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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

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Buona lettura



Racconto - Lina

 





Nella cucina che dava sulla corte al centro della città medievale, Lina sbrigava le ultime incombenze nell’afosa mattina estiva di luglio.
Richiuse con cura lo sportello sotto l'acquaio, poi si guardò intorno e ispezionò ogni più piccolo spazio alla ricerca di qualcosa che fosse per caso ancora fuori posto, infine alzò gli occhi fino all'alto soffitto con le travi di legno. Tutto era in ordine proprio come lei desiderava.
C'era aria di quiete in quella casa, di sicurezza e di appagamento.
Gino leggeva un libro. Se ne stava seduto al tavolo di cucina, perso in una lettura che doveva essere interessante.
“Fa molto caldo, ma oggi devo uscire per forza. Devo acquistare frutta e verdura al mercato contadino." comunicò Lina al marito con voce piatta.

Poi accadde.
Per un attimo la donna si sentì estrapolata da quella situazione contingente. Vide accanto a sé suo padre, come lo aveva visto mille volte nella casa della sua giovinezza.
Se ne stava lì seduto, piuttosto immobile e paziente. La guardava con attenzione, ma con il suo abituale sguardo sorridente, sprizzando quel quid di ironia che non l'abbandonava mai.
Fu un attimo. Gina si riscosse conscia della presenza amica di suo marito che continuava a leggere.
Che strani pensieri quella mattina!

Si dette una pettinata veloce e si spruzzò un po' di profumo sui polsi e tutto intorno al corpo, con un gesto ampio e plateale, perdendosi in una bolla odorosa piena di stimoli positivi.
L'aiutava molto a sentirsi un'altra, quel profumo d'altri tempi, nel momento in cui assumeva un ruolo diverso da quello di prima.
Mentre riappoggiava lo spruzzatore sul piano del bagno, si trovò catapultata in una nuova visione.
Il passaggio era stato così rapido che la cosa le sembrava quasi quasi un fatto del normale pensare. In realtà non era così.

Adesso era da tutt'altra parte, in montagna. Intorno a lei si articolava la casa di famiglia in pietra rosa, all'ombra dell'alto monte protettivo, presenza amica che lì, da sempre, condizionava la vita dei paesani.
Non le sembrava affatto strano di trovarsi in quel luogo,  con un enorme strofinaccio fra le mani. Lo scuoteva con energia come una vela al vento e poi lo lisciava con amore e serietà come fosse un compito di vitale importanza.
Il tempo ora non aveva più spessore, non aveva davvero valore alcuno. Poteva essere passato solo un secondo o un'ora intera.
Lina non ne aveva alcuna cognizione, infatti, quando si avvide di essere già arrivata al mercato contadino, che si teneva nell'antico foro boario della città.
 
C'è un grande movimento oggi intorno ai numerosi banchi disposti in bell'ordine. Sono carichi di albicocche, pesche percoche, zucchine, finocchi, pomodori, cetrioli, tutti ben allineati e molto invitanti nella loro immaginata frescura in una giornata torrida come quella di oggi.
Lina non si sente perfettamente a suo agio.  All'inizio non ne comprende la ragione, ma poi il cuore le fa una capriola nel petto. È senza mascherina! Ha messo il profumo, ma ha dimenticato quell'indispensabile attrezzo che si è costretti ad indossare per proteggersi. Non se lo può perdonare, lei che è sempre stata molto molto attenta a prendere ogni precauzione, in questo periodo surreale che il mondo è costretto a vivere.
Il disagio diventa totale quando si accorge di non aver preso neppure il telefono. Un tempo non si aveva il cellulare, ma adesso è tutto organizzato attraverso quel piccolo attrezzo. E poi ne ha un bisogno assoluto per utilizzarne il navigatore quando dovrà tornare indietro. Come farà adesso?
Così Lina non pensa più alle bietole e alle cicorie. Percorre tutta l'area del mercato verso la città e naturalmente non compra niente.

