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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Insieme - Creiamo una fiaba? 5








Anche se la situazione non è molto cambiata e pochi di voi hanno partecipato nel creare una fiaba insieme, io ci riprovo fiduciosa ancora una volta.
Sarei davvero contenta di confrontarmi con voi. 
Vi prego di buttarvi. 
Potreste scoprire che è davvero divertente!


Dunque cominciamo un'altra bella fiaba, non solo per i nostri bambini, ma anche e soprattutto per noi!
Infatti, continuo ad essere convinta che le fiabe, lungi dall'essere sciocche,  siano un toccasana per tutti e sappiano ben allenare i muscoli della mente e del cuore.




🐦🐥🐦🐥🐦🐥🐦🐥🐦🐥🐦🐥


C'era una volta...


C'era una volta un uomo così alto e così grosso come non se ne erano mai visti.
La sua ombra riusciva a oscurare la luce del sole per uno spazio tanto grande che la gente credeva che il sole non fosse sorto quel giorno o che fosse molto molto nuvolo da fare spavento.
Finché l'uomo non si spostava proseguendo il suo cammino e la luce solare non tornava ad illuminare uomini e  cose,  ogni essere vivente, donne e uomini, neonati e bambini, giovani e vecchi provavano un senso di grandissima paura e tremavano come foglie.
L'uomo alto e grosso non sembrava accorgersi del terrore che seminava lungo la sua strada. 
Guardava lo spazio illuminato davanti a sé  e non si accorgeva del buio fittissimo che si creava dietro di lui.


🐦🐥🐦🐥🐦🐥🐦🐥🐦🐥🐦🐥




Allora qualcuno mi aiuta a continuare?
Dai, non fatevi pregare!
Provare non nuoce...
Io sono sicura che lo troverete molto divertente!






14 commenti:

  1. Così nessuno si rendeva conto di ciò che realmente accadeva.
    La gente provava tanta tanta paura, ma non riusciva ad individuare il pericolo che la terrorizzava.
    E anche l'uomo alto e grosso, che continuava imperterrito a camminare verso la luce del sole, non se ne accorgeva o non se ne voleva accorgere.
    C’era certamente qualcosa di strano, di molto strano.
    Infatti, saltava subito all'occhio un altro grandissimo mistero di cui però nessuno aveva sentore.
    Infatti, nel buio totale, la gente che stava alle sue spalle non si rendeva neppure conto della presenza del gigante, mentre quella che si trovava davanti a lui non aveva il tempo di vederlo arrivare che già era stata superata e si ritrovava nel buio più fitto.
    Il vero mistero era come facesse quell’individuo a fare passi tanto grandi e con tale monotono impeto senza calpestare uomini e cose.
    Si sarebbe detto che con quella mole e con quella andatura avrebbe dovuto lasciare sul terreno morti e feriti, insomma avrebbe dovuto fare una vera e propria strage.
    Questo in realtà non accadeva, altrimenti tutti avrebbero saputo qualcosina in più sul perché fossero tanto spaventati.
    Trascorse in questo stato di cose un tempo piuttosto lungo.
    Difficile dire se fosse lungo davvero o lo sembrasse per il disagio che la popolazione viveva così intensamente.
    Sta di fatto che nei villaggi, nei paesi, nelle città non c’era più l'allegria e la spensieratezza di una volta.
    Si viveva semplicemente, con un peso grande sul cuore e nessuno più sorrideva.

