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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

Clicca sulla pagina desiderata.

L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Lucca Estate - Il marmo racconta

 



San Cristoforo - Lucca
Lapide (partico,are)


Il marmo racconta


Quante volte vi sarà capitato
 di entrare in una chiesa
e di fermarvi ad ammirare una lapide!
 
Sicuramente
questa è un'esperienza
che abbiamo avuto tutti noi.

In questa pagina,
vi propongo di immaginare che
chi giace lì sotto
racconti la propria vita
e le proprie vicissitudini. 

Un po' come accade in
"Spoon River"
di Edgar Lee Masters.
Vi va?


Se ne avete voglia, vi segnalo
📌la pagina "Edu-Pillole: Antologia di Spoon River"
📌 il post "Metti di entrare un pomeriggio in una chiesa"
con ulteriori riflessioni sull'argomento.


Proviamo?




📌
Chi mi chiama? 
È già da un pochino che mi sento chiamare insistentemente ed allora... eccomi qui!
Volete davvero conoscermi? Se il vostro sentimento è sincero, vi farò volentieri entrare nella mia vita. 
Io mi chiamo Sara e e sono vissuta alla fine del ventesimo secolo. La mia vita è stata sicuramente tanto tanto breve. Sapete? Infatti sono scesa quaggiù quando non avevo ancora sedici anni.
Mi è dispiaciuto lasciare la mia mamma e la mia famiglia, ma la mia vita è stata così intensa e ricca che mi è piaciuto viverla e mi sento appagata lo stesso. Forse è valsa più di cento vite mediocri e vuote di relazioni e sentimenti.
Dunque, sono nata nera nera e riccia riccia, con degli occhioni che esprimevano tutta la mia meraviglia per il mondo. Dicevano tutti che ero carina e che il mio temperamento fosse dolce e collaborativo. 
Sono stata molto vezzeggiata, lo devo ammettere. Io non so perché, ma tutti erano gentili e affettuosi con me.
Ricordo anche che ero molto curiosa, affamata di apprendere. A scuola ero brava e seguivo con facilità. La mia maestra mi faceva divertire e mi voleva bene. 
Ero figlia unica e vivevo in una famiglia semplice, ma piena di affetto. Non c'erano molti soldi da quello che potevo capire, ma ci sentivamo ricchi di tutto. I miei genitori e i nonni mi trattavano come una piccola bambola ed io mi sentivo amata. 
Quando ho dovuto lasciare tutti e tutto, insomma la vita terrena, avevo da un po' il mio primo fidanzatino. Come era dolce con me e quanto mi ha fatto male doverlo lasciare! 
E sì, io ero pronta al grande passo, ma lui no. Lui mi sorrideva, ma era disperato.
Ci eravamo conosciuti alle medie, però non ci eravamo trovati interessanti. Lui era troppo timido e non si esprimeva facilmente; sembrava confuso e non si faceva conoscere, quindi per me era rimasto un illustre sconosciuto. Tuttavia, quando lo rividi dopo qualche tempo, mi lasciò letteralmente senza fiato. Era cresciuto così tanto che era diventato il doppio di me, gli occhi gli brillavano e gli era spuntato un sorriso perenne sul volto. Questa volta aveva cominciato a corteggiarmi con una parlantina piena di mille attenzioni, che non avrei mai immaginato potesse possedere e che certo non poteva lasciarmi indifferente. Fatalmente mi innamorai senza riserve.
Con i miei compagni di scuola ero sempre andata d'accordo e mi avevano sempre rispettato. Alla mio funerale, li ho visti tutti piangere. Ho la certezza che mi volessero bene davvero. 
Con le mie amiche, poi, mi ero divertita a fare le prime uscite senza i genitori alle calcagna, niente di particolare, ma il piacere di essere autonomi era così grande che mi faceva apprezzare ogni cosa: il piccolo parco-giochi davanti al Comune, le panchine su cui chiacchieravamo fino a che le nostre mamme non ci richiamavano con insistenza e gli incontri a casa dell'una o dell'altra. In questi momenti parlavamo di ragazzi, sperimentavamo i nuovi trucchi - poco più di un po' di ombretto, un filo di lucidalabbra, una crema antiacne - e facevamo infinite discussioni sul nostro abbigliamento. 
Io ero magra e graziosa, quindi potevo indossare qualsiasi tipo di abito senza problemi. Naturalmente alla fine andavamo in giro sempre in jeans e maglietta. 
Poi all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno, cominciai a stare male. All'inizio piccole cose, solo qualche qualche livido minuscolo, una tumefazzione, magari un piccolo vaso sanguigno che mi si apriva qua e là. Senza farla troppo lunga, mi diagnosticarono una leucemia che scoprimmo in breve tempo essere fulminante. E infatti non andai avanti per molto tempo ancora da quel momento. 
Stranamente io mi sentivo quasi serena, come pronta ad accettare tutto quello che mi stava capitando. Forse era la grande debolezza che mi dava tutta quella specie di euforia.
Non mi ribellai al mio destino. 
Ci fu tanto amore intorno a me in quel periodo e Piero, il mio fidanzatino, cercava di distrarmi e farmi ridere in tutti i modi. Nel fondo dei suoi occhi, però, io leggevo tanta disperazione. Cercai di consolarlo come meglio potevo e, forse, ci sono riuscita.
Piero mi voleva bene davvero. 
Vedete i fiori freschi sulla mia lapide? È lui che me li porta appena ha un minuto di tempo Anche adesso, che sono passati molti anni e lui ha una moglie e dei bimbi a cui dare retta.
(Vanina)
(Il racconto completo alla pagina "Racconto- Sara")



