Filo
un filo di parole da 0 a 100 anni
quindicinale di opportunità
“La Panchina” editrice
n. 12 - 14.2.2024
Editoriale
Salve a tutti voi lettori di F I L O !
Anche in questo numero
noi continuiamo a raccontarci
nei nostri interessi e negli approfondimenti
cui ci conducono le nostre riflessioni personali
e quelle che ci troviamo a fare insieme
in redazione.
Con molto piacere
percepiamo il vostro apprezzamento
per le nostre rubriche.
Grazie!
Forse si riesce a cogliere
il nostro coinvolgimento emotivo
e il nostro divertimento.
Buona lettura!
Vanina
Leggi con me Leggi con me Leggi con me
a cura di Monica T.
Ciao, amici miei, in queste due edizioni ho preso in mano il gomitolo del “FILO” dei diari.
Questa volta vi propongo un volto maschile, si tratta di Paul Auster con “Diario d’inverno”, edito da Einaudi.
Ho sentito la lettura di questo libro come un dovere e l’ho interrotta tante volte.
Ho trovato fastidioso che Auster scrivesse con il “tu", anziché narrare in prima persona, perché questo appesantisce la lettura del testo, già abbastanza noioso di per per sé.
Mi ha colpito che Auster faccia affluire i ricordi con la casualità e non secondo la cronologia come si usa abitualmente in un diario.
Mi ha sorpreso il racconto della sua storia fatto tramite il suo corpo, le sue cicatrici, le sue paure e attraverso l’analisi di ogni centimetro di se stesso.
Secondo me il filo conduttore è l’ascolto del proprio corpo e il vivere ogni stagione della vita apprezzando ciò che si ha.
Nonostante la mia opinione contrastante vi invito a leggere con attenzione e curiosità questo diario.
Fatemi sapere le vostre opinioni sui canali social della rivista.
Risponde Vanètte
a cura di Vanina D. G.
Sono pronta a rispondere alle vostre domande. E voi siete pronti ad ascoltare le mie risposte? Mi ha scritto ancora una coppia di Locarno - tra parentesi, che soddisfazione aver varcato anche il confine! - che evidentemente ritiene importante avere un parere esterno su un problema che la assilla.
Silvia e Sandro vivono in questo luogo delizioso della Svizzera italiana sul Lago Maggiore e sono sposati già da tre anni. La loro vita è nel complesso serena e piena d'affetto. Quale, dunque, questa difficoltà che incontrano?
Non è facile crederci, ma il problema è di ordine estetico. Dunque Sandro ha una visione dell'arredamento della casa, soprattutto dei completamenti d'arredo, del tutto opposta a quella di Silvia.
Cercherò di spiegare un pochino meglio. Silvia ama molto la sua casa e cerca di renderla graziosa e accogliente in tutti i modi possibili. Compra fiori da mettere nei vasetti, piante che possano dare un senso di freschezza alla casa, piccoli soprammobili da distribuire in giro, cuscini da aggiungere ai divani. Il divertente di questa situazione è che suo marito la pensa completamente in modo opposto, per cui ritiene che le piante non servano in una abitazione e che alla fine diano soltanto un senso di disordine, quindi volentieri eliminerebbe tutte quelle creature viventi, così le sposta su un balconcino dove le poverette finiscono col morire perché il clima non è loro adatto. Soprammobili? Oh, che disordine! Sandro si affretta a toglierli di mezzo e a farli sparire prima che Silvia addirittura se ne accorga. Cuscini? Che senso di ingombro! Sì, spezzano proprio l'armonia semplice dell'arredamento. No, no, proprio non va. Se é fortunata, Silvia recupera qualche oggettino cui è affezionata e, masticando amaro, lo ripone in luogo nascosto perché non vada perso. Poi compra un nuovo mazzo di fiori o un nuovo oggettino che magari ha trovato nelle botteghe di antiquariato di Locarno.
Questa storia va avanti da tre anni. Non è importante direte voi! Eppure pian pianino sta minando il loro rapporto dando una connotazione di conflitto a una vita familiare che non la dovrebbe avere.