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  2. Quel giorno, però, qualcosa accadde.
    Un fatto piccolissimo cui nessuno dette troppa importanza.
    La figlioletta di un fruttivendolo di paese, mentre tutti attendevano muti che sorgesse di nuovo il sole, si accorse di un piccolo bagliore che andava e veniva da un punto imprecisato molto lontano da lì.
    Vederlo e gridare emozionata fu tutt’uno per la bimbetta.
    “Mamma, mamma… guarda laggiù! Qualcuno sta facendo dei segnali! Guarda, presto! Oh, si è spostato… ora è lassù!”.
    Alla mamma e agli adulti che si trovavano con la piccola, al grido improvviso e certamente inaspettato, si gelò del tutto il sangue nelle vene.
    Cosa stava dicendo quell’impertinente di una bambina?
    Voleva forse metterli tutti in pericolo, ancora di più di quanto già in realtà non fossero?
    Mentre la strattonava anche con poca grazia, diciamo la verità, la mamma dette uno sguardo fugace intorno alla ricerca di quell'improbabile segnale che infatti non c'era.
    Erano ancora nel buio più totale e non c'era proprio niente da notare.
    Come al solito, il mondo si era fermato. Non si muoveva nemmeno una foglia.
    Tutti erano immobili e silenziosi, impauriti e tremanti, nell'attesa che ogni cosa tornasse alla normalità.
    Normalità… Già normalità…
    Normalità era una parola grossa, troppo grossa.
    Tutti sapevano benissimo che quella situazione si sarebbe ripetuta ancora e ancora, finché non avessero compreso cosa stesse realmente accadendo o fosse cessata da sola per volere di esseri e fatti che l’avevano determinata.
    Il problema era che nessuno di loro riusciva a darsi una qualche possibile spiegazione, quindi nessuno poteva trovare una benché minima soluzione per poter tornare da soli alla normalità.
    Brancolando in questa terribile bolla di non conoscenza che li terrorizzava, tutti pregavano in cuor loro che il pericolo passasse oltre e ne potessero uscire indenni.

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  3. E infatti la cosa andò avanti così ancora e ancora per tutta quella povera gente che si sentiva terrorizzata e impotente davanti a qualcosa di realmente incomprensibile.
    Non proprio per tutti tutti, a dire la verità, perché da quel giorno la piccola bimba, figlia del fruttivendolo, cominciò a vivere un’avventura fantastica tutta sua.
    Infatti nessuno aveva voluto darle retta quando aveva affermato di vedere dei segnali lontani che si spostavano in modo imprevedibile e questo era vero.
    Lei, però, era certa di quello che aveva visto. L'emozione le aveva accelerato il respiro ed era diventata tutta rossa per l'emozione proprio perché aveva sentito che ciò che avveniva era realtà.
    Così, ogni volta che il buio scendeva, lei cercava di osservare con attenzione e trepidazione quello che accadeva lontano lontano da lì… ma accadeva, ne era sempre più certa. Accadeva tutte le volte e lei scorreva quei segnali impercettibili con chiarezza.
    Il problema era che non riusciva a capire il loro significato, ma era certissima che ci fosse un significato da scoprire.
    Sentiva che in quelle lucine vagabonde doveva esserci un messaggio interessante, forse una spiegazione a tutto quello strano buio che aveva sconvolto la Terra.
    Sta di fatto che lei ora non aveva più paura, anzi quando cominciava a captare la danza dei segnali diventava addirittura euforica.
    Si sentiva così piena di aspettative che, invece di essere preoccupata per quel pericolo che incombeva sull'umanità, aveva una piacevole sensazione come se qualcosa di molto bello sarebbe accaduto di lì a poco.
    In famiglia nessuno si accorgeva di questo suo stato d'animo e la mamma continuava a strattonarla quando tentava di prendere la parola per spiegare cosa le stava capitando.


