Filo
un filo di parole da 0 a 100 anni
quindicinale di opportunità
“La Panchina” editrice
n. 11 - 30.1.2024
Editoriale
Carissimi lettori di F I L O, come va?
Per quel che ci riguarda
anche in questo numero
abbiamo cercato di fare del nostro meglio
per spaziare in luoghi stimolanti e curiosi,
dove raccogliere spunti interessanti.
La cronaca di questo periodo
è piuttosto pesante e turbolenta.
Su F I L O,
proviamo a trattare
anche gli argomenti più scabrosi i
n modo leggero e meno impattante.
Buona lettura!
Vanina
Leggi con me Leggi con me Leggi con me
a cura di Monica T.
Carissimi lettori, scusate la mia assenza nello scorso numero di FILO, ma ho intrapreso una lettura importante e complessa.
Si tratta di “I diari 1862-1910" di Sof'ja Tolstaja, edito da La tartaruga (Milano).
Sof'ja Tolstaja era la giovane moglie del grande scrittore Lev Nikolàevič Tolstòj che dal 1862 fino alla morte del marito tenne un diario narrando la storia del matrimonio .
Ho trovato molto interessante che in questa opera si faccia luce su questa donna anche dal punto di vista biografico e letterario.
Ho interrotto varie volte la lettura per cercare di comprendere il carattere sensibile dell’autrice, spesso in balìa dell'umore mutevole.
Mi ha colpito la sua gravosa incombenza di trascrivere più e più volte le opere del marito al fine di agevolarlo nelle correzioni, incombenza ancor più gravosa per i diari il cui contenuto le provoca motivo di sofferenza.
Condivido con l’autrice il suo sentimento di amore incondizionato alla famiglia, di dedizione alle cure domestiche e al benessere degli altri. Come lei riverso i miei sentimenti sulle pagine di un diario fin da quando ero una bambina.
Mi sento lontana da lei per quanto riguarda il suo vissuto con un uomo tiranno ed egocentrico come Lev, anche se era un genio… io l’avrei lasciato.
Vi invito assolutamente a leggere ed amare questa donna che si è rivelata una bravissima scrittrice!
Aspetto di leggere i vostri commenti sulle nostre pagine online.
A presto.
Risponde Vanètte
a cura di Vanina D. G.
Interessante questo nuovo quesito giunto tra molti altri in redazione. Me lo propone Rosina da Silvi Marina, la quale è sconcertata dal fatto che ragazzi, ma anche uomini, restano sobrii per l'intera settimana per bere in modo smodato il venerdì sera, il sabato e la domenica.
Che dico? Smodato non basta.... bevono fino a sentirsi male per riprendere il lunedì mattina la loro vita ingessata in giacca e cravatta.
Sì, Rosina. Conosco anch'io più di una persona che ha atteggiamenti di questo tipo e, devo ammettere, che ne resto davvero stupita, perché questa abitudine sembra illogica per una persona senziente, che dirige un ufficio, è proprietario di un'azienda e via di questo passo, una persona dotata di logica e di competenze anche elevate.
Mi sto convincendo che questa abitudine possa avere le caratteristiche di una vera e propria dipendenza e che dovrebbe essere affrontata con l'aiuto di uno psicologo, di una psichiatra, di un esperto di comunicazione.
Mi piacerebbe conoscere a tale proposito l'opinione dei nostri lettori. Chi aiuta me e Rosina a capire?
Il fascino del giardinaggio
a cura di Lauretta G.
Oggi avrei deciso di parlare di Salvia. Forse tutti voi direte: "Ma cosa ci scrive questa, la salvia la conosciamo bene tutte, è sempre presente nelle nostre case.".
Invece io vi parlo di una salvia che sicuramente non conoscete: la Salvia Guaranitica. Bella, grande, perché raggiunge anche due metri di altezza e da lassù vi mostra la meraviglia dei suoi fiori e delle sue foglie profumati di anice.
