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mercoledì 6 febbraio 2019

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Gilgamesh: della vita eterna e dell'eterna giovinezza












Direttamente dalla pagina "Insieme - Thinking Room 2", ecco l'immagine di Gilgamesh, un Gilgamesh infantile, ma di grande potenza espressiva nei colori e nelle espressioni, ma anche nella decorazione.
Immaginatelo di grandi dimensioni....  occupava un'intera parete!



E poi, sull'altra parete,  il racconto completo del mito

Buongiorno, amici de "La Panchina"!
Anche oggi sono riuscita a trovare un po' di tempo per venire qui e stare insieme.  Ne sono proprio contenta!
Sarà perché fa freddo, sarà perché questo tempo richiama l'atmosfera dei miei lontanissimi giorni di scuola, sarà come sarà, ma questa storia mi ritorna in mente ancora e ancora.

Dunque, voglio fare qualche riflessione anche con voi, qui intorno alla nostra panchina.
Vediamo.

È bello ripercorrere insieme questo mito rapidamente, anche nella successione dei fatti, perché forse non lo abbiamo molto presente in questo momento.
Non credo sia tempo perso.
Ne vale la pena in quanto, a me sembra, è ancora attualissimo.
Esso può avere anche oggi un grande fascino sull'uomo, che da sempre si pone il quesito di cosa ci sia dopo la morte e da sempre ha ricercato modi e mezzi per continuare a vivere, aspirando e sperando in una vita eterna.

All'inizio Gilgamesh, re di Uruk, è uno spietato tiranno, che strema il popolo per costruire le mura a difesa della città. È anche un uomo molto solo.
Gli dei creano Enkidu, un essere selvaggio e primitivo, che vive con gli animali.
Sedotto da una fanciulla, quest'ultimo perde il contatto con gli amici animali, così segue la donna nella civiltà.
Qui incontra Gilgamesh e combatte con lui.
Lo supera nella forza, ma ne riconosce il valore del pensiero.
I due diventano amici.
Insieme partono per una grande impresa. 
Entrano nel Foresta dei Cedri (odierno Libano) e sconfiggono il mostro Kumbaba, che ne sta a guardia.
Questo fa arrabbiare gli dei che proteggono Kumbaba
Inoltre, la dea Ishtar, respinta da Gilgamesh, invia sulla Terra il Toro Celeste. 
I due riescono ad ucciderlo.
Allora Ishtar lancia una maledizione e Enkido muore.
Gilgamesh non sa darsi pace e inizia un lungo viaggio per raggiungere i confini del mondo dove vive Utnapishtim, unico uomo immortale, per scoprire come trovare la vita eterna. 
Supera la montagna degli uomini-scorpione e attraversa il Mare della Morte, ma fallisce la prova di restare sveglio per una settimana.
Allora Utnapishtim gli indica dove trovare la "pianta della giovinezza", ma sulla via del ritorno, mentre si disseta ad una pozza, un serpente gliela mangia, ringiovanendo immediatamente e cambiando pelle.

Spesso, anche e non solo nel contesto de "La Panchina", questo argomento ritorna fuori prepotentemente.
Qualcuno ha pudore ad introdurlo, qualche altro lo cela sotto un velo di depressione o di spavalderia, magari di cinismo, altri ancora lo affidano ad un credo più o meno religioso.
Eppure frequenti sono le occasioni in cui le parole si mettono in fila da sole e formano mille domande a cui non è affatto facile dare una risposta.

Con tutta la nostra razionalità, con la scienza che progredisce senza sosta, con tutti i credo religiosi oggi pienamente alla ribalta sul web, ogni uomo nel profondo di se stesso continua a traballare, incapace di cogliere la natura del suo disagio, confuso nel non trovare risposte pienamente consolatorie.

Una cosa è certa: la speranza di una vita eterna ha sempre accompagnato il cammino dell'uomo, fin dalla notte dei tempi.
Questo mito, come altri simili, ne è un'ulteriore testimonianza.

Interessante è questa ricorrente idea di viaggio, lungo una vita, con tante tappe da raggiungere per andare oltre.

Quindi la storia non è soltanto il racconto da ascoltare in un piacevole momento, ma potrebbe essere una metafora della nostra stessa vita, un piccolissimo faro che ci dà qualche indicazione per proseguire.