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  4. Ci fu un giorno, infine, in cui i segnali presero a modificarsi davanti ai suoi occhi.
    La bambina era molto eccitata, curiosa e assetata di novità.
    Avvertiva intorno a sé qualcosa di insolito.
    Era certissima e fiduciosa che qualcosa stesse cambiando in tutto quel tran tran quotidiano.
    Non riusciva a stare ferma tanta era l'eccitazione.
    Si muoveva insofferente vicino alla madre, rendendo la donna ulteriormente preoccupata di attirare l'attenzione di quel qualcosa di oscuro che li minacciava ormai da troppo tempo.
    Mentre la mamma cercava tenerla a freno abbracciandola, scuotendola, accarezzandola, sgidandola sottovoce, i piccolissimi segnali di luce di colpo si arrestarono.
    Anche la bambina si immobilizzò.
    Ecco… quello era il momento… ora… ora…
    Quel momento di vuoto le sembrò lunghissimo.
    Il buio era totale e ogni cosa sospesa nel tempo, immota.
    Proprio mentre stava per cedere alle lacrime, ecco che una lucina comparve nuovamente all'orizzonte.
    Immediatamente il punto luminoso cominciò ad ingrandirsi e ben presto assunse una forma cilindrica di discrete dimensioni… in avvicinamento... sempre più grande e sempre più luminoso.
    La bambina guardava rapita quell’oggetto abbagliante che aveva un che di affascinante, di ipnotizzante.
    Non riusciva a distoglierne lo sguardo.
    Pur così presa e attonita, non le sfuggiva una considerazione logica.
    C'era qualcosa che non andava, che non riusciva proprio a capire.
    Come mai la gente intorno a lei non dava alcun cenno di accorgersi di tanta magia?
    Che stava succedendo?
    Man mano che l'oggetto si avvicinava, un chiarore tremulo fece emergere i volti delle persone che la attorniavano silenziose.
    Fu sorpresa dalle loro espressioni attonite e terrorizzate.
    Sembravano statue di sale.
    Nel buio non se ne era mai accorta.
    Non ebbe troppo tempo per stare su a rifletterci.


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  5. D’improvviso un aria calda la ghermì.
    Le salì in un battibaleno dalla punta dei piedi a quella dei capelli.
    Si sentì galleggiare, una breve vertigine, poi più niente.
    Nel complesso stava bene e non aveva paura, ma guardandosi intorno si accorse che le persone impaurite erano scomparse insieme alla mamma che non stringeva più la sua mano.
    Quando la luce bluastra che aveva accompagnato la vertigine cominciò a diradarsi, la bimba si accorse di essere all'interno di un grande spazio cilindrico molto chiuso e piuttosto vuoto.
    Capì di trovarsi dentro l'oggetto luminoso che aveva visto avvicinarsi quando ancora era tra la gente terrorizzata dal buio.
    Un po' di timore lo aveva certamente, ma era tanto curiosa di assistere a uno spettacolo che, ne era certa, sarebbe stato straordinario.
    Era piena di aspettative e la voglia di sapere le girava e rigirava in ogni parte del suo minuscolo corpo.
    Tutto si svolse in una frazione di secondo perché immediatamente si sentì scorrere una parete che prima non si vedeva.
    Questa si spalancò su un altro spazio simile a quello in cui si trovava lei… ma da una porta, che doveva essere più immaginata che osservata, vide muovere verso di lei un “essere” davvero strano, una specie di lampione simile a quelli che illuminavano le strade dei paesi e delle città.
    In più aveva soltanto tre o quattro appendici sottili che forse erano piedi.
    Infatti su di essi si spostava come un polipo.
    Braccia non se ne vedevano, testa nemmeno, ma, proprio sopra al punto da cui partivano quella specie di tentacoli, c'era un pannello bombato dal quale si sprigionavano luci, lucine, guizzi, onde sonore, fischi e tremolii.
    L'istinto gli diceva di fare un salto indietro, ma la voglia di conoscere la fece rimanere lì, ferma e immobile come una statua.
    D'improvviso l'essere allapanato assunse una colorazione rossa che in un secondo passò dal tenue al rosso sangue forse un pochino più minaccioso.