Certo, non è facile dare un consiglio salomonico. Io però cercherei di glissare molto su questi aspetti, lasciando l'acquisto di cose nuove a momenti in cui si è insieme così che anche la scelta possa risultare condivisa. Forse nessuno dei due sarà perfettamente d'accordo sull'acquisto di certi oggetti, ma il fatto di aver preso l'impegno insieme eviterà questa lotta al mettere e al togliere. In ogni caso consiglio di passare il tempo insieme su riviste di arredamento in modo da fare evolvere anche i vostri gusti. E chissà che non si trovino strade comuni! E adesso la butto lì... non avete mai pensato di mettere in cantiere un bambino? Penso che questi piccoli conflitti sarebbero definitivamente risolti con lo stare insieme per seguire tutte le necessità e le gioie che ne emergeranno.
Non so, cari Silvia e Sandro, se sono riuscita a darvi qualche idea. Quello che mi sento di dirvi è che siete due persone molto simpatiche e che sicuramente continuerete a stare bene insieme malgrado le piccole discussioni su piante sì e piante no. Fatemi sapere come andrà a finire e grazie di essere entrati nella mia rubrica.
Il fascino del giardinaggio
a cura di Lauretta G.
Oggi vi parlo di un furto commesso durante una gita di cui però non mi sono mai pentita visto che il rametto staccato alla Brunfelsia pauciflora che mi stava davanti era talmente affascinante e mi ha dato tanta soddisfazione, crescendo e fiorendo ogni anno.
Il nome di questa stupenda pianta deriva da Otto Brunnsfeld teologo tedesco del XV secolo a cui è stata dedicata, ma la sua origine è brasiliana e può raggiungere i due metri di altezza. Io nei primi tempi non conoscevo questa pianta deliziosa (avevo solo visto la mamma del rametto che mi aveva fatto innamorare) e, notato il modo in cui fioriva, la chiamavo pianta dei tre giorni, perché all'inizio sbocciava un fiore di colore blu/violetto che il giorno dopo diventava lilla e il terzo giorno bianco. Queste variazioni di colore giornaliere permettono alla Brunfelsia di offrire una spettacolare variegata fioritura.
Per il suo portamento si presta benissimo ad essere usata in una siepe perché le sue foglie sono fitte e sempreverdi.
Vi raccomando, non usatela come siepe se abitate qui a Lucca, le temperature invernali si abbassano troppo per i suoi gusti: se la lascerete in giardino, mentre le temperature scendono sotto i dieci gradi, la vostra Brunfelsia vi dirà addio... Diverso sarà se la coltivate in vaso e la riparate dal freddo durante l'inverno. E ricordate un'altra cosa: questa bella pianta non vuole i raggi del sole diretti su di lei, d'altronde ha le sue esigenze come tutti noi. Un'altra richiesta che vi fa la Brunfelsia è quella di essere bagnata spesso e, se decidete di tenere il terreno sempre leggermente umido, vi garantirà la sua spettacolare fioritura ogni anno, tra la primavera e l'estate.
Persone e personaggi
a cura di Claudia B.
Salve, ormai è risaputo che le immagini attirano a dispetto della
parola scritta. Non leggere è un bel danno
e caso mai le due cose le vedrei bene se
integrate l’una all’altra. D’altronde con l’immagine si capisce al volo
l’argomento trattato e se non interessa si passa oltre. Un notevole risparmio
di tempo, non c’è dubbio. Ora io avrei
pensato di pubblicare subito qui sotto
una foto così, tanto per attirare meglio la vostra attenzione.
E’ l’immagine di Toro Seduto che riuscì a sconfiggere, nel
1876 per l’ultima volta, il nemico che massacrava il suo popolo in nome della
civiltà. Ho preso l’immagine dal libro "Indiani d’America", acquistato qualche anno fa e ricco di
foto lasciate da un grande esploratore e
fotografo statunitense, che non conoscevo fino a che non mi entrò nell'occhio uno dei suoi libri che ho sopra citato.
Edward Sheriff Curtis, nato nel 1869 nello stato americano del Wisconsin, deceduto a Los Angeles nel 1952. Di poca formazione scolastica, nella sua vita ha scattato un’enormità di foto delle varie tribù dei “pellerossa” per tramandare usi e costumi di un popolo quasi in via di estinzione tanta è stata la decimazione a causa delle persecuzioni, guerre e malattie provocate dai cosiddetti “bianchi” in nome della civiltà.