Eccola! Ha appena attraversato le mura ed è entrata in centro città. C'è ancora poca gente in giro. La vita mattutina si sta mettendo in moto ora, i negozianti stanno allestendo il consueto teatro di tutti i giorni.
Lina continua a non sentirsi a suo agio. Dovrà stare molto attenta a non avvicinarsi a nessuno, essendo a rischio senza mascherina.
Procede per pochissimo nella strada in discesa, piena di negozi. È pulita e linda, splende nelle vetrine accuratamente lucidate a nuovo dalle commesse, che chiacchierano spensierate tra loro mentre sistemano gli ultimi dettagli. Sono giovani appunto, neanche la mascherina le blocca.
Lina decide di girare nella prima traversa a destra.
Freme per poter telefonare a casa per ricevere un qualche aiuto in grado di riportarla da dove quella mattina è partita decisa per il mercato contadino nell'alone del suo magico profumo.
Ha appena girato nella stradina.
Alla sua sinistra c'è un negozio di intimo. La porta in legno e vetro, decisamente d'altri tempi, è chiusa. All'interno la padrona e due commesse stanno allestendo la mostra di quel giorno. Spostano manichini, aprono confezioni di nuovi reggiseni e guepiere, in molti casi vezzose e piene di merletti.
Lina pensa che certamente le permetteranno di utilizzare il telefono per poter chiamare suo marito. In fondo oggigiorno tutti hanno telefonate infinite da utilizzare sui propri cellulari.
Eccola che varca la soglia. Tre piccoli cagnolini le si affollano intorno ai piedi, le fanno festa, ma le impediscono nel contempo di avanzare. Prova a fare le sue richieste alla direttrice del negozio, che la guarda e la studia, sorride e l'ascolta, sorride...
Non sa neppure cosa si dicono, ma il risultato è che non riesce a telefonare.
 
Lina esce il nuovo in strada. È in questo momento che si accorge che sta camminando su una strada sopraelevata e senza parapetti. È dritta e in piano, ma si deve stare attenti a non scivolare nelle scarpate laterali, che finiscono a picco sui negozi sottostanti.
È in questo momento che, su questo terrapieno sopraelevato e completamente deserto fino a un minuto prima, scorge un uomo che la guarda intensamente, tanto intensamente. Sente che quell'uomo le è amico, anzi sembra proprio molto e sinceramente interessato a lei. Lo seguono due bambini che gli saltellano intorno e che, è chiaro, sono i suoi figli. Un bel quadretto familiare, ma è evidente che l'uomo è attratto da lei.
Lina si emoziona. Apprezza quell’interesse, soprattutto in questo momento in cui avrebbe un grande bisogno di aiuto, ma senza dire una parola riflette sul fatto che lui non sa che lei ha già un marito al quale è molto affezionata, al quale vuole davvero bene, che ama per la vita.
Allora distoglie lo sguardo da lui e dai bambini.
Davanti a lei scorge il percorso dritto e perfetto. Sembra tracciato con un righello. Conduce ad un parapetto che si erge laggiù in fondo e blocca la possibilità di avanzare. È in grado di farlo camminando al centri della strada. Decide di proseguire e la percorre senza pericolo.
Ben presto raggiunge il parapetto di mattoni e si accorge che sotto si sprofonda ad un altro livello. Laggiù in basso sta scorrendo una specie di fiume impetuoso. 
L'acqua è torbida è sporca. Discende dalla sua sinistra con grande potenza e decisione. Lina ha una stretta al cuore davanti a questa ulteriore difficoltà che si frappone al suo andare.
Per fortuna percepisce ancora la presenza dell'uomo sorridente che ha incontrato su questa strana strada e che la rassicura nel suo modo protettivo di porsi. 
Certo è insolito il suo improvviso interesse per lei, deve essere stato un vero e proprio colpo di fulmine. Strano, strano davvero! Le sembra di averlo conosciuto da sempre e che sia lì per un motivo preciso. La sua immagine si sovrappone a quella di suo marito e dei suoi due figli. Forse è proprio così. Una specie di ologramma proveniente dalla sua vita oppure una vera e propria presenza che si sta concretizzando per proteggerla.
 
