Eccoci ancora insieme!
Lontano dalla panchina s’intuisce pioggia e gelo.
La città è semideserta. Niente turisti.
Negozi chiusi. Molti. Non sempre per ferie.
La pioggia continua a scendere.
Monotonia e tristezza tentano di insinuarsi tra le pietre antiche.
Intorno alla panchina, però, tutto è ovattato e confortante.
I miliardi di parole potenziali che galleggiano nello spazio e nel tempo non aspettano altro che trasformarsi in pensieri meravigliosi, in realtà anche virtuali che incanalino sensazioni, umori, sentimenti.
È questa un’opportunità meravigliosa per vivere il “se stessi” come la cerniera della realtà, il punto in cui tutto, invece di trasformarsi in male, può brillare di bene e di buono.
Forse è per questo che la pioggia richiama lentamente altri scenari umidi, bagnati.
Li concretizza intorno alla panchina.
Scorre appena l’acqua del Grande Fiume. Si è appena frazionata nei tanti bracci che la portano al mare. Ha raggiunto i mille rivoli più piccoli, si è insinuata tra i folti canneti che confondono il paesaggio.
L’acqua regna sovrana in tutte le sue forme... scorre verso il mare quasi invisibile quella dolce che viene dai ghiacciai eterni, sciaborda quella salata nell’incontro finale, brilla in mille gocce sulle erbe dei canneti, evapora in particelle infinitesimali a formare la nebbia più tenera che si possa immaginare, scende delicatamente in pioggerellina dal cielo di grigio infinito.
Sul barcone incediamo nel canale verso il mare.
Salta un rospo tra le canne.
Su una specie di tronco annerito un gabbiano mi guarda. È enorme, visto così da vicino. Le sue zampette palmate colorano il grigio.
Poi si alza in volo e raggiunge il cielo.
Più in là ecco scendere un airone cinerino.
Infila ghiotto il lungo becco nell’acqua e ne esce con un pesciolino.
Un guizzo e il pesciolino raggiunge nuovamente la sicurezza sul fondo del canale.
Intorno a noi c’è pace e poesia.
I mille suoni dell’acqua intonano un concerto che entra nell’animo con naturalezza.
Richiama archetipi atavici. Infonde benessere e serenità.
Chiudo gli occhi senza volere. Il tempo è lo spazio si dilatano.
Sono altrove, in un altrove profondo, in un mondo in cui, puntino infinitesimale, mi sento parte della grandiosità dell’universo.
Sono appagata di aver vissuto questi momenti di sospensione con voi, che vi siete avvicinati alla panchina in punta di piedi.
Vi ho sentito integrati in questo mondo di parole che sanno trascinare nello spazio confortante delle immagini eterne.
Anime belle, tornate ancora, qui sulla panchina, ad allenare i muscoli della mente e del cuore!
Io sono sempre qui, ad aspettarvi!
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Per allenare i muscoli della mente e del cuore
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