📌
Da tempo sentivo parlare mia madre di un nostro parente, Padre Carlo. Già, lei andava spesso in cerca di parenti. Ne parlava, ma alla fine è sempre stata evasiva.
Stranamente un frate all'ospedale di Lucca, Padre Aurelio, parlando fini per darci delle informazioni.
Andai allora a Livorno per rintracciare un'eventuale lapide presso il convento della SS.  Trinità dei Cappuccini. La trovai invece nel vecchio cimitero. C'era il nome e la foto: M. Rev. Padre Carlo da Castedelpiano e nessun epitaffio. La foto rispecchia la nostra famiglia. Tanta fatica per arrivare al risultato e allora mi fermai per un po' davanti alla tomba.
Incredibile!
Padre Carlo cominciò a dire che aveva girato molto per la Francia e anche in India come inviato della Santa Sede. Disse che io non potevo avere idea di quanto fosse stato difficile per lui affrontare il viaggio in India, sulla nave e poi il treno e poi a piedi per arrivare a destinazione. La difficoltà stava molto sulla lingua anche se una volta arrivato a destinazione bastava parlare in latino, la lingua ufficiale della Chiesa.
Dalle sue parole capii che era sicuramente appassionato, molto interessato e convinto della sua scelta per riuscire in quell'intento così difficile e pieno di pericoli. Le malattie imperversavano e vaccini non ce n'erano. Si parla di fine '800 primi '900. 
I suoi familiari non lo vedevano per mesi o addirittura per anni; allora c'era una sorta di rassegnazione anche su questo aspetto della vita e quando arrivava una cartolina con due righe di saluto era una grande festa per il cuore.
Mi sta venendo in mente che esiste un manoscritto di un'altro nostro parente che ho visto anni fa fra le mani di mia cugina. E allora invece di fantasticare perché non andare da lei e leggere quel librone? Magari c'è qualche riga su Padre Carlo e qui la fantasia lascerebbe il posto alla realtà.
(Claudia) 



📌
Quando  uno entra in una chiesa, se è solo, guarda gli altari e le varie opere d'arte che ci sono; se invece è con una visita guidata c'è chi spiega, approfondisce tutti i particolari e legge anche qualche epitaffio sulle tombe nel pavimento, che sono sempre informativi.   Anticamente, quando uno moriva lontano dalla sua casa, se era un personaggio importante - un principe, un re o un porporato illustre - veniva seppellito in una chiesa o in un castello del paese dove era deceduto.       
Mi ha particolarmente colpito la narrazione  di uno che è sepolto in una cappellina che conosco bene. C'è una lapide con dati anagrafici, nome e titoli di chi è sepolto lì.   
Da quanto è scritto ho immaginato che fosse una persona importante, magari un condottiero, che dopo tante avventure, si era fermato qui, in una terra lontana da casa sua. In questo paese aveva cominciato a fare una vita monastica ed era stato di esempio per quelli che lo frequentavano. 
Benvoluto da tutti, alla sua morte gli avevano fatto una lapide affinché i posteri potessero  conoscere e apprezzare  chi vi era lì sotto sepolto.
(Silvana)



📌
Mi chiamo Adelaide e sono nata in un paesino della montagna emiliana nel marzo del 1930.
Sono l’ultima di sette figli. Sono rimasta orfana di padre a tre anni e mezzo.
La mia vita è stata cosparsa dalla povertà, dalla fatica e dal duro lavoro.
Ho incontrato Ferdinando sui vent’anni e ho deciso di creare una famiglia con lui… non so se per amore o per interesse. Sicuramente voglio pensare fosse amore, ma dei dubbi me ne sono sempre sorti.
La vita familiare è stata costellata da lavoro e dai debiti per costruire una casa da lasciare alle mie due figlie.
Ho vissuto dei momenti di gioia e serenità con amici e parenti prima che nascesse la mia seconda figlia, molti anni dopo Ginevra. Con Maria ho avuto un’altra consapevolezza della vita, forse derivata anche dall’età.
Ho sempre avuto un carattere testardo e “fumantino”, ma dietro a questo nascondevo le mie fragilità.
Ho iniziato a perdermi nella nebbia dell’alzheimer verso i settanta anni, ed è stato il primo lutto per i miei cari. E’ stato un dolore immenso per mio marito che non ha accettato la malattia. Se né andato lasciandomi vedova cinque anni prima della mia morte. 
S Sono deceduta a ottant'anni tra le braccia e le lacrime delle mie figlie e di mia nipote. 
A loro ho lasciato tutto il mio essere e il mio poco avere, ma sicuramente tutto il mio amore.
(Monica)


