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Consigli per la lettura delle pagine
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lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Racconto - Il pendolino nel Nuovo Eden

 








Il Pendolino 




🐦
Era già un po' che l'uccellino si puliva il becco con ritmicità e metodo. Sembrava volesse lucidarlo. O, forse, affilarlo? Certamente era molto serio e compunto. E sì, era di nuovo il tempo degli amori e fervevano i preparativi.

Aveva lavorato sodo tutto il giorno perché sapeva che per attrarre una compagna il suo doveva essere il nido più bello in assoluto.
Lui era Lino, il pendolino. Era nato in quel meraviglioso giardino in cui la sua famiglia soggiornava dall'inizio dei tempi. Un giardino? Da molto tempo ormai era quella un'oasi di pace, un vero Eden, in cui il sole splendeva sempre amico e la pioggia scendeva lenta lenta e misurata ad accarezzare il prato.
E poi c'era Natalie.
Natalie usciva da casa tutte le mattine all'alba, appena il sole si rovesciava sulla Terra e ogni cosa cominciava a brillare. Con il suo grazioso annaffiatoio visitava le varie aiuole, lasciando cadere poche gocce di acqua qua e là, con parsimonia, con misura, come se non ci fosse cosa al mondo di più prezioso.
E in effetti, incredibile ma vero, in quel giardino ogni creatura vegetale cresceva rigogliosa e piena di vita, mentre le creature animali se ne nutrivano, ne facevano la loro dimora, ma anche il loro campo di scherzi, di giochi e di effusioni amorose.
Tuttavia non sempre era stato così.
In questa atmosfera il nostro pendolino stava allestendo come ogni anno un bel cestino, un ricco nido da offrire ad una compagna che ne sarebbe rimasta estasiata.
Aveva intrecciato con perizia innumerevoli pagliuzze e piccoli stecchi che in quel giardino non era stato certo difficile trovare e già da un po' stava accatastando nutrienti e nuove gustose provviste.
Che delizia era stato recuperare quelle bacche rosse incredibili! Sembravano finte. Erano lucide come fossero state verniciate con la vernice di un tempo di cui aveva sentito parlare, quello che allora chiamavano smalto e che ormai per fortuna l'uomo aveva smesso di produrre.
Ne aveva raccolte in abbondanza di bacche deliziose, ma non mancavano anche infiorescenze, ragnetti e semini buonissimi. Sapeva benissimo che doveva stiparne nel nido una grande quantità per dimostrare di essere un valido compagno e invogliare una graziosa pendolina ad entrare.
Lino si fermò un attimo. Aveva lucidato il suo becco a sufficienza. Ci voleva un attimo di quiete.
Invece, proprio in quel momento fu il cestino che cominciò a muoversi. Per fortuna il movimento era regolare. Il cestino aveva preso a dondolare dolcemente, sospinto da un gradevole refolo di vento che scendeva giù lungo il corso del piccolo ruscello che delimitava il giardino da quel lato.
Aveva fatto il suo lavoro con serietà, la sua casina lo proteggeva e lo coccolava con gentilezza, avrebbe dovuto sentirsi soddisfatto.
Eppure qualcosa in lui non andava. Sentiva l'urgenza di un grande pericolo e ben presto, infatti, si ritrovò a vivere il solito terribile incubo.