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  6. Da quel momento in poi cominciò un carosello di luci e di guizzi indirizzati chiaramente a lei, un carosello davvero inimmaginabile che la lasciò a bocca aperta.
    Poi il lampione le si avvicinò ancora un pochino, illuminandola come fosse lei stessa una lampadina.
    Lei fece un piccolo passo indietro, ma con poca convinzione, perché quell’essere allampanato non le incuteva timore, anzi esercitava su di lei una strana attrazione.
    In quel turbinio di luci e guizzi che si accendevano e si spegnevano, si riusciva a cogliere di tanto in tanto come un volto velato, un'espressione che voleva comunicarle qualcosa.
    Era qualcosa di bello, comunque.
    Non esprimeva di certo pericolo o cattiveria.
    La bimba decise di fidarsi e sorrise a quello strano essere-lampione cercando di capire cose volesse dirle con quella danza luminosa.
    E, senza sapere come e perché, ebbe d'improvviso tutto chiaro.
    Era come se avesse imparato quella lingua fatta di luci e di pause buie in quattro e quattro otto.
    Comprese che quell’essere alieno aveva bisogno di lei nel mondo dal quale proveniva.
    Avrebbe voluto essere così gentile da seguirlo?
    Poteva aiutarlo a risolvere un grave problema che stava distruggendo i suoi simili?
    La bimba - forse era incauta? - non ci pensò però su a lungo.
    Sentì che doveva acconsentire e pensò di rispondere di sì.
    Non aveva nemmeno finito di scegliere la sua risposta che l'essere-lampione mostrò di averla già compresa.
    Infatti, percorse all'indietro sui goffi tentacoli lo spazio che lo divideva dalla porta invisibile dalla quale era comparso, invitando la bimba a seguirlo, cosa che questa fece, fiduciosa di scoprire qualcosa di fantastico.
    Varcata la soglia invisibile, in effetti, si ritrovò in un mondo di pura luce, mentre un fortissimo movimento rotatorio da sembrare alla fine immobilità prese a sollevare quella che doveva essere chiaramente una navicella spaziale.
    Che emozione!
    Dove si sarebbe ritrovata?


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  7. Trascorse un tempo-non tempo, che non avrebbe mai saputo descrivere, in cui rimase sospesa.
    Sapeva di esistere, ma non si sentiva.
    Sì, non si percepiva materialmente, ma aveva la certezza di essere in un altrove interessante anche se sconosciuto.
    La sensazione era davvero strana, stranissima, ma non era affatto spiacevole.
    Anzi si avvedeva di essere piena di positiva adrenalina e avvertiva grandi aspettative che non la spaventavano.
    Poi senza che se ne accorgesse, qualcosa cambiò.
    La luce si irradiò intorno, lo spazio immaginato si ampliò.
    Davanti a lei l'essere-lampione fece strada.
    Lei lo seguiva guardandosi intorno.
    Appena raggiunto quello che doveva essere uno spazio aperto, il lampione cominciò a dilatarsi, a crescere e a accrescere, a crescere ancora fino all'inverosimile.
    Adesso la bimba vedeva solo una piccola porzione del gigantesco tentacolo.
    Si arrestò per un attimo incerta, ma prima che qualche brutto pensiero la cogliesse, l'essere-lampione l’avvolse delicatamente con una di quelle pseudozampe e la sollevò ad un'altezza enorme, congrua però per poter avere un'idea di ciò che stava accadendo intorno a lei.
    Ora si trovava stretta contro il lampione che non era duro come aveva pensato, ma morbido ed elastico, quasi setoso.
    Si trovava proprio poco sopra quella specie di bottoniera da cui emanavano le mille luci e guizzi più o meno repentini.
    Tuttavia il vero spettacolo era intorno a loro.
    La luce era ancora più abbagliante di quella che aveva vissuto fino ad allora.
    Era come se fosse vicino al sole, ma la temperatura era molto gradevole, confortevole e rasserenante.
    In tutta quella luce e quella bellezza si stagliavano verso l'alto decine e decine di esseri-lampione, altissimi e lucenti!
    In mezzo a tutti ne spiccava uno ancora più alto e straordinario.
    Non riusciva a capire perché, ma la bambina comprese immediatamente che quello era il capo, quello che faceva la differenza, quello che comandava.
    Al suo cospetto tutti gli altri, di altezze e dimensioni le più diverse, perdevano di qualsiasi importanza.


