Giandomenico
La vetrata magica ed istoriata, una ringhiera evocativa d'altri tempi...
Guarda e guarda e ancora guarda, il distinto signore era rimasto lì incantato, fisso su quell'immagine che lo aveva completamente catturato.
Mentre cercava di riflettere sul perché si sentisse così strano e non solo, qualcosa attrasse prepotentemente la sua attenzione. Infatti con un movimento improvviso era comparso davanti a lui...
Comparso? Quel coso era letteralmente rotolato giù dal corrimano e, facendo capriole da una rosa di ferro all'altra, era atterrato ai suoi piedi senza fare neanche un piccolo rumore. Eppure lo aveva fortemente spaventato!
Lui, il dottor Giandomenico Rossi, era arrivato in preda ad un inspiegabile nervosismo quella mattina ed era già una buona mezz'ora che sedeva su quel divanetto nella hall dell'albergo, in attesa che arrivasse il suo capo area per dare corso all'abituale riunione di inizio mese.
Come accadeva a molti altri ospiti, il dottor Rossi era rimasto letteralmente affascinato da quella vetrata, che filtrava la luce del mattino con una grazia e un fascino del tutto particolari. Così, ad un certo punto, si era fatto portare anche un caffè. Glielo avevano servito con dei biscottini ricoperti di cioccolato che in verità aveva molto apprezzato.
E adesso... adesso quel coso era venuto a turbare il suo difficile equilibrio, raggiunto tra mille difficoltà. Dopo la sorpresa del primo impatto, prese ad osservarlo con attenzione. Si trattava di una specie di pallina morbida, in forma umana, che si nascondeva sotto un lungo berretto rosso. In mano stringeva un esagerato biscottone al cioccolato, che sembrava più grande di lui.
Chi era? No, non era un giocattolo né un animaletto di peluche. Capì subito che era un esserino, un esserino mignon sì, ma vivo e vegeto.
Un'ulteriore emozione lo percorse da capo a piedi. Gli sembrava di essere ritornato bambino e di essere entrato nel libro delle fiabe che gli leggeva sua madre quando era piccolo. No, comunque non era lì che diveva cercare.
Allora? Allora quello era forse Elfi, l'elfo birichino che tutte le mattine a colazione compariva sul bordo della sua tazza piena di latte e gli impediva di berlo? La mamma non ci credeva che fosse tutta colpa di Elfi e, impaziente, gli diceva di affrettarsi a mangiare perché la tata lo aspettava a scuola, ma per lui era impossibile riuscire a bere il latte, perché Elfi era incredibilmente dispettoso: scompariva per un attimo e poi, come lui si accingeva a bere quel latte, che nemmeno a dirlo aumentava sempre di più nella tazza, ricompariva ridendo come un matto dalla parte opposta dove era il manico. Poi tuffava i piedoni sporchi nel latte che si tingeva di marrone... puah! Che impressione! Forse era il cacao che si era sciolto, ma come si faceva a bere quella roba?
Qualche volta Elfi era meno birichino e diventava davvero prezioso: senza muovere neppure le labbra, gli raccontava storie bellissime del popolo straordinario che viveva nascosto nelle case degli uomini e, quindi, anche in casa sua. E questa era una vera goduria!
Comunque in questa situazione c'era dell'incredibile, perché Elfi gli trasmetteva i suoi pensieri senza movimenti, direttamente dal suo cervello e con una rapidità che lo lasciava inebetito. Per questo la mamma ai richiami verbali cominciava ad unire una scrollatina, che lo prendeva di sorpresa e lo faceva sobbalzare spaventato... ma il latte inesorabilmente rimaneva sempre lì, nella tazza, finché la mamma desisteva e lo cominciava a vestire per uscire.
Questa storia con Elfi andò avanti per molti anni. Poi Elfi piano piano scomparve mentre lui si perdeva dietro i cartoni animati in televisione, ma il latte nella tazza continuò... a non diminuire.
Giandomenico Rossi prese la tazzina ormai vuota, in cui era rimasto un po' di zucchero al sapore di caffè, che si portò alla bocca con vero piacere. Il caffè era stato letteralmente la sua ancora di salvezza.
Il caffè aveva il sapore di casa, il sapore dell'infanzia, il sapore di mamma. Sì, perché quando aveva cominciato a frequentare le scuole medie, il latte era stato abolito dalla sua colazione e aveva cominciato a sorbire un goccino di caffè.
Infatti si era semplicemente scoperto che la sua era un'intolleranza al lattosio al quale lui aveva dovuto far fronte per molto tempo con il magico aiuto di Elfi.
In quel momento alla reception un signore serio serio chiedeva di lui. Il capo area era arrivato e la riunione stava per iniziare.
Elfi era già scomparso da un po', ma dalla vetrata istoriata entrava un suggestivo raggio di sole.
Adesso il dottor Giandomenico Rossi si sentiva proprio bene.
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