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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Racconto - La piccolina










🌹

A volte ripensava a quando era piccola. 
Era stata piccola davvero, nel vero senso della parola.
Ogni volta che il pensiero tornava a quel lontano passato, un sorriso inevitabilmente le saliva alle labbra, insieme ad un impercettibile disagio che svaniva immediatamente, quasi mentre nasceva.  

Leopoldina si guardò intorno compiaciuta. 
Si sentiva leggiadra, leggera, elegantissima e unica. 
Tutta quella folla la stordiva. 
Eppure ci era abituata. 
Percepiva la tensione emotiva di quelle centinaia di persone celate in una massa quasi indistinta. 
Ne intuiva i volti atteggiati al sorriso, la tensione emotiva rivelata dagli occhi, l'interesse e il guizzo inevitabile della sorpresa. 



🌹

“Aiuto, mammaaa! Aiutooo!” aveva gridato Leopoldina al primo incontro con il cane della vicina.
Il cuoricino le batteva fortissimo.
Quel mostro l'avrebbe mangiata.
Per fortuna era agile e svelta.
Era saltata come un fulmine su una sedia, mentre la mamma l'aveva tranquillizzata. Era un cagnolino e non voleva farle del male.
Dopo due giorni a casa sua era arrivato Tobia, un barboncino bianco che la guardava con occhi adoranti.
I due erano cresciuti insieme, compagni di gioco affettuosi e inseparabili.

La musica andava e andava.
La folla sorridente ne scandiva il tempo con le mani.
Leopoldina si raddrizzò nuovamente in posa plastica e riprese a muovere anche le braccia, in una specie di danza che tuttavia non seguiva il ritmo.
E andava, andava e andava.
O meglio, galleggiava e galleggiava, sotto la piccola spinta preoccupata impressa dalle mani su cui le capitava di appoggiare i graziosi piedini.

Quanto tempo era passato dal suo primo incontro con Tobia!
Lui adesso non c'era più, ma lei aveva imparato a non aver paura di niente.
Si sentiva pienamente se stessa e sapeva bene come vivere la bellezza della vita al massimo delle sue capacità.
Forse senza Tobia non ce l'avrebbe fatta.
Infatti, la sicurezza che lui le aveva trasmesso era qualcosa di diverso e di specifico, che nemmeno la sua famiglia riusciva a darle.
Il cagnolino era in qualche modo al suo livello e lei con lui respirava un’aria di possibilità, che le dava grande forza e determinazione.  




🌹

Leopoldina scosse i capelli biondi ben acconciati. I boccoli fissati con cura a formare l'elegante acconciatura d'altri tempi.
Con la manina lisciò il prezioso tessuto del suo abito azzurro.
I fili argentati mandavano riflessi, quando incontravano le luci ben studiate.

Anche se c’era in qualche modo abituata, vagò ancora estasiata sui bellissimi lampadari che pendevano dagli alti soffitti.
L'affascinavano.
La ipnotizzavano letteralmente.
Le fitte ghirlande di gocce di cristallo creavano un'atmosfera magica intorno a quelle che sembravano vere e proprie candele dalle fiammelle tremolanti.
Ed ogni volta, mentre le guardava, a lei sembrava di entrare in un sogno.

Leopoldina era serena. Si sentiva realizzata.
Rifletteva spesso sulla sua vita e sempre concludeva che la sua fortuna era stata l'armonicità delle sue forme.
Aveva chiaro il fatto che essere stata sempre proporzionata e graziosa le aveva in qualche modo facilitato le difficoltà sociali che inevitabilmente le si erano presentate.
Ancora adesso era leggiadra come una bambola.
In quell'abito da damina del settecento si sentiva bella, viva e completamente a suo agio.

Sì, all'inizio c'era stato il rischio che si sentisse un fenomeno da baraccone, ma poi tutto si era appianato.
Aveva trovato un ruolo specifico in quello spettacolo e lei lo viveva come quello di una vera attrice, niente di più e niente di meno.
Trucco, parrucco, vestiti magnifici... e via a mettere in scena la fiaba!




🌹

Serio serio il signore con i baffi si sollevò dalla poltrona e con le mani unite impresse sotto i suoi piedi di damina una spinta gentile.
Leopoldina si sentì nuovamente compresa nel suo ruolo e sorrise alla folla anonima che applaudiva e vociava tutta eccitata.

Dal palcoscenico, Ugo invitava gli spettatori a scandire il tempo.
Intanto la guardava.
Con compiacimento, ma anche con una non ben celata preoccupazione, la guardava volteggiare come una libellula.

Come era carino!
Con il suo abito di scena faceva un figurone.
Quello che amava di lui era la tenerezza con la quale la guardava, il calore della sua mano quando stringeva la sua, la sicurezza che le infondeva.

Una spinta, un'altra, un'altra ancora.
Su e giù, giù e su, aveva ormai percorso tutto lo spazio della platea di destra.
Gli enormi palloni colorati, che la sostenevano, giocavano con grazia una danza lenta, personale.
Creavano una coreografia insolita, un'immagine bellissima, che faceva impazzire il pubblico.

Lei, sostenuta dall'imbracatura ben mimetizzata, alzò gli occhi lungo i fili tesi e si perse nuovamente nei suoi pensieri.
Tra poco lo spettacolo sarebbe terminato.
Non aveva affatto voglia che finisse troppo in fretta.
Era in quel circo già da parecchi anni, ma quello che faceva lì non era un vero lavoro.
Era per lei un magnifico divertimento, un gioco semplicemente delizioso.
Al termine della sua passeggiata sulle teste degli spettatori, sarebbe atterrata direttamente tra le braccia di Ugo, che l'attendeva sul palcoscenico.
Un bacino… e via insieme nella loro minuscola vita privata.
La sua mamma e il suo papà sarebbero stati felici di vedere come la sua vita fosse diventata una fiaba.
Tobia l'aveva lasciata da tanti tanti anni, ma adesso nella sua vita e in quella di Ugo c'era Pepe a prendersi cura di loro.

La musica si intensificò.
Le luci presero a disegnare nuovi scenari.
Era già nell'altra metà della platea.
Galleggiava di nuovo a mezz'aria con grande eleganza.
Sorrise felice al pubblico da quest'altra parte, a quel pubblico che appariva sempre uguale pur essendo sempre diverso.
E lei questo lo sapeva bene.
Un brivido di piacere le percorse la schiena.






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