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martedì 9 aprile 2024

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Malinconia



Francesco Hayez - 1840-41 - Pinaoteca di Brera


Malinconia



Oggi è domenica. Almeno oggi. Dovevo assolutamente trovare un po' di tempo per me. Così mi sono seduta con calma sulla panchina, sorda ad ogni richiamo e ad ogni altro dovere. È parecchio tempo che non lo facevo in questo modo ed oggi ne ho sentito la necessità impellente, un'esigenza che è cresciuta in me pian pianino in questi ultimi giorni.

Non so se accade anche a voi, ma quando un argomento mi colpisce comincia a girarmi e rigirarmi nella testa finché non lo ascolto e non gli do respiro in qualche modo. 
Sono passate da poco le festività pasquali ed è proprio in questa occasione che i commenti delle persone che ne sono scaturiti mi hanno sorpreso e in qualche modo meravigliato. Mi hanno raccontato molte persone, infatti, che l'emozione che hanno più spesso vissuto è stata quella della malinconia e la cosa mi ha sorpreso davvero.
È evidente da questo, che non si riesce a fare un vero passo avanti nell'evoluzione delle tensioni che abbiamo dentro di noi, cosa che invece dovremmo fare regolarmente nella nostra vita per cercare di vivere in modo equilibrato. Credo sia per questo che ci lasciamo condizionare e viviamo molti momenti tristi che forse potrebbero essere mitigati.

Per il momento sono qui seduta in un ambiente meraviglioso e amico, quello delle parole che consentono, attraverso i pensieri e le emozioni che evocano, di riaggiustare e vivere realtà più armoniche, che possiamo costruire noi e di cui potremmo godere in piena libertà.
Per quanto mi riguarda, l'ambiente intorno a questa panchina ha già l'armonia che mi fa stare bene. Io sono un amante della Natura, una Natura amica che mi consola e, mentre le parole danno forma alle mie emozioni e ai miei pensieri, intorno a me è sbocciata gradualmente una primavera fantastica, credo inimmaginabile nella realtà per la grande quantità di colori, di sensazioni piacevoli, di verde, di fiori, di zefiri, di suoni forse impossibili da udire, appunto, nella realtà.
Sarà perché in un recentissimo passato sono tornata ad entrare nel dipinto "La Primavera" di Botticelli, ma tutto il romanticismo sognato da giovanissima mi ha raggiunto qui intorno alla mia panchina di adulta.
Sì, sono sola al momento, ma le mille parole udite in questi giorni cominciano a materializzarsi intorno a me. Quella che vuole entrare per forza nel retino magico di questo ambiente è comunque la parola malinconia. Strano, eh? In un luogo così ameno è per lo meno strano che una parola con contenuto piuttosto negativo emerga così prepotentemente.

Ho percepito questa sensazione, o meglio questa realtà che molte persone vivono nei giorni di festa, durante un incontro settimanale de "La Panchina" di Lucca. Come momento introduttivo, infatti, abbiamo raccontato i nostri vissuti durante le feste pasquali e, al di là delle diverse sfumature che ognuno di noi ha incontrato, si è toccato con mano l'emergere di un contenuto di malinconia molto spiccata.
Evidentemente la non rispondenza della realtà alle aspettative... Ma perché? Possibile che alla maggior parte delle persone siano capitate tutte cose da vivere non interessanti o addirittura tristi in questi giorni? Si sa che anche nei giorni di Natale, per il proprio compleanno e per altre occasioni di festa, il fenomeno tende ad essere presente.

Qui seduta sulla mia panchina mi chiedo cosa si potrebbe fare per gestire questa malinconia che in fondo amareggia un tempo che potrebbe essere se non pieno di felicità almeno neutro. Mi ha colpito che addirittura qualcuno dei presenti non voleva quasi cominciare a parlarne per il dolore che questo argomento le provocava.

Mentre penso e mi concentro, l'ambiente intorno a me è cambiato. Ora sono sulla spiaggia... vedo il mare. Ci sono molte persone intorno ma non vicino alla mia panchina. Il venticello è dolce e crezzevole e il sole mi dà una sensazione di grande energia e piacevolezza.
Una capinera zampetta ai miei piedi. Sta cercando qualche briciola o forse è venuta a salutarmi. Io sto proprio bene. In questo ambiente vedo la vita molto positiva, non riesco a lasciarmi coinvolgere dagli aspetti negativi che pure ci sono, perché è impossibile per l'uomo non incontrarne.
È qui che cerco di capire perché le persone che erano con me si siano sentite catturare dalla malinconia quando la gioia avrebbe dovuto essere più grande.   

Allora mi torna alla mente che una delle spiegazioni che mi è stata data è il fatto del tempo che scorre e cambia il modo di vivere di ogni persona.
È vero. Ci si accorge che il fare diventa più pesante e non si riesce più a fare tutto ciò che si faceva quando si era più giovani.
Inoltre il fatto stesso di dover rinunciare ad essere in qualche modo protagonisti può fare male ulteriormente e, a questo punto della vita, ci si può sentire inutili, seppure adesso dovrebbe essere più bello osservare e di conforto il non avere più niente da fare di materiale. In fondo si potrebbe cogliere ogni sfumatura e godere di ciò che accade. Saremmo protagonisti in modo diverso, guardando dall'alto della nostra esperienza.

Per qualcun altro c'è il fatto di non avere più tante persone care vicine: sono andate via a poco a poco e il vuoto lasciato non è stato mai colmato nemmeno da pensieri e parole di consolazione. È qui, invece che si può e si deve lavorare, scendendo e scendendo ancora quelle scale dentro di noi che ci fanno ritrovare i nodi da sciogliere per ristabilire un nuovo equilibrio.

Per altri è stato malinconico aver lasciato anche solo per il tempo di un pranzo i propri affetti per trascorrere un momento da soli, con amici e in altri luoghi, facendo emergere una grande dipendenza affettiva dalle persone a cui sono legati.

Non è facile muoversi nei  meandri di questo argomento, lo potete capire dall'esposizione con cui ve ne sto raccontando alcuni aspetti.
Quello che penso è che ognuna di queste situazioni, ed altre che adesso non ho citato, non sono state mai risolte con un'elaborazione personale in cui ci si potesse fare una ragione delle cose ineluttabili accadute, di essere più grandi, più adulte e coinvolte in un modo tutto nuovo.
L'aver lasciato lungo la strada tante tante persone, anche più giovani e magari anche bambini, è cosa inevitabile e in qualche modo va elaborata come qualcosa di fatto, di risolto, quasi di un arrivo.
È ovvio che i genitori non ci sono più ma non possiamo vivere pensando a loro in uno stato di malinconia. Dovremmo cercare di arrivare a vivere questi ricordi in funzione di positività per quanto ci hanno dato nei momenti in cui siamo stati insieme ed accettare che ora siamo noi gli adulti e non dobbiamo sentirci tristi per questo. Anzi.


Edvard Munch





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