📌
La chiesa di S. Agostino più delle altre mi affascina e mi coinvolge profondamente. Nel pavimento di mattoni qua e là spiccano le lapidi di marmo perfettamente lavorate segno di sepoltura.
Sono affascinata. Mi viene naturale guardarmi intorno per vedere se ci sono le dame antiche con i loro vestiti di velluto seguite dalle serve che badano ai figli. Le vedo, camminano pompose sapendo di essere osservate e una voce baritonale trattenuta a stento mi interpella.
Vedi, quella è mia figlia, è sposata con un ricco commerciante  e quando ero in vita mi cercava solo quando voleva qualche privilegio.
In vita sono stato un personaggio famoso nella mia città e mi sono fatto preparare questa pietra molti anni prima del suo utilizzo. Ho scelto il disegno con cura e il risultato mi soddisfa molto, anche se devo dire che dopo aver lasciato la vita terrena ho ridimensionato tutto ciò che  ritenevo necessario, privilegiando altri valori.
Quello che rimane del mio corpo giace sgraziato in fondo al pozzo sotto la pietra insieme ad altri, ma il mio spirito è vivo ed è per mezzo di Esso che ti parlo.
In vita vedevo le cose confusamente come dietro una pesante tenda, ma adesso con la morte quella tenda è caduta ed io sono nella luce.
Ho gioia nel cuore, non sono più appesantito dalle preoccupazioni.
E' vero, ho lasciato tutte le mie cose senza guida, ma non sono preoccupato.
Ho sempre espresso le mie idee con convinzione, dato consigli e amore e adesso chi vuole può seguire le mie parole o meno, io non me ne occupo più.
La mia anima è finalmente nella pace e ho ritrovato la donna che è stata l'amore della mia vita che mi aveva preceduto. Adesso sono veramente felice e niente più mi manca.
(Rita)



📌
Mi chiamo Adele Lucchesi, sono morta a ventiquattro anni  nel 1855.
La mia famiglia dell'alta borghesia lucchese era molto benestante, conosciuta e benvoluta qui a Lucca.
Mio marito, rampollo della stimata famiglia Ragghianti, alla mia morte seguì gli ordini imposti da Napoleone anche in Italia con l'editto di Saint-Cloud e mi fece seppellire nel cimitero costruito fuori dalle Mura di Lucca. Questo editto prevedeva che fossero vietati gli ipogei nelle chiese dove i cittadini benestanti, elargendo generose offerte, facevano "seppellire" i propri cari per dare loro grande onore anche da defunti.
Vi dirò, qui ci sto bene. Pensate... c'è ancora qualcuno dei miei pronipoti che mi porta un  fiore ogni tanto e questo gesto mi fa tanto piacere, anche se so che loro non sanno nemmeno più chi sono.
Mi ha gratificato tanto anche la visita di una donna sconosciuta che è venuta a curiosare tra le tombe e ha trovato la mia: quella che cercava.
Vi chiederete per quale motivo cercasse la mia tomba anche tenendo conto che non sapeva nemmeno chi io fossi stata.
La donna in questione era rimasta colpita quando, visitando il primo chiostro della Chiesa di San Francesco, si era imbattuta in una lapide commemorativa fatta fare da mia sorella maggiore per ricordare ai posteri la mia figura di donna ricca di ogni qualità morale. E fino qui la cosa poteva andare... anche se, da buona lucchese, non approvo che abbia speso tutti quei soldi dati ai Frati Francescani per una semplice lapide. La cosa, invece, che mi ha dato molto fastidio è stato il commento successivo aggiunto sulla lapide dove si dice che la mia intelligenza era superiore al mio sesso.
Cosa voleva dire  mia sorella? Che il sesso femminile non è intelligente e solo in pochi casi le donne possono fregiarsi di un cervello che funziona e che io ero tra le poche elette? Sono rimasta costernata di fronte a questo epitaffio, se solo potessi uscirei dalla mia tomba fuori le Mura e andrei a rompere col piccone quella lapide. Però sono stata molto gratificata nel sapere dalla mia visitatrice sconosciuta che ci sono state tante altre donne che, d'accordo con me, hanno, nel tempo, protestato per questa opinione assurda nei confronti di noi donne. 
Meno male che da come mi ha riferito la signora che è venuta a trovarmi, all'inizio del 1900 (quindi cinquant'anni dopo la mia morte) ci sono state le "Suffragette" e che nel ventesimo secolo le femministe si sono opposte in ogni modo alle soverchierie nei confronti delle donne!
Però, a quanto pare e da quanto mi dice la mia gradita visitatrice, le cose non sono poi così cambiate dopo quasi due secoli. Ho saputo che la parità di sesso anche oggi è una battaglia per le donne e che quindi la mia lapide non è un simbolo del mio tempo, ma è una semplice affermazione di uno stato che i secoli non hanno ancora cambiato e che quindi le donne continuano a subire in mille modi la loro inferiorità nei confronti del sesso maschile.
Ma guardate che mia sorella ha scritto una cavolata tremenda su di me in quella lapide!
(Lauretta)