Edward Sheriff Curtis, nato nel 1869 nello stato americano del Wisconsin, deceduto a Los Angeles nel 1952. Di poca formazione scolastica, nella sua vita ha scattato un’enormità di foto delle varie tribù dei “pellerossa” per tramandare usi e costumi di un popolo quasi in via di estinzione tanta è stata la decimazione a causa delle persecuzioni, guerre e malattie provocate dai cosiddetti “bianchi” in nome della civiltà.
Dal 1907 al 1930 pubblicò un’enciclopedia “Gli Indiani del Nord America” ricca di foto, disegni, mappe e scritti raccolti in
venti volumi in edizione lussuosa e a
tiratura limitata. I costi di tale impresa furono enormi per cui ebbe bisogno
di un finanziatore al quale poi dovette cedere i diritti. Curtis dovette vendere all’American
Museum of Natural History anche i
diritti di un suo film sempre sulla vita degli Indiani per far fronte al crollo
economico in cui si venne a trovare.
La
sua grandiosa opera enciclopedica fu presentata dal presidente Theodore
Roosvelt che ne aveva capito il valore. Forse per questo il grande capo degli Apache Geronimo, si sentì onorato di essere stato
invitato a partecipare con il suo cavallo alla sfilata il giorno del suo insediamento
alla Casa Bianca.
Curtis era
appassionato oltremodo del suo lavoro per affrontare i suoi viaggi rischiosissimi
nel vasto territorio del Nord America, utilizzando per i suoi
spostamenti ogni mezzo possibile, dal
treno, alla canoa, alle marce a piedi. Dovette
divorziare pure dalla moglie che non condivideva il suo modo di vivere ma lui sapeva
bene che la sua opera sarebbe stata importantissima. Infatti la storia delle
tribù sarebbe andata persa se fosse stata tramandata solo per via orale. Curtis apprezzava e rispettava i Nativi,
comprendeva i loro valori e provava rabbia
nel vedere i suoi contemporanei comportarsi ingiustamente nei loro confronti.
La Terra non appartiene all’uomo ma è l’uomo che appartiene alla Terra.
Da un discorso che Capo Seattle pronunciò nel 1854 in risposta alla proposta del presidente degli Stati Uniti Franklin Pierce, di acquistare parte delle terre su cui vivevano i Duwamish. Capo Seattle (conosciuto anche come Capriolo Zoppo, 1780 - 1886) è stato un guerriero e un leader del suo popolo. L’importante città statunitense di Seattle, nello Stato di Washington, deve a lui il proprio nome.
Non giudicare il tuo prossimo fino a quando non cammini per due lune nei suoi mocassini. (Proverbio Sioux) Un invito alla riflessione.
La Terra non appartiene all’uomo ma è l’uomo che appartiene alla Terra.
Da un discorso che Capo Seattle pronunciò nel 1854 in risposta alla proposta del presidente degli Stati Uniti Franklin Pierce, di acquistare parte delle terre su cui vivevano i Duwamish. Capo Seattle (conosciuto anche come Capriolo Zoppo, 1780 - 1886) è stato un guerriero e un leader del suo popolo. L’importante città statunitense di Seattle, nello Stato di Washington, deve a lui il proprio nome.
Non giudicare il tuo prossimo fino a quando non cammini per due lune nei suoi mocassini. (Proverbio Sioux) Un invito alla riflessione.
Sulle ali della fantasia
a cura di Rita G.
Ho la testa confusa. Penso e ripenso ogni momento a
come uscire viva da questa situazione. Dunque! Ho stilato una lista a cui
attenersi rigorosamente.
- non si svolazza per la cucina
- non fare paura alla mamma senza pelo di Mia sennò gli
piglia un coccolone
- per le uscite seguire le regole che saranno date al
momento
- usare il collare portafatini
- imparare parole di emergenza nei cartelloni
- ecc ecc ecc ecc...
Sistemo Fantasia su una sedia
ritta e impettita con un imbuto in mano per ampliare la voce e sembrare più
autorevole e dato che è l'unica a parlare il fatese, mi avvalgo dei suoi
servigi. Ha appena pronunciato la parola svolazza nel primo punto che erompe in
una fragorosa risata. “Se
potessi svolazzare lo farei dalla mattina alla sera." dice con le lacrime agli
occhi dal gran ridere e il suo pubblico la segue con grande impegno.