Le spighe di fiori
sono di un brillante blu-violaceo e decoreranno il vostro giardino dall'inizio dell'estate fino ai primi freddi di novembre. Originaria del Messico e dei paesi del Sudamerica, si è adattata a crescere anche da noi e riesce a sopportare temperature molto
basse, sotto lo 0.
La Salvia Guaranitica sarà una piacevole sorpresa per voi perché crescerà e vi darà grande entusiasmo per la sua folta vegetazione e vi stupirà con la sua ricca fioritura. Vi prego, per ricambiare il regalo della sua esuberante fioritura, regalatele un terriccio
ricco, ben drenato e magari, nei primi anni dell'impianto nel vostro giardino, coprite la base con foglie del giardino, che saranno la sua copertina invernale e le permetteranno di sorprendervi nuovamente a primavera con i suoi lunghi steli.
Un avviso importante. Se volete un'ottima fioritura, interrate la vostra salvia in una posizione soleggiata, lei vi ripagherà con tanti fiori. Il periodo ideale per darle una dimora in giardino è l'autunno, così lei in primavera sarà già pronta a regalarvi i suoi splendidi fiori
blu.
Un consiglio per rendere più grazioso il vostro giardino: accostate la Salvia Guaranitica alla lavanda e al convolvolo, otterete un angolo elegante con piacevoli sfumature di blu. Ultimo avviso: non ci sono notizie riguardo la sua commestibilità, quindi
non provateci a mangiarla. Nella sua famiglia, quella delle Lamiacee, ci sono salvie allucinogene, vedete voi...
.
Persone e personaggi
a cura di Claudia B.
Buongiorno a chi legge al mattino e buona serata a chi invece legge il pomeriggio o alla sera.
Un saluto poco usuale, mi rendo conto.
Di conseguenza vi domanderete se è tutto a posto. Tutto a posto, vi assicuro. Il
mio vuole essere un modo di sottolineare
che può succedere che ognuno di noi si esprima in maniera “originale” ma questo
non è certo un problema al mondo di oggi. Un tempo si veniva internati per
molto meno.
Il problema vero è se si assumono comportamenti a dir poco folli. La parola “matto” è ormai
usata con facilità, anche scherzosamente, nel linguaggio corrente, ma la parola “folle”
fa paura davvero perché tanti fatti dolorosi si verificano quasi giornalmente a
causa della follia.
Di questi tempi
sembra che lo psicologo non sia sufficiente. Mi domando se, accanto alla figura
di medico di base, sia utile pure il medico psichiatra. Un tempo esistevano
gli Ospedali Psichiatrici, fortunatamente chiusi da anni con la legge Basaglia.
La legge prevede che questi pazienti vadano curati e riabilitati all’interno
della società, ma di centri per la cura
della salute mentale non ce ne sono a
sufficienza. Le povere famiglie che si
trovano a gestire e sopportare situazioni difficilissime, giustamente se ne lamentano e chiedono aiuto.
Mario
Tobino, un medico psichiatra direttore dell’Ospedale di Maggiano in provincia
di Lucca, aveva, già dai primi anni di servizio, abolito le vecchie terapie come
l’elettroshock e la camicia di forza, perché seppe entrare in empatia con il
malato. I risultati erano scarsi perché
non erano cure come i farmaci di oggi, ma certamente il malato restava un essere
umano che in qualche modo poteva esprimersi.
Mario Tobino nacque a Viareggio il 6 gennaio 1910.
Era un ragazzino molto vivace,
esuberante ed insofferente verso gli studi così finì per studiare in un
Collegio contro la sua volontà. Si sentiva come in carcere e probabilmente con
questi ricordi, una volta che si trovò a curare e dirigere persone imprigionate
nella malattia, gli si affezionò.
