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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

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della mente e del cuore

Buona lettura



Racconto - La fontanella









La  fontanella




Nella piccola piazza i tigli svettavano verso il cielo, diffondendo nell'aria l'aroma dolciastro della loro fioritura.
Vicino alla banca, si faceva notare un fontanella. 
Era una fontanella di pietra, che intonava ogni giorno un nuovo concerto, mentre un filino di acqua cristallina scorreva amico, perdendosi nella graziosa vaschetta. 
I dipendenti della banca vedevano nell'allegro gorgoglio della fontanella un'ancora di salvezza al grigiore dei loro uffici che minacciava quotidianamente di sommergerli. 
Uscire dalle loro stanze pieni di silenzi ovattati ove la moquette e le pareti coperte di legno assorbivano ogni rumore ed udire l'allegro chiacchiericcio della fontanella, semplicemente li ritemprava.
Solo il direttore e i suoi accoliti, uomini grigi votati unicamente al lavoro, vedevano nella fontana uno spreco di spazio e risorse comunali, risorse che potevano essere reinvestite in derivati finanziari, qualcosa di utile insomma... che facesse guadagnare la banca.

Una mattina il ragionier Martini si stava recando mestamente al lavoro come al solito. Mentre si avvicinava all'ingresso, avvertì che qualcosa non andava. Non riusciva a mettere bene a fuoco di che cosa si trattasse, comunque ne era certo: c'era qualcosa di diverso dalle mille giornate che avevano preceduto questa. Sì, qualcosa di assolutamente sbagliato.
Mentre si guardava intorno interrogativamente, avvertiva la mancanza di qualcosa... ma mancanza di che cosa?
All'improvviso realizzò con stupore ed una punta di sgomento: la fontana era muta!

I passanti, incuriositi, cominciarono ad avvicinarsi e provarono a toccarla, a darle dei colpetti gentili, ma niente. 
Qualcuno allora decise di segnalare il guasto all'amministrazione comunale perché fosse riparato al più presto. 
L'idraulico accorse con i suoi attrezzi e cercò di riportare l'acqua e la voce melodiosa alla fontana malata, ma nulla di fatto... la fontanella non ne voleva sapere!

Il ragionier Martini, dal canto suo, dopo aver assistito a tutti quegli inutili tentativi, sempre più triste e malinconico, decise che non sarebbe più entrato nella banca, finché la fontana non avesse ripreso a parlare. Sì, a parlare, perché quella fontana parlava, anche se non tutti la sapevano ascoltare.
Così, il ragionier Martini si accomodò presso la fontana di pietra, socchiuse gli occhi e si fermò, a pensare.
Dopo di lui, un altro passante si accomodò lì vicino. Poi un altro e un altro ancora, finché tutta la piazza si fermò. In poche ore, quella fontana, con il suo silenzio, era riuscita a sospendere il tempo della fretta, ad annullare gli spazi e le distanze e a riunire intorno a sé tante persone sconosciute.
Tutti si guardavano, si sorridevano ed apparivano felici di essere insieme lì, in quel momento, senza neppure sapere perché. Si erano fermati e, per la prima volta, sentivano di essere parte di qualcosa che stava per accadere.

Il ragionier Martini si guardò ancora intorno per l'ennesima volta.
L'aveva colpito un vecchio signore, elegante e ben vestito, che sedeva di fronte a lui sul ciglio della strada.
Questi si era tolto il cappello dalla testa e parlava fitto fitto con una giovane donna, quasi una ragazzina.
La ragazza, che sembrava avere meno di vent'anni, si era sciolta la coda di cavallo, liberando una massa di lucenti capelli rossi che le ondeggiavano intorno, mentre si rivolgeva con grande energia al vecchio signore.
Fu in quel momento che il ragionier Martini captò alcune parole che lo incuriosirono alquanto.
"L'anima? Ma davvero?! Non ci avevo mai pensato!" borbottava la ragazza, mentre si lisciava la massa informe di capelli rossi.
"Eh già: tutte le cose hanno un'anima... Non lo sapevi? A volte essa rimane così ben nascosta, che nessuno ne percepisce più la presenza. Eppure è proprio quella che ti parla, ti commuove, ti diverte."
La ragazza dai capelli rossi ci pensò su e finalmente giunse ad una conclusione: quella fontana aveva smesso di gettare acqua, perché nessuno era più capace di cogliere la vera essenza di quello scorrere.

Intanto il ragionier Martini si era nuovamente ritirato nei suoi pensieri.
Gli occhi socchiusi e fissi, rimuginava su una parola-chiave che gli era entrata dentro prepotentemente e che ora gli ronzava intorno come qualcosa di molesto e di affascinante a un tempo.
L'anima! Che cos'era l'anima?
A dire la verità fino a quel momento non si era mai posto neppure la domanda.

