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della mente e del cuore

Buona lettura



Una fiaba per sognare - Sandaletti azzurri







🎈

C'era una volta… un paio di minuscoli sandaletti azzurri. 
Se ne stavano sornioni nella bottega di Marino, esposti in una vetrina un po' antiquata.

La botteguccia, anche se molto semplice e modesta, si trovava nella piazza principale di un paese piuttosto sconosciuto ai più. 
Era seminascosta da un bar sempre pieno di gente che si fermava lì a chiacchierare e da un’agenzia di assicurazioni che aveva visto tempi migliori. 
Su un lato della piazza, però, si ergevano due chiese abbastanza importanti. 
Una era semplice e romanica, l’altra invece aveva una ammiccante facciata barocca.

Quando il sole si alzava sulla piazza, scavalcava pieno di energia i vecchi tetti delle case.
Improvvisamente un raggio di sole cadeva proprio su quella vetrina e di conseguenza su quei sandaletti azzurri. 

Un bel giorno, proprio in quel preciso momento, ecco entrare nella piazza sonnolenta una bimbetta tutta bionda e un signore avanti con gli anni. 
Lei gli caracollava accanto e gli parlava vivacemente. 

Giunti che furono sul sagrato della chiesa romanica, i due entrarono nel campo del raggio di sole che come una freccia indicava la vetrina in cui brillavano di magia i piccoli sandaletti azzurri. 
La bimba si fermò incantata e il signore, che altri non era che il nonno, fece altrettanto. 



🎈

Fu un attimo.
La bimba lasciò il nonno in mezzo alla piazza e schizzò letteralmente verso la vetrina.
Quei sandaletti brillavano come gioielli.
Le parlavano una lingua speciale comprensibile solo a lei, una lingua fatta non di parole, ma di un fluido che attraverso gli occhi le arrivava fino al cuore.

Il nonno la richiamò più volte senza ottenere il minimo accenno di risposta.
Allora andò lui stesso vicino alla vetrina e cercò di convincerla a venire via da lì.
Inutilmente.
La bimba era completamente assorta, insensibile a qualsiasi stimolo esterno al di fuori di quel circuito magico che si era instaurato tra i suoi occhi e il suo cuore.

Quando il nonno cominciava davvero a preoccuparsi, comparve sulla soglia della botteguccia Marino, il proprietario.
Sembrava molto felice nell'osservare la scena che si stava svolgendo al centro del magnifico raggio di sole il quale, ancora una volta, rendeva l'antiquata vetrina un vero e proprio spettacolo.

Intanto il raggio di sole si era spostato e la botteguccia era tornata a nascondersi nell'anonimato.
Marino rientrò all'interno, per riuscirne un attimo dopo con i sandaletti in mano.
“Tieni, te li regalo. Prendili, sono tuoi.”.

La bimba lo guardò con uno sguardo di profonda meraviglia come impietrita. “Prendili, piccola. Aspettavo da tanto tempo una bambina degna dei miei sandaletti. Sono tuoi.”.
La piccola li afferrò con grande impeto e se li strinse al cuore.

“Vorrei pagare il vostro lavoro. Quanto vi devo?” chiese il nonno a Marino.
”Nulla, signore. Ho detto che è un regalo, il mio regalo ad una bimba che ha saputo apprezzare il mio lavoro.”.

Il nonno un po' perplesso e la bimba in estasi con i suoi sandaletti stretti stretti nella mano ripresero il loro percorso.
Ben presto scomparvero alla vista, imboccando il Corso a ritmo lento.



🎈

La bimba voleva fermarsi.
Il nonno andava e andava.

L’uomo la teneva saldamente per mano e non voleva assolutamente lasciarla libera.
Si era molto spaventato quando le era sfuggita come un razzo, per piazzarsi davanti alla botteguccia nella piazza, quella botteguccia che lui non aveva mai neppure notato, seminascosta com'era dalla confusione perenne del bar.
Che diamine!
Lui aveva la responsabilità di quella bamboletta che era tutta la sua vita!

La bimba ardeva dal desiderio di calzare i piccoli sandali azzurri.
Ne sentiva un profondo richiamo.
Anzi ne percepiva addirittura la voce sommessa: “Indossami! Indossami! Presto! Vedrai che meraviglia!” le sussurravano senza posa con voce cantilenante.
Lei ne era totalmente presa e si lasciava trascinare senza capire più niente.
Voleva arrivare, fermarsi e indossare subito i suoi sandaletti.

