Otto Dix - Sylvia von Harden - 1926 |
La bruttezza
La testa di Medusa - Pietr Paul Rubens 1618 ca. |
È forse la prima volta in cui mi sono trovata a riflettere su questa parola, questo concetto astratto. Difficile definire ciò che è astratto, dato che proprio per questo è anche più soggettivo di ciò che è concreto.
A me ha fatto subito pensare a due cose:
1. Quale manifestazione o oggetto associo alla bruttezza
2. Come definirla, se non in contrapposizione alla bellezza.
1. Per me - ma sono sicura che non sono la sola a viverla così – la periferia delle nostre città è la bruttezza assoluta, che sgomenta, che opprime, quella costituita da palazzi costruiti tra gli anni ’60 e ’90 del secolo (ormai) scorso, falsamente rispondente a risolvere i problemi di creazione di abitazioni per masse di lavoratori giunti dalle campagne o dai piccoli centri, ma in realtà frutto di accordi edilizi tra pubblico e privato completamente privi di ogni senso estetico e rispetto per quei lavoratori e le loro famiglie.
E per tutti quelli che nei decenni a seguire, per una ragione o per l’altra avrebbero dovuto riempirsene lo sguardo attraversandola!
2. Sono andata a cercare sui vocabolari forniti da Google, dopo l’incontro on line, e lì ho trovato conferma che, in pratica, la definizione del termine bruttezza è l’inverso di quello di bellezza.
E non è forse che soffro così tanto quando attraverso in auto quella fila disordinata e caotica di gabbie di cemento proprio perché sono consapevole della bellezza del centro storico che avviluppa?
Per dirlo altrimenti e per essere il più obiettivi possibile (in questo campo di per sé soggettivo) è brutto, per noi occidentali, figli della filosofia e dell’estetica dell’antica Grecia, ciò che non è armonico.
Infatti mi era venuta in mente la Proporzione Aurea che spiega come esteticamente e dal punto di vista matematico e fisico appaia alla nostra mente armonioso ciò che risponde nelle sue parti e nel suo insieme alla suddetta proporzione. Sono stati scritti vari trattati sull’argomento e non l’ho approfondito, anche perché non me ne ritengo capace.
3. Questa seconda considerazione mi ha portato poi, grazie alle osservazioni delle altre partecipanti all’incontro, a riflettere sul fatto che noi occidentali creiamo tutta una serie di dualismi, e dei modelli di riferimento specifici, nella visione della realtà, mentre altre civiltà hanno diverse prospettive.
4. In particolare - penso io - le civiltà e filosofie orientali, come quelle cinesi e giapponesi, affermano che non esistono concetti opposti, ma ognuno compenetra l’altro in una continua evoluzione, un continuo cambiamento. Semplificando: in ogni bene c’è sempre un po’ di male, magari piccolo, in crescita o in diminuzione, e viceversa, come in ogni bellezza c’è qualcosa di brutto e in ogni bruttezza c’è qualcosa di bello, basta saperli vedere e poi decidere quale alimentare…
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La bruttezza, Io la possiedo in tante sue forme, ma quanto mi risulta difficile parlarne.
C'è in me la bruttezza giovanile, che era solo uno spauracchio creato dalla mia inesistente autostima, che è rimasto latente sempre pronto ad uscire allo scoperto.
C'è la bruttezza di quando giudico, di quando sparlo con leggerezza, di quando non rispetto la debolezza dell'altro, ma qui siamo sul piano morale e non vorrei annoiare me stessa nello scrivere e un eventuale incauto lettore.
E pensateci bene, avete visto come sono brutte le persone secche e inacidite? Si tratta di una bruttezza che gli viene dall'anima, dal di dentro.
Oddio certo anche il fatto di essere secche come uno stecco influisce, ci sono persone cattive in cui la cattiveria si rispecchia nei lineamenti del volto, persone che sono cattive dentro, ma qui mi fermo perché non so se dico così per convinzione o per invidia, quindi lasciamo perdere.
La bruttezza ha i suoi estimatori, perché non mi direte che tutte le persone che si fanno neri con i tatuaggi, che siano satanici o meno, siano belli. Quella è una scelta discutibile che io reputo orrenda. E' vero che il gusto è personale, ma secondo me quando a un giovane viene voglia di rovinare il suo corpo, dovrebbe pensarci bene e poi non farne di nulla.
La bruttezza mi ferisce, mi lacera dentro. Spesso la bruttura è legata alla miseria, alla povertà e se questa è una condizione troppo spesso subita, l'abbrutimento fisico o ambientale, ne è la conseguenza quasi inevitabile.
Secondo me è brutto uccidere. È brutto aderire alle guerre per dimostrare potenza. È brutto spendere milioni per fare una casa a un orso tralasciando il fatto che le popolazioni di molti paesi muoiono di fame, ed è pure brutto che io stia qui a dire queste parole senza fare nulla di concreto.
Come è brutto che io da molti anni abbia del rancore verso Botero perchè le sue donne assomigliano molto a me, anche se a guardare bene le sue opere, le belle cosce floride di quei donnoni, le enormi chiappone, si nota che in confronto a loro, io sono quasi smunta e vicino a loro passo per una fotomodella. Va a finire che devo rivalutare l'artista che mi sta riconciliando con il mio corpo.
(Rita)
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"Nessun difetto fisico, rende brutti come la cattiveria". Credo sia verissimo… quando abbiamo l'anima “brutta”, piena di orgoglio, pregiudizio, invidia, malvagità, superbia, quando siamo cattivi, non ci basterà essere belli fuori, perché tutto quello che abbiamo dentro troverà spazio per uscire e per rivelarsi agli altri, e con il tempo si dimostra quello che realmente siamo.
Cose, oggetti, paesaggi, persone brutte ne vediamo ogni giorno, perché, è inutile negarlo, di brutto intorno a noi ce n'è tanto e non è solo quello che percepiamo con la vista, perché c'è anche quello che ci colpisce il cuore, ma questa è un'altra cosa, per me certamente peggiore della bruttezza fisica.
Di fronte ad una persona "brutta" la mia reazione immediata è quella di andare oltre e di non soffermarmi a ciò che appare, ma di guardare oltre la fisicità ed interagire per conoscerla. Spesso ne scaturisce una visione diversa e, di quella persona, l'aspetto fisico passa in secondo piano se ciò che mi ha trasmesso nel parlarci è stato positivo ed empatico.
Diverso è trovarsi di fronte ad un ambiente degradato, dove appare evidente l'incuria, la rovina di case e oggetti, l'abbandono... lì il brutto è palese.
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