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mercoledì 13 febbraio 2019

Tag:

Raccontarsi











Buongiorno, amici cari!

Ed eccoci già al 13!
Anche il mese di febbraio incede a passi da gigante.
Tra una chiacchiera spolverata di zucchero e un corso mascherato, il nostro tempo scorre così velocemente che quasi non ci si fa a stargli dietro.

Allora non perdiamone altro ed entriamo nel nostro mondo magico ove i pensieri si affinano e diventano realtà.
Come al solito vi vedo arrivare alla spicciolata, rispettosi, quasi timidi.

Qui si sta veramente bene, anche senza pronunciare parola.
Tanto di parole ce ne sono a milioni, girano e ci corteggiano senza posa e solo a guardarle inducono in noi un sacco di nuove idee.

Per quel che mi riguarda, oggi mi colpisce la parola racconto, ma anche raccontare e raccontarsi.
Sempre più le esperienze recenti mi confermano il grande bisogno che hanno le persone di recuperare i lontani vissuti per renderli attuali e trasformali in materiali di scambio.
E' attraverso questo processo che l'ansia si placa, il disagio o il dolore vissuto si attenua e la parte più bella riemerge e si consolida come bellezza consolatoria.

Certamente l'ascolto, la capacità di ascolto di coloro cui la narrazione è dedicata, risulta ancora una volta indispensabile.
E dove meglio che intorno alla nostra panchina è possibile fare questo?

Allora provo a chiudere gli occhi e a cogliere quello che emerge in questo momento dai miei vissuti.
Sarà. che qui si sta proprio bene, ma quello che mi torna in mente è un momento di bellezza e di puro piacere.
Mi torna in mente spesso. Chissà se ve l'ho già raccontato?!
Tuttavia è per me cosi importante, perché mi spiega che l'influenza della Natura su di me é sempre stata molto forte.

Ero in prima media ed era il tempo delle gite scolastiche.
Per approfondire lo studio della civiltà romana, come prevedibile, ci condussero a visitare prima il Museo della Civiltà Romana, appunto, e poi gli scavi di Ostia Antica.
Tutto bello, tutto bellissimo e interessante.
Già il verde in cui erano immersi gli scavi mi aveva intrigato.
Sembrava uno scenario scelto ad hoc e mitigava il caldo già torrido in quella giornata di maggio.
Quando risalimmo sul pullman eravamo stanche e accaldate. 
Per inciso mi sovviene che in quel periodo c'erano ancora classi tutte femminili e classi maschili.
Quale non fu la sorpresa della visione finale quando, dopo aver percorso un lungo viale alberato, giungemmo alla presenza del mare!
Dall'alto del pullman la possibilità di spaziare lontano con lo sguardo, ci regalò uno dei più bei quadri mai allestiti dalla natura.
Ce l'ho ancora intatto qui davanti agli occhi.
Furono i colori a sorprendermi, la luce indescrivibile, lo spazio libero di sabbia e di acqua e di cielo a perdita d'occhio.
Che emozione! E' ancora tutta intatta qui dentro di me.

Il mare è un luogo che io frequento abitualmente, ci ho vissuto per anni e ancora ci abito per periodi molto lunghi, ma mai più ho vissuto un'emozione così significativa.

Fu forse l'età, forse il momento, forse la mia predisposizione a godere delle armonie del creato. 
Certo è che tutti noi, sempre, dovremmo imparare a riconoscere ciò che ci fa stare bene e conservarlo come un bene preziosissimo da riutilizzare nei momenti più bui o da condividere con gli altri.


L'avete vista la mia immagine? Spero proprio di sì.
Spero vivamente di esserci riuscita e di aver spolverato un pochino il mondo presente di una luce che solo a certe età si può cogliere pienamente.

Alla prossima!
Grazie per essere stati con me.
Tornate ancora qui ad allenare i muscoli della mente e del cuore!









About La Panchina

Per allenare i muscoli della mente e del cuore

4 commenti:

  1. Anche io ho un ricordo speciale che tu hai fatto scaturire dalla mia memoria che oggi, con tutte le novita che si avvicendano e colmando ogni momento non permettono divagazioni e rallentamenti. Ero, come gia da piu anni in estate, in un elegante, grande e ben curato campeggio a Baia Domizia. All'alba, quando tutti gli altri dormivano, io e mio figlio dodicenne , ancor pieni di sonno,eccitati e complici, andavamo silenziosi sulla grande umida spiaggia e sulla riva del mare calmo per la bassa marea scrutavamo avidamente l'acqua cristallina e ferma in cerca di ombre e forme. Anticamente su quel tratto di mare avevano transitato le navi olearie romane trasportando anfore colme d' olio verso lidi lontani. Ebbene, sicuramente alcune di esse dovevano aver fatto naufragio nei paraggi perche tra la sabbia appena sotto il pelo dall'acqua spuntavano, a ben guardare ( e l'occhio nello scrutare attento si affinava man mano con sempre maggior acutezza), pezzi bruni di tutte le forme e grandezze. Tesori venuti alla riva dal moto delle onde che battono i fondali e trascinano scompostamente tutto ciò che trovano. Sollevano sabbia, scuotono alghe trascinano conchiglie e spingono pesci e mille altre creature.

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  2. Li,li,guarda, dicevo. E il mio ragazzo si immergeva pronto per poi riemergere con un reperto sempre più speciale.Tornavamo con una busta pesante, umida e preziosa, molto stanchi ma estremamente felici e soddisfatti. La tenda calda ci accoglieva nuovamente per riposare ancora un poco le membra affaticate e placare il fervore della ricerca...prima dell'ardore accecante del nuovo giorno di sole.

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  3. Sono sempre stata una esploratrice della vita e dei suoi tesori, anche se, in verita.... non mi sono mai chiamata Samantaha.

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  4. Cara Elisabetta, è stato molto bello rivivere con te questa bellissima avventura.
    Delizioso il contesto che ho immaginato... spazi liberi, tenui i colori, assenza di elementi umani di disturbo, emozionante il rapporto complice tra madre e figlio, intrigante il sapore del tempo evocato.
    Davvero una tenera storia!
    Grazie per averci regalato questa stimolante opportunità.
    Torna ancora a sederti sulla nostra panchina.

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