Tobino abitò fino alla fine dei suoi giorni,
quindi anche dopo il pensionamento, nelle stanze dell’edificio di Maggiano,
accanto ai suoi matti, come li definiva affettuosamente. Sicuramente era la
maniera migliore per studiarli ma era anche entrato in empatia con loro e li
riteneva una sua famiglia. Scrisse numerosi libri, alcuni autobiografici, altri
che fanno riferimento ai suoi pazienti.
Vinse diversi premi tra cui il Premio
Campiello con il romanzo "Per le
antiche scale" da cui è stato tratto un
film con Marcello Mastroianni. I protagonisti dei racconti sono i suoi pazienti e il suo staff ospedaliero.
Mori l'11 dicembre 1991 ad Agrigento dove era andato per ritirare il Premio
Pirandello.
Sulle ali della fantasia
a cura di Rita G.
Mi ero dimenticata che fata
Fatessa è minuscola come i Fatini che vedo in giro e me lo ricordo quando la vedo tirar fuori la
bacchetta magica e zipiti-zipità grande voglio diventar... Ecco fatto! Questa è
la magia che gli serve per mantenere altezza e forma umana. Rimango a bocca
aperta e rifletto sul fatto che vedo meno magia adesso di quando ero meno
addentro a questo mondo.
Un pensiero mi ha travolto e chiedo a Fata Fatessa se mi può fare visitare il castello. Rimane spiazzata, ma mi dà appuntamento per la mattina seguente al sorgere del sole. Sono emozionata. Mi avvicino al castello e ad ogni passo scende su di me una polverina dorata che brilla ai leggeri raggi del primo sole. Senza accorgermene arrivo sulla porta e zipiti-zipità piccola sono già. Entro con reverente timore e le pareti brillano alla luce riflessa del sole sopra pareti lunghissime dorate tempestate di pietre preziose. È uno sfarfallio di mille e mille colori che rapisce l'anima e il cuore.
Capisco adesso nel profondo il pericolo che questa comunità corre se anche solo una persona varcasse i suoi confini.
Sono tutta tremante alla vista che mi si para dinnanzi.
Sono trecento anni, mi dicono, che non si celebrano matrimoni nel regno delle fate e mi è riservato un enorme privilegio. Mi viene detto che davanti a me verrà portata MATER Magia che in realtà si occupa dei figli dei fatini. Questa fata imponente e misteriosa deve studiare libri e libri di magia per prepararsi alla responsabilità che pesa su di lei per il benessere di tutta la comunità. Mi spiegano che lei per giorni vaga nella nursery guardando le uova che sono nelle celle ordinate e lei senza un motivo apparente, all'improvviso ne sceglie uno, lo mette nella culla e ricomincia a girare e girare ancora... e ancora. Poi il giorno della festa, i fatini che desiderano sposarsi, sono fatti entrare e iniziano a girare nelle stanze fin quando un uovo inizia a vibrare e accendendosi dichiara di essere il loro figlio predestinato. Finita la danza delle luci un piccolo fatino è pronto e vola timidamente dai genitori che si sciolgono dall'emozione e si ritirano nella stanza del nettare con il quale nutriranno il fatino per le prime ore in cui staranno insieme e impareranno a conoscersi. Capisco bene che con le comunità chiuse che non hanno scambi con le altre, le coppie che desiderano unirsi per la loro lunghissima vita sono poche.
P. S. - Ve l'ho mai detto che la vita del popolo delle fate è molto lunga, quasi infinita?
E' per questo motivo, mi hanno spiegato, che il matrimonio delle fate è basato sull'intesa di emozioni, sulla comunità di intenti e sull'affetto reciproco che per magia durerà per sempre, indipendentemente dal decadimento fisico che peraltro nelle fate non esiste. C'è da dire anche che nella comunità delle fate il matrimonio è assolutamente legato ai figli, non esiste questa istituzione senza figli.
Tutta la comunità contribuisce all'educazione dei fatini e ciascuno si sente responsabile di tutti i piccoli, non solo del figlio suo.
