitori.
Era il lontano 1981, essendosi sposati nel 1931. Sono passati tanti anni da allora e non ricordavo più molto bene, avevo comunque dei flash. Vanina mi ha fatto ritornare tutto in mente e ora rivedo ciò che accadde qui davanti a me.
Quella festa è stata proprio una bella festa, anche perché eravamo in molti. Avevamo  organizzato per loro anche la funzione in chiesa, essendo loro molto religiosi. Tutto questo a loro insaputa. 
Ed ecco che ho recuperato le forti emozioni di quel giorno. Quel giorno felice eravamo tante persone, tutte grandi, molto grandi, ma anche piccoline. Vi posso dire che il più grande era del 1899 e che il più piccolino era del 1977. 
Come ripeto fu una bellissima festa sia perché i miei genitori erano tutti e due vivi e in grande forma, insieme a noi figli.
Come era bello! Ripensandoci ora, mi emoziono e, in questa grande emozione mi viene da pensare. Che fortuna ho avuto ad esserci stata, avendomi loro fatta molto tardi ad un'età avanzata! Tuttavia anche così me li sono goduti ugualmente. E poi rivedere tutta la famiglia unita... e' troppo bello! È un sogno. È tanta l'emozione che anche nello scrivere questa cosa, vorrei dire tanto tanto tanto che non basterebbe il tempo e neanche i fogli, anche perche' mi piacerebbe ricordare quei momenti insieme a mio fratelli, perché al momento non si considerava, era scontato. Poi adesso che non c'è più nessuno, solo io, sento un gran vuoto. Perciò ora voglio risalire le scale, pensare al bene, che ho potuto trascorrere insieme alla mia famiglia, anche perché a tutti non può accadere: chi muore prima chi dopo, difficilmente si verifica. Poi al giorno d'oggi, in cui le persone non stanno più insieme per cinquant'anni, è un ricordo che sembra proprio un sogno e io questo sogno l'ho avuto.
Alba



🌺

Un  mondo molto lontano è quello che è venuto alla mia mente scendendo le scale.
In una grande villa dalle caratteristiche nordiche, circondata da un immenso parco magistralmente creato, viveva un industriale, il comm. Giuseppe Cappia, che dirigeva un grande cotonificio e viveva con la moglie, una nobildonna di origine napoletana. Mia zia, giovane e nubile, faceva la dama di compagnia della signora che ai miei occhi di bimba appariva elegante, bella e dolcissima. La coppia non aveva figli e i parenti erano tutti lontani, di conseguenza ero coccolata come fossi la loro nipotina.
Con loro, nei giorni in cui mia zia mi portava in villa, ho fatto esperienze meravigliose per una bimba di tre o quattro anni, in modo particolare ero affascinata da un luogo che saliva verso la montagna dove viveva la Tilde, la contadina della famiglia, che forniva la frutta e verdura che coltivava nel grande orto e animali da cortile, che venivano allevati per essere mangiati dai proprietari.
Proprio lassù ho avuto un'esperienza che non uscirà mai dalla mia mente. Un giorno la Tilde mi chiamò e mi portò lassù dove ad attendermi c'era un cesto pieno di uova, me lo pose davanti e mi disse: "Mi raccomando, curali per cortesia, non vorrei che scappassero...".
Io sinceramente la guardai con una faccia strana perché nonostante i pochi anni, il mio cervellino non riusciva a comprendere come delle uova potessero scappare...
Invece dovetti ricredermi perchè dopo poco un uovo iniziò a muoversi nel cesto, poi all'improvviso il guscio si crepò, mentre lo guardavo a bocca aperta, e piano piano apparve una testolina gialla pelosetta. Per me fu un incanto, non ci credevo che dall'uovo potesse uscire quel delizioso animaletto. 
Fu un'esperienza indimenticabile e da allora rimasi molto legata a quei simpatici pulcini, tutti nati in una mattinata, che dopo poco correvano felici in ogni direzione.
Un'altra esperienza indimenticabile di cui però non so i risultati che produsse, fu quando, in un giorno con tanto caldo estivo, sentivo, giocando con loro, il sole che mi pizzicava la schiena attraverso il vestitino. Mi venne l'idea di metterli in un catino pieno d'acqua fresca e fare a ognuno un bel bagnetto.
Non so se si siano sentiti più freschi i pulcini, se la mia idea sia stata geniale, perchè purtroppo mi sembra di ricordare che non li ho più visti...
Lauretta 