La mia lista è miseramente
fallita e i fatini ridono con gusto, non sanno il perché, ma va bene lo stesso. Guardo Fantasia con i
capelli struffati e gli occhi rossi dal gran sbellicarsi e per ultimo c'è
l'imbuto che lungi dal renderla dignitosa la rende ridicola assai. Penso che
riderò anche io. Vorrei piangere ma tanto la situazione resterebbe la stessa,
allora scoppio in un fragoroso urlo
ridacchiante che sarà da adesso l'inno al fallimento delle mamme senza pelo di
tutti gli amici a quattro zampe.
Ho appena dato il peggio di
me, che subito tre fatini mi svolazzano davanti al naso e uno fa addirittura lo
scivolino sulla mia fronte attaccato ad un ciuffo dei miei capelli.
Ma l'apoteosi del divertimento
l'hanno raggiunta quando si sono unti tutti e tre di olio e poi hanno iniziato
a fare le scivolino sulle curve del mio orecchio destro. “Le sgommate” che i
fatini facevano per non cadere scaturivano urla di gioia che secondo me sono
arrivate oltre la muraglia cinese e hanno sorvolato una rigogliosa foresta come
fa il tizio alla ricerca del famoso rotolo di carta igienica. Ma va bé...
Il mio timpano era a pezzi
quando riuscii a distoglierli e vi
assicuro che non avrei retto altri cinque minuti.
Rimaniamo noi di famiglia e mi rilasso.
Mia fa le corse per lanciare il gioco, uno sfarfallio la insegue e due lacrime
di gioia mi bagnano gli occhi. Mi adagio sul divano e divento la pista di
atterraggio di tutto il plotone. I fatini e l'altro fatino grande, mi si
adagiano sul petto con un musetto stanco e si addormentano di schiocco. Sì, lo
so, le regole vanno rispettate, ma mica da me che sono il capo. Anzi io quelle regole le voglio
proprio togliere
Con questo pensiero
tranquillizzante, me li stringo al cuore e dormo serena. Mi alzo e due occhi
spiritati mi guardano nello specchio. Sono ancora stanca ma faccio con calma.
Il giardino è una pista di atterraggio per l'apprendimento del volo dei fatini
con i genitori preoccupati che li seguono ansiosi. Non posso uscire perché temo
di causare un incidente aereo e mi lancio in un salutare pisolino di metà
mattina.
E' un caldo birbone e
cerchiamo refrigerio sotto la pergola dove tira un filo di vento. Metto una
ciotolina al sole con un filo di acqua per i miei fatini che subito ne godono
affascinati urlando di felicità come fanno tutti i bambini e dopo un attimo mi
accorgo di aver fatto una sciocchezza. Tutti i fatini sono ai miei piedi che aspettano il loro
turno per toccare l'acqua che non avevano mai visto.
Opoverame! C'è una calca
indisciplinata e subito pigio il pulsante che mi hanno dato per eventuali
emergenze e tutti gli adulti fatati
arrivano in un attimo sollevando non poco il mio cuore. Sistemata la sicurezza
dei piccoli li vedo confabulare
eccitati. Ci metto poco a capire che ho inventato un gran bello svago
per i nostri giovani e che contano su di me per gestirlo.
Sono affranta. Ma cosa fanno
gli umani che non conoscono la magia? Mi ricordo che io mi leggevo i miei
libri, andavo a fare delle belle passeggiate con Mia, andavo al cinema, a
trovare le amiche, a cercare i funghi. Adesso? Sono qui che cerco di
sopravvivere fino al giorno dopo stando attenta a non pestare il figlio di
qualcuno e meno male che le regole sono state tolte.
Andando Andando Andando
a cura di Alba P.
Oggi una giornata molto particolare. Essendo giovedì grasso sono stata invitata da mia
cugina Maria Teresa che abita in una casa vicinissima al fiume Serchio a Lucca,
il mio fiume, che ha una grande terrazza su cui oggi 13/02/2024 abbiamo potuto
pranzare, un pranzo favoloso terminato poi con un dolce che si chiama
Ghiaccio Bollente, che io non conoscevo.
