Sferruzza ogni giorno una rete dorata
Sferruzza ogni giorno una rete dorata per catturare l'idea più garbata. Sferruzza una rete dorata ogni giorno per incatenar le parole nel sogno. |
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C’era una volta la simpatica Mietta,
una fanciullina in una gabbietta
che dondolava nell'azzurro del cielo,
seguendo il ritmo celata in un velo.
Giocava e giocava con le parole
che sono tante quante se ne vuole.
Regalava a sé e agli altri sogni e pensieri,
emozione sconosciuta ai più fino a ieri.
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C'era una volta la terribile Gianna
che aveva vissuto in una capanna.
Sapeva ballare con grazia infinita
e per fare i conti usava le dita.
Infilava collane di pettegolezzi
che le persone facevano a pezzi.
Poi la vecchiaia portò a Gianna consiglio.
Snocciolava litanie senza battere ciglio.
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Come avrete notato
sono, queste, figure femminili.
Che ne dite di proseguire,
tratteggiando persone reali
che abbiamo
in qualche modo conosciuto?
Chi continua?
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C'era una volta la mia cara Angelina
che non amava studiare quando era bambina.
Aveva occhi verdi da furbissima gatta.
Sapeva ricamare e fare da sarta.
Arrotolava i cannoli sul cilindro di canna,
poi li riempiva con crema e con panna.
Vedeva nel mondo il bianco e il nero,
anche quando non era affatto vero.
Ben presto a nozze Angelina volò
e due bei bambini si regalò.
(Vanina)
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C'era una volta Lina.
Era grassa, sporca per niente carina.
Quando la conobbi avevo pochi anni
e come la vidi pensai a un barbagianni.
Era cugina della mia mammà
ma ai miei occhi sembrava un baccalà.
Mia madre mi disse: "Saluta la zia."
Io la guardai e me ne andai via.
Mia madre corse dov'ero nascosta sulla "Topolino"
e mi disse: "Vergogna! Non si comporta così un bambino!
Perché non la vuoi salutare? E' tua zia..."
"Non la saluto perché è brutta da buttare via!".
(Lauretta)
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C'era una volta una mia parente anziana
che mi faceva sentire una marziana.
Mi telefonava per lamentarsi dei suoi malanni
e faceva venire a me tantissimi affanni.
Piangeva e balbetteva talmente tanto
che io alla fine non l'ascoltavo più di tanto.
(Silvana)
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C'era una volta una contadina
che faceva sempre la solita marmellatina.
La bolliva sempre tanto sul fuoco
che la lodava anche il cuoco.
(Silvana)
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C'era una volta una maestra d'orchestra
che faceva lezioni in una palestra.
Preparava sempre dei bei cori
per cantarli negli oratori.
(Silvana)
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C'era una volta una mammina
che cantava alla sua bambina
sempre la stessa canzoncina.
Mentre la piccina l' ascoltava
cullava la sua bambolina.
(Silvana)
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C' era una volta una pittrice
che si chiamava Beatrice.
Disegnava sempre con i suoi pastelli
dei bellissimi castelli.
(Silvana)
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C'era una volta una dama dorata
che per tutti aveva la giusta trovata
Sussurra di qui, racconta di qua, aggiusta di là,
ad ogni persona che abbia orecchie la va a raccontar.
Un passo dietro l'altro la storia è sempre diversa.
Io ero l'unica che poteva chiamarla “Sperversa”.
Sperversa lo era per natura e per arte,
a tutti tagliava, cuciva e affibbiava una parte,
A lei la perfezione spettava per diritto divino.
Certa di questo festeggiava con un bicchiere di vino
La sua versione era legge, non c'era storia, non c'era gioco.
Giravo al largo perchè a dire il vero mi divertivo poco.
Sperversa la chiamavo e lei mi rispondeva
mentre sotto sotto maliziosa rideva,
Solo io così la potevo chiamare,
guai agli altri che non ci si potevano neanche provare.
