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Buona lettura



Lucca Insieme - La porti un bacione a Firenze

 







La porti un bacione  Firenze 
di Odoardo Spadaro

v. anche Edu-Pillole: Edoardo Spadaro


Chi non conosce
questa famosa canzone?
Certamente meno nota tra i giovani,
è un classico che di sicuro
ci sarà capitato di ascoltare
almeno una volta.


Leggiamone insieme
il testo, vi va?


Partivo una mattina co' un vapore
e una bella bambina gli arrivò.
Vedendomi la fa: "Scusi, signore,
perdoni, l'è di Fiore, sì lo so.
Lei torna a casa lieto bello, vedo,
ed un favore piccolo gli chiedo.

La porti un bacione a Firenze
che l'è la mia città
ma in cuor l'ho sempre qui,
La porti un bacione a Firenze,
Io vivo solo per rivederla un dì.

Son figlia di emigrante,
per questo son distante
lavoro perché un giorno a casa tornerò.
La porti un bacione a Firenze,
se la rivedo glielo renderò.

"Bella bambina "gli ho risposto allora"
il tuo bacione a casa porterò
e per tranquillità fin da quest'ora
in viaggio chiusa a chiave lo terrò
e appena aggiunto là, bimba ti giuro,
il bacio verso il cielo andrà sicuro.

Io porto il tuo bacio a Firenze
che ll'è la tua città ed anche ll'è di me,
porto il tuo bacio a Firenze
e mai giàmmai potrò scordarmi te.

Sei figlia d'emigrante per questo sei distante
ma sta sicuro un giorno a casa tornerai
Porto il tuo bacio a Firenze
e da Firenze tanti baci avrai.

L'è vera questa storia e se la un fosse
la fo passà per vera sol perché
so bene i lucciconi e quanta tosse
gli ha chi distante dalla patria gli è,
così ogni fiorentino che è lontano
vedendoti partir ti dirà piano:

la porti un bacione a Firenze
gli è tanto che un ci vo, si vede, io un ci sto.
La porti un bacione a Firenze.
Non vedo l'ora quando tornerò.

La nostra cittadina graziosa e sì carina
la c'ha tant'anni e pure la un'envecchia mai.
Porti bacioni a Firenze
di tutti i fiorentini che incontrai.




Vi va di commentarla
alla luce del nostro sentire di oggi?

Chi comincia?



🎶
Questa canzone di Spadaro racconta della figlia di un emigrante che domanda ad un signore, che rientra a casa, di portare un saluto alla sua città.
Mi sembra di vedere questa giovane con le lacrime agli occhi che ricorda il campanile suonare la domenica, che ricorda il bacio del suo fidanzato, che ricorda le parole dei nonni alla partenza per l’America.
Ricorda, questa “bimbina”, l’accento della sua Firenze… quell’accento che ora quasi non riesce più a pronunciare. 
Quanta nostalgia ha dentro al suo cuore e alla sua mente… tanto da farla avvicinare a quell’estraneo per fargli portare un saluto a casa. Una casa che spera di rivedere un giorno non troppo lontano.
Questa canzone è un simbolo per ogni persona che deve vivere lontano dalla sua città, regione, stato o continente, per una miriade di ragioni… penso che ognuno di noi proverebbe i sentimenti della giovane dopo un lungo distacco da “Firenze”.
Monica



🎶
Una bella  canzone con l’aria d’altri tempi, quando la realtà italiana era molto diversa.
Per noi che oggi generalmente non emigriamo ma migriamo è inevitabile immergerci, ascoltandola.
Ci viene immediatamente da pensare a quel tempo, quando i nostri avi emigravano per necessità in paesi lontani, provando quindi una forte nostalgia per i loro cari e la terra che erano stati costretti a lasciare. Nella canzone si capisce bene il grande amore di questa ragazza che affida ad uno sconosciuto il suo sentire verso la sua città lontana.
Infatti è la lontananza che fa la differenza. La difficoltà di poter tornare a causa dei costi da sostenere, ma c’è in cuore la speranza di avere abbastanza denaro per  poter  respirare l’aria di casa.
Oggi in Italia c’è benessere e quel tempo è ormai passato per noi, ma bisognerebbe spesso mettersi nei panni di chi viene da altre nazioni più povere per comprendere il loro animo. 
La canzone quindi ha l’aria di altri tempi ma la storia è sempre quella. Io sono emigrata un tempo anche se solo di provincia e, superando tutte le difficoltà del caso, ne ho tratto vantaggio sia economico che culturale. Ho avuto molto ma so che ho dato anche molto e di questo ne vado fiera.
Parlo volentieri di distanze perché per me era facile tornare, volendo anche a fine settimana, anche se non ne sentivo la necessità, forse perché la distanza non era molta e sapevo che se volevo mi sarebbe stato possibile.
C’è da dire che in ogni caso l’animo umano resta legato al luogo d‘origine anche se non ce ne rendiamo conto.
Claudia