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  8. In confronto a lui l'essere-lampione, che la teneva sospesa su un mondo incredibile, era molto molto più modesto.
    Sembrava un bambino al confronto con gli altri, poco più di un ragazzo, ma la bambina avvertiva tutta la sua fierezza davanti a quello che certamente era il capo di quella popolazione immersa nella luce assoluta.
    Era come se avesse compiuto la sua missione e ne fosse fiero.
    Attendeva la sua ricompensa… era palese.
    Sì, era di sicuro molto orgoglioso di aver condotto lei, una bimba terrestre, fin lì, lontano lontano dalla sua casa.
    Ancora, però, non le era chiaro il perché.
    Cosa avrebbe potuto fare lei in quel luogo dove niente era al posto giusto, dove tutto era stravolto e dove la luce era così intensa che faceva fatica a fermare da qualche parte lo sguardo, mentre la testa le girava come una trottola?
    L'unica cosa di cui era certa era che non correva alcun pericolo.
    Non c'era cattiveria o aggressività intorno a lei.
    È che la osservavano e la osservavano e la osservavano ancora.
    Da un lato questo le faceva piacere, dall’altro le procurava un vago disagio.
    Non comprendeva come potesse accorgersene, perché non c'erano occhi a guardarla né bocche sorridenti ad indicare le loro intenzioni.
    Solo bottoni, bottoncini e luci di ogni tipo ad animare la scena.
    Tuttavia lei lo sapeva.
    Il problema era afferrare cosa volessero da lei per averla condotta fin lì.
    Ed ecco… un crepitio di luci e di suoni da sembrare una sinfonia la fece immobilizzare per un attimo.
    Poi la bimba, in mezzo a tutti quegli stimoli gradevoli sì ma apparentemente caotici, strano a dirsi, colse l'essenziale.
    Non sapeva come, ma aveva compreso il messaggio.
    Forse comunicavano attraverso il pensiero mirato - gli venne fatto di pensare.
    Lo strano era come lei fosse stata in grado di decifrarlo.
    Ma tant'era.
    Nel comprenderne il significato sgranò gli occhi e sorrise.
    Chi l'aveva prelevata, come lei aveva immaginato, era un essere-lampione bambino.
    Avevano inviato un bambino in quanto più simile a lei.
    Avevano arguito che con lui lei non si sarebbe spaventata più di tanto e ne avrebbe meglio capito le buone intenzioni.
    La cosa che le fece sussultare il cuore, tuttavia, fu che ciò che volevano da lei era... la fantasia!
    Una cosa così semplice? Una cosina così piccola e insignificante?
    A pensarci bene come avrebbe fatto a trasmettere loro la fantasia?
    E se non ci fosse riuscita cosa sarebbe accaduto?
    Sarebbero stati ancora così dolci e gentili?

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  9. La bimba pensò che quel lampione-bambino era davvero carino, gentile e protettivo, gradevole alla vista più di quanto bastasse.
    Si accomodò nell'abbraccio setoso del tentacolo amico e scrutò ancora lo spettacolo di lampioni e di luce che andava in scena intorno a lei.
    La fantasia… sì, lei di fantasia ne aveva tanta, forse anche troppa, come diceva sempre la sua mamma.
    A dir la verità a lei non sembrava affatto, ma tutti la tacciavano di essere troppo fantasiosa, di viaggiare tra le nuvole e di fuggire dalle situazioni concrete appena appena ne scorgesse la possibilità.
    Non riusciva a comprendere perché tutti scuotessero la testa, quando lei in una melanzana individuava il corpo di una signora un po’ grassoccia e con un ritaglio di vecchia stoffa le acconciava un fazzoletto sul capo e un piccolo mantello al collo.
    Le pareva così scontato sfruttare la coroncina intorno al picciolo che sembrava proprio un collettino vezzoso. Come mai gli altri non se ne accorgevano nemmeno?
    Capitava pure che la sistemasse in un angolino vicino al vecchio baule, immaginando che fosse una bella signora in visita, e le parlava e le parlava, facendosi rispondere da lei le cose interessanti che voleva sentirsi dire.
    Pensò a tutto questo in una frazione di secondo perché adesso quello che la preoccupava un po’ era come gli esseri-lampione avrebbero fatto a prendersi la sua fantasia…
    E poi, cosa ci avrebbero fatto con la fantasia di una sola bambina numerosi come erano?
    Ed anche, a cosa sarebbe servito acquisire la capacità di vestire una melanzana come un’elegante signora o come una vecchina?
    In quella si accorse che stava ricevendo di nuovo informazioni fresche da quella comunità di esseri che sembravano leggerle nel pensiero.
    Aveva la sensazione che quelle informazioni le giungessero, chissà come, dal lampione-capo che le si era ulteriormente avvicinato.
    Sentiva la parola fantasia girare e rigirare nella sua testa come dotata di una forza propria che le impediva di fermarla da qualche parte.
    Intanto in qualche modo le veniva comunicato che senza di essa non solo non ci sarebbero state più fiabe e gratificanti giochi fantastici, ma neanche la scienza sarebbe potuta andare avanti nella ricerca dei principi che governavano l'intero universo.
    Così, poiché loro avevano smarrito la fantasia, non avevano più la possibilità di progredire e avrebbero potuto soccombere per questo. La loro civiltà sarebbe stata spazzata via!
    La bimba trovava tutte quelle informazioni difficilissime da comprendere, tuttavia ne avvertiva l'importanza.
    Era chiaro che per quegli esseri ritrovare la fantasia fosse realmente indispensabile.



