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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Lucca Insieme Estate - Dalla vita al racconto














Dalla vita al racconto






📚


“Vuoi venire con me?”


A metà maggio le giornate iniziano a diventare più lunghe e più calde. Si aprono le finestre e si possono ascoltare le mille sinfonie del mondo esterno.
Un pomeriggio Agatha è intenta a finire i compiti di scuola quando sente un richiamo melodioso: “Vuoi venire con me? Vuoi venire con me?”. 
È sicura di essere in casa da sola perché i genitori sono al lavoro e la sorellina sta facendo il pisolino... e pensa tra sé e sé: “Chi potrà mai essere?!”. 
Ascolta attenta, osserva, finché posa lo sguardo sul davanzale della finestra... ed eccola una piccola capinera che continua a cinguettare il suo ritornello! 

Agatha rimane affascinata da quel piccolo uccellino, ma parla affranta al nuovo amico: “Vorrei tanto venire fuori a giocare con te, ma vedi non posso... sono bloccata qui in casa su questa sedia perché le mie gambe non funzionano”. 

La capinera piega leggermente di lato la sua testolina come a dar segno di aver capito e con un colpo d’ali si posa sulla sedia a rotelle di Agatha, che tutta felice inizia a roteare e a cantare! 
Il pomeriggio trascorre felice e allegro per la bambina. 

Per una settimana e più tutti i pomeriggi Agatha aspetta impaziente l’arrivo della capinera, ma niente, non si vede proprio. Riflette tutta sconsolata: “Si sarà così annoiata con me che ha pensato di non tornare più, lei vuole volare libera fuori... ma io non posso andare con lei”. 
I giorni passano finché un pomeriggio suona il campanello. Agatha chiede chi è e guarda dallo spioncino... una signora paffuta ed elegante si presenta: “Sono Ofelia la signora della casa gialla in fondo alla via”. 

Agatha si ricorda le raccomandazioni dei genitori, ma Ofelia sembra una così brava persona che decide di aprire. La fa accomodare in salotto, dove inizia a raccontare che da parecchi giorni tutti i pomeriggi una piccola capinera si poggia sul suo davanzale ed inizia a cinguettare: “Vuoi venire con me?! Vuoi venire con me?!” finché quel pomeriggio non ha deciso di seguirla, guarda caso fino alla casa di Agatha. 

Ed eccola sul davanzale la piccola capinera che con la sua insistenza ha fatto conoscere due persone così distanti tra loro se pur vicine! 

Dal pomeriggio successivo, dopo aver ottenuto il permesso dei genitori, Ofelia si reca a casa di Agatha e l’accompagna fuori a giocare nel parco con la piccola capinera. Agatha non si sente così più limitata nella sua disabilità e Ofelia si sente utile per qualcuno dopo essere rimasta vedova.

“Vuoi venire con me?”, “Vuoi venire con me?”... Lo sentite anche voi il cinguettio della capinera?

(Monica)






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La piantina di basilico odoroso


Una luminosa mattina di metå estate Alba vide che sul davanzale,  dove aveva messo a freddare una deliziosa crostata di more, si era fermata una piccola colomba bianca che la guardava con gli occhietti neri a pallina, come per dirle qualcosa... infatti aveva un ala che penzolava da un lato. 
Si lasciò prendere docilmente... nel suo morbido corpicino si sentiva il battito sottile del suo cuore e fu subito amore. 

Alba le steccò ben bene l'ala e dopo una settimana Bianchina riprese a volare;  il giorno non si allontanava mai troppo e la sera tornava sempre a dormire su un cuscinetto che la sua padroncina le aveva cucito imbottendolo di   morbido cotone.
La colombella cantava il suo glu glu svolazzando tra i rami del ciliegio e Alba passava ore ad ascoltarla, come capisse quel linguaggio ripetitivo che ad un orecchio disattento sembrava monotono e forse fastidioso, ma a lei sembrava un canto melodioso dalle mille intonazioni.

Un anno era passato dal loro primo incontro. Sulla finestrella Alba aveva montato un piccolo dondolo che tintinnava con tanti campanellini d'argento e una mangiatoia graziosa adornata di nontiscordardime di ceramica azzurra; aveva anche costruito una tettoia di legnetti cosi che quando pioveva la sua colombina non si bagnasse, anche se si sa che le piume degli uccelli sono impermeabili e lasciano scorrere via velocemente la pioggia.