Il nonno non l'ascoltava proprio.
Desiderava ritornare a casa e riflettere su quello strano episodio che avevano appena vissuto.  Strano davvero! Non capitava tutti i giorni che ti regalassero un paio di sandaletti azzurri!

Così, adesso con una certa furia, lasciarono il Corso e proseguirono sul ponte che portava al di là del fiume.
Caratteristica insolita di quel ponte, neppure tanto grande, era la piccola chiesa, poco più di una cappella, che si ergeva timida al suo inizio.

Quel giorno dalla chiesina si sprigionava un bagliore insolito.
Finalmente il nonno si arrestò come colpito da un pensiero improvviso.



🎈

Cosa era stato?
L'uomo proprio non capiva, ma trovandosi vicino alla chiesetta sul ponte, peraltro stranamente luminosa, pensò ad un miracolo e cadde in ginocchio davanti all'entrata.

Immediatamente la bimba ne approfittò con un senso immediato di liberazione.
“Indossami, indossami! Vedrai che meraviglia!” continuavano a sussurrarle i sandaletti azzurri, cantilenando.
Un secondo e lei li aveva già calzati.

Straordinario!
Le stavano proprio a pennello.
Sembravano fatti su misura per lei.
Infatti aderirono ai suoi piedini perfettamente, di più, aderirono così bene che sembrarono infine farne parte integrante.

Subito un piccolo brivido cominciò a risalire velocemente lungo il suo corpo, finché non lo avvertì dentro di sé come una fortissima inspiegabile energia, che aprì i suoi occhi, la sua mente e soprattutto il suo cuore.
Poi la bimba si trovò immersa in un senso di beatitudine, di gioia, di potenza, di grande forza e, prima che se ne rendesse conto, mise in moto i suoi piedini incollati agli straordinari sandaletti azzurri e schizzò via a velocità supersonica.

La corsa era così veloce che la piccola non vedeva più ciò che aveva intorno, ma le era chiaro che stavano ritornando indietro da dove erano venuti.
Le case del Corso schizzavano via a tre a tre senza che riuscisse a riconoscerle, poi sentì dentro di sé che era necessario girare a novanta gradi, piegando a sinistra.
Dette retta al suo istinto e così fece.

Imboccò di gran carriera la stretta Via del Coraggio, cominciando ad inerpicarsi su per la collina dove si ergeva la parte vecchia del paese.
“Vedrai che meraviglia! Vedrai, vedrai! continuavano cantilenare i sandaletti azzurri che portava ai piedi.



🎈

Ormai la bimba andava e andava trascinata da una forza magica sulla quale non poteva intervenire.
Volava sulle pietre disconnesse come fosse su un tappeto di velluto.
Mentre quasi volava verso l'alto nei suoi sandaletti azzurri, riusciva a cogliere mille particolari intorno a lei, minuzie che nemmeno un adulto sarebbe riuscito a vedere pur stando fermo.

Nelle vecchie case, quasi tutte diroccate e in evidente stato d'abbandono, lei vedeva un grande fermento di vita che in realtà non c'era: bambini che giocavano all'ombra dei muri, nonne sdentate che sedevano sulle scale e facevano la maglia con le mani arrugginite e nodose, mamme che si affaccendavano intorno ai camini cercando di ravvivare la brace sventolando un grosso ventaglio.
In quel momento non c'erano uomini per l'erta via e nemmeno dentro le case.

La bimba guardava affascinata tutto quel movimento concentrato in un microsecondo.
Intanto volava nei suoi sandaletti verso l'alto, senza la minima fatica.

Finalmente tutto finì.
Ora ferma davanti ad un parapetto sbrecciato dal quale si vedeva tutto il paese dall'alto.
In quel momento le case erano di nuovo vuote e diroccate.
Laggiù, in fondo in fondo, il fiume si snodava verso il ponte con la chiesina da cui i sandaletti l'avevano portata via.
Lì aveva lasciato il nonno intento a pregare.
Qui lei era sola, ma non aveva affatto paura.

Girò lo sguardo alla sua destra e lo alzò verso l'alto.
Oh, che meraviglia!
Nemmeno nelle fiabe che le raccontava il nonno si era mai trovata a contemplare qualcosa di così grandioso e fiabesco.
Lì, imponente e austero, regale, si alzava verso il cielo un monte così alto, ma così alto che quasi non se ne vedeva la fine.
Si perdeva lassù nell'azzurro purissimo, oggi senza nemmeno una piccola nube.

