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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

Clicca sulla pagina desiderata.

L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



F I L O - la RIVISTA de "La Panchina" n. 8

   

            



Filo

un filo di parole da 0 a 100 anni

quindicinale di opportunità

“La Panchina” editrice  

n. 8 - 16.12.2023



Editoriale

Care amiche ed amici di F I L O,
con questo numero
arriviamo alla fine del 2023,
un anno che ha visto nascere
la nostra rivista,
un'opportunità in più per comunicare
i nostri pensieri
e le nostre emozioni.

La vostra accoglienza
è stata molto stimolante per noi.
Vi ringraziamo davvero
per il vostro interesse .

Il nuovo anno
sarà ancora più ricco di stimoli
da parte nostra e ci auguriamo
di catturare ancora la vostra attenzione,
in un circuito comunicativo virtuoso
che ci terrà, ne sono certa,
buona compagnia.

Buon 2024

Vanina



Leggi con me  Leggi con me  Leggi con me

a cura di Monica T.

Carissimi amici di “Leggi con me”, come state?
Siete avvolti anche voi nella magia del Natale? Siamo nel pieno delle feste e per questo vi propongo: “La magia del Natale” di Kristen McKanagh edito da Newton Compton Editori.
L’incontro tra i due protagonisti sembra casuale, ma in realtà sono destinati ad attrarsi tra di loro nella gestione della locanda della zia di lui… complice sarà una piccola pallina di pelo “pestifera” nel ruolo di Cupido.
In questo volume troverete: il calore della famiglia, il profumo dei dolci appena sfornati e la voglia di ritrovare il calore di casa.
La lettura è scorrevole, le descrizioni non sono mai prolisse e i dialoghi sono veramente coinvolgenti.
Vi lascio con il profumo e la dolcezza del pan di zenzero!
A presto!



Risponde Vanètte

a cura di Vanina DG.

Care lettrici e cari lettori della mia rubrica, eccoci ancora insieme in questo ultimo numero di “F I L O"  del 2023.
Già, stiamo archiviando anche quest’ultimo anno. Sono certa che quello nuovo che arriverà sarà ugualmente un anno di vita importante e mi auguro che sia una vita anche piena di luce.
Dunque, a chi risponderò oggi? Come al solito i quesiti che arrivano sono moltissimi, ma è inevitabile che io risponda a quello di Gisella di Bomarzo, perché troppo attinente a questo periodo già natalizio.
Carissima Gisella, il tuo problema sono i numerosi pranzi e cene, che tu devi preparare durante queste feste per parenti che percepisci addirittura ostili.
Certo è un bel problema! Sicuramente allestire un ricevimento, e poi durante il Natale, è un impegno di tutto rispetto… se inoltre le persone che devi ospitare non sono nemmeno simpatiche, cadono davvero le braccia. E allora?
E allora vediamo un po'. Se malgrado quello che provi ritieni opportuno allestire questi incontri, vuole dire che in qualche modo sono importanti per la tua famiglia. Dunque, le chiacchiere sono a zero. Vanno fatti. Possiamo, però, analizzare la questione in modo diverso e decidere di scommettere su qualche altro aspetto.
Io, per esempio, trovo appagante studiare, realizzare e godermi la bellezza di una tavola speciale  e sistemare elegantemente le pietanze, ben studiate, nei piatti.
Lo faccio per me stessa, a prescindere dagli invitati. Se io sono soddisfatta direi che è già una piena vittoria, non ti pare? Un esempio per tutti… alcuni anni fa ho fatto un grande centro tavola con rami verdi naturali e piccoli abeti in cartoncino bianco, molto carini, preparati da me, il tutto completato da bastoncini di zucchero bianchi e rossi, utilizzati anche come segnaposto.
Sono stata molto soddisfatta di questa realizzazione a prescindere se sia stata o no gradita dagli ospiti.
Che ne dici, Gisella? In questa prospettiva, si potrebbe fare?
Auguro a te e a tutti i lettori della mia rubrica uno splendido Natale.



