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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Una fiaba per sognare - L'uccello del Paradiso














C'era una volta...


🌹

In un paesino lontano lontano, al limitare del bosco, si ergeva un vecchio muro a secco tutto diroccato. 
Dietro, i resti di una vecchia casa in disuso. 
Si capiva che doveva aver conosciuto momenti migliori. 
Il tempo ne aveva spento colori e vita. 
Mille erbacce, ormai, quasi la soffocavano, ma fiori e profumi non mancavano mai e il sole creava giochi di luce.
Non era un  granché, ma meglio di niente. 
Forse qualcuno, prima o poi, si sarebbe avvicinato per annusare o cogliere un fiore.

In mezzo a tutto quel caos, all'insaputa di tutti, era nascosto un gran segreto.
Il momento finale di un terribile incantesimo, che finora nessuno era riuscito sciogliere.


🌹



I ghiacci del Polo Nord si stendevano intorno a perdita d'occhio.
C'era pochissima vita lì intorno in quel momento.
L'uccellino piccolo e gracile saltellò ancora sul ghiaccio senza appoggiare la zampetta ferita.
Ricordava una piccolissima sterna, con le sue lunghe ali biforcute a coda di rondine, ma era piccolissimo come un passerotto.
E infatti in quel momento si sentiva perduto, del tutto inadeguato a risolvere la situazione.




🌹

L'uccellino si guardò ancora una volta intorno, tutto tremante.
Labbi e gabbiani tridattili sfrecciavano a tutta velocità in lontananza alla ricerca di cibo. 
Un brivido percorse il suo corpicino.
Forse non lo avevano ancora visto. 
Comunque sentiva per istinto che doveva fare qualcosa, ma non sapeva bene cosa. Lui non conosceva ancora niente della vita. 
Era nato da poco e doveva fare esperienza.
Sì, era una sterna. Come tutti gli esemplari della sua specie era nato con un piumino robusto e aveva cominciato ad esplorare il mondo da solo.
Lo aveva capito subito quello che doveva fare, perché  i suoi genitori si erano occupati di lui soltanto per un brevissimo tempo.
Aveva imparato a procurarsi il cibo e tutto era andato bene finché non si era ferito. Ora, però, non riusciva a spiegarsi come era potuto accadere che fosse rimasto così isolato, anzi, proprio da solo, senza più alcuna rassicurante codalunga nei paraggi.
Chiuse gli occhi e si perse nei suoi pensieri.

Un fruscio gli arrivò attraverso il vento freddo, mentre uno scricchiolio sospetto alle sue spalle lo fece sobbalzare. Si girò di colpo.
Un musetto aguzzo e due occhietti vispi si profilarono nascosti dal pelo di una codona arrotolata... una volpe artica lo stava puntando!
La zampetta gli faceva sempre più male. 
Si preparò a sparire nella pancia di quel predatore.
Chiuse di nuovo gli occhi e aspettò.
"Chissà perché vorrai mangiarmi. Sarò certamente un magrissimo pasto e ti resterà la fame. Spero di andarti di traverso, brutto mostro!" gli venne fatto di pensare. 
E non poté fare a meno di sorridere tristemente. 

No, non voleva morire. C'era ancora il sole a brillare lassù.
Da che era nato c'era sempre stato. A pensarci, non era mai tramontato.
Lo sentiva caldo e amico sul suo piumino.
"Sole, Sole che illumini ogni cosa, scaldami! Ho tanto freddo qui da solo. Se proprio devo morire, voglio morire nella tua luce." pregò l'uccellino. 
E immaginò di essere ancora nell'uovo, vicino a quello in cui era suo fratello. 
Si sentì rassicurato e stranamente in pace con se stesso.




🌹

E qualcosa accadde.
Un grande calore e una luce bellissima lo avvolse, lo abbracciò, lo cullò.
Il piccolo di sterna codalunga si sentiva adesso molto molto meglio, più di quanto non si fosse sentito neppure nell'uovo, prima di venire alla luce. 
Così si lasciò andare a quel benessere ritrovato, incurante se fosse invece l'anticamera della morte, e perse per un breve attimo la coscienza.

