Noi come Maria Grazia Deledda
In
"Canne al vento",
il premio Nobel per la letteratura
Maria Grazia Deledda
ci offre il ritratto
di un tempo antico e di un luogo
in cui le persone e i temi
emergono
con il sapore della realtà.
Vi va di provare
a scrivere un racconto
cercando di tratteggiare
una realtà legata
ad un luogo e al tempo
di oggi?
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Il matrimonio
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Quel giorno ero fra gli invitati al matrimonio della figlia della signora Maria che abita nel mio condominio. Ci aveva invitati tutti, tanto che sembrava di essere all’assemblea condominiale.
Certo che, anche da parte nostra, avevamo fatto un bellissimo regalo, non c'è che dire. Solo noi eravamo in venticinque, tutti fuori dal sagrato della chiesa ad aspettare la sposa insieme agli altri invitati.
La sposa era in ritardo e nell’attesa era inevitabile scambiare due chiacchiere.
Infatti le donne cominciarono a fare capannello adocchiando l’abbigliamento degli altri invitati. Qualcuno, con un pizzico di malignità, ipotizzò che parecchi di quei bei vestiti portati con tanta spavalderia fossero stati acquistati al mercato dell’usato.
Quanta boria, povere donne!
E poi ci fu chi si meravigliò che tra gli invitati ci fossero anche quelle due, le più pettegole del condominio, che si erano azzuffate nell’ultima assemblea per i panni che sgocciolavano proprio sulle candide lenzuola della signora del piano di sotto.
Gli uomini invece più semplicemente parlavano di calcio con una certa animosità nonostante il luogo, perchè avevano dovuto rinunciare a una partita di coppa.
All’arrivo della sposa gli animi si calmarono e tutto l’interesse fu rivolto alla lei che con grazia entrava in chiesa.
Lo sposo l’aspettava e le invitate gli lanciarono uno sguardo di approvazione per il suo smoking veramente bello.
Questa coppia si meritava di essere felice perchè uscivano da situazioni dolorose che si volevano lasciare giustamente alle spalle.
Al mondo d’oggi siamo molto portati a valutare le apparenze ma in questo caso gli sposi avevano organizzato un matrimonio da favola perchè il loro era un’amore grande, con la A maiuscola.
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La celebrazione è finita.
Eccoci al rito del riso augurale all'uscita degli sposi.
Intanto siamo immortalati dalle foto di mille cellulari che poi saranno pubblicate su un’infinità di profili social, spesso incuranti della privacy. E chi le ferma più!
Ho fame. Come al solito la cosa va per le lunghe.
Per fortuna mangeremo non lontano da qui. È stata proprio una scelta intelligente quella di concentrare il matrimonio in quest'area della città, così ci si può spostare a piedi.
Mi avvio verso il ristorante.
"Oggi anche fazzoletti e berretto per bambini... bello... poco, costa poco...".
Davanti all'antico negozio del pane due immigrati in cerca di un po' di soldi tentano di vendere qualcosa ad una signora che cerca di allontanarsi infastidita.
Finalmente mi sono seduta. Sono stanca come sempre. I matrimoni sono per me molto faticosi, perciò sono tanto felice di cominciare a gustare questa catalana che mi hanno appena servito. Anche gli altri ospiti, che finalmente hanno deciso di sedersi, mostrano di apprezzare questo momento.
"Evviva gli sposi!" e giù a bere, alzando i calici ad ogni piè sospinto.
Quante chiacchiere intorno a me... un vocio intenso, a volte fastidioso, ma anche sussurri sommessi di chi non vuol farsi sentire. Che segreti si staranno mai raccontando?
Davanti a me, dall'atro lato del tavolo, gli inquilini del terzo piano stanno discutendo seriamente.
La loro conversazione si è spostata sull’argomento cruciale che da tempo ci preoccupa di più e ci tiene di giorno in giorno con il fiato sospeso: la guerra.
A questo punto, per un attimo, anche io mi sento coinvolta e mi chiedo perchè mai, come uomini, non abbiamo saputo mettere a frutto l’esperienza vissuta dai nostri genitori e solamente nel secolo scorso. Penso che la pace nel mondo non può essere solo un’utopia ma gli interessi purtroppo hanno ed avranno sempre il sopravvento. C'è di che scoraggiarsi.
"La confettata! C'è la confettata... tutti in giardino!" grida qualcuno.
Gli sposi sono già lì e io metto a tacere i miei pensieri sgranocchiando un confetto alla mandorla di Sulmona.
La signora Maria mi sorride e mi fa l'occhiolino.
(Claudia, Silvana, Alba, Rita, Vanina)
Chi vuole provare
a scrivere un altro racconto?
Se vi va,
lo spazio dei commenti qui sotto
è a vostra disposizione.
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Waw! Piacevolissimo a leggersi. Un tantino anche interessante, secondo me. Un bel quadretto della vita quotidiana in un contesto festaiolo
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