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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Insieme - Creiamo una fiaba 10? - Luisa, la riflessiva









Eccoci qui di nuovo.
Io ci riprovo fiduciosa ancora una volta.
Sarei davvero contenta di confrontarmi finalmente con voi nel creare una bella storia.
Vi prego! Buttatevi!
Potreste scoprire che è davvero divertente!

Dunque cominciamo un'altra bella fiaba, non solo per i nostri bambini, ma anche e soprattutto per noi!
Infatti, continuo ad essere convinta che le fiabe, lungi dall'essere sciocche, siano un toccasana per tutti e sappiano ben allenare i muscoli della mente e del cuore.



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C'era una volta...

C'era una volta una bella bambina.
Luisa era una bambina molto graziosa, un po' timida, ma molto molto curiosa di scoprire il mondo intorno a lei.
Lo faceva spesso con i suoi numerosi fratellini alquanto più vivaci, che non si fermavano mai e correvano tutto il giorno.
Tuttavia amava anche appartarsi per riflettere in solitudine e costruire le sue fantasie.
In quei momenti il suo fratellino maggiore, che non sopportava di vederla poco interessata alle sue gesta, le faceva mille dispetti più uno.
Spesso doveva intervenire la mamma perché, quando la confusione diventava intollerabile, si accorgeva delle dinamiche troppo aggressive che Pierino metteva in atto nei suoi confronti.


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Allora qualcuno mi aiuta a continuare?
Dai, non fatevi pregare!
Provare non nuoce...
Io sono sicura che lo troverete molto divertente!




6 commenti:

  1. Quel giorno Luisa aveva deciso di rimanersene tranquilla a colorare un disegno che le sembrava molto bello.
    Lo voleva regalare alla mamma.
    Infatti era proprio lei che aveva disegnato, bella grande, con un abito verde smeraldo come quello che indossava il giorno prima, quando l'aveva condotta a comprare un nuovo grembiulino per l’asilo che stava per ricominciare.
    Mise un po’ di rosso per evidenziare la bocca e iniziò a colorare di un verde bellissimo il vestito.

    I suoi fratellini, intanto, correvano da tutte le parti facendo un grande baccano.
    Pierino, in particolare, saliva e scendeva da sedie e divani facendo tremare la casa e il tavolo al quale lei era seduta.
    Ogni tanto ci urtava contro, per ricominciare il giro indemoniato che lo riportava nello stesso punto di lì a poco.
    I piccolini lo seguivano ipnotizzati, emettendo urla a più non posso.

    Luisa, si chiuse in se stessa e si isolò da quel gioco che non le piaceva per niente.
    Proprio mentre stava completando il disegno con un bel cuoricino per la mamma, Pierino le arrivò addosso come una palla di cannone.
    Si era evidentemente annoiato a correre all'impazzata, visto che lei non lo degnava nemmeno di uno sguardo.

    Prima che Luisa potesse rendersi conto di cosa stesse accadendo, il suo fratellino, tutto sudato e rosso come un gambero, le strappò il foglio da sotto le mani e, stropicciandolo tutto, riprese a correre per tutta la casa, salendo e scendendo da sedie e divani nell'ilarità rumorosa dei fratellini a cui quel gioco piaceva tanto.

    Luisa sentì un tuffo al cuore.
    Fu come se avesse ricevuto un colpo mortale.
    Era rimasta così male che non riusciva neppure a gridare.

    Non seppe dire quanto tempo fosse passato.
    I piccolini si era stancati e uno alla volta si erano seduti dietro al divano grande per guardare il carosello senza essere calpestati.

    Pierino, infuriato e deluso, continuava a correre da solo istericamente e non si divertiva più.
    Non era per niente soddisfatto del fatto che nessuno se lo filasse, così strappò il disegno, lo appallottolò e lo buttò in mezzo alla stanza.

    La baby-sitter continuava a parlare al telefono in cucina.
    Sembrava non essersi accorta di nulla.
    Luisa cominciò a piangere in silenzio, senza fare il minimo rumore.