Poi ebbe un sussulto e tornò alla realtà. 
Sentiva un grande rimescolio in ogni più piccola parte del suo corpicino.
E si avvide che il becco era diventato insensibile, il piumino rovente e sembrava fumare a contatto con il ghiaccio, il cuoricino batteva all'impazzata, la zampina non gli faceva più male e irradiava un fortissimo calore.
E il ghiaccio?
I ghiacci artici erano scomparsi intorno a lui.

Immediatamente comprese, anche un pochino preoccupato, ciò che gli stava accadendo.
Galleggiando, rotolando, lui si andava... dilatando, sempre più dilatando, e ancora dilatando, all'interno di un'enorme bolla di incomprensibili umori.
Strano! Si sentiva euforico e, anche se alla fine avesse dovuto morire, tutto quello che stava accadendo gli piaceva davvero tanto.




🌹

E infatti non morì.
Attese ancora un po'.
Quando infine tornò in qualche modo alla realtà, sbarrò gli occhi incredulo per tutto ciò che vedeva intorno a lui.
Il sole continuava a splendere dall'alto, ma filtrava con difficoltà, nascosto com'era da un'altissima e lussureggiante vegetazione che gli si stringeva addosso.
Lui non aveva mai visto niente di simile.
Ne era quasi soffocato. Tuttavia non ne aveva paura.
Era come se avesse la certezza di poter dominare tutto quel verde e tutti quei fiori.

Poi riuscì di nuovo a muovere gli occhi e a girarsi con cautela.
Fu in quel momento che capì di essersi dilatato davvero!
Dov'era finito il piccolo pulcino di sterna codalunga?
Le sue ali minute si erano trasformate in due lunghissimi e possenti strumenti dai colori dell'iride, per non parlare della coda.
Lunga? Lunghissima come mai avrebbe potuto immaginare.
Intorno al collo avvertiva un morbido piumaggio sgargiante da cui sentiva ergersi la testa leggera, munita di becco agile e adeguato.
A parte le sue nuove dimensioni, erano i suoi colori ad abbagliarlo, mentre la sua flessuosità nel movimento gli toglieva il respiro.

Splendeva nel sole.
Splendeva malgrado il tetto di rami e di foglie sulla sua testa fosse chiuso e bloccasse i raggi solari.
Intorno a lui mille esseri viventi dalle forme più varie si erano fermati e lo fissavano in religioso silenzio.
Comprese.
Era stato ascoltato.

Riconoscente, s'inginocchiò al dio Sole, che aveva voluto per lui quel cambiamento.
Era nato l'Uccello del Paradiso.




🌹

La meravigliosa creatura si sentiva adesso adulta e molto sapiente.
Quello che non sapeva, però, era cosa avrebbe dovuto fare da quel momento in poi, insomma, quale fosse la sua missione, perché certamente quel miracolo aveva un senso, qualcosa ci si aspettava sicuramente da lui.

Decise di mettersi in movimento. Via via tutto si sarebbe chiarito.
Dispiegò le splendide ali, posizionò la magnifica coda ed eccolo in volo, non sapeva neppure lui verso dove.
La traversata fu lunga. Superò oceani e catene montuose, paesi e città, fertili pianure ed aridi deserti.
Non sentiva la stanchezza, attratto com'era da una forza irresistibile. Proseguì, così, ad andatura regolare, finché provò il forte desiderio di atterrare.

Trovò una vecchietta, affacciata ad una finestra.
Agitava un piccolo campanello d'argento e cercava in tutti i modi di attrarre la sua attenzione.
“Ti prego, magnifico Uccello, figlio del Sole, porta questo campanellino a mio marito. Sta scalando il tetto del mondo. È fermo sul dente di roccia. Ha bisogno di aiuto per non precipitare. Vola vola a salvarlo. Solo tu puoi farlo, se riesci a raggiungerlo in tempo con questo campanello.” .
La vecchina smise di parlare. Immobile, lo guardava fisso senza battere ciglio, il braccio teso a porgergli il campanellino d'argento.