Il fascino del giardinaggio

a cura di Lauretta G.

Ma poveri conversi, giovani, con inevitabili scariche ormonali, che nei monasteri medievali venivano "coccolati" si fa per dire, con infusi di Vitex agnus castus.
Il nome di questa pianta è legato al fatto che il Vitex veniva ritenuta una pianta anti afrodisiaca nell'uomo perché contiene una sostanza che contrasta il testosterone.
Quindi chi avesse fatto voto di castità, portava sempre con sé, in tasca, un  pezzo di legno di Vitex come amuleto per non cadere in tentazione e si beveva infusi fatti con i suoi frutti, che tutto sommato non sono tanto raccomandabili perché contengono una certa quantità di veleno. Il principio attivo del Vitex sembra sia utile anche per i disturbi femminili del ciclo mestruale. In effetti in erboristeria si possono trovare prodotti con quello scopo anche se potrebbero dare degli effetti indesiderati. Nei monasteri tutt'oggi si produce un distillato dei frutti con le stesse proprietà dell'infuso.
Il nome di questa pianta (angelo puro) deriva proprio dal fatto che le sostanze in essa contenute mantenevano casti coloro che la ingerivano.
La pianta del vitex agnus castus è molto decorativa, cresce fino a quattro metri di altezza e in estate, tra il ricco fogliame profumato che vagamente nel suo aspetto ricorda quello della Cannabis, appaiono stupende spighe con piccoli fiori di colore azzurro che sono molto graditi da api, farfalle e insetti di ogni tipo che fecondano le piante e fanno produrre una grande quantità di piccoli frutti sferici e carnosi che hanno il nome di "pepe dei monaci" da cui poi si produce il distillato. 
La pianta gradisce una posizione in pieno sole, non ha grandi pretese né di un terreno particolare né di grandi quantità d'acqua. Resiste, naturalmente perdendo le foglie, a temperature anche di molti gradi al di sotto dello zero.
Chi desiderasse averla, la può coltivare anche in vaso, naturalmente di dimensioni ampie, e riuscirà ad avere un  terrazzo deliziosamente profumato.
Il Vitex, se potato in modo corretto, può essere usato anche come siepe, magari intervallato ad altre piante tipicamente mediterranee.

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Persone e personaggi

a cura di Claudia B.

Carissime e carissimi, in questo numero ho pensato di parlarvi di un intervista televisiva a una donna speciale. Si tratta delle vice direttrice dell’Agenzia Italiana per la Cybersicurezza Nunzia Ciardi che appunto si occupa di cybernetica. La cybernetica  per la massima parte del genere umano al momento è una grande incognita anche se è una parola che da anni circola negli ambienti scientifici e in un tempo ancora più lontano anche nei fumetti. Chi ricorda gli eroi giapponesi dei nostri ragazzi nei fumetti e nei cartoni animati in tv, di Mazinga o Goldrake? C’era la prima idea di cybernetica. In quegli anni erano sogni ma presto sarà la nostra realtà. La direttrice Ciardi con tanta semplicità e naturalezza, ha presentato alcuni pro e contro dell’intelligenza artificiale.
In pratica, se  da un lato è una scienza  che preoccupa per certi e importanti risvolti negativi che può avere applicando la tecnologia su persone ignare, facendole apparire diversamente da cosa sono o pensano, dall’altro porterebbe un grandissimo aiuto per le malattie neurovegetative, tramite sensori che dialogano con il sistema nervoso. Quindi, se è possibile interagire con il cervello, lo si può fare in tanti modi e di conseguenza tutti gli Stati si preoccuperanno di legiferare in tal senso.
La Ciardi continua dicendo che Il progresso tecnologico non può essere bloccato. Siamo noi che dobbiamo orientarlo affinché vada verso finalità positive e quindi l’uomo deve restare al centro perché ne è l’artefice. Ecco la cybersicurezza. Oggi ci dobbiamo difendere dalle Fake news, notizie false o bufale, adoperando il nostro senso critico, se non vogliamo rimanerne intrappolati. Domani, a quanto pare,  dalle Deep fake visto che l’intelligenza artificiale permette la creazione di audio e video in cui le persone sembrano dire o fare cose non reali.
Questo discorso mi ha colpito davvero perché sarebbe devastante in caso si trattasse di figure di spicco nel contesto mondiale, ma anche nei nostri rapporti quotidiani potrebbe verificarsi in qualche modo e, in tal senso, mi vengono in mente situazioni dejà vu. 
-  O bella! E perché?-  Mi direte. Mi riferisco alle chiacchiere malevole, ai discorsi riportati che possono cambiare totalmente il senso del discorso iniziale per una parola omessa o aggiunta oppure un’intonazione sbagliata.  Tutto questo ci può aiutare a riflettere? Capite quanto è importante l’attenzione alla persona, la buona volontà di intendersi?  A meno che non ci sia la vera volontà di allontanarsi. Ma in questo caso vorrei ricordare a molti che nessuno si salva da solo. Ora più che mai.