Il 10 Febbraio si avvicina, sono attese circa mille persone e dietro il palazzo delle fate sono già spuntati palazzi per le necessità di quei giorni. Io ammiro la laboriosità di questo popolo e capisco che la magia mi farebbe davvero comodo nella mia vita. Volete mettere, che se devo fare una lavatrice, piccolo schiocco di dita “pitipin pitipan, i panni son pronti già”.... una goduria. E che ne diresti di "tegamin tegaman, il pranzo eccolo qua" e poi, “pulizia, pulizia, polvere via da casa mia"?
Un pensiero mi ha travolto e chiedo a Fata Fatessa se mi può fare visitare il castello. Rimane spiazzata, ma mi dà appuntamento per la mattina seguente al sorgere del sole. Sono emozionata. Mi avvicino al castello e ad ogni passo scende su di me una polverina dorata che brilla ai leggeri raggi del primo sole. Senza accorgermene arrivo sulla porta e zipiti-zipità piccola sono già. Entro con reverente timore e le pareti brillano alla luce riflessa del sole sopra pareti lunghissime dorate tempestate di pietre preziose. È uno sfarfallio di mille e mille colori che rapisce l'anima e il cuore.
Capisco adesso nel profondo il pericolo che questa comunità corre se anche solo una persona varcasse i suoi confini.
Sono tutta tremante alla vista che mi si para dinnanzi.
Sono trecento anni, mi dicono, che non si celebrano matrimoni nel regno delle fate e mi è riservato un enorme privilegio. Mi viene detto che davanti a me verrà portata MATER Magia che in realtà si occupa dei figli dei fatini. Questa fata imponente e misteriosa deve studiare libri e libri di magia per prepararsi alla responsabilità che pesa su di lei per il benessere di tutta la comunità. Mi spiegano che lei per giorni vaga nella nursery guardando le uova che sono nelle celle ordinate e lei senza un motivo apparente, all'improvviso ne sceglie uno, lo mette nella culla e ricomincia a girare e girare ancora... e ancora. Poi il giorno della festa, i fatini che desiderano sposarsi, sono fatti entrare e iniziano a girare nelle stanze fin quando un uovo inizia a vibrare e accendendosi dichiara di essere il loro figlio predestinato. Finita la danza delle luci un piccolo fatino è pronto e vola timidamente dai genitori che si sciolgono dall'emozione e si ritirano nella stanza del nettare con il quale nutriranno il fatino per le prime ore in cui staranno insieme e impareranno a conoscersi. Capisco bene che con le comunità chiuse che non hanno scambi con le altre, le coppie che desiderano unirsi per la loro lunghissima vita sono poche.
P. S. - Ve l'ho mai detto che la vita del popolo delle fate è molto lunga, quasi infinita?
E' per questo motivo, mi hanno spiegato, che il matrimonio delle fate è basato sull'intesa di emozioni, sulla comunità di intenti e sull'affetto reciproco che per magia durerà per sempre, indipendentemente dal decadimento fisico che peraltro nelle fate non esiste. C'è da dire anche che nella comunità delle fate il matrimonio è assolutamente legato ai figli, non esiste questa istituzione senza figli.
Tutta la comunità contribuisce all'educazione dei fatini e ciascuno si sente responsabile di tutti i piccoli, non solo del figlio suo.
Il 10 Febbraio si avvicina, sono attese circa mille persone e dietro il palazzo delle fate sono già spuntati palazzi per le necessità di quei giorni. Io ammiro la laboriosità di questo popolo e capisco che la magia mi farebbe davvero comodo nella mia vita. Volete mettere, che se devo fare una lavatrice, piccolo schiocco di dita “pitipin pitipan, i panni son pronti già”.... una goduria. E che ne diresti di "tegamin tegaman, il pranzo eccolo qua" e poi, “pulizia, pulizia, polvere via da casa mia"?