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  2. “Ha detto la mamma che devi proprio mangiarlo questo frullato!” continuava a ripetere la baby-sitter che aveva smesso da poco di parlare al telefono e si affrettava a recuperare il tempo perduto.
    “Smettila, Pierino, mi fai girare la testa… e tu, su, mangia! Non fare capricci. Le bambine magre magre non piacciono a nessuno, lo sai? “ andava continuando la ragazza un po' troppo stentorea “Se torna la mamma si arrabbia nel vedere che sei disobbediente! Pierino, fermati e mangia la banana, altrimenti ti cade…”.

    Un altro salto, un altro colpo al tavolo che traballò, Luisa sobbalzò… e il frullato si rovesciò, qualche goccia sul tavolo, la maggior parte per terra.
    Pierino rideva come un matto, mentre i piccoli ne imitavano l'euforia, calpestando il frullato caduto e trasportandolo tutto in giro per la casa.
    Un vero inferno.
    Luisa riprese a piangere senza emettere un suono.

    La baby-sitter si vide persa.
    Non era poi così facile fare quel lavoro e, se la signora fosse tornata in quel momento si sarebbe certamente molto arrabbiata.
    Lo aveva preso sottogamba, pensando di poter lasciare i bambini liberi di fare quello che volevano.
    Il suo ragazzotto avrebbe potuto aspettare, che noioso anche lui, e lei avrebbe dovuto tenere la situazione maggiormente sotto controllo… ma poi infondo cosa era realmente successo?
    Cosa aveva scatenato quell'inferno?
    Divenne seria di colpo e smise di parlare.

    Infilò il bicchiere del frullato ormai vuoto nella lavastoviglie e, armatasi di carta da cucina, cominciò a pulire con lena quel grande disastro che li circondava.
    Prima, però, raccolse da sotto il tavolo una pallottola di carta tutta macchiata e la gettò nel bidone grigio della raccolta differenziata.

    Strano a dirsi, questo suo silenzio calmò tutti i piccini.
    Anche Luisa pian pianino aveva smesso di piangere.

    Un ultimo colpo di mocho e la cucina era ritornata accettabile.

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  3. Luisa si attaccò alla gonna della mamma piagnucolando.
    L'espressione cupa, a tratti aggressiva, il capo rivolto a cercarne lo sguardo.
    Si attaccò in senso letterale, afferrandola e tirandola verso di sé con forza.

    La donna si muoveva con un piccolino in braccio e uno che le girava intorno, trascinandosela dietro.
    Era molto indaffarata a rispondere alle innumerevoli incombenze che erano rimaste ad attenderla.
    La baby-sitter aveva scolato il frullato lungo lo sportello del mobiletto e il frullatore non era stato lavato proprio a dovere.
    Con la perizia di un acrobata, infilò nel forno le verdure da gratinare che, per fortuna, le aveva preparato sua madre.
    Intanto parlava a Luisa, ma con pochi risultati.
    Cercava di sviarne l'attenzione su argomenti a caso, così come le venivano, ma sembrava risponderle solo il piccolino, che rideva e le saltava in braccio tutto eccitato.

    Bum!
    Pierino aveva lasciato di botto di strattonare lo sportello di una macchinina che stava tentando di distruggere, ed era corso a buttarsi addosso alla mamma, con una forza molto esagerata per l'abbraccio collettivo che avrebbe dovuto essere.
    Intanto sorrideva a denti stretti.
    Era più un ghigno che un sorriso.

    In quel momento, come era accaduto con la baby-sitter, sembrava che un maleficio avesse colpito la casa e i suoi abitanti.
    Madre e figli erano in preda ad un parossismo, che sembrava impossibile persino da raccontare, figuriamoci poi da risolvere.
    Erano tutti prigionieri delle loro emozioni distorte, del loro disagio di cui non riuscivano a capire le ragioni, della loro incapacità di risolverlo in un modo o nell'altro.
    La mamma si immobilizzò del tutto, chiuse gli occhi e, come in un incubo, pensò di essere prigioniera nella rete nera del Mago Senzavolto, il terribile mago che aveva minacciato, ma anche divertito, il suo mondo di bimba.