🌺

Era il lontano 1969. Primavera inoltrata, quasi estate. Avevo ventuno anni anni e la vita scorreva serenamente tra studio e lavoro. In quell'anno lavoravo come logopedista in una struttura per ragazzi con gravi disabilità ad Arliano assieme ad altri tre colleghi. Era un lavoro impegnativo e difficile ma ci mettevamo anima e cuore.
Mia mamma, che aveva quarantadue anni, in quel periodo cominciò ad accusare strani malesseri, non stava affatto bene e tutti noi in famiglia eravamo preoccupati. Papà chiamò il nostro medico di famiglia, uno di quei medici di una volta che ti capiva anche solo guardandoti attentamente e che conosceva tutti noi da tantissimi anni. Arrivò a casa, controllò le analisi fatte, visitò mamma e al termine, con un sorriso sulle labbra sentenziò: "Gennara, sarà bene fare un test di gravidanza?".
"Ma che dice dottore! Sarò in menopausa." rispose mamma un po' alterata. Ma il medico prescrisse il test e le dette una pacca sulla spalla. Dopo qualche giorno, papà,  finito il lavoro, entrò in casa tutto contento cantando "Siamo la coppia più bella del mondo" e sventolando il risultato positivo del test.
Mamma si prese la testa tra le mani, io l'abbracciai e insieme scoppiammo in un pianto liberatorio, perché la paura che fosse un brutto male era stata tanta. Certo la notizia non ci scivolò addosso... eravamo ambedue preoccupate sia per la salute di mamma sia per dover ricominciare da capo. Un neonato porta in famiglia un naturale sconvolgimento. Figuriamoci nella nostra con due figli di tredici e di quattordici anni ed io che ne avevo ventuno. Non vi dico i pianti che feci quella notte. Per me la notizia fu sconvolgente. Non sapevo come dirlo alle amiche e al mio fidanzato del momento. Quasi quasi mi vergognavo... Dopo un primo scombussolamento riprendemmo i nostri ritmi mentre il ventre di mamma cresceva.
Arrivammo così alla notte tra il 14 e il 15 gennaio 1970. Fu una notte agitata, fino a che, alle cinque del mattino, papà portò mamma alla clinica Barbantine.
I miei fratelli quella mattina andarono regolarmente a scuola, mentre io restai a casa mettendola a soqquadro e tirandola al lucido, cercando così di tenere sotto controllo l'ansia che mi tormentava. Verso le  ore undici papà telefonò dandomi la notizia che era nata una bellissima bambina. Per fortuna tutto era andato bene.
Prima del mio turno di lavoro passai a trovare la mamma e a vedere la mia nuova sorellina. Un bel visino tondo tondo, ma una testa grossa grossa che mi preoccupò assai.
In quel periodo frequentavo l'ultimo anno della scuola ortofrenica Stella Maris di Pisa e, durante la prima lezione successiva alla nascita di Roberta, fermai il professor Pfanner per chiedergli se fosse un caso di idrocefalo. Ero davvero in forte ansia.
Il professore, che conosceva bene mio papà ed era a conoscenza della nuova nascita, fece una bella risata e mi disse "Signorina, vada domani mattina a trovarla e vedrà che tutto è rientrato. È un trauma da sforzo per la nascita!"
Roberta ha dato grandi soddisfazioni alla famiglia, a soli diciotto anni si diplomò ragioniera con il massimo dei voti ed entrò subito a lavorare in banca.
Fra lei e mio figlio Simone ci sono solo 4 anni di differenza. Oggi Roberta ha cinquantacinque anni, abita nella casa accanto alla mia ed io mi raffido parecchio a lei. Pensate che quando torna dal lavoro si affaccia sulla porta e mi chiede: "Mariella tutto bene?" E se la sera decido di fare la doccia le telefono per dirglielo e lei aspetta il messaggio con cui la tranquillizzo: non si sa mai... a questa età anche uno scivolone ed una caduta da sola in casa sarebbe preoccupante! 
Mariella