Devo dimenticare queste cose, altrimenti mi
deprimo. Adesso ci provo, intanto li guardo mentre lavorano. Hai visto mai che
impari qualche altro trucco? Poi ve lo racconto. Forse si forse no, vedremo!
.
Andando Andando Andando
a cura di Alba P.
Ciao. Oggi vi
voglio parlare della metropolitana di Mosca. Ricordi meravigliosi, tanto
meravigliosi, uno più bello dell'altro.
Eravamo in gita in Russia con dei sacerdoti che la sera non volevano farci uscire, ma noi eravamo già grandi, perciò una sera, un gruppetto di noi amici, ci siamo imposti e siamo usciti per prendere questa metropolitana e vedere queste stazioni, che ci avevano detto di visitare perché sono fra le più belle del mondo.
Non vi dico lo stupore in ognuna di queste stazioni. Scendiamo in una: tutta mosaici, l'altra tutta lampadari di cristallo, una tutta marmo, una tutta barocca e così via. In tutto sono quarantaquattro stazioni, però noi non le abbiamo potute visitare tutte, perché si doveva ritornare. Si era fatto molto tardi perciò decidemmo di rientrare. Ci siamo accontentati di aver visto qualcosa e ci siamo ripromessi che alla prossima gita avremmo visto le altre.
Ora mi rivolgo a voi. Vi dico che, quando potete, fate un biglietto e andateci a visitarle, perché queste stazioni sono meravigliose, a parte che la Russia è tutta bella e San Pietroburgo è bellissima. Credetemi, sarà una bella gita… anche se ora sono momenti un po' brutti. Io sono andata nel 1980 e, insomma, in quel periodo si poteva andare con tranquillità.
Sono rimasta molto molto felice di aver visto un po' tutto, ma queste grandi stazioni della metropolitana sono una vera indimenticabile meraviglia!
Ciao e alla prossima.
Eravamo in gita in Russia con dei sacerdoti che la sera non volevano farci uscire, ma noi eravamo già grandi, perciò una sera, un gruppetto di noi amici, ci siamo imposti e siamo usciti per prendere questa metropolitana e vedere queste stazioni, che ci avevano detto di visitare perché sono fra le più belle del mondo.
Non vi dico lo stupore in ognuna di queste stazioni. Scendiamo in una: tutta mosaici, l'altra tutta lampadari di cristallo, una tutta marmo, una tutta barocca e così via. In tutto sono quarantaquattro stazioni, però noi non le abbiamo potute visitare tutte, perché si doveva ritornare. Si era fatto molto tardi perciò decidemmo di rientrare. Ci siamo accontentati di aver visto qualcosa e ci siamo ripromessi che alla prossima gita avremmo visto le altre.
Ora mi rivolgo a voi. Vi dico che, quando potete, fate un biglietto e andateci a visitarle, perché queste stazioni sono meravigliose, a parte che la Russia è tutta bella e San Pietroburgo è bellissima. Credetemi, sarà una bella gita… anche se ora sono momenti un po' brutti. Io sono andata nel 1980 e, insomma, in quel periodo si poteva andare con tranquillità.
Sono rimasta molto molto felice di aver visto un po' tutto, ma queste grandi stazioni della metropolitana sono una vera indimenticabile meraviglia!
Ciao e alla prossima.
Lo sapevate?
a cura di Silvana C.
Se uno si ferma su un cavalcavia dell'autostrada e comincia a guardare il traffico sotto, è una cosa indescrivibile: automobili, camion, pullman di tutti i colori e di tutte le marche, sfrecciano velocissimi e delle volte non si fa in tempo a posare lo sguardo su una macchuna, che nel frattempo ne passa che già un altra e così via.
Viene da pensare che invenzione è stata la ruota! Quando l'uomo primitivo con un sasso pensò di appoggiarci sopra qualche cosa e strascinarlo, di lì scattò tutto il movimento di un rudimentale carretto.