Finito il pranzo ho deciso di fare una passeggiata lungo il fiume sola soletta. Non c'era nessuno. A un certo punto mi sono fermata sulla riva ad ascoltarlo, perché scorreva facendo i suoi misteriosi sussurri. Nella mia mente e nella mia fantasia mi sembrava che mi parlasse e dicesse di dove veniva, quanto doveva aver fatto per arrivare fin lì e quanto ancora doveva scorrere per arrivare al grande mare, portando con sé mille cose.
A questo punto io ho pensato che il fiume è un po' come la nostra vita: c'è un principio e una fine. Quanti ostacoli aveva trovato nel nascere in cima a un monte per poi attraversare paesi, città, strettoie, allargarsi a seconda del cammino e poi ancora ospitare anche degli esserini, come i pesciolini, finché non si sa se riusciranno a terminare la loro strada.
Finito il pranzo ho deciso di fare una passeggiata lungo il fiume sola soletta. Non c'era nessuno. A un certo punto mi sono fermata sulla riva ad ascoltarlo, perché scorreva facendo i suoi misteriosi sussurri. Nella mia mente e nella mia fantasia mi sembrava che mi parlasse e dicesse di dove veniva, quanto doveva aver fatto per arrivare fin lì e quanto ancora doveva scorrere per arrivare al grande mare, portando con sé mille cose.
A questo punto io ho pensato che il fiume è un po' come la nostra vita: c'è un principio e una fine. Quanti ostacoli aveva trovato nel nascere in cima a un monte per poi attraversare paesi, città, strettoie, allargarsi a seconda del cammino e poi ancora ospitare anche degli esserini, come i pesciolini, finché non si sa se riusciranno a terminare la loro strada.
Credetemi, tutto questo mi ha molto affascinato, anche perché non mi era mai
successo di mettermi in riva ad un fiume ed ascoltarlo. Mi sono molto rilassata.
Poi ho anche pensato: che carnevale diverso è stato oggi per me! Niente
schiamazzi, niente coriandoli, ma il dolce farsi cullare da un fiume nella mia
città.
Si può dire che è stata proprio una giornata particolare per me.
Si può dire che è stata proprio una giornata particolare per me.
Lo sapevate?
a cura di Silvana C.
L'uomo primitivo stava sotto gli alberi, però poi per sentirsi più al sicuro cominciò a cercare rifugio nelle grotte. Doveva ripararsi dalle intemperie, dagli animali e da altri che lo volevano aggredire. Addirittura inventò un'abitazione sull'acqua, la così detta "palafitta "; dove scorreva un fiume, sopra l'uomo metteva rami con le foglie per formare un tetto.
Un grosso progresso fu l'abitazione in muratura formata da sassi impastati da calce per farli stare insieme e dare la forma di un muro per costruire la prima casa. Dentro l'abitazione l'uomo ha cercato di farla sempre più comoda e utile per poterci vivere sempre meglio. Vicino metteva anche un rifugio per animali che poteva tenere sia per il lavoro che per il cibo.
Con il passare degli anni e l'evolversi della storia la casa è sempre stata più bella, più ampia e da un piano solo si passò ai piani superiori così da avere un'abitazione a più appartamenti uno sopra l'altro che venivano abitati da più famiglie. Questi palazzi sempre più alti furono chiamati grattacieli. Sono considerati delle piccole città dove si svolge la vita quotidiana. Sui terrazzi o sui tetti sono stati messi alberi e piante fiorite per renderli più accoglienti sia per gli abitanti e sia per quelli che sono vicini e li vedono.
LUOGHI... SPECIALI
a cura di Mariella A.
Eccomi, amici carissimi che continuate a leggermi!
In questo numero vi porto ancora indietro nel tempo, nel mio tempo passato, quando da poco avevo concluso gli studi ed ero una giovanissima maestra senza lavoro! Mio papà in quegli anni aveva comprato una tenda da campeggio perché noi ragazzi, i miei due fratelli in particolare, avevamo bisogno di aria di mare. Così iniziò la mia avventura in campeggio, che si concluse molti anni più tardi, quando già lavoravo ed ero mamma.
Ricordo il primo campeggio a Torre del Lago, nella pineta, vicinissimo al mare. Piazzammo la tenda in un punto che ci piacque e che ci sembrò riparato anche in caso di pioggia, perché il terreno era leggermente rialzato.