  

Sulle ali della fantasia

a cura di Rita G.

Oggi Fantasia mi sembra proprio agitata.
Per carità è sempre stata sopra le righe ma oggi mi sembra che stia esagerando. Non riesce a stare  ferma, mi gironzola intorno come se fosse una zanzara affamata e mi chiede le cose che mi ha già chiesto più e più volte, sembra impazzita. Mi vede che sto cucinando perchè ho ospiti, ma niente, mi chiama in continuazione e vuole che la segua in giardino per darle ascolto. Sono quasi alla fine della mia buona educazione e medito di dirgliene quattro e poi, dato che avrò la bocca aperta, non so se mi fermerò. Per fortuna ad un certo punto della giornata si calma e io sono felice di non dover esprimere il mio malcontento.
Verso sera decide di fare una passeggiata e mi chiede di accompagnarla. Usciamo con grande gioia di Mia che ama annusare ogni filo d'erba che incontra. Fantasia è vestita stranamente persino per i suoi standard ma quello che fa girare la gente sono delle piccole fiammelle di magia che escono dalla sua pelle. Alcune si trasformano in farfalle, altre in piccoli uccellini che cantano melodie tenerissime. La gente ci segue e alla fine abbiamo un codazzo di persone che ci interroga e ci strattona. Andiamo a casa. Ma nel frattempo Fantasia vuole provare l'invenzione che l'ha tanto impegnata questa mattina.
Tira fuori da non so dove, un lungo filo luminoso come quello del nostro albero di Natale e senza tentennamenti ci appende tutti i fatini. Dice che è una sorpresa per me e in effetti è fantastico perché i fatini emettono luce e non sono statici ma svolazzano entro uno spazio a loro assegnato e il risultato è piacevolissimo.
Arrivo a casa e sono strabiliata. La mia casa è sotto una bolla trasparente che lascia intravedere l'interno luminosissimo. Entriamo e non so dove guardare. Mi dicono che sono le olimpiadi delle fate gestite quest'anno dal comitato presieduto dalla nostra fata fatessa.
Vedo subito la piscina per le gare di nuoto e seguo esterrefatta un salto dal trampolino che mi lascia senza fiato. Vedo la pista  di atletica con tanti fatini intenti a gareggiare, c'è il campo di calcio con una partita in corso. Saluto il comitato che si sta godendo le gare. Mi fanno cenno perchè veda che al posto d'onore c'è una sedia a me riservata. Ne sono onorata e mi affretto a raggiungerla. Vedo il tiro al piattello, il salto in alto, il giavellotto e mi beo nel vedere i leggiadri movimenti degli atleti nella pista su ghiaccio. Saluto il comitato ospite. Sono molto gentili con me perchè sembra che sia l'unica umana che accoglie nelle sue proprietà una comunità di fate e interagisce amichevolmente con loro.
Mi chiedo come sia stato possibile che io non mi sia accorta di nulla nonostante la grande organizzazione che ci deve essere stata per preparare il tutto e vengo a sapere che l'impegno che Fantasia ha messo per farmi innervosire, era studiato per distrarmi e non farmi vedere gli ultimi preparativi. Seguo le premiazioni, seguo i sogni dei fatini e seguo i miei sogni mentre tiro mattina e mi sento sempre più parte di questo mondo che ho iniziato ad amare.