Un bel giorno con l'arrivo della primavera tornarono le rondini per fare i nuovi nidi sotto le tegole della stalla, era un via vai continuo di batter d'ali e gridi gioiosi riempivano l'aria tutt'intorno alla fattoria. 
Era proprio meraviglioso l'inizio della bella stagione , un tripudio di vita e di sole.
Ed ecco che una mattina si udì un canto nuovo provenire dal boschetto vicino, sembrava un richiamo: vuoi venire con me, vuoi venire con me. Bianchina, che evidentemente era portata per le lingue ed era anche un po' civettuola (no, no, per carità, non civettuola ma colombettuola) rispondeva col suo verso. 
Ogni tanto lei volava verso il bosco e lui veniva a posarsi sul davanzale; a volte, se si faceva piano piano, si poteva scorgere uno strusciare di becchi ed un fremito d'ali sommesso... avevano fatto amicizia, loro sì , senza pregiudizi, a cuore libero.
Alba si era affezionata tanto anche all'uccello nero e gli aveva dato il nome di Fringuì. In cuor suo desiderava che la coppietta mettesse al mondo qualche pulcino,  bicolore magari, ma non vedeva ancora uova nel loro nido.
Venne un triste giorno, uno di quei giorni nei quali nel cielo rimbombano gli spari dei cacciatori che crudelmente giocano alla morte per spartirsi qualche ossicino sulla brace e, più che altro, per sentirsi forti imbracciando un fucile e travestendosi da uomini avventurosi. 
Ebbene il giorno arrivò e alle prime luci dell'alba i cacciatori con i loro cani erano già nel boschetto. Uno sparo diretto e un piccolo ammasso di piume nere cade volteggiando e con un lieve tonfo tocca il terreno; Alba corre a più non posso gridando, non ha paura dei fucili e rischia la vita.
Eccolo il suo Fringuì. Ha il beccuccio aperto e gli occhietti appannati, povero esserino, creatura pacifica e innocente.
Non bastano le lacrime copiose che tutto lo avvolgono, non potranno risvegliarlo da questo sonno ingiusto e nessuno pagherà per la sua vita spezzata. È poca cosa un uccello morto? Tutto ha un peso nell'armonia dell'universo e le lacrime versate da chi ama forse ricadranno come grandine sulla terra e rovineranno i raccolti e i fiori delicati.
Due tre giorni, Alba non dorme. Sta appoggiata stremata sul davanzale dove ha portato una seggiola per non lasciare neanche un momento la sua colombella che se ne sta mogia mogia accovacciata nell'incavo del cuscino; pare abbia la febbre, sembra dormire, non si alza neanche pet bagnarsi il becco e sgranchirsi l'ale. 

Il tempo passa inesorabile sul bene e sul male e passa anche alla fattoria: c'e da dar da mangiare alle galline, da mungere la mucca e da strigliare il cavallo e le faccende sono tante, per fortuna l'animo umano trova altre risorse e nuove speranze.
La vita è piu forte, è piu forte, più forte di tutto.
Son passate forse tre settimane da quando il corpicino di Fringuì giace in una buchetta al margine dell'orto.
Bianchina si scuote, batte le ali, si solleva. Un pizzicorino le titilla il ventre e un pigolio la riporta alla vita. Alba ha un buon udito e corre al davanzale, ohhh spettacolo incredibile!! cinque beccucci strepitano spalancati con le linguette tese; due sono bianchi, due sono neri e uno ... indovinate? Bicolore!!
È tornata la vita che non s'arrende mai.
Nati gli uccellini Alba trovo al mercato una pianta di basilico particolare del tipo Fringuellide e per omaggio al bell'uccellino nero la piantò nell'orto. 
Da allora è viva e vegeta e ogni volta che ne coglie qualche foglia manda un bacino verso il cielo.

(Elisabetta)






📚


Zucchini


C’era una volta una vecchina che ricevette in regalo da un amico tantissimi zucchini coltivati nell’orto. 
“Ma che ci faccio con tutta questa roba?” si domandava la vecchina, quando le venne un’idea: una bella parmigiana di zucchini... e subito si mise al lavoro. 
Le lavò, le tagliò. Poi le mise sulla griglia (perché fritte fanno male).
Col caldo che faceva la povera vecchina non ce la faceva più, ma doveva resistere e così, sudando, riuscì dopo tre ore ad avere le sue zucchine tutte grigliate. 
Qquindi le mise in una teglia a strati, con la mozzarella e il pomodoro ed erano le diciotto e trenta quando la teglia fu piena. La mise in forno. 
Nella sua cucina il caldo era soffocante, nemmeno i cani volevano stare vicini a lei per farle compagnia, ma dopo tanto lavoro la vecchina era fiera di ciò che era riuscita a fare. 
Stanca, si mise a sedere e cominciò a pensare: bene sono quattro ore che lavoro per preparare la parmigiana... ho occupato bene il mio tempo oggi. Quello che non mi va giù, però, è che quando arriverà quel vecchietto di mio marito, nel giro di un quarto d’ora la farà sparire.

Morale della favola
Se vi regalano tanti zucchini, non passate un pomeriggio al caldo, regalateli  ai vicini di casa.