Lassù il monte lasciava i suoi boschi ed appariva lucido come una pietra di fiume, prima di sparire sotto una bianca e pesante coltre di neve.
La bimba rimase con il naso all'insù, incapace di distogliere lo sguardo da quello spettacolo ipnotico.
“Vedrai, vedrai! Vedrai che meraviglia!” continuavano a cantilenare i suoi sandaletti azzurri.

Ed ecco un uccellino piccolissimo scendere di lassù, svolazzando graziosamente verso di lei.


🎈

Un frullar d'ali.
La bimba calò il suo sguardo su quell'esserino così piccolo da sembrare un giocattolino meccanico.
Azzurro come il cielo aveva il piumaggio sulla gola, arancio come il sole in un mezzogiorno d'agosto quello delle ali.
La guardava con un occhio alla volta e la scrutava.

La piccola sentì una fortissima emozione e... si accorse che i sandaletti blu avevano smesso di mormorare la loro ripetitiva cantilena.
Il silenzio era ora assoluto.
Lontano laggiù il paese appariva deserto e addormentato.
In alto lassù il monte solitario e austero sembrava raggiungere il sole.

L'uccellino fece tre saltini a sinistra, tre a destra e poi spiccò un piccolo volo e si fermò su una piccola sporgenza del muretto non lontana da lei.
Sembrava con insistenza indicare qualcosa.
La bimba si avvicinò e - … Vedrai! Vedrai che meraviglia! - la meraviglia era davvero lì, lì davanti a lei: uno smeraldo grande come un'albicocca, che prese a mandare bagliori al suo indirizzo!

“Prendilo! Prendilo! Vedrai che meraviglia!” ripresero a cantilenare i sandaletti azzurri, vibrando a più non posso.
Allora lei staccò l'enorme pietra preziosa dal muretto e la strinse forte nel piccolo pugno perché non cadesse.

Fu tutt'uno.
I sandaletti azzurri ripresero a correre con un'energia incredibile che faceva superare loro dislivelli enormi e li portava verso l'alto, sempre più in alto, fino a raggiungere il ghiacciaio alla sommità.
Davanti a loro l'uccellino dal coloratissimo piumaggio faceva strada con la grazia e la sicurezza di chi sa bene cosa sta facendo.



🎈

In alto, in alto, sempre più in alto.
L'uccellino finalmente si fermò su un piccolo sperone di roccia.
I sandaletti blu a loro volta si fermarono sotto di lui, su un piccolo pianoro nascosto alla vista.
Tutto intorno il ghiacciaio mandava bagliori accecanti.

La bimba si perse in quello scenario fiabesco.
Non sentiva neppure freddo.
Aveva voglia soltanto di continuare l'avventura meravigliosa che stava vivendo e l'avventura proseguiva senza soste, ad un ritmo vertiginoso.

Così non ebbe nemmeno il tempo di rendersi ben conto di cosa stesse avvenendo, perché proprio in quel momento l'uccellino prese a cantare una melodia dolce e ipnotizzante, mentre apriva il suo piumaggio in una ruota completa disegnata da colori incredibili.
Ora in testa indossava una coroncina di smeraldi che mandavano una incredibile luce verde.

Tutto questo lasciò la bimba a bocca spalancata, immobile come una statua, esile ed eterea come una porcellana pregiata.
Ancora una volta, non ci fu tempo nemmeno di richiudere la bocca.
L'uccellino le era passato davanti con passo regale ed era scomparso attraverso un'apertura che all'inizio non si vedeva.
Al di là si apriva un'ampia grotta riccamente arredata.

“Entra, presto! Entra e guarda! Guarda che meraviglia! Guarda… guarda!” cantilenarono immediatamente i sandaletti azzurri ai suoi piedi, riprendendo a spostarsi. Questa volta procedevano lentamente, spostandosi con molta molta attenzione.

La grotta si stendeva a perdita d'occhio perdendosi in mille camere secondarie, ma questo non frenava i sandaletti blu nel loro incedere.
Quel luogo era straordinario davvero, talmente straordinario che gli occhi non riuscivano neppure a coglierne la grandezza e tutta la bellezza, veramente al di sopra di qualsiasi umana immaginazione, ma questo non era ancora tutto.