Ero prudente, circospetta, perchè molto bene lo sapevo
gira e rigira con lei sempre soccombevo.
(Rita)
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Un uccellino volava e volava
andava e veniva e mai si fermava.
Andava su andava giù e sbattendo le ali anelava
a essere con gli uni e con gli altri e in su e giù andava.
Era vivace, sorridente e non sgarrava
sempre veniva e subito dopo andava.
Passano gli anni la vita è cambiata,
lei è cresciuta. Svolazza meno ma non se n'è andata.
I figli sì! loro sono partiti una mattina
ma lei è rimasta a chiamarmi tatina,
quando arriva, vederla è un sorriso,
ebbene lo ammetto, mi si illumina il viso
dà gioia averla vicina, lei c'è, è una certezza!
Gentile non invadente, è pure una bellezza,
sempre disponibile, sempre presente
è un punto fermo in mezzo alla gente.
L'uccellino si è posato,
sul ramo della vita la giovinezza ha lasciato
ma la maturità non è meno preziosa
la sua poi è bella come una pianta di rosa.
(Rita)
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C'era una volta una bella bambina
e a casa mia un giorno arrivò la piccolina,
immediatamente mamma mi chiamò
e il mio cuore senza soldi subito comprò.
Bella, meravigliosa, bellissima e ricciolina
aveva due anni la bambolina.
Con amore una famiglia le donai,
mi feci in quattro ma alla perfezione non arrivai.
Tre anni di amore puro ho dato e avuto,
poi solo dolore, dolore, dolore ho ricevuto.
Vent'anni e passa di silenzio son passati
e finalmente i saluti sono arrivati,
ricordi ed emozioni sono rifioriti:
lei è cresciuta noi siamo sfioriti.
(Rita)
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Non ci crederai ma ai miei tempi il supermercato non esisteva,
la bottega di paese a nutrirti la pancia e l'udito provvedeva.
La signora della bottega Carla si chiamava
e di tutto e di tutti per il nostro bene si occupava.
Tutto e di più con disinteresse lei ti vendeva
e in più gli affari tuoi sempre chiedeva.
Se pasta, ceci e il baccalà ti procuravi,
in questo modo mezzo paese con i tuoi gusti ispiravi.
Andare a far la spesa era un godere e
degli affari degli altri informarsi era un dovere.
Non c'era mal di pancia, febbre, o ferita infettata,
niente ma proprio niente, nessuna cosa passava inosservata.
Poi piano piano è arrivata la grande distribuzione
e le massaie ad andarci di nascosto prestavano attenzione.
Fu un cambio epocale ma il rapporto umano ormai era caduto
e radio paese piano piano ha ceduto.
Adesso del prossimo la gente non è più interessata,
sarà anche un bene ma la nostra umanità ne esce spaesata.
La privacy è rispettata ma la mia vita è meno ricca
nessuno più si interessa di me nemmeno per ripicca.
(Rita)
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In paese arrivò il prete nuovo che tanto nuovo non era,
da lontano si vedeva il bisogno di sapone che la sua tonaca aveva.
Le pie donne si affollarono e a turno ai suoi bisogni attendevano:
lasagne, pollo, lavatura e stiratura e polvere toglievano.
Nulla gli mancava e radio paese la cena del prete diffondeva
oltre all'usura delle sue camicie e i suoi vizi, proprio così accadeva.
Non si sa come non si sa il perché, ma piano piano una donna arrivò
dei bisogni del prete si accaparrò e a dormire in canonica cominciò.
Radio paese in fibrillazione andò e per andare alla bottega
molto tempo occorreva, perché le notizie non davano tregua.
La perpetua piano piano il suo posto conquistò,
la novità in secondo piano passò e la curiosità si acquietò
tanto che i bambini del catechismo, che sono innocenti voi lo sapete,
cominciando ben presto a chiamarla la moglie del prete.
La perpetua a detta di molti era arcigna e diffidente
ma lei se ne fregava dei commenti della gente.
