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Buona lettura



Racconto - Un corpo celeste











Un corpo celeste 


“Avete sentito, Sora Gi’, c’ha detto la radio?” chiese la Sora Maria con aria di mistero.
“No, nun ciò avuto tempo. Ma... dite... C’ha detto de tanto straordinario?” ribatté la Sora Gina, cercando di capire dall’espressione della sua interlocutrice, quale calamità si fosse verificata a sua insaputa. 

La guerra era passata da troppi pochi anni ed una paura sorda ed irrazionale permaneva negli animi della gente. La Sora Gina non faceva eccezione. 
“Come? Stamo sull’orlo della fine der mondo e voi nun ne sete ar corente?” incalzò la Sora Maria. 
"A Sora Marì, ve volete spiegà sì o no? Nun sarà scoppiata ’n’artra guera o n’epidemia?” esortò un po’ irritata la Sora Gina. 
“Peggio, Sora Gi’, morto peggio! Ce sta ’n corpo celeste, che ce sta a vvenì dritt’addosso! Se tratta de na specie de cometa che se dirigge sparata sulla Tera. E mò li scienziati so’ tutti preoccupati, perché se quella nun cambia strada, semo tutti fregati! Famo bum co' tutta la Tera!”.  
“A Sora Marì, ma ve foste ammattita, voi e sto coso… sto corpo celeste o che accidenti è! Ma nun avrete capito male?" tentò di tergiversare la Sora Gina. 

In quel mentre si era avvicinata anche l’interno diciassette che intervenne e ci mise il carico da undici. 
“Madonnuccia mia, e potrebbe esse pure vero! Io ho sentito di’ che ar dumila er monno nun c'ariva… ce mancheno ancora un tantino d’anni per dumila, però mica poi tanti!... E ’na profezia se p’ò puro sbajà de poco. ’N ve pare? State zitte, ché io so già du ggiorni che nun dormo! Nun faccio artro che di’ rosari, ma quer coso continua a vvenì dritto in avanti e nemmeno rallenta!” concluse come tra sé la donna facendosi il segno della croce. 
“Pe’ voi nun sarà poi un gran problema!” esclamò di rimando la Signora Gina, con fare angelico “Ve state sempre a lamenta’ de sto monnaccio ladro, state a strillà ai quattro venti da che ve conosco che nun vedete l’ora de chiude l’occhi in santa pace... e, beh, mò che sto corpo azzuro qqua ve vole dà ’na mano, che fate? Ve tirate ’ndietro?”. 

Quella dell’interno diciassette rimase un po’ interdetta davanti a tanta logica. 
In una frazione di secondo, scorse velocemente tutta la sua insulsa vita passata, vita senza significati di zitella vecchiotta, che le aveva lasciato la bocca amara. 
“Ciò aripensato, a Sora Gi’, e nun vojo morì più! Che vve dispiace? In tutta la vita ho solo lavorato come un somaro. Nun ciò ‘no straccio de ricordo che vale la pena da arraccontà… E che volete che je dico ar Padreterno, se sto corpo ariva così presto a spappolà sta Teraccia e me riporta ar Creatrore?”. 

La Sora Maria guardò la Sora Gina, poi sorridendo si rivolse all’interno diciassette: “Allora nun ve resta ch’ annà a fermà ‘sto corpo celeste in quarche modo… e ce fate ‘n grosso favore a tutti. Oppure, se nun ce riuscite o nun ve va de sarvà ’sto monno ‘nfame, nun ve resta che core… e annavve a costruì sverta sverta quarche ricorduccio pe’ portà ar Padreterno!... Ma ‘ndo corete? Venite qua! Armeno risponnete noo?".

La Sora Gina e la Sora Maria si guardarono e scoppiarono a ridere di cuore, malgrado quel dannato corpo celeste che si stava avvicinando di corsa, come se andasse di fretta. La risata, però, si gelò sulla bocca delle due donne. 
Infatti, in quel momento si udì dall’interno della casa la voce nitida della radio che giungeva sul pianerottolo. Stavano trasmettendo il giornale radio. Lo speaker era già partito con la prima notizia: “Il corpo celeste che sta dirigendosi velocemente verso la Terra, continua a preoccupare gli osservatori di tutto il mondo in quanto non accenna a cambiare la sua traiettoria, come si prevedeva. Se entro domani alle ventiquattro ciò non dovesse accadere… beh, signore e signori non vogliamo spaventarvi! Sicuramente, entro oggi o domani, il miracolo accadrà e si potrà tirare tutti un sospiro di sollievo. Gli astronomi comunque non disperano e seguono attimo per attimo la situazione. A New York si è aperta…”. 