🎈

Infatti, già appena entrati, una cascata di luce scintillante accoglieva il visitatore lasciandolo stordito.
Sembrava di scivolare in un mondo alieno, tutto di brillante cristallo.

Sulle volte prendevano vita incantevoli scene di boschi e ariose radure, scolpiti in ogni dettaglio da abili artisti.
Un'infinità di piccoli scoiattoli, uccellini, farfalle e ranocchietti, elfi, gnomi, creaturine fantastiche, spuntavano ovunque tra la vegetazione e rilucevano come diamanti.
Lungo le pareti trasparenti e scintillanti, che si perdevano lontano, le scene si completavano con fontanelle, piccole cascate, ruscelletti, fermati per sempre nell'abbagliante cristallo.
E poi poltroncine, mobiletti, credenzine, eleganti tazzine, piattini, bicchierini e teiere, tutto ancora rigorosamente in cristallo luminoso.

In questo fantastico mondo, i sandaletti dovevano necessariamente rallentare, perché tutto appariva così fragile da ridursi in polvere con un soffio.
Così essi procedevano lentamente, badando bene a mantenersi sulle direttrici di luce che invitavano a percorre sentieri già tracciati.
Tuttavia non smettevano di cantilenare, seppur in un bisbiglio, che solo la bimba che li indossava ai piedi riusciva a percepire: “Guarda! Guarda! Guarda che meraviglia!”.

Attraversarono sale maestose, una più bella dell'altra, finché non si trovarono in un grandissimo importantissimo salone senza orpelli, ma con una volta magnifica, così perfetta da sembrare un altro intero mondo da esplorare.
I sandaletti azzurri si fermarono all'istante, come improvvisamente incollati al pavimento.

La bambina riprese con fatica l'equilibrio e si guardò intorno.
Alla sua destra, scorse un'acquasantiera che brillava di luce propria.
Provò a spostarsi in quella direzione, ma i sandaletti si erano fermati per sempre, muti e spenti, senza vita.
Allora la bimba liberò i suoi piedini e proseguì scalza alla volta dell'acquasantiera.

Non era, infatti, possibile proseguire dritto davanti a sé.
Si percepiva, seppure invisibile, la presenza di una barriera che impediva l'accesso in quella direzione.
Del resto la presenza di quell'acquasantiera doveva pure voler dire qualcosa.

Con i suoi piedini scalzi, badando a far piano per non combinare qualche guaio, riuscì ad arrivare in prossimità di quel catino tutto lavorato.
Sul bordo, al centro, due piccoli gracchi protendevano i loro lunghi ed esili becchi a sostenere... a sostenere...
Oh, che cosa volevano sostenere?
Lì c'era qualcosa di strano, qualcosa mancava.

La bimba ebbe un moto dentro di sé e comprese.
Aprì la manina e depose delicatamente nello spazio vuoto lo splendido smeraldo che aveva stretto fino a quel momento.
La pietra preziosa si incastrò perfettamente nell’alloggiamento, accendendo di luce verde tutti i cristalli su cui riusciva ad arrivare.



🎈

Nello stesso istante, in un fruscio appena percettibile, la barriera invisibile si aprì.
Ne uscì un'arietta carezzevole che colpì la bimba, permeandola di un benessere profondo.
Avvertiva una freschezza cristallina che acuiva la sua capacità di pensare e di comprendere.
Immediatamente i minuscoli sandaletti azzurri ebbero un vibrazione e si rimisero in lento movimento, procedendo con la massima attenzione, quasi scivolando senza attrito sul lucido pavimento cristallino.
Raggiunsero silenziosamente la bimba e le dettero un buffetto sui piedini scalzi.
Lei, senza nemmeno pensarci, indossò automaticamente le minuscole preziosissime calzature, che le avevano reso possibile arrivare in quel luogo di magia.
Subito i sandaletti azzurri ripresero con decisione il lento spostamento.
La bimba era affascinata dall’incredibile spettacolo che andava in scena intorno a lei.
Non osava fare il minimo movimento per non ostacolare quell'elegante avanzare verso un punto di luce, che brillava lontanissimo davanti a lei.

