Per parecchi anni seguimmo con una certa regolarità il "Divertinglese" di Rai Educational.
I personaggi erano simpatici, in particolare Polpetta, grasso e pasticcione, e Tracy, una ragazza saggia e riflessiva. I ragazzi seguivano con interesse e comprendevano più di quanto ci si potesse aspettare.
Il linguaggio televisivo, che già piaceva per se stesso, e l’inglese, in una situazione comica e spesso paradossale, catturavano la loro attenzione meglio di mille parole o lezioni frontali.
Allo stesso scopo andavano bene anche le video-cassette che potevano essere acquistate e che avevano un solo difetto: il costo!
Io me ne procurai un corso intero, ove si parlava di un simpatico magic scarecrow, grazie alla disponibilità di un genitore che l’aveva comprato per la figlia e che lo mise a disposizione.
Mi fu davvero molto utile sia per la parte video che per quella scritta.
Conteneva, infatti, anche molte canzoncine e spunti per le immagini.
Ricordo anche un simpatico personaggio, Hanger, un semplice appendiabito di metallo, che si muoveva e viveva come una persona.
Infine il teatro!
Credo di avere già accennato al fatto che il teatro, secondo me, ha un potere magico in moltissime situazioni.
E, infatti, anche nell’insegnamento della lingua straniera la fa proprio da padrone.
Già quando pregavo i bambini di esercitare una semplice struttura linguistica in coppia, di fatto attivavo un’attività teatrale: dovevano seguire un canovaccio, interagire in modo fluente e coordinato, utilizzare oggetti, modulare la voce coerentemente con il ruolo, ma impostarla perché il pubblico (cioè il resto della classe nel momento della messa in comune dei risultati raggiunti) potesse sentire e comprendere con chiarezza, accettare la critica.
Che dire poi quando li facevo lavorare in gruppo, con scopi e obiettivi comunicativi specifici?
La cosa si faceva davvero interessante!
Una delle cose che riscuoteva maggiormente successo, era la compravendita.
Quante bancarelle abbiamo allestito con abiti veri, borse, scarpe e cappellini!
E che divertimento!
Quanti negozi diversi: restaurant, tea-room, supermarket…
Can I help you?
Yes, please.
Have you got a black skirt?
Yes, sure. What’s your size?
...........
Poi c’era il teatro vero e proprio: la costruzione di uno spettacolo in cui inserire scene significative in L2, sempre nell’ottica interdisciplinare, cioè inserite in un contesto più ampio, in modo non giustapposto, ma come naturale continuazione ed integrazione di un testo complesso, studiato a più mani.
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