Con il passare del tempo il progresso andò avanti sempre con invenzioni migliori, pensiamo alle carrozze trainate da cavalli con delle belle ruote, dove mettevano sedute dentro le persone, che quindi erano al riparo da tutte le intemperie.
C'erano poi i carretti che servivano a portare le merci in quantità maggiore da una località all'altra.
Con l'invenzione del motore, prima a vapore, poi a scoppio, siamo passati alle automobili, ai camion eccetera e ad essere sempre più veloci, a trasportare tante più persone e merci. Lo stesso progresso si è sviluppato anche riguardo ai treni sulle strade ferrate.
Il perfezionamento dei mezzi e dei motori ha reso più comodi, veloci e sicuri i trasporti.
LUOGHI... SPECIALI
a cura di Mariella A.
Questa volta, miei cari amici, vorrei parlarvi di un luogo di cui sono innamorata, ma che per vari motivi, non ho mai potuto visitare. Lo conosco solo attraverso i documentari, i racconti degli amici e le immagini che vado spesso a cercarmi. Una in particolare mi attrae e mi appare davanti agli occhi quando sento nominare la Cappadocia! Ecco che mi perdo in quel cielo limpido punteggiato da mille colori che svolazzano lievi sopra quei cocuzzoli: sono le mongolfiere, che hanno sempre suscitato in me un senso di libertà, libertà fisica, per poter fare ciò che ci fa piacere, e libertà della mente che ci permette di spaziare con il pensiero attraversando mondi incantati. Non sono mai stata in quei luoghi, ma provo una forte gioia ad immaginare i camini delle fate, le chiese rupestri, le vallate, quel cielo stellato che avvolge il paesaggio con il suo manto!
Anni fa, dopo un viaggio nei meandri del mio corpo devastato e al termine di un percorso doloroso, un'amica mi convinse ad andare in crociera, una vacanza tranquilla e con tante sorprese. Partimmo da Venezia e toccammo porti e città piene di storia, ma soprattutto potei arrivare ad Istanbul e lì mi persi nella sua atmosfera particolare, nei profumi delle spezie, nei colori del gran bazar, nelle moschee con il blu e l'oro che si stagliavano nel cielo rosso-arancio del crepuscolo. Ho ancora vivo l'odore intenso del coriandolo, la cannella, il curry, l'anice, la noce moscata... E poi il blu azzurro del mare e la brezza che accarezzava la pelle!
Restai talmente affascinata che mi riproposi di tornare e di arrivare fino in Cappadocia, luogo che già allora portavo nel cuore.
A questo punto della vita sarà difficile poter dare un fine positivo al mio desiderio, ciò non toglie che non mi rassegnerò perché i sogni possono avverrarsi quando meno ce lo aspettiamo e... finché c'è vita c'è speranza!
Anni fa, dopo un viaggio nei meandri del mio corpo devastato e al termine di un percorso doloroso, un'amica mi convinse ad andare in crociera, una vacanza tranquilla e con tante sorprese. Partimmo da Venezia e toccammo porti e città piene di storia, ma soprattutto potei arrivare ad Istanbul e lì mi persi nella sua atmosfera particolare, nei profumi delle spezie, nei colori del gran bazar, nelle moschee con il blu e l'oro che si stagliavano nel cielo rosso-arancio del crepuscolo. Ho ancora vivo l'odore intenso del coriandolo, la cannella, il curry, l'anice, la noce moscata... E poi il blu azzurro del mare e la brezza che accarezzava la pelle!
Restai talmente affascinata che mi riproposi di tornare e di arrivare fino in Cappadocia, luogo che già allora portavo nel cuore.
A questo punto della vita sarà difficile poter dare un fine positivo al mio desiderio, ciò non toglie che non mi rassegnerò perché i sogni possono avverrarsi quando meno ce lo aspettiamo e... finché c'è vita c'è speranza!
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