🎶
Quando tanti anni fa mi imbattei per la prima volta in questa canzone, mi fermai al primo impatto. Ero stata colpita dallo stile un po' antiquato ed anche dalle parole usate un po' fuori moda.
Poi, in tempi successivi, andando a scavare più a fondo, il significato del testo ha suscitato in me suggestioni e riflessioni più complesse.
Con esse mi è balzata addosso tutta la tristezza dell'allontanamento da casa, direi la profondissima nostalgia di ciò che si è lasciato per un nuovo mondo, sicuramente più duro e tanto diverso dal luogo delle proprie origini.
"Addio monti sorgenti dall'acque ed elevati al cielo, cime ineguali note a chi è cresciuto tra voi... se ne allontana..." recitava il Manzoni in una situazione simile per intensità e dolore.
E allora eccoci all'oggi, quando il pensiero si impantana su questa emigrazione di massa che stiamo vivendo. Chissà quante di queste persone vorrebbero mandare un bacione al loro amato focolare seppur povero e senza mezzi! Quanto diversa è oggi questa situazione che vede noi dilaniati tra la volontà di accogliere e lenire e l'impossibilità di dare a un così grande numero di persone ciò di cui avrebbero bisogno.
Dunque, pensiero, "la porti un bacione a..." e portane uno indietro per consolare ogni cuore pieno di nostalgia.
Vanina




🎶
C'è un fiorentino che rientra con la nave a vapore in Italia per tornare a casa.  Una bambina lo sente parlare e dal suo dialetto gli chiede subito se è fiorentino, perchè anche lei è di Firenze. Lei però deve ancora restare lì con i genitori immigrati; non possono rientrare in patria, perchè devono lavorare per mettere dei soldi da parte.
Allora a questo  toscano, beato lui, la bimba dice: "Mi porti un bacione a Firenze". È la sua città, dove lei è nata, tanto amata e tanto sognata dopo averla lasciata.                           Questa canzone di Edoardo Spadaro mi è piaciuta molto, però mi ha lasciato un velo di tristezza, perchè è descritta la vicenda con un tono di malinconia.
Mi fa anche riflettere sulle tante famiglie che hanno dovuto emigrate per trovare lavoro da un'altra parte del mondo per mantenere e sfamare i propri cari.
Silvana



🎶
La porti un bacione a... Lucca
"La porti un bacione a Firenze, io vivo solo per rivederla un dì"...
C'è tanta nostalgia in queste poche parole e in me rievocano tempi lontani, quando ero una piccoletta di quattro anni appena e già mi trovai coinvolta nella partenza del mio carissimo zio. 
Era il 1952; in quegli anni in Italia era difficile trovare lavoro e molti uomini dovevano emigrare all'estero per poter vivere e aiutare la famiglia che rimaneva qui. Negli anni passati molti raggiungevano l'America, poi la richiesta di lavoratori arrivò dall'Australia. E là, dall' altra parte del mondo, andarono due miei zii, Rino e Giuliano.
Rino fu il primo a patire da Genova con una grande nave affrontando un viaggio lunghissimo e faticoso. Qui, a Lucca, rimasero i genitori, i fratelli, gli amici... tutto quello che era stata la loro vita fino ad allora. Seppure fossi piccola, ricordo le lacrime di mia mamma ma soprattutto quelle di nonna Luisa, che sembrava avesse messo il lutto per quel figlio che pensava di non rivedere più.
Dopo qualche mese cominciarono ad arrivare le prime notizie e in ogni lettera traspariva la nostalgia per la nostra città, una nostalgia fatta di parole ma soprattutto di lacrime. Passarono gli anni, molti in verità, credo di averne avuti dieci, quando finalmente arrivò la possibilità di tornare a trovare i familiari. Altro viaggio in nave, quaranta giorni di mare...
La gioia e la felicità della nonna furono il regalo più bello per lo zio Rino! Passò qualche mese ed arrivò di nuovo il momento di partire, l'attesa delle notizie, la preoccupazione, la nostalgia di casa.
Con il passare degli anni arrivarono i telefoni, gli aerei e le distanze si "accorciarono", ma la nostalgia restò la stessa. Ogni persona che arrivava dalla città di Adelaide, dove vivevano gli zii, veniva a trovarci per portare un ricordo, una lettera e soprattutto le parole di affetto con la speranza di poterci abbracciare presto.
In Italia intanto la qualità della vita era molto migliorata ed il lavoro non mancava, ma a quel punto gli zii si erano fatti una vita loro, avevano messo su famiglia ed era difficile lasciare tutto e ripartire da zero.
Restarono in quella terra che li aveva accolti e là hanno concluso la loro esistenza.
Abbiamo avuto la fortuna di poterci vedere spesso nonostante la distanza, di sentirci per telefono tutte le settimane, ma la nostalgia per essere lontani dalla città non ha abbandonato mai gli zii.
A me resta il ricordo del mio ultimo viaggio in Australia, l'abbraccio dello zio Giuliano (Rino purtroppo viveva in un mondo tutto suo, senza tempo e con flash di ricordi), i suoi occhiali scuri, a nascondere quelle lacrime che non è mai riuscito a ricacciare indietro ogni qual volta qualcuno arrivava dalla  sua Italia.
Mariella