    In quel momento, sul retro della casa, si sentì aprire e richiudere la porta.



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  4. Nel silenzio irreale che si era creato da un secondo sotto la rete nera del Mago Senzavolto, qualcuno avanzava lentamente, attraversava l'ingresso, poi il grande salone.
    Una poltrona attutì il rumore di un oggetto pesante che vi veniva lasciato cadere.
    La mamma tornò alla realtà.
    I bambini fissavano la porta in attesa.

    Ed ecco avanzare il babbo sorridente e gioioso di rivederli.
    I piccoli si gettarono in blocco sul nuovo venuto.
    Il trambusto e il carosello ricominciarono più caotici di prima, questa volta intorno a lui.
    La mamma tirò un sospiro di sollievo.

    Salti, urla, sbatacchiamenti, piagnucolii e litigi ricominciarono nella stanza accanto.
    La mamma si versò un bicchiere d'acqua e bevve avidamente come se quell'acqua ristoratrice potesse salvare il suo stesso equilibrio vitale.
    Controllò le verdure che si stavano gratinando nel forno, poi liberò una sedia da due o tre giocattoli e si sedette spossata.
    A questo punto allontanò da sé, con qualche fatica, il rumore fastidioso che arrivava fin lì e si estraniò in un limbo senza pensieri.

    Trascorse del tempo.
    Non sapeva dire quanto, quando fu violentemente riportata alla realtà da qualcosa.
    Incredibile!
    Nella casa non si sentiva più volare nemmeno una mosca.
    Una pace inimmaginabile fluttuava tutto intorno.
    Cosa stava accadendo?






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  5. Strano… Come poteva essere?
    La mamma si alzò anche un pochino preoccupata e, senza fare rumore, cominciò ad ispezionare la casa.
    Per come era strutturata quest'ultima, arrivò nella stanza dei bambini dopo aver controllato tutte le stanze.
    Spinse la porta con una certa ansia e lo spettacolo che si presentò ai suoi occhi la colpì al cuore con la forza della sua armonia.

    Era un'immagine idilliaca, una vera composizione rinascimentale.
    Suo marito seduto al centro. I due piccolini in piedi ai suoi lati che lo abbracciavano sulle spalle dondolandosi piano ad un ritmo interiore muto. Ai suoi piedi Pierino lo guardava affascinato, mentre Luisa aveva chiuso gli occhi e sorrideva in un mondo beato che vedeva solo lei.

    L'uomo aveva in mano un libretto dalla copertina in colori pastello e leggeva con voce suadente: “Quasi prima che Umbertino finisse di riprendere il respiro dopo l’arrampicata, il pennuto aveva puntato il becco verso l’alto e aveva attraversato in un battibaleno l’enorme massa aggrovigliata di nere nubi che incombevano sui monti intorno al piccolo paese… Non un briciolo di paura turbava Umbertino, così preso com’era ad ammirare il sereno e le mille stelle verso le quali sembravano dirigersi… Era chiaro il gioco delle stelle. Li chiamavano piene di promesse.”.

    Colpita da tanto pathos e da tanto coinvolgimento, anche lei si lasciò scivolare sul pavimento in ascolto.
    Intanto il racconto proseguiva, mediato dalla voce suadente dell'uomo: “… Fu proprio in quel momento che l’essere ippogrifo fece una poderosa virata, accelerando la corsa verso l’infinito. Umbertino si sentì spostare fortemente all’indietro e la sensazione di essere sbalzato via lo fece tornare immediatamente attento al suo corpo e a quello che stava avvenendo. Per una frazione infinitesima di tempo rischiò di essere catapultato nel vuoto e lasciato da solo nel velluto nero della notte infinita…”.

    A casa di Luisa ora tutta la tensione si era dissolta, lentamente, con armonia, come la rugiada al sole del mattino.
    Ogni gelosia, ogni competizione, ogni senso di inadeguatezza, erano scomparsi dal cuore dei bambini che erano partiti sull'ippogrifo pieni di coraggio nell'abbraccio di una fiaba che il papà aveva loro regalato.










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