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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Una fiaba per sognare - Alice e la rana salterella









(continua)



In un paesino lontano lontano, dentro uno stagno quieto ombreggiato da alberi allegri di uccellini, viveva una rana piccolissima,
Questa rana graziosa aveva una macchiolina rossa sulla schiena e non stava ferma un minuto; saltava tutto il giorno contenta e, per questo, gli animali del bosco la chiamavano Salterella.

Un giorno, mentre giocava, Salterella fece un salto altissimo, così alto che si librò nell’aria.
Riatterrò di lì a poco, davanti ad un paio di enormi stivali di gomma verdi.

Curiosa come al solito, sollevò la testa al cielo e risalì lentamente con lo sguardo fino alla testa di un uomo - enorme! - che imbracciava uno strano oggetto: sì, era proprio un fucile e l’uomo un vero cacciatore.

Salterella comprese immediatamente il grave pericolo che correvano gli animaletti del bosco.
Altre volte, dopo aver visto passare quegli uomini buffi, accompagnati dai cani attenti a fiutare le piste, aveva visto cadere feriti tordi, pernici e palombelle, in mezzo ad un volare disordinato di piume colorate.

Senza por tempo in mezzo, la ranocchietta, come impazzita, cominciò a correre, o meglio a saltellare, verso il folto del bosco, gridando: “Pericolo! Pericolo!”.
Dalla sua bocca però usciva solo un ostinato gracidio, tanto preciso quanto incomprensibile.

Non aveva più fiato quando Salterella si ritrovò in un’ombrosa radura in cui era tutto un trillare e frullar d’ali.
Al suo arrivo il silenzio riempì improvvisamente l’aria, mentre dal verde sbucarono due leprottini attoniti, seguiti da mamma lepre.
“Ohibò, Salterella, cosa succede?” chiese impressionata quest’ultima.

Intanto un’intera famiglia di fagiani dallo stupendo piumaggio - papà, mamma e tre fagianini -  si era posata elegantemente sul bordo della radura per ascoltare.
La ranocchietta, allora, tutta affannata, spiegò brevemente che i cacciatori erano molto molto vicini e non c’era tempo da perdere.

Mentre i leprotti si rifugiavano velocissimi dentro il cavo di un tronco di quercia, sul limitare della radura spuntò un muso piatto e appuntito, con due occhi furbissimi, neri come il carbone.
Dietro di essi comparve una grande coda pelosa, fulva e lucente.
Un battito d’ali rapidissimo e i variopinti fagiani si nascosero nel fitto fogliame, tremanti alla vista del grave pericolo che la volpe costituiva per loro.

“Fuggite, fuggite!” gracidava ancora senza posa Salterella, la ranocchietta.

Appena compreso il significato di quelle parole, anche comare volpe si rifugiò nel fitto del bosco, raggiungendo la sua tana.
Rimasta da sola e stremata dalla fatica, la rana saltò sotto una grossa foglia che sporgeva vicino ad un cespuglio e si mimetizzò perfettamente nell’umido verde dell’erba.

Ciak! Ciack! Ciack...  Snif! Snif! Snif!...
Cani e cacciatori, il fucile puntato, attraversarono lentamente la radura senza conseguenze per i suoi abitanti.

Dopo un po’, ormai tranquillizzata, Salterella ritornò nel suo stagno per riposarsi dalla grande fatica.
Saltò un po’ da una ninfea all’altra, mangiò qualche moscerino e si apprestò ad addormentarsi, felice di aver salvato i suoi amici.

Ed ecco un frusciare nel bosco… mamma lepre e i leprottini si avvicinavano allo stagno.
Papà fagiano e la sua famiglia si posavano intanto sul ramo più basso di un albero che accarezzava dolcemente l’acqua.
In quella comare Volpe spuntò dal piccolo viottolo, fermandosi a debita distanza.

“Grazie, Salterella!” si sentì gridare all’unisono.

Poi anche la proprietaria della grande coda parlò: “Amici, non spaventatevi. Sono una volpe, ma una volpe onesta. Salterella mi ha salvato dai cattivi cacciatori di pellicce ed io non farò certo del male a voi fagiani e lepri. Mi dispiace tanto a volte dovervi mangiare, credetemi! Ma devo pur sopravvivere!”.
Così dicendo si avvicinò di più allo stagno, mentre Salterella con un balzo atterrò vicino alle sue zampe.

Insolitamente, senza timori, i fagiani e le lepri si avvicinarono agli altri.
Per mutua intesa, quella sera gli animaletti del bosco lasciarono da parte ogni animosità, fecero amicizia e danzarono sotto la luna per festeggiare.

La mattina dopo ognuno tornò alle sue occupazioni, ma tra gli animali della notte di amicizia rimase un accordo non stipulato: anche affamata la volpe cercò altre lepri e altri fagiani, lasciando in pace quell’insolito gruppo di amici.

Ogni tanto, addirittura, si riunivano tutti insieme a fare una grande festa notturna.
Poi, allo spuntare del sole riprendevano felici le loro occupazioni.



(continua)



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