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domenica 14 luglio 2019

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Una donna e un uomo














Buongiorno!
Intorno alla nostra panchina il clima domenicale e sereno che si respira oggi è proprio ideale per affrontare un argomento che vedo girare già da un po' di tempo, in una baraonda di parole che si rincorrono senza mai realmente aggregarsi.
Adesso le voglio fermare.



Anche durante gli incontri de “La Panchina“ a Lucca, abbiamo spesso indagato il rapporto che intercorre tra una donna e un uomo, nella vita di ogni giorno e negli ambiti più diversi.
In questi giorni mi è capitato di leggere l’ultimo libro di una giornalista e conduttrice televisiva, nel quale l'autrice indaga per un attimo come negli anni il rapporto uomo-donna si sia evoluto.
In meglio? In peggio?

È noto a tutti come fino a meno di cinquant'anni fa, la donna abbia vissuto un ruolo satellite rispetto al mondo maschile, che la relegava a moglie e madre senza diritti e con un milione di doveri.
A parte il corredo e la dote, che si doveva portare per poter esser presa in moglie, mi colpisce sempre l'iniquità del fatto che l'uomo potesse vivere impunemente avventure continue, tradimenti, convivenze parallele, il tutto sostenuto dal pensiero comune e dalla legge.
Al contrario veniva punito severamente l'adulterio della donna che subiva un vero e proprio ostracismo.
E che dire della sottomissione che la donna doveva vivere in famiglia, anche quando il marito era violento e magari alzava spesso il gomito?

Con la riforma del ’75 venne finalmente sancita la parità tra uomini e donne, con eguali diritti e doveri.
Che senso di grande libertà!

Ricordo che entrai nella pubblica amministrazione nel ’76 con il cognome di mio marito – si sa che in questo ambito i cambiamenti vanno a rilento – e, anche se dopo parecchio tempo, recuperai il mio come ormai previsto dalla legge.

Nel libro cui accennavo, si faceva notare come dopo l'euforia del cambiamento, in cui le donne rifuggivano dal matrimonio, si univano ad un “compagno” - e aggiungo io, lo cambiavano spesso -  l'amore era libero, l'universo femminile si è nuovamente trasformato.
L'autrice rileva che oggi le donne sognano di nuovo il matrimonio, l’abito bianco, l'uomo forte, lasciano il lavoro o non lo cercano, per tornare ad essere solo madri e mogli, peraltro dipendenti dal marito, come avveniva un tempo.
Dunque, dove sta la verità? Cosa è accaduto? Cosa è andato storto?

Io penso che sia necessario ripartire dai protagonisti,  un uomo e una donna, che sono molto diversi per caratteristiche precipue, con archetipi interiori che governano pulsioni di cui il livello cosciente a volte neanche si accorge.
La donna minuta e delicata che suscita nell'uomo senso di protezione.
L'uomo forte e coraggioso che appare appetibile alla donna come padre per la propria prole.
La donna che allatta e cura i piccoli, l'uomo che la difende e cerca il sostentamento.
Si fanno giri sempre nuovi e sempre più ampi, ma alla fine è sempre lì che si ritorna. 

Il sogno dell'abito bianco e della cerimonia… le ragazze tornano a volere tutto questo. Perché?
Bene, che dire?
Io credo che sia il fascino della celebrazione, della festa, della cerimonia che rende protagonisti e rassicura con le regole e i riti che portano con sé.
Allora cosa serve veramente tra una donna e un uomo?

La visione moderna, ma anche quella più antica, vede due individui diversi che si completano a vicenda.
Hanno attitudini, interessi, capacità, ruoli differenti, ma non ce n'è uno che vale più dell'altro.
Sono entrambi indispensabili all'evolversi del contesto sociale, influendo anche sulle relazioni all'esterno del gruppo familiare.
Non è importante il nome - moglie/compagna o marito/compagno - ma la qualità della relazione.
Se non c'è voglia di prevaricare, se c'è educazione, se c'è amore reale e complicità da parte di entrambi, anche oggi tutto funziona.

Rimane la massa di uomini disorientati che non vogliono perdere i privilegi, che comprano l' “amore" con il denaro, che comprano donne sottomesse per povertà e cultura.
Rimane anche la massa di donne fredde e calcolatrici che hanno interpretato l'emancipazione femminile come una malintesa mascolinizzazione.

Si può fare macchina indietro, recuperando la propria interiorità, la cura e la crescita del proprio io, imparando a scegliere con la propria testa senza lasciarsi trascinare da niente e da nessuno - siano gruppi, mode, luoghi comuni – acquisendo quella sicurezza che consente di accettare la sconfitta e l'abbandono e promuove il cambiamento.


Grazie per questa lunga chiacchierata insieme.
Continuiamo ad allenare i muscoli della mente e del cuore!





       

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