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della mente e del cuore

Buona lettura



venerdì 10 febbraio 2017

Tag:

Ghiacciai








Si è levato nuovamente il vento.
È un vento sostenuto e molto freddo.
Meglio sedersi un po’ sulla panchina.
Ecco fatto.

Qui è tutto un altro mondo.
Sì, è  proprio come lo desideriamo... tiepido, luminoso, avvolgente, ovattato, confortante.
Rilassante o effervescente, qui il mondo è proprio come lo vogliamo noi, proprio come i nostri pensieri più intimi lo costruiscono.
Dunque, possiamo lasciarci andare.
Mescoliamo ben bene le parole che ci scalpitano nella testa, che ammiccano sornione nell’aria, che desiderano trovare un ordine che dia senso a questo momento speciale, un momento solo nostro, qui sulla panchina.

Vedo i volti distendersi intorno a me.
Già un accenno di sorriso compare sul viso di qualcuno di voi.
È così che mi piace vedervi. Sorridenti.
Subito anche gli occhi si rasserenano.
Onde positive ci uniscono in un clima di benessere.
Anche se il mondo va a rotoli, un sorriso è quello che fa la differenza.
Nel nero più profondo si possono individuare molte piccole cose per sorridere.
È necessario soltanto imparare a riconoscerle.

Così il vento gelido di oggi può essere uno spunto per trascinarci nel sogno.
In un attimo, nel carosello delle mie parole, come un ricamo prezioso, è emerso questo pensiero, questo momento di pura bellezza ancora non sbiadito dal tempo.
Un’immagine molto cara e piacevole.
Riuscite a vederla?

Il vento freddo era lieve come una carezza.
Neve e ghiaccio sfavillanti sotto i raggi del sole.
Il cielo così azzurro da sembrare finto.
Era un giorno di mezzo aprile.
I tre avevano appena parcheggiato la macchina.
Lui in sahariana di camoscio e pantaloni di velluto a coste.
Lei, la più giovane, in jeans attillatissimi e camicia con mille sfumature di celeste. Completava l’insieme un'elegante ed importante cintura in cuoio, alta non meno di dieci centimetri, con una grossa fibbia all’altezza di tanta eleganza.
Lei, un po’ più grande d’età, vestitino sopra al ginocchio di cotone lanato, minigolfino di lana bianca e... scarpine con tacco alto e piuttosto sottile.
I tre si avvicinarono all'ultima stazione della funivia e, dopo poco, eccoli a bordo di un piccolo cestello, davvero piccolo, per non più di sei persone.
Erano soli.
Si accingevano ad attraversare la Mer de Glace, il ghiacciaio eterno sul Monte Bianco che collega l’Italia alla Francia.
Il paesaggio era magnifico.
Sotto di loro lo sguardo spaziava sui ghiacci incontaminati ove orma umana era inimmaginabile.
Intorno un azzurro acquamarina da sogno.
Dolcemente dondolava il piccolo scrigno.
Andava in scena uno spettacolo incredibile, una meraviglia che tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita, qualcosa che lascia senza parole e ti irretisce nell'immenso dell'infinito.
Ammutoliti, i tre osservavano in religioso silenzio la grandezza della Natura che, se vuole, sa come stupirti.
Dopo un bel po’ di tempo tra le nuvole, soffici e bianche, che erano andate pian piano formandosi, essi giunsero a Chamonix e scesero per un breve giretto.
Fu quando tornarono a bordo per il rientro che presero coscienza di quanto sentissero freddo nei loro abiti non adatti a quell’altitudine, dove neanche gli stambecchi riuscivano ad arrivare.
Rapiti in quel senso di beatitudine che la grandezza del mondo sempre ti coglie, anche quando non vuoi, non sentivano i brividi che correvano loro lungo la schiena.
Fu a metà del percorso che la situazione cambiò all’improvviso.
Nebbia e nuvole avvolsero la piccola cabina e il vento prese a sballottolarla senza tanti complimenti.
Non si vedeva più niente intorno.
Tra gemiti,  colpi,  orribili fruscii, si ballava senza sosta.
Un po’ di paura assalì inevitabilmente i tre.
Si sentivano impotenti, prigionieri di una situazione sgradevole.
Ci volle un lungo tempo perché tutto finisse e arrivassero a destinazione.
Il vento, gelido come non mai, giocava adesso con i loro abiti inconsistenti.
Gemeva paurosamente, padrone indiscusso di ogni cosa.
Era ormai l’imbrunire.
Davanti ad una opportuna cioccolata caldissima, i tre adesso sorridevano felici.
Le emozioni e la bellezza che avevano sperimentato avevano premiato la loro audacia nel non rinunciare a quello scampolo di vita.
Le indescrivibili sensazioni che avevano provato le avrebbero ricordate per tutto il loro tempo a venire.

Infatti, qui sulla panchina, quella bellezza indimenticabile ha trasformato un vento freddo e triste di febbraio in mille parole confortanti, in una storia che illumina gli occhi e apre l'occasione ad un sorriso.

Spero che anche voi, anime belle, abbiate lasciato per un breve attimo spazio al sogno e alla fantasia.
Grazie di essere state con me ancora una volta!

Tornate ancora qui ad allenare i muscoli della testa e del cuore!
Vi aspetto!



About La Panchina

Per allenare i muscoli della mente e del cuore

2 commenti:

  1. Racconto dettagliato e davvero vivido.
    Ho sentito il gelo sfiorarmi con dita gentili.
    E' un ricordo o qualcosa a cui hai assistito?
    Se è un ricordo tu chi sei ? La giovane donna in azzurro o l'elegante signora?
    Mi hai fatto pensare che è troppo tempo che non vado in montagna.
    Questa panchina oltre ad accoglierci stimola le associazioni di idee.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, cara NonRomanticaNon!
      Non sai che piacere mi ha fatto leggere il tuo commento, un piacere grande perché le mie parole hanno suscitato in te delle emozioni e ti hanno irretito qui sulla panchina.
      Sì, è il ricordo di un momento lontano che ho vissuto allora, e rivissuto adesso, con un approccio alla vita che mi è proprio.
      Penso che interpretare il mondo in modo quasi poetico, cogliendone le sfumature, aiuti a vivere meglio e in serenità.
      Delle due donne io ero la più grande, ma non ero la madre della più giovane. Avevo otto anni più di lei.
      Se senti la panchina accogliente e stimolante, torna ancora in questa oasi virtuale.
      Ci sono molte altre cose interessanti che ci possiamo raccontare.
      E, se ti va, condividi pure il blog e le sue pagine!
      Ti ringrazio ancora e spero di ritrovarti presto, qui sulla panchina.

      Elimina

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