Ventitreesimo Incontro
Virtuale
Virtuale
11.3.2020
Allora, realizziamo questo librino?
Lo abbiamo già fatto un paio di volte.
Se, tuttavia, non ricordate
come si sferruzza un librino di carta,
niente paura.
Potremo scrivere
tutto quello che vogliamo
su questa pagina
Dunque, scriviamo insieme una
fiaba,
seguendo le mie istruzioni.
🎯
Io scriverò la prima parte,
poi una alla volta voi potrete proseguire,
seguendo la vostra creatività.
🎯
Cercheremo
di scrivere delle parti
di lunghezza più o meno calibrata.
Cominciamo!
📚
C'era una volta un castello misterioso.
Il castello si ergeva imponente e maestoso su un piccolo rilievo.
Non svettava sull’intricata foresta.
Infatti la vegetazione, che cresceva selvaggia e minacciosa intorno a quella foresta, si sviluppava con un tale vigore e una tale potenza da nasconderlo completamente alla vista dei rari viandanti.
Nel castello così ben protetto viveva una principessina, certamente graziosa ed elegante, ma così esile e delicata da apparire un’eterea visione, quando volava sui graziosi piedini per le mille stanze del vasto importante edificio.
Non svettava sull’intricata foresta.
Infatti la vegetazione, che cresceva selvaggia e minacciosa intorno a quella foresta, si sviluppava con un tale vigore e una tale potenza da nasconderlo completamente alla vista dei rari viandanti.
Nel castello così ben protetto viveva una principessina, certamente graziosa ed elegante, ma così esile e delicata da apparire un’eterea visione, quando volava sui graziosi piedini per le mille stanze del vasto importante edificio.
(Vanina)
La principessina dagli occhi tristi si sentiva sola in quel grande castello, non avendo più i genitori.
Sperava che in quel castello venisse ad abitare qualche gnomo per poterla consolare e coccolare, non avendo nemmeno fratelli e sorelle.
Infatti, anche avendo molta gente attorno, non si sentiva amata.
(Alba)
📚
Il suo nome era Miosotis, il nome del piccolo fiore azzurro che timido appare tra le erbe del mese di marzo, prima che sbocci magica la primavera. Il nome non poteva adattarlesi meglio, perché i suoi occhi erano di un pallido delicato azzurro e la sua bocca un cuoricino rosso nel roseo viso incorniciato d'oro filato.
Portava sempre al collo un lucente cristallo sfaccettato, che emanava bagliori multicolori se colpito dalla luce radente del sole; lo aveva avuto da una povera vecchina che abitava in una misera casetta nella foresta e che l'aveva salvata, quando vi si era persa sotto un'improvvisa tempesta ed un fulmine la aveva gettata a terra nel fragore luminoso.
Grigia, la donnina, l'aveva caricata su un traballante carretto e sotto lo scrosciare della pioggia era riuscita a portarla al riparo tra le quattro assi della sua capanna.
(Elisabetta)
📚
La principessina aveva notato in quegli ultimi giorni che il suo magnifico pendente di cristallo aveva perso un po' della sua lucentezza e pensava dipendesse dal suo stato di salute; era rimasta a lungo in giardino per curare le sue splendide rose, inebriata dal soave loro profumo senza curarsi della pioggia fitta e di quel vento che scompigliava la sua chioma e la cima degli alberi.
Cosi si era dovuta ritirare, suo malgrado, zuppa fino alle ossa.
Poi era dovuta rimanere nelle sue stanze senza uscirne, per ordine del Ciambellano, finché non si fosse rimessa completamente. E cosi fece.
Adesso il sole finalmente era tornato nel suo splendore su tutte le cose e nell'aria si coglieva gia il sentore dolce della primavera.
Miosotis corse felice alla casetta di Grigia, ma quando vi giunse un brivido la percorse tutta, aprì la porta e vide il viso della piccola vecchina, pallido come un cencio, sbucare da sotto le coperte con un espressione spenta negli occhi; con mano tremante la invitò ad avvicinarsi e con una vocina flebile le disse: "Ti aspettavo, il mio tempo è scaduto, svelta, finché son viva, tagliami i capelli e poi legali insieme e custodiscili, ti serviranno...".
Piangendo, con il cuore addolorato, la principessa eseguì e, non appena ebbe finito, il respiro della amata nonnina si spense.
(Elisabetta)
📚
Miosotis ripose i capelli della vecchina in uno stipetto ben nascosto in una polverosa soffitta poco frequentata e riprese la sua monotona vita nel grande castello, cercando di non avversare l'irascibile Ciambellano.
Che tristezza e che dolore nel suo piccolo cuore!
La piccola era ancora dimagrita nei giorni della malattia e adesso sembrava quasi trasparente. Spesso si sentiva inadeguata a correre per le stanze del castello, perché si stancava dopo pochi secondi e doveva sedersi nel punto in cui era, subito, per non rischiare di stramazzare al suolo.
Comunque, con molta fatica, si recava ogni giorno in giardino e vi rimaneva finché la voce imperiosa del Ciambellano non la richiamava in casa.
L'unica consolazione era pensare a Grigia.
Lo faceva ogni volta con un moto di sollievo, ma questa piacevole sensazione durava poco. Immediatamente veniva riportata alla sua triste realtà dalla consapevolezza che ormai la vecchina era morta e non l'avrebbe mai più potuta rivedere.
Lo faceva ogni volta con un moto di sollievo, ma questa piacevole sensazione durava poco. Immediatamente veniva riportata alla sua triste realtà dalla consapevolezza che ormai la vecchina era morta e non l'avrebbe mai più potuta rivedere.
Quei capelli... i capelli di Grigia nascosti nello stipetto... Non riusciva a fare a meno di pensarci ogni giorno. Sentiva che c'era qualcosa che avrebbe dovuto capire, ma lei non riusciva proprio a comprendere cosa.
(Vanina)
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EliminaLa principessa saliva spesso in soffitta, prendeva tra le mani i capelli di Grigia, pensando alle ultime parole che Grigia le aveva detto, non riusciva a capire come quei capelli l'avrebbero potuta aiutare.
RispondiEliminaMentre faceva scorrere quei capelli tra le dita, Miosotis avvertiva una strana vibrazione che la percorreva dalla testa ai piedi e le si annidava nel cuore.
RispondiEliminaIn quel momento il cuore le sobbalzava sempre nel petto per alcuni secondi per poi donarle un senso di serenità e pace.
Il desiderio di rimanere lì, in quella specie di estasi, era fortissimo, ma lei sapeva benissimo che l'irascibile Ciambellano sarebbe ben presto intervenuto, rubandole il suo confortante segreto.
Così i giorni scorrevano lenti e sempre senza fare un piccolo passo avanti, mentre Miosotis si arrovellava su quanto le aveva detto la vecchina e cioè che quei capelli le sarebbero serviti. Ma serviti a cosa?
Quel pomeriggio, però, mentre accarezzava in estasi il suo talismano, sentì un flebile richiamo provenire dal cuscino di una pomposa poltrona, un po' sfondata e piena di ragnatele, che doveva essere lì da tempo immemorabile.