Che luogo assurdo è quello!
Il parapetto a sinistra termina in un bar d'angolo in cui i parecchi avventori seduti sugli sgabelli la guardano interrogativamente. Hanno l'aria di essere lì da giorni, di quelli che non hanno proprio niente da fare e lasciano trascorrere il tempo guardando quello che fanno gli altri intorno a loro.
Lina pensa che non sarà difficile convincere qualcuno di loro a farla telefonare. Ma così non è. 
Mentre spiega la sua situazione cercando di stare a distanza perché in quel bar sono tutti senza mascherina ed anche lei ne è sprovvista, si ritrova di nuovo fuori a cercare altre soluzioni.
È ancora davanti al parapetto in mattoni.
Questa volta nota che alla sua destra ad un livello più alto ci sono dei turisti, affacciati ad un piccolo belvedere, posto in un edificio che delimita quella sponda del canale.  Guardano lo spettacolo del fiume che scorre.
Tra loro si affaccia anche la sua amica Sandra, che abita vicino a lei e che la saluta. La guarda con lo sguardo sereno, forse solo un po' indagatore. Anche lei non ha la mascherina, ma è inavvicinabile per lo scambio eventuale del telefono.
Lina si avvede anche che improvvisamente sulla strada sopraelevata c'è un grande numero di persone che sono ora in movimento. Sembra come se da qua,che parte fosse finito il turno di lavoro delle cinque e i lavoratori stiano rientrando decisi nelle loro abitazioni. Lina comincia a sentirsi davvero scoraggiata. Si perde ad osservare meglio il paesaggio sull'altra sponda di quel canale tumultuoso. 
Le è subito evidente, dai monumenti in lontananza, che se riuscisse ad attraversare il canale potrebbe arrivare direttamente a Roma, in quella parte della città in cui adesso sente di dover assolutamente andare, a Roma dov'era casa sua tanto tempo prima. L'Altare della Patria, San Pietro, il Colosseo… si distinguono confortanti in lontananza colorandosi del rosso della città al tramonto.
In realtà basterebbe riuscire ad attraversare l'acqua che, se ne è accorta ora, deve essere manovrata da qualche congegno meccanico. 
Infatti, dopo aver riempito l'alveo con violento tumulto, pian piano rallenta fino a fermarsi. Arriva quindi una piccola pausa in cui dapprima il livello si abbassa, subito dopo il canale rimane per un attimo completamente vuoto. 
Come fare? Proprio come stanno facendo in tanti in questo momento.
Dovrebbe buttarsi giù da quel muretto o, meglio, scivolare giù da quel muretto e attraversare di corsa il canale prima che l'acqua torbida lo riempia di nuovo. 
Non dovrebbe essere molto difficile e lei si troverebbe comodamente dalla parte di là, proprio là dove deve andare.
In questo momento, sulla strada sopraelevata in cui si trova Lina, stanno per l'appunto arrivando molte persone. che con la sicurezza di un comportamento abituale procedono decisi verso il muretto in fondo alla strada, scavalcano e si buttano perpendicolarmente, per tre o quattro metri, nel fiume sottostante.
Adesso l'acqua sta rallentando la sua portata e la sua impetuosità e le persone atterrate sul fondo l'attraversano con sicurezza, portandosi dall'altra parte del canale.
Lina e tentata di fare altrettanto ma, mentre riflette, l'acqua ha ricominciato a salire e a correre all'impazzata. Al suo fianco c'è ancora lui, il corteggiatore sorridente con i due bambini. La vuole convincere che tutto va bene, che c'è lui a dargli manforte. Lina ne riceve vibrazioni positive. Prima o poi si dovrà occupare di lui.
È confusa. Quell'interesse la gratifica. Pensa che forse è l'immagine di suo marito che la viene a soccorrere in questo frangente difficile. 
Ha deciso. Deve assolutamente trovare un'altra strada per raggiungere Roma, sull'altra riva del canale.