Ho pensato spesso che il malessere dell'uomo di oggi nasca sostanzialmente da questo, dal non approfondire queste esigenze del pensiero e del cuore, a vantaggio di apparenti miraggi di oggetti concreti.
Insomma non basta avere, ma è urgentemente necessario essere.
E, per essere, è indispensabile intraprendere un viaggio interiore fin da piccini che ci trasformi dall'essere forza, muscoli e egocentrismo in ragione, pensiero, emozioni, puro spirito.
E non importa se non troveremo risposte generalizzabili e definitive.

Mi piacerebbe molto conoscere il vostro sentire, carissimi amici de La Panchina! 

Se volete partecipare al dibattito, esprimete pure il vostro parere e ricordate che io vi aspetto sempre nel nostro mondo di parole, per allenare i muscoli della mente e del cuore!








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Per allenare i muscoli della mente e del cuore

6 commenti:

  1. Cara Elisabetta, grazie di essere qui.
    Concordo su tutto quello che magistralmente hai messo in evidenza... sui miti ricorrenti, sugli eroi con caratteristiche simili, sulla continua dualità del bene e del male e non sto qui a ripetermi ancora.
    Quello che mi interessa molto sottolineare è quel quid di energia interiore, quel pensiero che via via si fa più puro, anima o spirito o soffio vitale che sia, il quale ci avvicina certamente a quello che l'uomo definisce divinità.
    Colgo dalle tue parole la certezza di una vita altra che va sicuramente oltre la materia. Io ne ho la speranza e il desiderio.
    Importante, fondamentale, resta per me questa parte impalpabile, questa parte eterea di noi, che nel mondo reale non sempre viene riconosciuta, curata, educata... e "La Panchina" è qui che si inserisce con la speranza di mitigare l'ansia e il senso di inadeguatezza che troppe persone dicono di vivere.

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  2. Elisabetta Tuccimei, ho riportato qui il tuo commento, al quale avevo dato risposta, in quanto inavvertitamente mi si era cncellato.❤

    Per i grandi interrogativi dell'uomo sono nati in ogni luogo della terra i miti. Quasi tutti hanno una radice comune, seppur nati ad enormi distanze, a sottolineare le stesse paure ,gli stessi desideri e aneliti di tutto il genere umano, dai primordi a tutt'oggi. Primo tra tutti i quesiti essenziali il mistero della morte ..poiché è nella vita la possibilità di agire, conoscere provare piacere,mettersi in gioco ,superare le difficoltà, raggiungere i personali obiettivi con l'intento prepotentemente innato di saziarsi di tutto ciò che offre questa nostra terra. Nel mito di cui sopra si ripercorre la simbologia cristiana del paradiso perduto, la discesa dell'uomo nel duro mondo della dualità, la scoperta dell'amicizia e dell'amore e la successiva perdita e sofferenza. Ecco dunque la necessita di capire le ragioni dell'essere avente, come ogni cosa esistente, un principio, uno svolgimento e una fine...ineluttabili. non esiste l'acqua della giovinezza e cio che si perde non puo ritrovarsi tale e quale. Ma se la materia é corruttibile, finita, in scadenza ,si sa pero che tutto si trasforma e rientra nel ciclo.non basta questa certezza, comunque, ad appagarlo, 
    a renderlo tranquillo e sereno.Viene in soccorso allora la'scoperta ' sbalorditiva di un quid che rende simili agli dei e si chiama anima.l'anima è immortale e via via purificata... può riconquistare il Paradiso.
    Il serpente beve la speranza di eternità dell'uomo di carne ma nulla può sull'uomo di spirito che raggiungera cosciente le vette dell'immortalita.

    RispondiElimina
  3. Dicevo: 'non esiste l'acqua della giovinezza' ma.... qualcosa di più impalpabile si può avvertire e ci accompagna negli anni come un paio di occhiali magici che ad ogni cosa danno senso e sostanza : la curiosità e l'innocenza, lo stupore e la meraviglia,la nostra parte bambina. Se per caratteristica personale innata o affinamento del sentire,costruito via via con le esperienze vissute,questo prezioso dono ci rende possibile notare,apprezzare, assaporare e vivere le mille sfumature dell'esistenza; ne nasce un senso di appagamento costruttivo e sereno, una fiducia nel bene e una tensione alla bellezza e alla giustizia e su tutto la vera preghiera che è la gratitudine.

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  4. Mi sento di sottoscrivere tutto, parola per parola!
    Grazie per l'interessante analisi, Elisabetta!

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    Risposte
    1. Grazie a te Vanina per l'interessamento, è un piacere poter scrivere in questo blog

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