🎶
Ascoltando le parole del testo della canzone "La porti un bacione a Firenze" di Odoardo Spadaro ho pensato che anch'io sono un'emigrante, ma in forma ridotta; lo sono diventata per seguire  mio marito che per il suo lavoro si è spostato più volte.
Il primo spostamento è avvenuto verso Milano, ma, nonostante  fosse una città dove si viveva benissimo, che dava la possibilità di divertirsi con mille occasioni offerte da teatri, cinema, impianti sportivi e dove abitavano per lavoro molti amici d'infanzia, c'erano situazioni politiche che non davano sicurezza. Quindi, nonostante tutte le possibilità di divagarsi, io sentivo la nostalgia della mia tranquilla città, dei miei genitori, tanto da sentirmi in colpa per averli lasciati soli.
Penso che gli emigranti dei secoli scorsi come quelli attuali abbiano provato e provino gli stessi sentimenti, forse più intensamente, che ho provato io in quei tempi.
Quante volte mi è successo, quando i miei amici di Domodossola vengono a trovarmi  di chiedere loro come è ora la mia città e capisco il bisogno della "bambina" di chiedere  a colui che sta ritornando di mandare un bacio alla sua città che tanto ama: Firenze.
La speranza di ritornarci per lei è un'incognita, mentre per me quando ne sentivo il bisogno era un breve viaggio di due ore che mi riportava a riempire il mio cuore, rivedere i miei cari, i miei amici. Per la "bambina" rimaneva una speranza che non aveva certezze.
Deve essere stata molto triste la vita degli emigranti. Anch'io idealmente mando, senza chiederlo a nessuno, un bacio al mio paese, un bacio che salga in cielo e vada a ricoprire d'affetto ogni cosa  rimasta indelebile nei miei ricordi.
Lauretta  



🎶
La porti un bacione a Firenze...
Questa canzone mi fa sognare nel bene e nel male. Ci vedo che, nonostante il periodo passato da anni, anche oggi ci risiamo. Il problema rimane.
Una volta eravamo noi italiani ad  andare a cercare lavoro lontano, lasciandoci tutto alle spalle, compresa la famiglia che veniva spezzata. Questo  accadeva molti molti anni fa, verso l’America e poi verso il Nord Europa, ma, se ci pensate bene, sono passati i millenni ma la situazione delle migrazioni c'è sempre, continua inesorabile, come avveniva già per le antiche civiltà dei libri di storia.
La differenza? Questa volta siamo noi a dover accogliere le persone che fuggono dal fuoco delle guerre in cerca di lavoro e di pace.
Così, anche la canzone scritta molto tempo fa è sempre attuale e a me lascia una grande tristezza per il tanto dolore che le persone provano nel ricordare la pace della loro terra natia.
Alba

 

🎶











1 commenti:

  1. Tutti pezzi di vita molto belli ma con il pezzo di Mariella è venuta una lacrima anche a me. Bellissimo. Conosco bene queste storie ma un racconto così diretto, vissuto da vicino dalla nostra Mariella mi ha emozionato davvero. Ci sono cascata dentro. Forse perché avrei voluto anche io espatriare da giovane ma non ho mai avuto il coraggio. La Francia è rimasta un sogno. Eppure è vicina....mah...👋💖

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