Accettami... un ordine?
Salve amici!
Grazie, per essere venuti ancora qui!
Allora, dove eravamo rimasti?
Ah sì! Eravamo alle prese con una parolina che ci apostrofava quasi perentoria...
“accettami”
Svolazza incerta la parolina.
Zampetta tra le maglie della rete senza risultati.
La ragazza accenna un timido sorriso.
Si siede e rimane silenziosa.
Ascolta la conversazione che sta prendendo vita intorno a lei.
La donna sorride. Ammicca rassicurante.
La ragazza è sempre immobile, enigmatica.
Non reagisce alle reazioni delle due donne di cui sta ascoltando la conversazione.
Una di loro in particolare, quella che non conosce, cerca di strapparle una parola, un sorriso pertinente con ciò che sta avvenendo nel piccolo salotto all’aperto.
La situazione è piuttosto kafkiana.
La donna, usa a comunicare, cerca di escogitare una qualche strategia per arrivare a comprendere chi è la persona che ha davanti.
A parte qualche sorrisino di circostanza, qualche sguardo difficile da decifrare, tutti i segni del corpo sono di chiusura totale.
Il messaggio che arriva a chi guarda è che lei non è interessata a ciò che avviene e vuole essere lasciata in pace, non vuole essere disturbata.
È quasi quasi un po’ arrogante, altezzosa.
Poi le due restano sole, la donna e la ragazza, e finalmente la più anziana trova un argomento-ponte, il bandolo della matassa che le consente di aprire un varco in quel muro di diffidenza, probabilmente di timore.
La maggior parte della gente non si sarebbe più occupata della ragazza, sarebbe fuggita lontano da quel rifiuto palese, da quella freddezza sconcertante che sembrava scelta e voluta.
Invece la donna, incuriosita, tenta serenamente di abbattere le mura di Gerico con armi semplici ma sempre efficaci.
Non utilizza le trombe e la musica, ma qualcosa che in fondo è alla portata di tutti.
Con le parole giuste, organizzate in suadente melodia, con il sorriso e l’accettazione della persona che si cela sotto la chiusura e l’arroganza, fa il miracolo.
Passa il tempo. Scorrono i giorni.
La ragazza è contenta. Si esprime. Ha capito di essere accettata.
Muove passi più consapevoli. Si distende all’ascolto.
Cura maggiormente il suo aspetto estetico.
Sorride.
Non è più la stessa!
Accettami!
Non era un ordine perentorio.
La donna ha guardato più nel profondo e ha colto il grido accorato della ragazza.
Accettami!
Non so come fare. Insegnami la strada.
In fondo era una richiesta di aiuto.
Sono seguite tante parole.
Parole gentili, comprensive e stimolanti, catene di parole in collegamento tra di loro.
Parole, parole, parole.
Idee, concetti, pensieri da vivere e scambiare.
Parole e pensieri per conoscere se stessi, per superare i nodi del vivere e andare avanti.
Che bello frequentare le parole!
Non sempre nel vivere, spesso superficialmente, nel mondo reale si hanno gli stessi risultati.
Le parole sono pensieri, ragionamento, lavoro della mente e del cuore che imparano a conoscersi e a strutturare schemi di pensiero e di relazione sempre più avanzati.
Tornate ancora qui tra le parole ad allenare i muscoli per una vita più serena!
Io sono sempre qui ad aspettarvi.
About La Panchina
Per allenare i muscoli della mente e del cuore
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