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  10. E infatti si davano un gran da fare a cercare di renderle comprensibile quello che volevano da lei, quello che sarebbe accaduto da lì a poco.
    Essi parlavano di scienza e insistevano su questo, ma lei non sapeva nemmeno bene cosa fosse la scienza.
    Forse poteva avere un'idea vaga di cosa fosse la fantasia, visto che spesso si sentiva dire che ne aveva troppa, soprattutto quando seguiva i suoi pensieri e si metteva a parlare da sola immersa nelle sue vivide visioni.
    Comunque, anche se non aveva paura perché non avvertiva minacce né palesi né nascoste, continuava a sentirsi turbata da questo trasferimento della fantasia.
    Ne sarebbe rimasta priva?
    Come avrebbe fatto a infilarsi nelle sue storie fantastiche senza avere più la fantasia?
    Soprattutto, in che modo se la sarebbero presa?
    A sentire loro tutto sarebbe stato facile… ma sarebbe stato proprio così?
    Non è che le avrebbe fatto male?
    E se fosse morta nell'operazione?
    Aiuto! Qui ci sarebbe voluta la mamma…
    In ogni caso, poverini, le facevano tenerezza.
    Erano tutti così seri e convinti di quello che dicevano che non se la sentiva nemmeno di negare loro una cosa che per loro sembrava davvero una questione di vita o di morte.
    Si sistemò un po' meglio nelle spire del tentacolo in cui si trovava e, prima che fosse cosciente di questo, si sentì parlare al popolo dei lampioni.
    “Io vorrei certamente aiutarvi… la fantasia è qualcosa di meraviglioso che mi fa sempre stare proprio bene.
    Posso inventare tutti i giochi e i giocattoli che desidero, posso viaggiare in fiabe meravigliose che vedo solo io...
    Proprio per questo sono un po' turbata nel pensare di restare senza fantasia.
    Soprattutto, però, ho davvero tanta paura che mi facciate male nel momento in cui la prenderete…

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  11. ... Io sono solo una bambina… ed ora quasi quasi vorrei la mamma mia.”.
    La bimba concluse lì il suo discorso appassionato e sincero.
    Per lei era stato fin troppo lungo e si sentiva un po’ stanca.
    Rimase ferma nelle spire setose, immobile come una statua, in attesa di un cenno di comprensione da parte di quegli esseri-lampione a loro volta completamente immoti.
    Poi tutti insieme questi si riaccesero di colpo e, mentre mille lucine lampeggianti si rincorrevano sui loro display, la piccola si sentì improvvisamente ravvivare da nuova energia.
    Non capiva da dove le venisse quella grande forza rassicurante, ma si sentiva fiduciosa e in pace con se stessa.
    Sì avvide anche che era diventata molto luminosa, traslucida e irradiante.
    Qualcosa l'aveva certamente pervasa.
    Adesso era all'interno di un… di un circuito, come di un campo invisibile, che la univa al popolo dei lampioni.
    Era come se lei e loro fossero un unico tutto, un qualcosa che comunicava senza parole né movimento.
    “Aiutooo! Le stavano già prendendo la sua fantasia?” si sentì gridare, senza in realtà proferire parola.
    Intanto gli esseri-lampione continuavano a vivere un movimento di lucine in accelerazione che lasciava sbalorditi.
    I colori che si formavano a tratti erano qualcosa di mai visto, di impossibile anche solo da immaginare.
    Fu a questo punto che tutti i presenti cominciarono a muoversi in una specie di danza frenetica, da cui sprizzava, non si sa come, una grande gioia e un’inesauribile capacità energetica.
    La bimba si ritrovò a ruotare, stretta nel tentacolo, al centro di quel carosello fuori controllo in cui tuttavia si sentiva perfettamente proprio a suo agio.