Dopo un tempo indefinibile, emozioni impossibili da descrivere, una tale quantità di luce negli occhi da far quasi male, la bimba e i suoi sandaletti azzurri giunsero a destinazione.
Annunciata da una lieve cascata di note musicali, tra profumi delicati di muschi e di licheni, umidi di rugiada come fiori al mattino, si trovarono fermi davanti a Lei, la Fatina del Ghiaccio.
Oh, che meraviglia!
Anche nelle fiabe più belle mai aveva incontrato qualcosa di così incantevole.
Piccola, graziosa, affascinante, abbigliata di lucido cristallo trasparente, la fatina dai lunghi capelli le sorrise e le rivolse parole gentili di benvenuto, poi, con un'esile vocina, cominciò a spiegare perché l'aveva fatta arrivare fin lassù.

Ringraziò i sandaletti azzurri per la loro missione portata così bene a termine.
Quindi si rivolse alla bimba.
Disse che l'aveva scelta per la sua grande grande fantasia che le consentiva di comprendere la magia del mondo delle fate.
Era a lei che voleva affidare un'importante missione, quella di riportare la fantasia e l'immaginazione tra i bambini che ormai correvano troppo, urlavano ancora di più e non si fermavano nemmeno un secondo nel mondo delle belle idee che costruiscono scenari fantastici.
Essi non comprendevano più che nei prati, nei boschi, sui tetti e nelle cantine delle vecchie case, lungo il greto del fiume tra le lucide pietre, intorno alla chiesina sul ponte, tra le pietre sconnesse delle viuzze del paese, vivevano ancora elfi, gnomi, mazzamarilli dispettosi e tante fatine che amavano i bambini.

La bimba continuava a sgranare gli occhi avida di saperne sempre di più.
Voleva incontrare e vivere assolutamente tutte quelle meraviglie e il cuoricino le batteva forte forte.

La Fatina del Ghiaccio ordinò ai sandaletti azzurri di avvicinarsi, mentre apriva una scatolina di cristallo trasparente e ne estraeva un piccolissimo campanellino d'argento.
“Prendilo, cara. Te lo affido. Questo è un campanellino magico. Suonalo ogni volta che incontrerai un bimbo senza fantasia che ghigna invece di sorridere. Vedrai, vedrai! Sorriderà subito e volerà immediatamente nel mondo dell'immaginazione insieme a te.”.

Il cuore della bimba per un attimo si fermò dalla sorpresa e dalla gioia.
Sorrise alla leggiadra fatina.
Avrebbe voluto abbracciarla, ma i sandaletti azzurri era fermissimi e non c'era verso di farli muovere neppure di un millimetro.

La fatina comprese e le lanciò un bacino sull'esile manina di cristallo.
La bimba ne sentì il tocco sulla guancia.
Un frullar d'ali e l'uccellino amico le atterrò delicatamente sulla spalla, facendole una carezza mentre faceva la ruota completa e la sua coroncina di smeraldi mandava vivaci bagliori.

La Fatina del Ghiaccio batté le manine.
L'uccellino riprese il volo verso l'uscita.
I sandaletti azzurri fecero dietrofront e in un battibaleno tutto cambiò.

La bimba si ritrovò davanti alla chiesina sul ponte.
Aveva ancora i sandaletti azzurri ai piedi, in mano stringeva con forza un piccolissimo campanellino d'argento.

Il nonno continuava a pregare in ginocchio davanti all'entrata.




Questa è la storia di una magia 
che ogni tristezza porta via. 
È adesso il momento di provare 
la vostra fiaba a realizzare. 

Il campanellino din-din ha già fatto. 
Presto! Una storia per questo gatto.



🎈🎈🎈🎈🎈











3 commenti:

  1. Bell'inizio.
    Ma quelli nella foto sono zoccoli o al massimo ciabatte non certo sandaletti

    RispondiElimina
  2. Verissimo. Sono un paio di comuni ciabatte... uno specchietto per le allodole.
    I sandaletti azzurri della fiaba,sono sandaletti da bambina...
    Sono fantastici e non reali, vanno immaginati e sognati e non possono essere fotografati.
    Grazie, LunaticoFiore, per l'occasione che mi hai offerto di aggiungere qualche ulteriore dettaglio.
    Torna ancora su "La Panchina".

    RispondiElimina
  3. Io li vedo come sandaletti carinissimi, elegantissimi, delicatissimi e allo stesso tempo praticissimi. Li vorrei per me e in questo caso mi andrebbe bene anche volare....con la fantasia ma anche per davvero!!!

    RispondiElimina

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