esperienze di fiere.
ne sono accerchiata...
al Tirreno.
📌
Comincio direttamente io.
Sì, io ho tante fiere che mi vivono intorno e che solleticano il mio interesse.
Durante la "Fiera di Sant'Agostino" a Senigallia, per esempio, ci sono delle bancarelle che mi piacciono davvero moltissimo. Sapete? In questa fiera c'è un luogo fantastico, un bellissimo spazio nel Foro Annonario, in cui i bambini allestiscono le loro bancarelle e vendono i loro giocattoli con cui non giocano più, le borsine, i braccialetti e altri tipi di oggetti, imparando l'uso del denaro e il sistema della compravendita, ma anche quello dell'uso e riuso.
Con il ricavato, i bambini possono acquistare altri oggetti, che altrimenti non potrebbero permettersi.
In questa atmosfera, ritrovo spesso altri bambini in costume da bagno, che vendono collanine e braccialetti sul muretto che delimita la spiaggia di Senigallia, anche in altri periodi dell'anno.
E io? Io che potrei vendere? Che bella idea però quella della fiera, non vi pare? Vediamo...
La mia bancarella comincia a distinguersi lentamente tra le moltissime che vendono di tutto. È colorata la mia bancarella, ci sono piante, fiori e profumi. Pian piano intorno ad essa si libera dello spazio, perché le persone che sono uscite per comprare oggetti su oggetti, si sono incuriosite e si sono fermate a guardare. Disposte a semicerchio, sono sempre di più e in religioso silenzio.
Eccomi pronta. Per vendere cosa? Io vendo parole, parole, parole. Le vendo a un prezzo simbolico di un centesimo alla bustina, una bustina magica in cui ognuno può mettere tutte le parole che desidera.
Ricordo un simpatico imbonitore napoletano che alcuni anni fa vendeva dei servizi di piatti. Li sbatteva su un piano di metallo con forza facendo un rumore terribile e dimostrando secondo lui che erano indistruttibili. Io, invece, vendo le mie parole a voce sempre più bassa, man mano che l'interesse cresce e le persone si avvicinano per acquistare.
Ve ne accorgete? Adesso potremmo quasi quasi toccare i mille pensieri, nuovi e originali, e le sconosciute emozioni, belle e brutte, le quali rotolano dentro le bustine che le persone convenute si portano via in quantità.
Che delizia la mia bancarella per me che vendo parole e per i visitatori che se le portano via soddisfatti e le nascondono con gratitudine nella mente e nel cuore.
Vanina
📌
Scherzando con amici, o anche semplicemente guardandomi intorno quando giro per le stanze di casa, osservando il mare di oggetti che mi circondano, mi viene da pensare che, data l’abbondanza, potrei effettivamente liberarmi di qualcosa. Se vado in giro per negozi e mercati mi rendo conto che non posso comprare altro.
Se ho collocato oggetti, ciascuno nel proprio posto (anche se alcuni a volte li faccio migrare) è perchè sono legati ognuno a un qualche evento o a una data persona, quindi tutto deve rimanere necessariamente in casa. Posso comunque affermare che, in un’abitazione minimalista non ritroverei me stessa. Troppo vuoto. Ma nell’eterna danza dei dubbi che spesso mi assalgono, trovo che le stanze spoglie mi farebbero riposare la mente e mi domando se io davvero vorrei il relax. No. Io nel relax mi ci perdo e poi ormai i miei oggetti fanno parte di me.
Ho ancora il vestito della Prima Comunione. E’ conservato in una bella scatola. Che ne faccio? E’ legato a un periodo di vita che mi ha lasciato particolari ricordi.
Tutto questo parlando di oggetti che sono le sole cose che si possono vendere o comprare.
Se potessi comprare ad un mercato, vorrei comprare le capacità che non ho e che invece ammiro negli altri.
Se si potesse, vorrei vendere le mie incertezze, i miei tanti errori che mi trovo spesso a valutare e, di contro, vorrei acquistare tanta sicurezza che credo indispensabile per vivere intensamente e nel miglior modo possibile la vita
Sicurezza vuol dire fiducia in noi stessi, la più grande delle risorse per un individuo.
Claudia
📌
Se avessi un banchetto ad un mercato lo riempirei di cose da vendere.
Ho un cassetto pieno di posaceneri, di bomboniere e oggetti vari che, per non spolverare, ho chiuso lì dentro.