Il magnifico uccello non capiva bene cosa stesse accadendo, ma sentiva con certezza quello che ci si aspettava da lui.
Si avvicinò alla vecchina e le tolse con delicatezza il campanellino dalla mano, utilizzando il suo becco elegante.
Poi, senza perdere un attimo, si rimise immediatamente in volo alla volta del tetto del mondo.




🌹

E vola, vola, vola, giunse finalmente tra le altissime montagne ove i ghiacciai eterni si beavano noncuranti del sole.
Spuntoni di roccia si ergevano qua e là, più o meno imponenti, ma il dente di roccia verso il quale era diretto sembrava brillare di vita propria.
Prima ancora di scorgere l'uomo che con fatica cercava di resistere appeso ad una fune mezza logora, l'uccello in avvicinamento notò la stranezza di quella luce fredda che non proveniva certo dal Sole e, nel suo incomprensibile movimento interno, aveva qualcosa di sinistro.
Fu qui che l'uccello dai meravigliosi colori si trovò in grande difficoltà.
Infatti, appena entrato nel raggio d'azione di quella luce, cominciò ad avvertire una forza potentissima che lo respingeva indietro in malo modo, mentre le sue magnifiche penne e piume sembravano conficcarsi nel suo corpo. Che terribile dolore!
Una lotta impari cominciò. Lui spingeva in avanti per attraversare quella luce e giungere all'uomo, questa lo attanagliava con sempre maggiore potenza ed entrava come denti affilati di squalo nella sua carne.
Dolorante e un po' disorientato, sentiva che non poteva desistere.
Comprese con chiarezza che il suo compito era quello di combattere il Male.
Spinse ancora più forte sulle sue ali ormai stanche e spinse e spinse e spinse finché riuscì a raggiungere l'uomo,  malamente appeso alla logora corda, e a tendergli il campanellino d'argento.
Quando l'uomo ebbe quasi afferrato il piccolo oggetto che ora era incandescente, il campanellino gli sfuggì di mano e precipitò verso l'abisso.
Lo scenario cambiò di botto.

Le montagne erano scomparse.
La vecchina era ancora alla finestra.
Invitò l'uccello ad entrare in casa con uno strano sorriso.
Lui entrò, ma appena la sua lunga coda fu del tutto all'interno, il sorriso della vecchia si trasformò in ghigno, la casa e il giardino invecchiarono di cento e cento anni… e il magnifico uccello del paradiso si ritrovò lì dentro imprigionato, mentre la voce orrenda della vecchia pronunciava il suo più terribile incantesimo.

A te, figlio del Sole e del Bene
restar qui sicuramente conviene. 
Io, figlia del Buio e del Male, sono più forte 
e ti darò certamente la morte.
Murato vivo dietro pietra dura,
ritornerai polvere nella Natura.


Ma in quel momento dal Sole arrivò fino a loro la sua voce potente, che zittì la vecchiaccia, ora molto contrariata: 
"Non posso cancellare del tutto il tuo incantesimo, 
ma posso frenare il Male di cui sei strumento. 
L'uccello del Paradiso vivrà nella reggia di pietra 
invisibile agli uomini, 
con ogni agio che a lui si conviene. 
Ne uscirà quando qualcuno scoprirà l'affresco 
nella casa diroccata 
e lo riporterà all'attenzione di tutti. 
Così ho detto e così sarà." 

Da quel momento è trascorso ormai tanto tempo.
L'affresco seminascosto è ancora là. 
Il terribile incantesimo non è ancora stato sciolto, ma lo sarà, perché così è scritto nel futuro del tempo.   




🌹  🌹  🌹  🌹  🌹










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