                                                              

Lo sapevate?

a cura di Silvana C.

Passeggiando sulle Mura mi sono affacciata a guardare sotto sul prato dove scorre un fosso e la mia attenzione si è soffermata su un lavatoio molto lungo.
Così ho pensato alla maniera di fare il bucato da quei tempi ad ora.
Lì le donne arrivavano con i panni da lavare: li bagnavano, insaponavano e ripassavano tutto nell'acqua del fosso, stropicciando sulla pietra del lavatoio.  Stendevano poi al sole sul prato la biancheria per farla asciugare.
In tempi successivi si passò al bucato nel conchino nelle case. Facevano un pieno di panni dentro e, dopo averla bollito sul fuoco, l'acqua veniva versata sopra un contenitore in cima al conchino pieno di cenere, che serviva come detersivo per i panni.
L'acqua recuperata dalla cannuccia in fondo al conchino veniva riscaldata e riversata sopra di nuovo. Questa operazione veniva ripetuta cinque o sei volte.
Con il passare degli anni fu inventata la massaina che era di metallo. Dentro venivano messi i panni e l'acqua così poi veniva messa sul fuoco a bollire.   Dopo questa procedura i panni non avevano bisogno di essere sciacquati.
Finalmente siamo passati alla grande invenzione: la lavatrice, che non aveva bisogno della mano dell'uomo per i vari passaggi. I panni escono pronti per essere stesi.
Il progresso è sempre andato avanti a vantaggio dell'uomo che poi ha inventato l'asciugatrice e la stiratrice.




LUOGHI... SPECIALI

a cura di Mariella A. 

Qualche settimana fa Vanètte ha risposto a Letizia, di Ischia. Non entro nel merito del quesito che, a questo punto, secondo me, non ha molte soluzioni, anche se qualche rimedio affinché certe tragedie non capitino più dobbiamo trovarlo tutti insieme, a partire da noi cittadini e soprattutto dalle amministrazioni locali. Detto questo voglio raccontarvi la mia prima volta in quest'isola meravigliosa.
Insieme ad una cara amica avevamo programmato con meticolosità una settimana di vacanza e la scelta era caduta sull'isola di Ischia, dove potevamo coniugare l'utile al dilettevole! Uscivamo ambedue da un periodo faticoso e pieno di acciacchi e le cure termali erano la giusta soluzione ai nostri problemi. In più c'era il mare che amavamo infinitamente! Sbarcammo sull'isola e fummo subito catapultate in un mondo di odori, colori, suoni, anzi no, non suoni, ma rumori di ogni genere: dal vociare della gente, alle sirene delle navi in arrivo, i clacson delle auto, lo sferragliare delle motorette che accompagnano i turisti, e poi quella allegria tipica dei napoletani che coinvolge e che accompagna per tutto il tempo del soggiorno!
Ed ecco pronto il colorato "calessino", ci accompagna verso il nostro albergo che rimane un po' lontano dal centro. Nel mio cuore rimane ancora oggi la visione del primo tramonto sull'isola! Dalla terrazza davanti alla camera si ergeva magnifico il Castello Aragonese circondato dalle acque limpide e là , verso occidente, era un'esplosione di giallo e arancio che accompagnavano la palla di fuoco a gettarsi nella profondità del mare! Uno spettacolo memorabile! 
Cominciai ad esplorare quei luoghi vicino all'albergo ed un pomeriggio mi ritrovai in un posto magico: la Baia di Cartaromana con gli scogli di Sant'Anna e la torre Guevara!
Dovetti scendere un numero infinito di gradini scoscesi verso il mare, ma lo spettacolo che mi si aprì davanti agli occhi fu davvero splendido: uno specchio d'acqua racchiuso da un lato dal magnifico castello Aragonese e dall'altro da una piccola spiaggia di ciottoli dove vasche naturali di acqua calda aiutano a trovare sollievo ai nostri tanti malanni!
Cartaromana... già il nome evoca memorie storiche, arte, letteratura ed anche tradizioni popolari e religiose!
Qui sorgeva, nell'antichità, una città romana chiamata Aenaria che, verso la fine del 1° secolo a.C., sprofondò nel mare proprio a causa di una catastrofe naturale ed oggi è sepolta sotto la sabbia.
Rimasi sull'isola solo una settimana, ma me ne innamorai a tal punto che per diversi anni trascorsi le mie vacanze ad Ischia e sempre tornavo con cuore leggero, mente rilassata e fisico rigenerato dai tanti bagni termali!