“Quanti anni sono passati! E io non ci ho più pensato, tutto preso com'ero dal mio benessere fisico, dal lavoro.” pensò il ragionier Martini, passandosi le mani fra i capelli “Che sprovveduto sono stato! Devo rimediare immediatamente... gli anni sono trascorsi così in fretta… e se muoio? Non ci ho più riflettuto, ma dopo la morte cosa c'è che mi attende? Questa fontana oggi mi fa sentire diverso… perché? Nella vita pensiamo troppo a cose inutili, che ci piacciono, che apparentemente ci fanno star bene, che forse ci rendono più sicuri, magari famosi... E dopo? La vita non può essere tutta banca e conti da far quotidianamente quadrare. Dunque l'anima...".

L'uomo era tutto preso dai suoi pensieri. La conversazione, pur frammentaria, che gli era giunta involontariamente all'orecchio, gli aveva spalancato un mondo che credeva non esistesse.
"E sì, l'anima! Quella cosa spirituale... astratta… che tutti abbiamo, dicono. Non si vede, non si tocca. Non ne sappiamo nemmeno la dimensione. L'anima sarebbe immortale, puro spirito. Paradiso e Inferno, il catechismo...
L'anima forse non c'è, non esiste... forse è solo un'invenzione dell'uomo per trovare un po' di conforto. Sì, credo proprio che sia così. Eppure... Eppure io sento qualcosa qui dentro... uno struggimento che non riesco a comprendere. Allora, vuole forse dire che l'anima esiste? Possibile? Avrà avuto ragione don Mario quando ci ripeteva fino allo sfinimento che non si deve fare questo e questo e anche quest'altro. Sì deve... sì deve...sì deve e ancora si deve e si deve...? No, non è possibile che sia così come diceva lui, altrimenti questa è meglio non chiamarla vita.”.

Mentre il ragionier Martini andava così elugubrando, si sentì un piccolo cloc provenire dalla fontanella. Il ragionier Martini si voltò di scatto.
"Aiutoooo!" gridò dentro di sé "Ora sento le voci e ho anche le visioni! Confuso?! Mi chiede se sono confuso!!! Sì... no... forse un pochino...".
Poi il ragionier Martini si guardò intorno sospettoso. Non sapeva più cosa pensare.
Il vecchio signore elegante e ben vestito che sedeva davanti a lui si era rimesso il cappello. La ragazza, che gli era seduta vicino, aveva raccolto di nuovo i lucenti capelli rossi in una coda di cavallo alta e composta. Entrambi lo fissavano interrogativi.
Il ragionier Martini girò intorno lo sguardo ancora una volta e colse quello di tutti i presenti fisso su di lui.
Intanto la fontanella - cloc, cloc, cloc, cloc, cloc - continuava con voce piuttosto seria, ma gentile: "Anima sì, anima no, anima sì, anima no, anima sì... Sei confuso? Hai deciso?".

Allora l'impiegato più ligio di tutta la banca si passò la mano sulla fronte e tirò un respiro profondo. Subito dopo si raddrizzò di scatto sul busto che teneva chino da anni e sorrise al mondo con il cuore.
"Sì, io... ragionier Martini... ho un'anima." scandì con voce forte e chiara "Ora lo so!".
Quindi si alzò, si allacciò con cura la giacca austera, afferrò la cartella che aveva abbandonato per terra e si diresse a passo deciso verso l'entrata della banca.
Quando fu sulla soglia, si fermò bruscamente e si voltò.
La piazza era vuota.
La fontanella di pietra riempiva d'acqua, regolarmente, la vaschetta sottostante.
Qualche passante frettoloso si allontanava verso le sue occupazioni quotidiane.

Ancora un profondo respiro e il ragionier Martini entrò in banca, sfoderando un radioso inusitato sorriso.
“Da adesso in poi saprò come mi dovrò comportare.” pensò il ragionier Martini. Acqua passata non macina più, ma il presente e il mio futuro lo gestirò nella maniera più limpida, più onesta, più dignitosa, perché so che oggi, domani, sempre, dovrò essere fiero delle mie azioni. Devo cercare di essere giusto. Oltre alla giustizia terrena, sento che c'è anche una giustizia ideale e forse una giustizia divina. Probabilmente molti dubiteranno di questo... Anzi certamente! Basti pensare al dr. Rossi dell'Ufficio Fidi e alla signorina Carla allo sportello, che non ne fanno certo un mistero. Peccato per loro! Io, dal canto mio, ho trovato la strada... la cercavo già da un po'... Ora so quello che devo fare e sono sereno.”.

Il ragionier Martini sedette alla scrivania, sistemò le sue cose, poi chiuse gli occhi e si perse nei suoi pensieri.
Le sue labbra si muovevano impercettibilmente.
Infine riaprì gli occhi e si mise al lavoro.
Il dr. Rossi e la signorina Carla lo stavano fissando interrogativi, poi gli fecero un impercettibile segno di saluto.
Glielo avevano fatto o gli era semplicemente parso? 
Per non sbagliare il ragionier Martini ricambiò accennando un mezzo sorriso. 















1 commenti:

  1. Complimenti! Molto bella. Emoziona. E anche qui scrivo questo commento: attraverso l'anima si vede molto di più. Cose che a volte gli altri non vedono. Mentre scrivo questo commento mi viene in mente la famosa frase " non si vede bene che con il cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi " Il piccolo principe "

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