Il giornaleradio continuò il suo cicaleccio, ma nessuno più lo ascoltava. 
Una strana inquietudine aveva preso il piccolo gruppo sul pianerottolo e le altre persone del palazzo che, incuriosite dalle notizia trasmessa, si erano unite ad esso. 
La più spaventata, però, era la bimba, che aveva ascoltato atterrita tutta la conversazione. La piccola non riusciva proprio a capire come potesse essere un corpo celeste. Immaginava una specie di mostro nebuloso, dotato di mille tentacoli protesi verso la Terra, pronto a ghermirla non appena fosse stata a tiro. Ci sarebbe stata un’esplosione? Le persone avrebbero sentito qualcosa? Magari il dolore o la paura? Sentiva lo stomaco contorcersi per il panico che si era impadronito di lei. 
Lei si era sempre preoccupata tanto della fine del mondo, perché già molte volte aveva udito quei discorsi che facevano scadere nel duemila la vita della Terra. Tutto sommato le era parsa una fine accettabile, considerato che per il duemila sarebbe stata già abbastanza vecchia per aver vissuto tante cose e tanti avvenimenti. 
A quel punto sarebbe stata certamente in grado di non aver paura della morte, anzi di poterne studiare ed analizzare i significati. Adesso, però, la data era stata improvvisamente anticipata a domani! Brrr! Le venivano i brividi a pensarci! La cosa peggiore, poi, era che gli adulti per mostrare di avere coraggio, rimanevano inermi ad aspettare, senza porre in atto qualsivoglia tentativo di bloccare quel fatale corpo celeste in arrivo così a spron battuto. 

Quella notte la bimba ebbe gli incubi, dormendo molto male. 
La mattina era bianca come una morta, ma non confessò mai a nessuno la causa vera della sua malattia. 
Quando nel bel mezzo del radiogiornale del mattino, lo speaker annunciò che - evviva! - il corpo celeste se ne stava andando per i fatti suoi, a far danni da qualche altra parte, tirò un grossissimo sospiro di liberazione e si addormentò improvvisamente per terra, russando che era un piacere. 
L’interno diciassette, dal canto suo, dopo essere scappata via a risolvere il suo amletico problema, decise di costruire tutti i suoi ricordi in quelle due giornate che il corpo celeste le permetteva ancora di godere. Così quella sera non disse ancora no alle effusioni del signore dell’interno diciannove - un vedovo che la guardava sempre con certi occhi! - e lo lasciò entrare nel suo appartamento di zitella, in cui mai piede di maschio aveva calpestato il pavimento. 
Scampato il pericolo posto dal corpo celeste, un paio di mesi dopo, poco più poco meno, l’interno diciassette e l’interno diciannove dovettero unire le loro esistenze, per dare un nome al bambino che sarebbe nato, figlio di un desiderio represso e… di un corpo celeste.    



(Da: "La nizza e la campana")





2 commenti:

  1. due racconti diversi....il primo incuriosisce, si vorrebbe seguire il vissuto della donna travagliata che forse vende se stessa , la sua vita sempre uguale per sopravvivere ad un profondo mal di vivere , una routine estraniante che pare non suscitare in lei alcuna domanda esistenziale , un abitudine seguita piu pet inerzia, forse , che per bisogno. vive ,gia adulta, con il fratello e con la madre e immagino dorma addirittura in salotto senza avere uno spazio tutto suo...la strada è la sua fuga dalla vuota realta .
    il racconto dell'asteroide che potrebbe determinare la fine della vita sulla terra si svolge in un contesto piu vivace tra comari romane spaventate
    e ciarliere ma che non perdono la spontaneita propria del popolo, un po fatalista, un po scanzonato; una di loro sente che la sua vita é stata troppo poco significativa cosi vuota
    e priva d'amore, cosi che decide di concedersi almeno un ultimo piacere con quel vedovo che la guarda con insistenza significativa. e la loro audacia viene premiata con il miracolo di una nuova vita e non piu solitudine per entrambi. Questo bambino sta pure a simboleggiare che la terra rinasce sempre nonostante possibili catastrofi e sconvolgimenti. quindi due racconti che possono definire poli opposti: assuefazione e immobilita e speranza e fiducia nel cambiamento.

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    1. Proprio così, Ely. Grazie. Sei ben entrata nello spirito di questo mondo.

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