(Lauretta)






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"Dentro di te!"


Mario era sempre più nervoso. 
Si era steso sul divano di vimini in veranda e cercava da ore di trovare una soluzione. La tensione era ormai al parossismo nella calura pomeridiana di agosto. Che ci faceva lì? Avrebbe desiderato tanto un'escursione in montagna o un tuffo in mare alle Due Sorelle. Chi lo tratteneva? In fondo avrebbe anche potuto lasciare tutto e andarci subito. 
Eppure si sentiva prigioniero di una situazione irreale. Quel malessere che sentiva occupare sempre più ogni infinitesimo pezzettino del suo corpo era un potentissima rete di contenimento, in cui non poteva neppure muovere il mignolo. Faceva fatica a respirare. 

Fu in quel momento che dalla imponente magnolia in fondo al giardino si levò il verso di un uccellino. Il suono era argentino, doveva trattarsi di un esserino minuscolo. 
Fu abbastanza per distrarlo un attimo dai suoi problemi. Si concentrò su quel canto come se fosse la sua ultima spiaggia. 
Per un tempo che non seppe definire, si perse tra le foglie carnose della magnolia a cercare la fonte di quella voce piena di energia che si imponeva nell'afa che aveva fermato ogni attività intorno. 

Proprio allora che accadde qualcosa di straordinario. Le note si trasformarono in parole… e il messaggio - possibile? - sembrava rivolto decisamente a lui. “Dentro di te! Dentro di te!” cinguettava chissà dove l'uccellino irrequieto, che si spostava da un punto all'altro di quell'enorme rifugio ombroso. “Dentro di te! Dentro di te!”.
Modulava la voce in mille registri, l'uccellino, ora in tono di comando, ora di persuasione per convincerlo, ora con stanchezza e delusione per non essere ascoltato. 

Mario dimenticò la sua angoscia e cominciò senza accorgersene a scrollarsi di dosso quella rete che lo teneva prigioniero. La rete comunque rimaneva ben salda al suo posto. “Dentro di te! Dentro di te!” cinguettava l'uccellino… ma cosa intendeva dirgli? Cosa doveva cercare? Era evidente che non doveva rimanersene lì bloccato e senza volontà. Sì, doveva agire. E almeno quello lo aveva capito. 
Dentro di sé. Sì, che marasma c'era in quel momento dentro di sé! Era indispensabile mettere assolutamente un po' d'ordine. Stava male e questo era un fatto. Qualcosa l'aveva turbato così tanto da togliergli ogni voglia di reagire. 
Da dove si poteva cominciare? 

“Dentro di te! Dentro dite!”. 
Il canto si è spostato adesso in vetta alla magnolia. Gli sembra di scorgerlo proprio lassù in cima, ma è così piccino che non ne è affatto sicuro. Ha ragione. Dentro di sé ci deve essere la chiave di tutto. 
Il lavoro? Può darsi. La famiglia? Forse. Lei? È probabile. 

Mario sente la rete stringerlo meno intensamente. Riesce a respirare molto meglio adesso. Deve essere sulla strada giusta, lì dentro di sé. Non resta che dipanare quel groviglio. 
La famiglia comincia ad andargli stretta. I controlli, i “si deve”, gli orari. È evidente che non può più sopportarli. Sarebbe tempo di andarsene via. Deve trovare il coraggio di dileguarsi con eleganza. Il lavoro gli sta offrendo una nuova possibilità in un'altra città e lui non trova di meglio che farsi imprigionare in quella rete angosciante! Già, c'è lei, la zavorra. Rinunciare per lei… Ne varrebbe la pena? Se fosse amore vero, starebbe dalla sua parte. L'ha definita zavorra. Non ci aveva mai riflettuto, ma questa e già una risposta! Deve uscire da questa prigione dell'anima, subito, adesso, nella calura eccessiva di questo pomeriggio estivo. 

“Vola libero! Vola libero!” cinguetta l'uccellino, mentre spicca il volo verso l'azzurro e si allontana. 
Mario si alza con grinta dal divano di vimini, mentre compone un numero sul suo cellulare. 
Libero. È libero!  

(Vanina)     







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2 commenti:

  1. quattro storie che parlano di nuove possibilità, che insegnano a non temere perche la vita comunque vissuta puo riservare sorprese infinite, basta continuare a credere, superare gli ostacoli da soli o in compagnia e attuare strategie intelligenti e/o piene d'amore. C'e qui la possibilita di scegliere se intristirsi o tingere di colore la vita.

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    Risposte
    1. Il bello e il brutto della vita è sempre un punto di vista. Si connota attraverso il personale approccio alla vita, che, come dici tu, ne determina il colore e il mood. Grazie, Elisabetta.

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