Ogni oggetto è un ricordo, non me ne posso disfare completamente.
Sulla mia bancarella li metterei in fila per farli vedere meglio e cercherei di alleggerire questa quantità di cianfrusaglie a casa mia.
Silvana
📌
Settembre è tempo di fiere.
Ci partecipo sempre volentieri, salvo poi tornare a casa delusa per il tono decadente che hanno assunto negli ultimi tempi, e mi è venuta una idea che ha preso a lampeggiare nella mente. Ci sono idee che quando arrivano vanno prese al volo. Ecco che piano piano mi attivo.
Mi immagino dietro una bancarella ricoperta da un bel telo color oro che vuol ricordare a chi guarda, qualcosa di prezioso, sul quale sono appoggiate le cose che amo e con cui ho abbellito la mia casa nel corso degli anni. È inutile, più ci penso, più l'idea mi attrae. Voglio vendere le cose che a me piacciono per allungare loro la vita.
Ho in mente il paiolo di rame con cui generazioni di miei antenati hanno cotto la polenta nel grande camino sul quale si cuocevano i pasti.
Per carità, erano pasti parchi ma sono comunque un ricordo di cui sono l'ultima depositaria e anche l'ultima della famiglia a ricordare le storie che mi hanno raccontato su questi oggetti.
Vorrei venderlo a qualcuno che lo ami come me e che quando lo guarda, ne senta le vibrazioni che riverberano intorno ad essi.
Particolare valore do ad una brocca di rame con il beccuccio in ottone con la quale il mio nonno ci faceva due o tre km a piedi per fare il rifornimento di acqua da bere per la famiglia.
E come era attento al fatto che fosse ben lucida.
Porterei a vendere anche tre cocci che facevano parte dei doni di nozze dei miei genitori. E porterei a questo bel banco sempre circondato da una piccola folla, pure la vecchia radio con la quale ho ascoltato le prime canzoni e che adesso giace in garage piena di polvere.
Porterei anche altri mille oggetti a cui vorrei dare una nuova vita, quando la mia sarà finita. Perché è la mia vita con i suoi ricordi che dà nuova vita a quei cimeli.
Ho detto che desidero venderli e non regalarli, perchè è il prezzo che dà loro valore a coloro che non li hanno vissuti.
Rita
📌
Settembre, arrivano le fiere... Quanta gente si incontra che a passo lento e sguardo attento adocchia nei particolari tutte le bancarelle alla ricerca di qualcosa di particolare da acquistare!
Io non ci vado perchè non amo la confusione e soprattutto non posso camminare lentamente perchè mi viene male alla schiena, purtroppo gli anni passano e gli acciacchi aumentano. Però se mi riuscisse di trovare una sedia, mi metterei seduta a una bancarella e cercherei di vendere tutto ciò che alla mia mente ritorna come evento spiacevole.
Certi eventi o situazioni vissuti da piccoli o da giovani penso che si portino con noi nell'aldilà. Se mi riuscisse di vendere tutto, naturalmente per pochi soldi, tutto ciò che mi ha dato fastidio sono certa che arriverei lassù con tanta serenità.
Beh! sul banchetto ci metterei situazioni imbarazzanti, i dispiaceri di quando sono mancati i miei cari nonni e le mie zie. L'alluvione al mio paese per cui andavo all'asilo in barca e avevo tanta paura,
La scopa che la mia baby sitter mi metteva tra le gambe e poi, creando corrente d'aria, gridava: "Vento, vento, portala via con te" e anche i due cadaveri che sempre la stessa persona mi ha portato a vedere, essendo approdati dopo il suicidio, proprio sulla spiaggia dove finiva il mio giardino...
La bacchetta della suora che arrivava sempre sulla mia testa.
La ciabatta della mia mamma che mi minacciava quando combinavo qualche guaio. Quel ragazzetto che mi piaceva tanto, ma che non mi si filava per niente...
Ma mi sa che non troverò clienti che accetteranno quanto propongo sul mio banchetto. Forse qualche anima buona si potrebbe impietosire, tanto li venderei a prezzi stracciati...
Venite signori, vendo momenti poco piacevoli, ma se ve ne prendete uno per ognuno non vi darà tanto fastidio e a me libereranno l'anima, rendendola leggera...
Lauretta
📌
0 commenti:
Posta un commento