ANZIA   IL GIOCO DELL'INFANZIA   IL GIO

a cura di Maura B.

Noi che... fortuna.
Noi che giocavamo a campana e bastava un piccolo pezzo di un vecchio vaso di coccio rotto, noi che scrivevamo fantasie su tavole da impasto di un tavolo di marmo e quella era la nostra sofisticata scrivania. 
Noi che "Carosello" e poi a letto e i colori li sognavamo. Noi che con il jukebox passavamo le giornate a fantasticare e con il mangiadischi abbiamo fatto i primi balli.
Noi che la domenica andavamo al cinema con un sacchettino di semini e di lupini e piangevamo sul film “Incompreso”; noi che alle prime apparizioni in tv ci nascondevamo sotto il tavolino per paura di prenderci una freccia.
Noi che in estate correvamo al fiume a bagnarci e quello era il nostro mare; noi che parlare al telefono era un miraggio.
Noi che i capelli li asciugavamo al sole; noi che accendevamo il gas con un cerino; noi che a primavera mettevamo il soprabito.
Noi che la pizza si faceva nel forno a legna; noi che il letto lo riscaldavamo con il “prete” con dentro lo scaldino con la brace; noi che il bagno si faceva nella tinozza.
Noi che l’acqua la bevevamo dal rubinetto; noi che gli avanzi di cibo si mangiavano la sera; noi che la cicogna portava i bambini.
Noi che il giorno di Natale era una festa con nonni, zii, cugini a tavola e quelli erano i regali; noi che le ciliegie le prendevamo di nascosto sugli alberi; noi che il prato era il nostro territorio.
Noi che la cartella era di pelle e durava cinque anni; noi che alle scuole medie legavamo i libri con la cinghia; noi che avevamo un paio di scarpe e le risuolavamo dal calzolaio; noi che a scuola portavamo il grembiule con il fiocco blu o rosa; noi che alle elementari si bocciava e si faceva l’esame sia in seconda elementare che in quinta e avevamo una sola maestra e un bidello; noi che al doposcuola si faceva taglio e cucito.
Noi che giravamo in lungo e in largo con l’autostop; noi che la Befana ci regalava le calze con noci e mandarini; noi che con quindici lire si comprava un cono gelato crema, pistacchio, cioccolata e nocciola; noi che con poche lire le cingomme le scaricavamo dalle macchinette; noi che dalla Iolanda compravamo un etto di nutella dal grande bussolotto di alluminio.
Noi che passavamo le giornate con le carte e un mega caffè con panna; noi che per trasmettere cultura si urlava, si discuteva, si sbagliava; noi che le regole erano “regole”; noi che giocavamo a dire ""fare, baciare, lettera, testamento".
Noi che ci sentivamo ricchi se avevamo “Parco della Vittoria" e "Viale dei Giardini"; noi che ci emozionavamo per un bacio sulla guancia; noi che suonavamo il citofono e scappavamo; noi che facevamo il gioco della bottiglia tutti seduti in circolo per terra; noi che non avevamo in tasca una lira ma eravamo felici. Noi che la nostra infanzia l'abbiamo vissuta.

      

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