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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
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lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Edu-Pillole: Gabriel García Márquez

 



Gabriel García Márquez 



Gabriel García Márquez fu uno scrittore, giornalista e saggista colombiano naturalizzato messicano. 
Nacque ad Aracataca il 6.3.1927 e morì a Città del Messico il 17.4.2014.
Il celebre scrittore latino-americano fu un importante esponente del realismo magico e fu insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1982.
L'autore scrive mescolando tante storie e tanti punti di vista. Non rifugge da allegorie e da influenze di mito e folclore


Opere

Romanzi
Tra i molti, si evidenziano "Cronaca di una morte annunciata", "L'amore al tempo del colera", "Cent'anni di solitudine".
"Cent'anni di solitudine" è ritenuta l'opera più importante in lingua spagnola dopo "Don Chisciotte della Mancia" di Miguel de Cervantes.

Saggi e racconti
Oltre a numerosi saggi dell'autore esistono più raccolte di racconti. 
In particolare troviamo "Racconti raminghi", quella da cui si è sviluppata la pagina "Lucca Estate - Recensire: Spaventi d'agosto", che vi consigliamo di leggere.

📚
Racconti raminghi

Il titolo di questa raccolta si riferisce al lungo percorso di tempo e di spazio di questi racconti, appunto "raminghi", annotati su vari quaderni, nati da un'idea del 1960, quando lo scrittore sognò e poi immaginò il suo funerale come una grande festa insieme ai suoi amici e poi si appassionò a scrivere le cose strane che accadono ai latino-americani in visita in Europa.
La raccolta definitiva consta di dodici racconti, tutti ambientati in città europee visitate più volte dall'autore. Tra questi quello che segue è il racconto che ha ispirato la pagina del blog sopra segnalata. 
 

 

📚

Spaventi d'agosto



Giunti ad Arezzo, impiegammo più di due ore a trovare il castello rinascimentale che lo scrittore venezuelano Miguel Otero Silva aveva acquistato in quel fantastico angolo della campagna toscana. 
Era una torrida domenica all'inizio di agosto e non era facile incontrare qualcuno che conoscesse la zona nelle strade piene di turisti.

Dopo parecchi tentativi andati a vuoto risalimmo in macchina e lasciammo la città, prendendo un sentiero delimitato da cipressi in cui non c'erano indicazioni. Un'anziana guardiana di oche, però, ci indicò dove era il castello.
Prima di salutarci ci domandò se avessimo intenzione di dormire lì, nel castello. Noi rispondemmo che ci saremmo fermati soltanto per il pranzo.
"Meno male" commentò la signora "perché quella casa è davvero spaventosa così com'è piena di fantasmi.".
Mia moglie e io, che a mezzogiorno non credevamo certo ai fantasmi, ridemmo alla sua ingenuità, mentre i nostri figli di sette e nove anni apparivano tutti contenti all'idea di incontrare un vero fantasma.

Miguel Otero Silva, che oltre ad essere un bravo scrittore era uno splendido anfitrione e una forchetta raffinata, ci aspettava con un pranzo che non avremmo mai dimenticato.
Visto che si era fatto tardi non era possibile vedere l'interno del castello prima di pranzo, ma il suo aspetto non era affatto spaventoso. 
Sembrava impossibile che su quella piccola collina con poche case arroccate e novantamila abitanti fossero nati tanti uomini importanti. Michele commentò, ridendo, che tra essi non c'era però il più illustre di Arezzo, affermando che il più grande di tutti era stato il costruttore di quel castello, Ludovico. Lo indicò così senza neppure il cognome e poi non ne parlò più.
Non ci disse del suo grandissimo potere, del suo amore avversato, della sua morte terribile… quando in un momento di follia aveva pugnalato nel letto la sua amante e poi si era fatto sbranare dai suoi cani da guerra che aveva lui stesso eccitati.
Tuttavia ci informò che, dalla mezzanotte in poi, il fantasma di Ludovico sarebbe comparso nel buio della casa alla ricerca di pace.
Il castello era imponente e tetro, ma in pieno giorno dopo un pranzo luculliano quello che andava raccontando don Miguel sembrava semplicemente uno scherzo..

Nel castello visitammo ottantadue camere dopo il pisolino del pomeriggio. Molte di esse erano state completamente restaurate: pavimenti di marmo, installazioni per sauna e palestra; altre erano diventate un deposito per mobili di tutte le epoche, ma c’era un luogo che non aveva subito cambiamenti nel tempo: la stanza da letto di Ludovico. Lì c’era il complesso baldacchino, le tende ricamate in oro, il copriletto con passamanerie bellissime dove però si vedeva ancora il sangue secco dell’amante sacrificata, Il camino con la cenere fredda e l'ultimo pezzo di legno trasformato in pietra. L'armadio aveva le armi ben conservate e c'era un ritratto del cavaliere in una importante cornice d'oro.
Tuttavia, ciò che più di altro mi impressionò, fu l’odore inspiegabile di fragole fresche che si avvertiva nella stanza.

Quando finimmo la visita erano già passate le cinque, però Miguel volle condurci a vedere gli affreschi di Piero della Francesca nella chiesa di San Francesco. 
Prendemmo anche un bel caffè in piazza conversando e, quando tornammo al castello per riprendere i bagagli, c'era già la cena pronta. Così finimmo col fermarci a cenare.
Tutto era così piacevole in quel momento e i bambini, che si erano messi a giocare correndo  dappertutto, così allegri che finimmo con l'accettare di rimanere a dormire nel castello.

Le stanze che ci furono assegnate erano moderne e confortevoli.
Ci addormentammo mentre suonava la mezzanotte, ma eravamo così stanchi che io certo non pensavo più al fantasma di Ludovico.
Quando mi svegliai alle sette del mattino con un sole splendido, tutto era perfetto e sereno. Non si poteva fare a meno di pensare a che stupidaggine fosse quella di credere ancora ai fantasmi in epoca moderna.
Fu allora che avvertii l'odore intenso di fragole. Poi vidi il camino con la cenere fredda e il ritratto del cavaliere che mi guardava dalla cornice dorata.

Stavamo dormendo nel letto di Ludovico, nella stanza dove era avvenuta la tragedia.



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