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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

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lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Una fiaba per sognare - Alice e Morbidino









(continua)



In un paese piccolo piccolo, viveva un bel gattone peloso, dai lunghi baffi eleganti.
Aveva due grandi ed intelligenti occhi verdi, nascosti dal folto pelo fulvo rigato di blu. Tutti lo chiamavano Morbidino per la sua insolita morbidezza, che lo rendeva simile ad una grossa matassa di lana.

La cosa, che Morbidino amava di più, era fare lunghe passeggiate per il suo paese e il suo padrone, un vecchio dai capelli bianchi e gli occhiali sempre in bilico sul naso, lo lasciava fare, essendo egli stesso piuttosto girandolone.
Il vecchio signore, infatti, non stava mai fermo in casa perché doveva uscire a comprare il giornale, andare a fare una partita a carte oppure a giocare la schedina e magari recarsi anche al bar per un gelato.

Il povero gattone allora si stiracchiava, si guardava intorno e “Uh, che noia!” miagolava. Ed imbucava svelto l’uscio di casa.
Così non era poi molto difficile vedere Morbidino in giro tutto solo, attento ad inseguire qualche topo amico o qualche mosca dispettosa.

La caratteristica più strana di Morbidino, però, era il suo appetito inesauribile per… bene, non ridete!! Sì, per i soffioni! Già, per i soffioni, quelle piccole nuvole di zucchero filato, si fa per dire, che in certi periodi dell’anno riempiono l’aria, volando leggere chissà dove.
Lo sguardo fisso, il corpo piegato ad arco, Morbidino adocchiava il suo soffione e… via, dietro per delle ore, finché il fuggiasco non spariva sotto i suoi baffi.

Quel pomeriggio, come al solito, padrone Antonio aveva impugnato il suo bastone, inforcato cappello ed occhiali ed era uscito per comprare un bel gelato al pistacchio.
Subito Morbidino aveva fatto altrettanto, dirigendosi verso la periferia del paese.

Che meraviglia!
Ad un tratto intorno a lui fu tutta una girandola di soffioni che correvano impazziti in ogni direzione.
Sembrava una nevicata fuori stagione!
Morbidino allora si leccò i baffi e cominciò a fare man bassa dei malcapitati.
Uno, due, tre, dieci: non sapeva più quanti ne aveva trangugiati.

Ecco però arrivare il più bello, il più grosso, il più setoso soffione che avesse mai visto!
“Miao!” gridava il gattone mentre correva come il vento “Miao! Miao!” .
Il soffione, per nulla intimorito, seguiva tranquillo la brezza leggera che lo trasportava lontano.
E dietro di lui Morbidino lo rincorreva con il fiato sempre più corto.

Ecco, però, che il soffione si arrestò nei pressi di un alto esile cedro, che svettava da un muretto di cinta.
Anche il gatto si fermò… sentiva già il tenero sapore del soffione sulla lingua!
Purtoppo… Zac! Un piccolo colpo di vento fece volteggiare nuovamente il bianco batuffolo, che prese a salire sempre più in alto, più in alto e ancora più in alto.

Allora Morbidino, senza perdersi d’animo, si arrampicò sul muretto e poi sul ramo più vicino del cedro odoroso.

Fuh! Fuh!!  Dispettoso il tiepido vento, quasi senza parere, cominciò di nuovo a spingere il soffione ancora più in alto, verso la cima.
E avanti il soffione e dietro il nostro amato gatto, finché… Zac! Morbidino, che lo aveva a tiro, ingoiò avidamente quel bocconcino per lui così delizioso.

Soddisfatto, il gattone si ripulì accuratamente i baffi e… guardò giù!
“Miaooo! Povero meee! Miaooo!” gridò impaurito e corrucciato “E adesso come faccio a tornare giù?!”

Infatti, alcuni esili rami dell’albero si erano spezzati al suo passaggio e per raggiungere un appoggio sicuro, Morbidino avrebbe dovuto fare un salto vertiginoso nel vuoto.
La strada sotto di lui sembrava davvero molto lontana e il gattone ebbe tanta paura.
Per la prima volta nella sua vita non sapeva proprio come fare!
Si era messo davvero nei guai!.

Aspettò un po’ con il fiato mozzo in preda al panico, poi sconsolato si mise a piagnucolare: “Miiaaaoo… miiaaaoo…”.
Non gli veniva nessuna idea, non vedeva una possibile soluzione… non gli restava che aspettare e sperare nell’aiuto di qualcuno.
Aspetta, aspetta, aspetta, cominciava anche a farsi buio…
Morbidino pensava le cose più brutte sulla sua sorte e non aveva ormai più alcuna speranza di uscire fuori da quella terribile situazione.

Intanto, il vecchio padrone Antonio aveva sorbito tutto il suo gelato al pistacchio, seduto comodamente su una panchina, e, finalmente, ora se ne tornava canterellando verso casa.
Per una strana coincidenza, quella sera aveva scelto di passare dalla strada del cimitero.
Non c’era un motivo per questo, ma l’istinto gli diceva che era opportuno fare così. E questa fu la fortuna di Morbidino!

Padron Antonio, infatti, riconobbe subito il pianto del suo gatto, non appena ebbe imboccato il viottolo del camposanto.
In breve tempo riuscì ad individuarlo, lassù in bilico sulla cima del cedro.
Oh, che pericolo stava correndo il suo povero micione!
Allora salì con fatica sul muretto, impacciato si issò sui rami un pochino più robusti dell’albero, quindi pericolosamente si allungò e si allungò finché non riuscì a tirare giù incolume il povero Morbidino più morto che vivo.

Antonio si era davvero spaventato e il cuore gli batteva forte forte, ma il suo gatto non era da meno.
Mentre lo stringeva fra le braccia con amore, percepiva il suo cuoricino che andava al galoppo per l’emozione e forse  per la gioia di essersi ritrovati.

Dopo quella storia, Antonio e Morbidino presero l’abitudine di fare insieme le loro passeggiate.

Anzi, per paura di smarrirlo ancora, Antonio, che era un po’ miope, comprò un bel fiocco blu a pallini gialli e lo annodò al collo del suo amico felino per individuarlo bene anche da lontano.
Non voleva certo utilizzare un guinzaglio: la libertà di movimento non aveva prezzo!

I due compagni di vita si fecero tanta tanta compagnia per molto molto tempo ancora.



(continua)



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