Incombe sulla panchina
superbo il mosaico.
Nella piazza luci psichedeliche.
Oggi le nubi nel cielo
accendono e spengono il sole.
Sull’acciottolato turisti a decine.
Ridenti, curiosi, vanno e vengono
nel buio di tempi lontani
che veste i capolavori all’interno.
Sulla panchina di ferro
isolo ancora solitudini.
Si nascondono intorno.
Cercano di non essere riconosciute.
Coloratissimi mille gratta-e-vinci
strizzano l’occhio sul bancone.
Mi sommergono.
Li sommergono.
Altri via vai di donne e di uomini
che se ne appropriano.
Questi sono soli.
Gli occhi non sono curiosi.
Si danno soltanto un contegno.
Apparentemente accomodanti,
perentori esigono.
Ognuno nella sua solitudine
s’incupisce alla ricerca
della fila,
della colonna vincente,
dei numeri fortunati.
Triste è l’alternarsi di vite solitarie
in questo luogo.
Inevitabile la nostalgia di altri scenari
in cui il ticchettio dei ferri da calza
creavano armonie di colori,
uno scopo alla vita,
una speranza,
una serenità nei cuori
sempre giovani,
per operare ancora,
per vivere.
Ora il sole ha sbaragliato le nubi.
La luce una sferzata d'energia.
Certamente è ancora possibile
ritrovare per tutti una strada.
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