(Rita)
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C'era una volta la Signora Beppina
che era tanto carina,
amava cucinare e sfaccendare da mattina a sera
finché forza ce n'era.
Ogni giorno un piatto nuovo preparava
poi d'esser apprezzata si aspettava
da chi di fatto non si accontentava.
Poi un giorno di soppiatto
in giro se ne va con il suo gatto.
In un giro lungo lungo
finché ritorna con un fungo.
Sarà buono da mangiare non si sa
La Beppina pensa già
Meglio andare per giratine
Per prati, per colline
che star sempre per faccende e faccendine.
(Maddalena)
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C'era una volta la nonna Gina
D'ago lavorava di sopraffino.
S'alzava presto di buon mattino,
si preparava un buon caffettino.
Subito pensava al da fare
Proprio ferma non sapeva stare.
Non tralasciava di brontolar
Se davanti a lei fermo non sapevi stare.
Alla fine della giornata
di corsa a letto trafelata.
(Maddalena)
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C'era una volta una vicina.
Si chiamava di nome Severina.
Ogni i giorno di primo mattino
la vedevi nell'orto col rastrellino
a smuovere le gramigne e il fogliame
che dell'orto facevan il loro reame
Poi un giorno non trova Camilla l'adorata.
Povera Severina è disperata.
Chissà dove sarò andata!
Sicuramente la faina l'ha trovata
Se l'è presa, nella sua tana l'ha portata
lesta lesta e l'avrà sbranata
così che Camilla non è stata più trovata
(Maddalena)
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C'era una volta la Natalina
Sempre in casa stava la signorina.
Aveva già novant'anni
Sempre piena di malanni.
Il gallo cedrone unico compagno
di una vita e senza guadagno
in ogni ora con il suo canto l'allietava
anche se tutti i vicini disturbava.
Arrivò il giorno del silenzio assoluto.
Tutti nel pentolone l'avrebbero voluto.
Chissà, forse finito là
per sbaglio, non si sa.
Tutti i vicini indispettiti
di questo parlavano divertiti.
(Maddalena)
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C'era una volta la cara Graziella,
era sempre sofferente, poverella.
Se la vedevo da sola per la via
mi affiancavo per tenerle compagnia.
Si disperava e mi raccontava i suoi fatti
perché gli altri ci ridevano da matti.
Non so se fosse vera la sua situazione
ma io cercavo di darle comprensione.
Con il tempo é andata in pensione
e mi ha lasciato in regalo un maglione.
Conservo il maglione con accuratezza
perché mi è stato donato con tenerezza.
(Claudia)
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C'era una volta una piccola donna
che giocava felice intorno alla colonna.
I giorni passavano allegri e spensierati
tra giochi da lei tutti inventati.
In un giorno buio tutto terminò
e all'improvviso sola si trovò.
Non più giochi, non più spensieratezza
ma nel suo cuore tanta tristezza.
Suo padre era morto, tutto cessò
ed un lavoro lei si trovò.
Piangeva la sera la piccola donna
ma in casa la mamma cantava la nanna.
(Piera)
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C'era una volta Celestina
una dolce piccola vecchina.
Era più che novantenne
con la vitalità di una diciottenne.
Quando arrivavo al paesello
lei, alla sera, suonava il campanello
ed appariva travestita con un mantello
i pantaloni ed un cappello.
Tutti i bimbi presenti fuggivano spaventati
mentre lei faceva versi agitati.
"Giuane" era colei che rappresentava
un personaggio da favola che mi spaventava.
(Lauretta)
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C’era una volta una sartina che si chiamava Clementina ,e cuciva dalla sera alla mattina. Alba
RispondiEliminaFaceva la maglia e ricamava con l'ago
Eliminae, voi non lo crederete,
ne uscivano magie degne di un mago.
Ne era orgogliosa la nostra Clementina
e, come certo saprete,
continuava a cucire da sera a mattina.