📌

A Viareggio esiste una tomba dove c'è una bimba con un mazzo di fiori che aspetta la sua mamma oppure, non si capisce bene, che sta lì con la sua mamma facendole compagnia.

Tutte le volte che passo di lì mi soffermo a pensare a quante persone non ci sono più, a quante ce ne sono passate e a quelle presenti e future, in questi cimiteri. 

Devo dire che mi mette una grande angoscia dentro di me e rifletto sul fatto che so che tutti si muore, ma non si sa quando si nasce. Così mi fermo a riflettere se ci sarà un altro posto in cui ritrovare parenti ed amici e mi rifugio nel sogno immaginario di questo luogo dove potrò incontrare di nuovo tutti i miei cari amici.  In questo modo mi tiro di nuovo un po' su.
(Alba)



📌
HEI, tu, passante, dove vai, fermati un attimo, sono sola da tempo infinito, qui, proprio qui, dietro questa lapide scolpita. Ecco, brava, ascolta... ho bisogno di dirti alcune cose; vedendoti passare in questo luogo mi son detta che il sorriso con il quale ti aggiri tra noi dell'aldilà è una cosa rara, sai? Tutti hanno una faccia cupa che intristisce e non ci fa riposare bene.
Avvicinati, conosco un segreto e te lo voglio proprio confidare, non si potrebbe ma so che tu ne farai buon uso.
OGGI, in passeggiata alle porte della città, ho varcato il vecchio cancello di un piccolo cimitero di campagna, mura scurite, molti fiori finti sulle tombe ma una quiete assolata che dà respiro anche al cuore più oppresso; è uno di quei luoghi di pace, lontano dal frastuono e dalla frenesia consueti.  Con la mente vuota e il passo lento percorro i vialetti... un sibilo, quasi un sussurro,  un alito, un mormorio d' acqua , come stormir di foglie: tendo l'orecchio incuriosita, cercandone la provenienza esatta: una piccola crepa, quasi un taglio nel marmo antico, attrae la mia attenzione mentre il cuore ora mi palpita in modo strano.
Un segreto, per me, da quel luogo sconosciuto che ognuno teme? 
Ascolto, parla così che io ti intenda... 
Grazie, anima messaggera, in verità stentavo a credere a tale meraviglia... dì alla mia nonna che la amo tanto!
(Elisabetta)



📌 📌 📌







 




1 commenti:

  1. Quando entro in una chiesa la mia attenzione è catturata da tutto meno che dalle lapidi! Non sono curiosa di conoscere chi riposa in quei sarcofagi. Sono solo due i luoghi che mi hanno affascinato: il Pantheon con tutta la storia italiana che ci racconta e ci ricorda, e, nella nostra Lucca, la Chiesa di San Francesco con il suo chiostro. Ecco, qui ritrovo la storia della mia città e dei personaggi che l'hanno resa importante!
    Sono invece più attirata dalle tombe del cimitero del mio paese, specialmente quelle più antiche, monumentali, quelle che mi ricordano persone ed amici che non ci sono più da una vita, ma che restano impresse nella memoria e nel cuore. Il mio paese è S.Donato, proprio fuori dalle Mura. Qui sono nata e vissuta ed è in quel cimitero che ogni tanto mi attardo a trovare, anzi a ritrovare, le persone che hanno fatto parte della mia infanzia e giovinezza.
    Ed ogni volta mi soffermo
    davanti alla vecchia tomba di Rosangela, la mia amichetta uccisa da un'auto più di sessant'anni fa, quando le auto che passavano per strada si contavano sulle dita di una mano. E, per non lasciarla sola, poco dopo le fecero compagnia la nonna e la zia, donne di chiesa che ci "insegnavano" il catechismo.
    C'è tutto il mio mondo passato in quel luogo e qui mi lascio andare ai ricordi con una struggente nostalgia.

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