🐦

Ne aveva sentito raccontare tante volte, troppe volte, con trepidazione, con sgomento… storie così paurose che terrorizzavano ancora. In qualche modo erano rimaste intrappolate nell'inconscio collettivo e tornavano improvvisamente a galla, quando meno te lo aspettavi.
In quell'altra vita, in quell'altra era, infatti, tutto era stato molto diverso. Si sapeva.
E fu lì che lui si ritrovò all'improvviso.
Preparava il suo cestino anche allora.
Naturalmente aveva radunato in dispensa insetti succulenti, ragni, alcuni semi e bacche rare.
Li spostava e li arieggiava, li ripuliva continuamente.
Sapeva benissimo quanto un nido fornito e accogliente fosse importante!
La schiena rossiccia, la gola e il petto grigio chiaro con sfumature che tendevano al rosso, muoveva agilmente il suo capino grigio di qua e di là, gonfiando le piume della mascherina nera che aveva intorno agli occhi e di cui andava molto fiero.
Puliva, faceva provviste, usciva per una passeggiatina sul ramo, gorgheggiava come si conveniva... e aspettava con trepidazione.
Quello, però, che faceva battere forte forte il suo cuoricino, erano i voli incrociati che si svolgevano davanti alla sua casetta.
Era bello ed emozionante vedere tutte quelle mascherine volare davanti a lui ed osservarlo con apparente noncuranza.
Sapeva benissimo che non era così.
Eccola! Lei! Perché non entrava?
Di botto fu nell'incubo dell'incubo.
Non fece in tempo a completare il pensiero che un boato spaventoso riempì ogni cosa.
Un buio pesante s'insinuò tra le alte fronde e raggiunse in un secondo il canneto sottostante, mentre un vento fortissimo cominciò a sbatacchiare il fragile cestino senza riguardo alcuno.
In tutto quel frastuono la bellissima mascherina era scomparsa!
La pioggia, con i suoi milioni di grandissime gocce, dava ora vita ad un concerto a più voci.
Scrosci, ticchettii, rametti spezzati, tuoni, lampi...
Ogni forma di vita sembrava annientata.
Che paura! Che paura! Che angosciosa paura!
Si poteva toccare con mano un terrore diffuso.
Ogni essere del canneto, arboricolo, terricolo che fosse, si sentiva ora sospeso.
Tutti gli esseri viventi si erano immobilizzati all'unisono, ritirandosi dietro i fragili ripari che la natura metteva loro a disposizione.
Un qualcosa di incontrollabile percorreva ogni forma di vita.
Anche il nostro pendolino aveva smesso di pensare alla sua agognata mascherina.
Mentre il cestino sbatteva di qua e di là sotto la spinta degli elementi impazziti, con lo stomaco in subbuglio come solo sulle montagne russe è possibile sperimentare, adesso era soltanto l'istinto di sopravvivenza quello che scuoteva tutto il suo essere.
Ne sarebbe uscito vivo?
In verità la domanda non riusciva neanche a raggiungere il livello di coscienza.
Sentiva solo un tremito, un disagio così forte da esserne paralizzato.
Purtroppo aveva già visto qualche suo simile stecchito tra sassi e pietruzze dopo una di quelle tempeste.
Quelle immagini lo percorrevano dal capino grigio al becco, fino a raggiungere le zampine rattrappite sotto di sé.
In mezzo a tutto quel pandemonio, il tempo si era fermato.
Meglio ancora, si era talmente dilatato che sembrava esserne trascorso così tanto che il piccolo pendolino non sapeva se fosse passato un minuto, un'ora, un giorno.
L'uccellino non riusciva più neppure a pensare. Aveva completamente dimenticato i semi gustosi e le bacche rarissime che aveva preparato, il nido accogliente, l'affascinante mascherina che era comparsa sull'uscio solo un attimo prima che si scatenasse il finimondo.
La paura per qualcosa di così incomprensibile, di così profondamente spaventoso, di così arcaico, lo teneva sospeso in un grigio limbo in cui si giocava un'importante partita di vita e di morte.
Come sarebbe andata a finire?
La pioggia continuava a scrosciare con violenza. I lampi e i tuoni si rincorrevano tra quello che restava delle fronde dei salici, le nubi sempre più nere e sempre più basse toccarono il suolo, mentre il fiume uscì dagli argini… e trascinò via ogni cosa.
Buio totale, morte.



 
🐦

Lino, il pendolino, ebbe un fremito.
Riaprì gli occhi e dette un'occhiatina in giro. Tutto era in ordine nel magico giardino di Natalie. Ogni cosa piena di vita, non una foglia secca di troppo, non una pianta senza fiori nell'eterna primavera di quel luogo.
Lino si rassicurò.
È vero l'Uomo era stato sul punto di distruggere tutte le risorse della Terra. Non aveva saputo ben prevedere le conseguenze delle sue scelte.
C'erano state innumerevoli frane, i ghiacci perenni si erano sciolti, alcuni fiumi si erano essiccati, altri si erano gonfiati a dismisura ed avevano reso inutilizzabile grandi estensioni di terreno e temporali trasformati in uragani si erano succeduti uno dietro l'altro con inaudita forza distruttiva, finché la morte aleggiò su tutta la Terra.
Pian pianino l'Uomo, per fortuna, aveva capito che doveva invertire la marcia ed era stato in grado di mettere in moto un circolo virtuoso. Aveva fatto macchina indietro e aveva cambiato il suo stile di vita. Ce n’era voluto del tempo… ma adesso esisteva il giardino di Natalie, un vero Eden dove si viveva un’eterna primavera della Terra, una Terra che era davvero uno splendore sotto il Sole che l'amava e le dava la vita.
 
 
 
🐦




 
 





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