Fu davvero un' avventura montarla, e ancora di più la prima notte che dormimmo lì sotto!
Ricordo il primo risveglio... cominciò ad albeggiare presto e la luce invase la tenda, si sentivano gli uccelli cantare, piccoli fruscii di animaletti selvatici, il pianto di un bambino, i bisbiglii soffusi di chi temeva di svegliare i vicini, i passi dei mattinieri che già si avviavano verso la spiaggia.
E poi gli odori... quello balsamico dei pini, il profumo di salsedine, ma anche l'aroma del caffè appena fatto!
Torna spesso alla mente la camminata mattutina attraverso il vialetto in mezzo ai pini altissimi, la verde chioma squarciata da spicchi di cielo azzurro e da raggi di sole, l'improvviso stupore alla vista di quell'immensa distesa azzurra! Il mare davanti a me, il suo profumo, la meravigliosa sensazione di libertà!
Torre del Lago Puccini... un piccolo lembo di terra tra mare e lago, un piccolo paese che fa parte della mia vita. Ancora oggi, quando percorro il Viale dei Tigli, mi ritrovo a desiderare di tornare in campeggio, a quella vita libera da vincoli, da orari, a stretto contatto con la natura. E mi piace tornare a camminare sulla spiaggia per rivivere certe sensazioni!
Spesso, negli anni, sono tornata lì per conoscere la villa di Puccini e scoprire il lago, attraversandolo in battello fino a Massaciuccoli, accompagnata da folaghe, falchi di palude, beccaccini, germani reali e da una pace infinita.
Cari lettori, se vi trovate a passare in questi paraggi fermatevi a conoscere Torre del Lago e magari concedetevi il piacere di assistere, nel teatro all'aperto sul lago, ad una delle meravigliose opere composte dal Maestro Puccini!
In questo numero vi porto ancora indietro nel tempo, nel mio tempo passato, quando da poco avevo concluso gli studi ed ero una giovanissima maestra senza lavoro! Mio papà in quegli anni aveva comprato una tenda da campeggio perché noi ragazzi, i miei due fratelli in particolare, avevamo bisogno di aria di mare. Così iniziò la mia avventura in campeggio, che si concluse molti anni più tardi, quando già lavoravo ed ero mamma.
Ricordo il primo campeggio a Torre del Lago, nella pineta, vicinissimo al mare. Piazzammo la tenda in un punto che ci piacque e che ci sembrò riparato anche in caso di pioggia, perché il terreno era leggermente rialzato.
Fu davvero un' avventura montarla, e ancora di più la prima notte che dormimmo lì sotto!
Ricordo il primo risveglio... cominciò ad albeggiare presto e la luce invase la tenda, si sentivano gli uccelli cantare, piccoli fruscii di animaletti selvatici, il pianto di un bambino, i bisbiglii soffusi di chi temeva di svegliare i vicini, i passi dei mattinieri che già si avviavano verso la spiaggia.
E poi gli odori... quello balsamico dei pini, il profumo di salsedine, ma anche l'aroma del caffè appena fatto!
Torna spesso alla mente la camminata mattutina attraverso il vialetto in mezzo ai pini altissimi, la verde chioma squarciata da spicchi di cielo azzurro e da raggi di sole, l'improvviso stupore alla vista di quell'immensa distesa azzurra! Il mare davanti a me, il suo profumo, la meravigliosa sensazione di libertà!
Torre del Lago Puccini... un piccolo lembo di terra tra mare e lago, un piccolo paese che fa parte della mia vita. Ancora oggi, quando percorro il Viale dei Tigli, mi ritrovo a desiderare di tornare in campeggio, a quella vita libera da vincoli, da orari, a stretto contatto con la natura. E mi piace tornare a camminare sulla spiaggia per rivivere certe sensazioni!
Spesso, negli anni, sono tornata lì per conoscere la villa di Puccini e scoprire il lago, attraversandolo in battello fino a Massaciuccoli, accompagnata da folaghe, falchi di palude, beccaccini, germani reali e da una pace infinita.
Cari lettori, se vi trovate a passare in questi paraggi fermatevi a conoscere Torre del Lago e magari concedetevi il piacere di assistere, nel teatro all'aperto sul lago, ad una delle meravigliose opere composte dal Maestro Puccini!
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