Si gira e ripercorre all'indietro il percorso su quella strana strada senza parapetti che è nuovamente vuota. 
Prima di arrivare nella via principale, individua una traversa sulla destra e la imbocca con decisione. Spera che le apra qualche varco. 
È sicura di quello che sta facendo? No, spera soltanto di trovare una soluzione in fondo a quella strada. 
Inizia a percorrerla con impazienza, ma qualcosa la colpisce immediatamente. 
A destra e a sinistra, all'angolo di ogni edificio, peraltro uno vicino all'altro separati da stretti vicoli, comincia a notare  grossi cumuli di materiale azzurro, cubetti più o meno grandi di pietra naturale di un azzurro sconvolgente. Sembrano scarti di una lavorazione. Sono di un turchese mai visto e così tanti che sarebbe difficile anche la sola immaginazione. Sembra di essere in una strada del Medio Oriente, una zona di botteghe artigiane in cui chi lavora alloggia ai piani superiori. 
Lina si chiede che cosa mai produrranno e perché c'è un così grande scarto. 
Le poche persone che girano nella strada sono evidentemente mediorientali. La guardano con curiosità.
Ben presto Lina raggiunge il fondo della strada, ma ahimé, la strada è chiusa, finisce lì, con un edificio per traverso in cui è aperto un bar, un grande bar che ha il bancone sulla strada.
Le cameriere e camerieri, almeno quattro, la osservano interrogativamente. Non prova neppure a chiedere se può telefonare e quale possa essere la sua strada. Decide di ritornare immediatamente indietro e ripercorre a ritroso quello strano paesaggio inserito in quella città italiana medievale completamente diversa. 
Sulla sinistra il marciapiede è sopraelevato. Lina ci si avventura e ritorna sulla precedente strada sopraelevata a strapiombo e senza parapetti, ancora una volta vuota. L'uomo e i bambini sono però ancora lì, si attardano a passeggiare. La guardano sorridendo.
 
Cicoria, cetrioli, pomodori e carote sono già stati pesati e sistemati nel carrello. Lina sorride automaticamente all'ortolana, paga con il bancomat, fa un cenno di saluto e si avvia di nuovo verso casa.
Nella testa tutte quelle immagini, che sono scorse in una manciata di secondi nella sua mente come fossero viva realtà. Le hanno toccato profondamente il cuore.
Rimane imbambolata in quell'atmosfera surreale, mentre attende meccanicamente ai gesti abituali del ritorno.

Sa bene che c'è qualcosa da capire. Una premonizione? Sì, sa che è così, ne ha già avute altre.
Quale il significato di questa così complessa e così articolata?
C'era in essa un fondo di tristezza, di perdita, ma sostanzialmente anche un'aria di consolazione diffusa, di rassicurazione.
Le tante figure familiari che si erano avvicendate, erano tutte sorridenti, serene, liete. Erano lì pronte ad accogliere in festa… ci tenevano a comunicarlo a Lina.  
Dunque era così. Tutto scorreva secondo i ritmi stabiliti e le regole superiori che l’uomo non conosce e alle quali deve comunque rispondere, quelle che spesso provocano lacrime, ma che lei viveva in quell’ineluttabilità, davanti a quel portale che tutti dovremo attraversare.
Ci sarà un altro passaggio di quel portale. Lina lo ha capito. Dovrà affrontarlo e farlo affrontare.

Verdura e frutta sono state ormai sistemate in cucina.
Gino è uscito a camminare.
Tutto ha riassunto gli abituali contorni della normalità.













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