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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

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lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Una fiaba per sognare - Alice e Eugenio








(continua)



Tra le i salmodiate in tutte le sfumature, la piccola Alice si ritrovò in un'altra bellissima storia che le faceva sgranare i suoi già grandissimi occhi.

Ih, ih... narrava il piccolo gnomo... C'era una volta un bel bambino ricciuto che viveva in un piccolo paesino di campagna. Il suo nome era Eugenio ed aveva otto anni.

Eugenio, vispo ed allegro, aveva una piccola mania: amava masticare, masticare ed ancora masticare… un chewing-gum di qualsivoglia sapore e dimensioni.

Così tutto il giorno masticava e masticava e ancora masticava rumorosamente come un ruminante di professione.
Nemmeno un cammello del deserto si dava da fare tanto quanto lui per la sua stessa sopravvivenza.

Pensate alla gioia di Eugenio il giorno in cui trovò nella piazza del paese una scatoletta di metallo di forma quadrata e, al suo interno, un cuoricino profumato di chewing-gum alla menta piperita!

Eugenio non ci pensò due volte, sputò la gomma insapore che aveva in bocca e si cacciò tra i denti quell'invitante, morbido cuoricino.

Masticò con cura per un bel po’, gustando l'inverosimile aroma di menta piperita… ma, d'un tratto, senza preavviso, la gomma divenne dura come il cemento ed i suoi denti vi rimasero imprigionati, senza ulteriore possibilità di muoversi!

Eugenio rimase così sorpreso che per un attimo sembrò pietrificato, poi si riscosse, corse in cucina, afferrò uno stuzzicadenti e tentò con quello di aprire un varco tra gomma e denti..

Accadde tutto all'istante: lo stecchino divenne duro come il ferro e si attaccò al chewing-gum senza possibilità di essere rimosso!

- Oh, povero me! - pensò Eugenio sempre più preoccupato.

Afferrò quindi le forbici da sarta della mamma per tagliare lo stuzzicadenti che gli usciva dalla bocca come una sigaretta.
Zac! Le grosse forbici rimasero lì attaccate e non si aprirono più!

Disperato corse in cantina, cercò il martello del padre e vibrò una poderosa martellata sulle forbici!

Ahimè!  La forza del colpo gli fece rimbombare il cervello e roteare gli occhi nelle orbite, ma il martello, invece di staccarle dallo stecchino, si fissò  saldamente  alle forbici e niente più di umano sembrava poterlo rimuovere.

Con quella lunga e insolita proboscide sporgente dalla bocca, Eugenio cominciò ad urlare, anche se in verità dalla sua bocca più che un urlo usciva un mugolio.

- Mammaaa! Aiutooo!

La mamma accorse prontamente.

Cercò subito di rimuovere quello strano armamentario dalla bocca di suo figlio, ma non appena toccò il martello … vi restò saldamente ancorata e niente più potette per riconquistare la sua libertà.

- Aiuto, aiutooo! - gridò a sua volta la povera donna, mentre puntava i piedi e si dimenava senza successo.

Dal garage accorse trafelato il padre di Eugenio che afferrò la madre per le spalle, tentando di liberarla dalla presa mortale. Come d'incanto, le sue mani si saldarono alle spalle della moglie ed anche lui fu preso in quella stretta paradossale.

E poi fu un accorrere generale.

La nonna strinse le mani di Eugenio e tirò con tutta la sua forza… inutile dire che vi rimase avvinghiata come i licheni sullo scoglio.

Il nonno toccò la nonna e non riuscì più a liberarsi.

La signora Giovanna afferrò le forbici, ma dopo il primo strattone, rimase con una mano incollata all'attrezzo, mentre con l'altra gesticolava come impazzita.

Il signor Antonio intanto aveva afferrato il martello dalla parte opposta… e lì era rimasto saldamente fissato!

E poi il postino, l'autista dello scuolabus, il macellaio ed il cane Tobia…

Il mostruoso gigantesco polipo ruotava su se stesso, in modo scomposto, gli sguardi atterriti.

Non un suono usciva più dalla bocca degli attoniti sfortunati!

In quella si udì un pesante svolazzare di ali… ed un coloratissimo pappagallo si posò sulla testa di Eugenio!

- Aiuto! - borbottò il bambino scuotendo la testa,  mentre tutto il polipo di  umani veniva percorso da un fremito.

- Cuccurù, cuccurò, un aiuto te lo do! -  gracchiò l'uccello con mala grazia.

- Cuccurò, cuccurù, se lo puoi, pensaci tu! - borbottò  automaticamente Eugenio, senza neanche sapere il perché.

Allora il pappagallo spiegò le ali, si levò in volo e, dopo avere compiuto tre giravolte sulla loro testa, atterrò al centro della piazzetta.

Mentre il polipo ondeggiava verso di lui… il pappagallo si dissolse tra la polvere!

Al suo posto si era materializzato un vecchietto curvo e rinseccolito,  la lunghissima barba protesa a sfiorare il terreno…

- Alloì, alloà…
  io, il mago, sono qua.
                             Alloé, alloì…
                             Puoi risolverla così:
                             Conta uno, due e tre…
                             ogni problema si risolve da sé

Oh, magia! La signora Giovanna cadde a gambe all'aria sull'aiuola, il signor Antonio si ritrovò sul selciato. Mamma e papà scivolarono sul ghiaino, mentre il nonno e la nonna furono catapultati sul dondolo che si mise immediatamente in moto.

Miracolo! Il martello volò nel garage. Le forbici da sarta finirono sul tavolo da lavoro. Lo stecchino tornò in cucina, mentre la bocca di Eugenio si spalancava.

Ai suoi piedi un cuoricino verde odoroso di menta piperita si infilò in una scatoletta di metallo, a forma quadrata, che si chiuse con uno scatto.

Il vecchio mago l'afferrò prontamente e… scomparve nel nulla.

Eugenio, esausto,  si lasciò cadere a sedere sulle pietre consumate  della vecchia piazzetta e si mise a riflettere su quanto gli era accaduto.

Ci pensò per giorni e giorni, ma non ne venne a capo. Una cosa però fu certa: da quel giorno in poi non masticò  mai più  un chewing-gum in vita sua.



Alice tornò di botto alla realtà... La mamma sonnecchiava, accanto a lei e la finestra cigolava.

In casa c’era un bel calduccio e sentiva ancora gli occhi pesanti. Pensò che aveva ancora tempo prima di mettersi a fare i compiti…

Così si avvicinò alla madre e l’abbracciò delicatamente per non farla svegliare, poi si riaddormentò beatamente, con la boccuccia a cuore e i meravigliosi capelli da bambola sparpagliati sul divano.







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