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  12. Ecco... in un battibaleno tutto era avvenuto!
    Lo sapeva con certezza come sapeva che era una bimba terrestre piena di fantasia.
    Qualcosa era palesemente cambiato nel popolo dei lampioni.
    Erano sempre uguali e pur diversi.
    Sprizzavano una luce, che non era proprio una luce, ma che era impossibile non vedere.
    Le arrivava dritta nel cuore e nella testa.
    Ora gli esseri-lampione avevano riacquistato la fantasia e non sapevano come dimostrare la propria gioia.
    E lei? Era rimasta davvero senza la sua preziosa fantasia?
    La bimba tornò seria per un attimo e cercò di guardarsi dentro per capire se fosse diversa da prima.
    Sinceramente era un po' confusa, ma le sembrava di essere sempre la stessa bambina, figlia di una fruttivendola, abbarbicata ad un tentacolo, dopo essere stata catapultata lontano dal suo mondo.
    In quella tornò a collegarsi all'energia che si muoveva vorticosamente intorno a lei, un’energia bella e di positività, che le fece vedere e comprendere con chiarezza cosa fosse realmente accaduto e cosa stesse accadendo.
    E si avvide che il passaggio della fantasia c'era stato nel modo più semplice che si potesse immaginare.
    Le menti degli esseri-lampione, se così si poteva dire, avevano copiato direttamente la modalità fantasia dal suo cervello, istallandola nel loro.
    Non le avevano assolutamente fatto alcun danno, perché non avevano prelevato la sua fantasia, ma l'avevano semplicemente duplicata e salvata nella loro memoria.
    Ora non l’avrebbero più né smarrita né esaurita, ne era certa.
    Ne avrebbero installate numerose copie nei loro archivi, aggiornandone le varie versioni, dando vita ad un centro guardato a vista con impegno ed amore.
    Infatti avevano compreso a loro spese che utilizzare solo il pensiero logico non bastava a migliorare la loro vita e che era neccessario sapere come potersi abbandonare ai voli pindarici della fantasia.
    Ora avrebbero ricominciato a sognare, a giocare, a scherzare e, cosa fondamentale, a proseguire nello sviluppo della scienza, fondamentale e irrinunciabile per la vita di quella e di tutte le civiltà dell'universo.
    Fu in quel momento che la bimba si sentì improvvisamente un po' stanca.
    Era come se si fosse svuotata di ogni tensione.

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  13. Si accorse che, addirittura, cominciava a sentirsi estranea lì, in mezzo a tutti quegli esseri-lampioni che alla spicciolata scomparivano verso le loro occupazioni e… non si curavano più di lei!
    Voleva tornare dalla sua mamma.
    Sì, lo voleva proprio.
    Chissà com'era preoccupata non trovandola più vicino a lei!
    Si divincolò con delicatezza nelle spire del tentacolo, mentre si sentiva trasportare verso il basso e lo stomaco le faceva una capriola.
    Non vedeva più niente in quella posizione e, per di più, in movimento.
    D’improvviso un aria calda la ghermì.
    Le salì in un battibaleno dalla punta dei piedi a quella dei capelli.
    Si sentì galleggiare, una breve vertigine, poi più niente.
    Nel complesso si sentiva bene e non aveva paura.
    Poi avvertì lo scorrere di una parete che prima non si vedeva.
    Aveva già vissuto quella situazione.
    Infatti, quando la luce bluastra che aveva accompagnato la vertigine cominciò a diradarsi, la bimba si accorse di essere all'interno del grande spazio cilindrico molto chiuso e piuttosto vuoto che l'aveva accolta quando era stata prelevata dalla mano della mamma.
    Capì di trovarsi dentro l'oggetto luminoso che aveva visto avvicinarsi quando ancora era tra la gente terrestre terrorizzata dal buio.
    Si sentì subito meglio.
    Era di nuovo piena di aspettative e aveva voglia di sapere se la mamma era ancora lì dove l’aveva lasciata.
    E se non ci fosse stata?
    Un nuovo brivido le percorse la schiena e il tempo si fermò.
    Tutto si svolse ancora in una frazione di secondo.