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La capacità di associazione del nostro cervello è straordinaria e sorprendente: come se, all'improvviso, si alzasse un coperchio e sbucasse fuori un ricordo del passato che... si pensava finito nel dimenticatoio.
L'altro giorno, andai nei campi intorno agli "Orti Sociali" (a raccoglier tarassaco, ovvero il "piscialletto", come si dice a Lucca) dove lavorano con gran passione tanti "vecchietti come me" che... a casa... non saprebbero cosa fare...
Stavo tornando via facendo marcia indietro sull'erba ed evitando, al millimetro, gli alberi presenti.
Uno di loro, mi dice (con un sorriso grande così) :
"Lei è una brava autista!".
Secondo me... mi aveva lodato perché aveva voglia di "attaccar bottone"... 
Intanto, però... il mio cervello è corso, per associazione, a quando ero una giovane ragazza (ancora senza patente) con la possibilità di venire raramente a Lucca, alle giostre, nel mese di settembre.
Salivo sulle macchinine a scontro, ma... contrariamente agli altri (specialmente i maschi), il mio scopo era quello di... evitare gli scontri!
Sarà per quel naturale mio istinto... che, poi, sono diventata davvero una brava autista?!?
Attualmente... qualche difficoltà ce l'ho... a causa della vista: va beh... è l'età !
Poi... verrà... anche il peggio !
Quindi, ...godiamocela ora !!!
Assunta



🌺

È BENE FERMARSI OGNI TANTO, PENSARE, RIFLETTERE  ANDARE AVANTI COME IN QUESTO MOMENTO DI VITA O RIDIMENSIONARE L’ANDAMENTO IN GENERALE.

Ecco che all’improvviso appare un’immagine di un luogo dove nella propria gioventù si è avuto la fortuna di frequentare spesso: una terrazza ritenuta fra le più belle al mondo, a Ravello della Costiera Amalfitana in provincia di Salerno, a strapiombo sul mare dalla quale si può osservare l’orizzonte e il suo cielo infinito.

Era sempre stato un mio grande desiderio vivere in un luogo di mare, anche se le mie origini erano dietro le colline da lì e vivendo in Emilia sognavo spesso di tornare in quei posti.

Finalmente, in uno dei trasferimenti familiari, è avvenuto di potervi ritornare in una casa sul lungomare tra mare e colline. 

Avere la fortuna di poter osservare dal balcone di casa il cambiamento delle stagioni, del giorno, la notte, la calma e la tempesta tormentosa di onde del mare infrangersi sugli scogli non lontani...  Era tutto ciò che di meglio non si potesse avere.

Era piacevole vedere il volo dei gabbiani, come si posavano su appigli in aspettativa di approfittare di quanto era intorno a loro, come si immergevano nell’acqua per adescare un pesce e poi riprendere il volo insieme allo stormo che li aveva condotti lì. Il loro capo conosceva bene tutte le usanze degli abitanti, anche quella di potersi avvicinare alla piazzola dove venivano lasciati residui organici a loro graditi senza essere disturbati.

Era un periodo della vita in cui si poteva gioire di quanto si aveva.  Erano momenti sociali di crescita: si cercava di costruire una vita decorosa e felice.

Il lavoro già intrapreso nonostante la giovane età pur richiedendo della responsabilità dava l’opportunità di poter avere dei momenti di libertà in cui ci si poteva spostare di pochi chilometri e raggiungere luoghi dove Madre Natura aveva messo le sue radici.

Ogni momento era idoneo per raggiungere la Costiera ed andare ad affacciarsi principalmente a quel balcone dei sogni, pur essendoci nei paraggi altri luoghi non meno attraenti.

Quel balcone unico nel suo genere aveva ospitato personaggi di livello internazionale, da reali, nobili, personalità politiche e musicali; ancora oggi si verifica questo. Si possono ascoltare concerti di altissimo livello la sera, di giorno visitare i vicoli caratteristici sempre con la regolare visita alla terrazza.

Fermarsi lì a guardare nell’infinito, data l’altezza, si vede solo mare e cielo. Può avvenire al tramonto di vedere il raggio verde là dove solo quel filo sottile all’orizzonte ne fa comprendere dove finisce uno e s’innalza l’altro.

Poi il destino in agguato ha deciso di farmi cambiare di nuovo, ho intrapreso un altro cammino di vita. Ho contribuito a costruire una famiglia, lontana da queste meraviglie.

Il programma era di restare lontani solo alcuni anni, non è andata così. Sono ancora fuori da quelle realtà, mio malgrado con rammarico interiore.

Non mi resta che approfittare ogni volta possibile di ritornarvi e cercare di ritrovare quei momenti, anche se la vita non risparmia nulla dalle gioie e dai dolori. E’ importante avere sempre la speranza di un futuro favorevole.

Maddalena



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