Intorno alla panchina quest'oggi si respira una certa lentezza che imbriglia i pensieri prima ancora delle azioni.
È bella questa calma insolita.
Posso attendere. Non c'è fretta.
Ed ecco che intorno a noi il paesaggio si anima.
La luce soffusa si è intensificata.
Mi arrivano profumi che sanno già di primavera.
Una lieve brezza mi sorprende, insieme al ricordo che mi riporta.
Ora ci sono proprio dentro.
Un paio di giorni fa mi sono seduta in Piazza San Salvatore a catturare un timido raggio di sole.
La panchina rossa se ne stava lì seria e muta.
C'era ancora l'albero di Natale con le sue scarpine rosse dal tacco altissimo… venti?
È proprio vero! Se si vuole, una panchina qualsiasi può creare vita e gratificazione.
È bastato che io mi girassi verso due signori che mangiavano un panino, in evidente pausa pranzo.
Un commento ad alta voce ed eccoci a parlare di argomenti importanti che fanno fare un passo avanti nelle relazioni e nel pensiero.
Dall'albero erano scomparse parecchie scarpine rosse… forse prese da qualcuno come ricordo?
In effetti erano proprio delle belle scarpine e capisco che abbiano potuto attrarre l'attenzione di molti.
Inevitabile puntualizzare qualche idea intorno alla violenza sulle donne.
E questo è stato già molto.
La parte più interessante del ricordo, tuttavia, non è questa.
Quel giorno ho incontrato anche due giovanissime ragazze che mangiavano una focaccia farcita dopo la scuola, prima di tornare a casa.
Erano davvero giovani, al primo anno del liceo di scienze umane.
Ho coinvolto anche loro nella conversazione con leggerezza e loro si sono lasciate trascinare, anche con un certo piacere.
Le due non si erano neppure accorte che ci fosse una panchina rossa diversa dalle altre, una panchina con una targa che forse voleva comunicare qualcosa.
È stato molto bello avere uno scambio con loro, parlare semplicemente, ma anche gettare in loro un piccolo seme da far germogliare.
È stato uno scambio alla pari, infine.
Una si è ricordata che delle panchine rosse aveva sentito parlare quando ne era stata posizionata una dalle parti di casa sua.
L'altra ha riconosciuto che della condizione lavorativa della donna nel passato ne aveva studiato a scuola.
C'era grande interesse nel poter parlare con me “seriamente” di argomenti “seri".
I loro occhi brillavano.
Gradualmente si erano trasformate e cercavano di seguire ciò che andavo tirando fuori dal cilindro, relazionandosi con me al meglio.
Non erano annoiate. Non cercavano di fuggire.
Mi hanno ringraziato del tempo, breve, che abbiamo trascorso insieme.
A me hanno dato molto.
È stato oltremodo gratificante constatare che c’è sempre una parte bellissima nei giovani, che è compito anche di noi adulti tirare fuori, portare allo scoperto e far brillare.
Quei dieci minuti trascorsi creando relazioni sono stati utili per tutti.
Per quel che mi riguarda, hanno dato valore ad un'intera giornata.
C'è una grande luce ora intorno a noi.
È tempo di lasciare la nostra panchina delle parole e dei pensieri e di rientrare nel mondo reale.
Alla prossima!
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Per allenare i muscoli della mente e del cuore
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