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  14. Non ebbe neppure il tempo di realizzare che l'essere-lampione la stava salutando con mille luci e guizzi, che già i suoi agili tentacoli erano spariti alla vista dietro la luce bluastra che si stava diradando.
    Nello stesso momento sentì i suoi piedini calpestare un terreno irregolare… e si ritrovò per mano alla sua mamma che la strattonava anche con un po’ troppa energia.
    “Sveglia, bella , sveglia! Ti sei nuovamente persa nella tua fantasia? Dai, che abbiamo tante cose da fare!” continuava a borbottare la donna che la strattonava con sempre maggiore vigore.
    La bimba realizzò di essere nuovamente a casa.
    Oh, che bello!
    Sorrise involontariamente pensando a tutto quello che aveva vissuto, ma anche molto felice di essere di nuovo vicino alla sua mamma.
    Appena fu più presente a se stessa, si avvide che c'era qualcosa di diverso nell'aria… sì, qualcosa era cambiato.
    Infatti il sole splendeva come non mai e tutti sorridevano pieni di leggerezza.
    Il buio, che aveva oscurato la sua luce così a lungo, era completamente sparito.
    Anche se nessuno aveva compreso ciò che realmente fosse accaduto, la gente aveva provato tanta tanta paura e, pur non riuscendo ad individuare la qualità del pericolo, era stata fino a quel momento terrorizzata.
    Non aveva mai individuato l'uomo alto e grosso, che continuava imperterrito a camminare verso la luce del sole, ignaro del terrore che andava seminando.
    Adesso lei lo sapeva e capiva pienamente quella nuova gioia che tutti esprimevano con sorrisi e sguardi lucidi.
    Non sapevano i dettagli, il perché e il percome, ma erano certi che quel fenomeno fosse finito per sempre.
    La bimba pensò che forse gli esseri-lampione glielo avessero in qualche modo fatto comprendere: ora tutto era finito e si tornava alla normalità.
    Per lei ora ogni cosa era chiara.
    La civiltà dei lampioni aveva trovato il modo di studiare i terrestri e di preparare il terreno fino al suo prelevamento.
    L'uomo gigante non era un uomo vero.
    Era soltanto un’ombra immensa in grado di oscurare la luce del sole, una specie di ologramma incomprensibile agli uomini che per questo ne erano stati così atterriti.
    Ora la missione era finita, perché finalmente avevano di nuovo la fantasia, grazie a lei che aveva collaborato e si era messa a loro disposizione.
    Sì sentiva fiera di questo.
    In fin dei conti era stato facile per loro copiare i suoi schemi mentali, quelli che la trascinavano spesso in mondi meravigliosi.
    Non c'era voluto poi molto a salvare quello strano popolo dall’estinzione e per lei, alla fine, era stato solo un bellissimo gioco.
    Rivide come in un carosello la luce bluastra, i mille guizzi e i mille tentacoli, riudì i mille suoni nello spazio affollato, mentre era seduta nel tentacolo gentile del piccolo essere-lampione.
    La mano della madre continuava a stringere la sua e a tirarla verso casa.
    La bimba si accorse di avere anche un pochino fame.
    Così accelerò la sua andatura facilitando il percorso verso il paese.
    Di lì a poco gustava una fettina di pane... rossissima di marmellata di ciliegie.
    Che delizia!
    Poi, mentre la mamma canticchiava preparando la zuppa di verdura, si sdraiò sul letto e cadde in un sonno profondo.
    Sognò ancora della sua avventura e realizzò che al suo risveglio ne avrebbe scritto una fiaba deliziosa.

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